Decalogo o alibi?

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Chissà, come può accadere che tra  certe tribù di Indios dell’ Amazzonia o tra i Boscimani dell’ Africa le donne possano camminare tranquillamente coperte solo da un tanga, senza che questo autorizzi i maschietti ad aggredirle ad ogni piè sospinto?

Chissà se a Londra, dove puoi vedere donne in burqa e donne che, anche in pieno inverno, girano coperte da pochi centimetri di stoffa,  è stato pubblicato qualcosa di simile al decalogo per la “sicurezza” delle donne pubblicato con la sponsorizzazione del Comune di Roma ?

Al giorno d’ oggi certo qui da noi non si possono cancellare  i sedimenti culturali accumulatisi nel corso dei secoli e abbigliarsi in modo decente è  una questione di buongusto , ma nessun abbigliamento può costituire un alibi per un eventuale aggressore sano di mente .

Pertanto l’ amministrazione di una grande città deve preoccuparsi solo  di rendere sicure le sue strade e di educare i suoi amministrati a fissare nella mente un principio fondamentale : ogni persona, comunque sia abbigliata, ha diritto a camminare per le strade tranquillamente: è la persona che va rispettata e non il suo modo di vestire.

Questo decalogo ha tanto il sapore di un alibi per nascondere la propria impotenza.