19 marzo: festa dei papa’.

Nella festa dedicata ai papa’, mi vengono alla mente alcuni ricordi….

Essendo l’ ultima di cinque figli, mia madre non aveva molto tempo da dedicarmi, presa com’era sempre da mille faccende , dal mattino presto fino alla sera tardi. Chi mi faceva compagnia nelle ore libere era mio padre che mi prendeva sulle ginocchia e mi raccontava le solite due storie dialettali: “I’v  vist Cuma Son?” Oppure quella del ragazzo un po’ tonto che, per obbedire a chi gli aveva detto ” Tiret adré la porta”, anziche’ chiudere la porta, se la trascina sulle spalle mentre va alla fiera. Non ne sapeva altre, ma le raccontava accentuando i momenti comici delle due storie e io mi divertivo anche se le sapevo a memoria.

Piu’ spesso pero’ mi teneva vicino mentre faceva degli interminabili solitari a carte, oppure giocavamo all’ asino, a ruba-mazzetto, a “cheva in pataja” o ci sfidavamo nelle prime partite a briscola o a  “tigugnin” (scopa con l’asso pigliatutto) .

Altre volte raccontava di quando era soldato e faceva l’ attendente o di quando rischio’ di perdere il fucile , dimenticato a una fontana dove si era  fermato   per dissetarsi durante una lunga marcia. Mi  ricordo anche di quando raccontava di un episodio di eroismo involontario.

Mio padre era daltonico, ma non lo sapeva e in tempo di fascismo imperante una mattina si presento’ al mercato , dove andava a vendere polli, conigli e uova , con una fiammante camicia rossa. Tutti quelli che lo incontravano lo guardavano sbalorditi , ma non dicevano nulla…. e lui non sapeva spiegarsi il perche’ di quegli sguardi strani e di quei commenti bisbigliati al suo passaggio.

Finalmente un suo amico oso’ avvicinarsi e gli disse :- Hai Davvero un gran coraggio a venire al mercato vestito cosi’!!!!- Mio padre non capiva cosa ci fosse di strano nel suo abbigliamento e allora l’ amico gli fece notare che il colore di moda era il nero e che portare camicie rosse poteva non essere molto igienico: si rischiava una spiacevolissima bevuta di olio di ricino!!!!!

Tanti auguri a tutti i papa’ e a tutti i Giuseppe, a quelli che sono ancora vicino a noi e a quelli che non ci sono piu’.