Film: The Legend of Tarzan

Ieri sera siamo andati a vedere “The Legend of Tarzan” con grande gioia di Davide.

Gli sceneggiatori han dovuto trovare una scusa per far tornare Tarzan in Africa dopo molti anni dal suo rientro in Inghilterra nel castello di famiglia e sono andati a inventarsi una storia di vendetta legata all’uccisione del gorilla che aveva fatto da madre a Tarzan. Il colpevole di questa uccisione era stato il figlio di un capotribù e Tarzan lo aveva a sua volta ucciso.

Ora quel capotribù aiuterà l’emissario del re Leopoldo del Belgio a impadronirsi dei diamanti custoditi nella sua terra  solo se gli verrà consegnato Tarzan.  Questi dopo molte perplessità decide di partire insieme con la moglie Jane e un amico molto bravo con le pistole.

Poco dopo i festeggiamenti per l’incontro con i vecchi amici, scatta la trappola per catturare Tarzan, che però riesce a sfuggire. Viene invece catturata Jane con molti abitanti del villaggio che vengono fatti schiavi  e il film vive dei tentativi di liberarli. Ci sono molti duelli tra Tarzan e i suoi nemici , ma alla fine Tarzan riuscirà a sconfiggerli tutti con l’aiuto finale di tutti gli animali della savana e della giungla.

Il film presenta scene di grande effetto : i computer oggi compiono vere magie; ho letto su qualche giornale che non sta ottenendo tutto il successo che ci si poteva aspettare e io me lo spiego col fatto che, nonostante la fragilità della trama, il film diventa un pretesto per mettere sotto accusa la spietatezza e il cinismo dei coloni europei nella conquista dell’ Africa: forse non a tutti fa piacere guardare a un momento storico in cui noi Europei interpretavamo il ruolo dei cattivi, degli schiavisti senza scrupoli, mentre etichettavamo le nostre imprese come missioni civilizzatrici.

Io ho passato due ore simpatiche , mentre Davide se lo è proprio goduto.

Gandhi e la tolleranza.

C’è chi in questi giorni bui attribuisce alle religioni la causa dei tanti massacri, solo perchè i colpevoli si fanno saltare in aria gridando “Allah u akbar” (spero si scriva così). Poi si scopre che il presunto martire per la fede ha fino a pochi giorni prima infranto tutte le regole della sua religione. E’ chiaro quindi che la motivazione religiosa è solo un modo per dare un’etichetta più nobile a un atto di odio puro e semplice.

Quelli che vedono nelle religioni il peggiore dei mali dicono poi che sarebbe meglio cancellarle tutte o almeno proibirne il culto pubblico. …ma ci sarà sempre qualcosa per cui gli intolleranti vorranno scontrarsi con chi la pensa diversamente da loro: potrà essere il colore della pelle, il colore degli occhi, la fede politica, la squadra di calcio, il modo di cucinare l’amatriciana…. Ogni pretesto è buono per scannarsi a vicenda quando si ha la volontà di imporre il proprio punto di vista.

Perciò sarà bene che alleniamo noi stessi ed educhiamo i nostri figli alla tolleranza, al rispetto sempre e comunque di chicchessia, così come ammoniva Gandhi:

 

Dato che non penseremo mai nello stesso modo e vedremo la verità per frammenti e da diversi angoli di visuale, la regola della nostra condotta è la tolleranza reciproca.
(Mahatma Gandhi)