Giù il cappello!

Segnalo questo articolo di ” Huffington post” che vuole dare risalto alla figura del padre  di Valeria  Solesin (perchè non anche la madre?) che nella sua normalità sta dando un esempio di grandissima umanità : ha ben dimostrato che per lui gli assassini di sua figlia non hanno niente in comune con la fede islamica di milioni di persone comuni e pacifiche e ha dichiarato che i funerali della figlia erano aperti a tutte le preghiera di ogni credo religioso.

Quest’ uomo mi ricorda molto il signor Castagna di Erba con il suo contegno ammirevole di fronte a coloro che gli avevano ucciso il nipotino, la moglie e la figlia.  Ma mi torna alla mente anche il comportamento dei genitori di Yara Gambirasio, sempre dignitosi e composti nel loro dolore.

Non mancano mai i motivi per rammaricarsi di quanti siano tra noi  i cialtroni che parlano per dare aria ai denti, ma per fortuna ci sono anche tante persone che ci fanno sentire orgogliosi di essere loro concittadini e davanti alle quali ci si deve togliere il cappello.

 

Comunicazione di servizio!!! :-)

Per rendere più facile l’ accesso alle storie di famiglia che potrebbero interessare alcuni recenti lettori del blog, ho modificato il menu (i titoli delle varie categorie che compaiono nelle striscia nera qui in alto) inserendo proprio la voce “Storie di famiglia” .

Sotto questa categoria si possono trovare le storie riguardanti i tempi e i personaggi della mia infanzia e della mia famiglia (sia quella di origine che quella attuale), nonchè i racconti dei parenti che vorranno aggiungersi a quello bellissimo della cugina Lia.

Questa risistemazione del blog ha richiesto molto tempo, ma ne sentivo la necessità.

Spazio aperto: mia cugina Lia racconta….

Ho chiesto a mia cugina Lia di regalarmi il ricordo di ciò che il suo papà, Enzo,  fratello minore di mio padre, raccontava quando riandava con la mente alla sua infanzia e ai suoi anni giovanili e di  raccontare quanto lei stessa ricorda della nostra famiglia. Ed ecco quanto molto gentilmente lei mi ha scritto:
Cara Diana, temo che anche i miei ricordi sull’infanzia di mio padre siano molto frammentari e, soprattutto, riguardano lui solo e non la sua famiglia. Avrei dovuto scrivere quello che raccontava. So del suo desiderio di avere zoccoli di legno ( immagino come quelli del film “l’albero degli zoccoli” di Olmi )e che fu una grande gioia quando li ebbe, così poteva scivolare sul ghiaccio, andando a scuola a piedi, anche d’inverno, dalla casa del “Cantonazzo” (contrada assai distante dal paese).
So che quando facevano qualche festa in casa, mettevano una spessa asse di legno sul pozzo, che era interno alla casa, e lì si accomodavano i “suonatori”…
Poi mi raccontava che, “quand me fradel Bruno l’era ande’ a tor l’ impero, me’ a gheva da tgnir al negozi di bicicleti da per me, ca gheva quatordes an !!”( Si capisce la trascrizione del dialetto?)
Pensa, diceva che Bruno era andato a “prendere” l’ impero, la stessa espressione che ho trovato nel libro di Pennacchi “Canale Mussolini”, perché Mussolini diceva che l’impero sulle terre d’Africa era nostro di diritto , ereditato dai Romani , per cui noi dovevamo andare a riprendercelo!
Quando era militare, costruiva le radio a galena per i suoi superiori, meritandosi così qualche licenza extra, per poter reperire il materiale. Ma qui siamo già avanti nel tempo, verso il 1938, quando mio padre parti’ per fare il militare e non ne tornò che dopo 7 anni, alla fine della guerra.
 C’è un episodio di quel periodo che mio padre raccontava con commozione: doveva imbarcarsi su una nave in partenza per l’ Africa, ma non partì da Napoli,  perché il suo colonnello, a cui faceva da autista e che gli voleva bene, lo rimandò indietro perché lui( mio padre) aveva famiglia.
Pensa, la nave fu affondata !  Dopo l’8 settembre ci fu il lungo ritorno a casa : da Postumia in Emilia a piedi.
Per la nonna Carolina … Be’, io ero la sua nipote preferita e mi difendeva sempre a spada tratta, anche contro i miei. Le sono rimasta affezionata e la ricordo spesso, non ostante fosse brontolona e musona. Poveretta, la vita non era stata buona neanche con lei e forse non era riuscita a superare i torti subiti.  Mah! Pace all’anima sua. Adesso è col ” pover Visens, c’ l’era tanto bel visti’ da carabinier!”.
Grazie infinite, Lia! Il tuo bellissimo racconto viene ad aggiungere qualche tassello alla storia delle nostre famiglie ….io la lascio qui a disposizione dei nostri nipoti…se un giorno vorranno conoscere qualcosa in più circa le loro radici…