UTE: videoforum: Monsieur Lazhar.

Un’ insegnante si suicida impiccandosi in classe mentre i ragazzi sono in cortile per l’ intervallo. Due scolari hanno la sfortuna di scoprire il suo cadavere. Tutta la classe rimane scossa. La sostituzione dell’ insegnante venuta a mancare non è facile, ma si presenta mr. Lazhar, un algerino che è in attesa dello status di rifugiato e che si spaccia per insegnante, avendo estrema necessità di lavorare.

I primi approcci con gli alunni di diversa cultura (l’ azione si svolge nel Quebec, regione francofona del Canada) non sono facili, ma via via si instaura una comprensione profonda: anche Lazhar ha una ferita lacerante nell’ anima. La sua famiglia in Algeria è stata sterminata.  I contenuti del suo insegnamento non sono sempre apprezzati da tutti, ma i ragazzi capiscono la sua profonda umanità, il suo voler essere al loro fianco per superare il trauma che hanno subito. E’ così che anche i due bambini rimasti più colpiti dalla tragedia riescono a gridare il loro dolore, la loro solitudine e a placare la loro angoscia. In quei bambini Lazhar rivede i suoi figli che non ci sono più. Alla fine Lazhar invita i ragazzi a scrivere una storia sull’ ingiustizia; anche lui ne scriverà una e la sottoporrà al giudizio degli alunni. Lui scrive la storia di una crisalide che non potrà mai diventare farfalla pensando forse alla figlia morta……Tutti quei bambini e anche lui stesso sono un po’ come crisalidi in attesa di scrollarsi di dosso un dolore troppo grande.

Nel film , che non conta nè su effetti particolari, nè su immagini spettacolari, contano molto gli sguardi e le parole non dette….Gli unici a non fare una bella figura sono gli adulti, i genitori soprattutto: sempre o troppo indaffarati e assenti o troppo meschini e saranno loro a far cacciare quel finto insegnante, ma grande educatore che è Monsieur Lazhar.

Il film si presta a una lettura a più livelli, infatti il regista lancia ad ogni passo delle piccole provocazioni che possono dare il via a molteplici riflessioni.

Uno spettacolo da non perdere.

Ho già avuto modo di parlare della compagnia Teatrale dell’ UTE e di magnificare la bravura di tutti i suoi componenti. La fama del gruppo si sta espandendo e il loro spettacolo “L’ anima travasada” è stato rappresentato anche nei teatri dei dintorni. Suggerirei pertanto a tutti coloro che leggono queste pagine e che abitano nell’ erbese, di non lasciarsi sfuggire l’ occasione per passare una serata di sicuro divertimento:

Come si arriva al teatro della scuola S. Vincenzo? E’ proprio di fronte alle scuole medie statali ” Puecher”, di fianco al Municipio  e vicinissimo alla Prepositura e al Parco Majnoni. Si chiede un’ offerta libera, ma io raccomando di essere generosi, perchè il ricavato andrà in beneficenza. Io ci sarò e aspetto tanti amici ed amiche.

 

Non è mai troppo tardi?

Alberto Manzi si commuove

Qualche giorno fa, un’ amica ha pubblicato su facebook il video linkato sopra. Vi si vede il maestro Manzi in una delle sue lezioni per adulti analfabeti che andavano sotto il titolo “Non è mai troppo tardi”. Nel video il maestro mostra i progressi nella lettura conseguiti da alcuni anziani alunni e si commuove.

La visione di questo vecchio documento mi ha suscitato diverse riflessioni: prima di tutto l’ ammirazione per il bravissimo maestro che con pazienza e con grande chiarezza e semplicità di linguaggio riusciva a farsi capire anche da chi ancora non conosceva bene nemmeno l’ italiano; altro aspetto da non trascurare è come in quel momento la TV abbia veramente svolto un servizio di pubblica utilità ; e poi una nota di costume: le donne che compaiono nel video sembrano vecchissime e il modo di vestire e di acconciarsi pare voler accentuare la loro condizione di anziane; se le confronto con le ottantenni e oltre che frequentano la nostra UTE , quelle del video sembrano le loro madri!!!

C’ è poi un risvolto autobiografico in questa vicenda. Avevo una zia, scomparsa da pochi anni; era la sorella minore di mia madre. Era nata appena finita la Grande Guerra e suo padre trentatreenne era da poco morto di spagnola, quando aspettava il congedo dal servizio militare.

Possiamo ben immaginare la situazione di mia nonna che a 31 anni si ritrovava vedova e con 5 figli da mantenere. La figlia più piccola ebbe così a risentire pesantemente della difficoltà in cui si dibatteva la famiglia e non fu mai mandata a scuola, a differenza dei fratelli più grandi. Crebbe analfabeta e ricordo che quando si seppe della trasmissione di Manzi, mia madre spesso le aveva ripetuto di approfittare di quell’ occasione e si sarebbe sentita più sicura in tante situazioni che da analfabeta la vedevano in difficoltà. La zia però era troppo poco convinta delle sue capacità e non ci provò: per lei era invece troppo tardi ormai….

A volte ripenso a lei che  spesso veniva a casa nostra usando i mezzi pubblici e mi chiedo come riuscisse a districarsi in stazione con gli orari dei treni , con gli avvisi, con l’ acquiso dei biglietti e sento che deve comunque essere stata una donna coraggiosa.