Pomeriggi in piscina.

Tenere occupati due bambini di 9 e 10 anni per tutta una giornata non è così semplice. Tolto il tempo per i pasti, per la doccia, per i compiti, l’opzione più gettonata da loro per il resto del giorno sarebbe il tablet o l’iPad, cosa che naturalmente non mi trova d’ accordo e allora, quando non mi viene fatta nessuna proposta più convincente, ecco che decidiamo di passare il pomeriggio nella piscina all’aperto del Lambrone.

In questi giorni è sempre molto affollata, ma i miei tre cucciolotti riescono sempre a trovare un po’ di spazio per i loro giochi d’acqua. Tra tuffi, inseguimenti , capriole e spruzzamenti reciproci di varia intensità, le ore passano veloci. Elisa in queste occasioni mi aiuta nella sorveglianza dei due maschietti, che non sempre sanno controllare forza e aggressività.  Tra un tuffo e l’altro c’è anche il tempo per uno spuntino e per un gelato seduti ai tavolini del bar o  sotto i grandi alberi che ombreggiano il prato circostante la piscina.

Sono sempre pomeriggi piacevoli e rilassanti anche per me,  soprattutto perchè al ritorno i tre giocherelloni sono stanchi morti e se ne stanno buoni fino all’ora di andare a letto.
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Una volta c’erano i falò.

Venivo allora allora dal mio paesino nella Bassa  Reggiana e, transitando in auto di sera sulla Valassina ,vedevo con mia grande meraviglia dei falò accesi lungo i bordi della strada. Una volta ho chiesto il loro significato e qualcuno , per prendermi in giro, mi ha  risposto che si trattava di una festa di paese. Io , naturalmente ci credetti, anche se mi sembrava un’usanza molto strana. Dopo qualche tempo capii cosa stesse dietro a quei falò.

Ora non se ne vedono più, ma di giorno e di notte, percorrendo le strade extraurbane della zona, vedi ovunque giovani donne sedute ai lati della strada ….alcune sono quasi bambine e mi fa tanta pena vederle esporre il proprio corpo in abiti succinti e provocanti in attesa di clienti, di cui non posso pensare che tutto il male possibile

Immagino quali storie tremende ci siano alle spalle di tante ragazze africane o slave o sudamericane, costrette a una vita di orrori e di schiavitù.
Bene ha fatto Papa Bergoglio a incontrare alcune di esse riuscite a sottrarsi ai loro sfruttatori…. Si è chinato su di loro e ha accarezzato le loro ferite e  ha chiesto perdono per tutti quei cristiani che si sono approfittati di loro. Un cristiano non dovrebbe mai abusare di un suo simile, verso il quale può solo nutrire rispetto , carità., misericordia….
Se poi penso che tra quei “bravi” cristiani c’è anche gente con famiglia , il disgusto diventa insopportabile.
Grazie, Papa Bergoglio!

16 Agosto….ricordando mia madre.

Suo padre, che era sopravvissuto alla vita di trincea, ai cannoni austriaci, ai cecchini, a Caporetto, era tornato a casa in licenza dopo la firma dell’ armistizio: era felice perchè la guerra era finita e lui sarebbe potuto tornare a casa definitivamente. Mia madre, che aveva  9 anni, lo vide per l’ ultima volta andarsene da casa fischiettando, mentre salutava lei e i suoi fratelli. Era ancora molto giovane, ma questo non impedì alla famigerata epidemia di “spagnola” di stroncarlo in pochi giorni  e la notizia arrivò come un fulmine a ciel sereno.

Da quel momento per mia madre, che era la maggiore dei quattro figli già nati, mentre l’ ultima era in arrivo, finì la fanciullezza e cominciò la vita dura: non potè più andare a scuola e dovette lavorare  nei campi e nella fattoria di proprietà del nonno materno insieme al fratello poco più piccolo di lei. Ogni mattina si alzava all’alba per fare la sfoglia e poichè era ancora troppo piccola, doveva salire su un panchetto per poterla stirare a dovere.

Crescendo, aumentarono gli impegni di lavoro, ma questo non spense la sua passione per il ballo e per la musica.  Raccontava  sorridendo di quanto fosse bravo suo fratello come ballerino e lei certo non era da meno quando ballavano in coppia nelle feste di paese (ricordo che a volte si metteva a ballare in casa tenendo in mano una scopa, quando sentiva un liscio per radio)

Poi conobbe mio padre e si sposarono: erano molto poveri, ma tutti e due si rimboccarono le maniche e riuscirono a mantenere sempre dignitosamente la famiglia che via via si allargava. Mio padre andava per mercati, mia madre lavorava nelle fattorie vicine per la vendemmia o la mietitura o per la raccolta delle mele o del mais. Questi lavori naturalmente si aggiungevano alle fatiche di mandare avanti una famiglia con cinque figli: alzarsi all’ alba per accendere la stufa, fare la pasta in casa, fare il bucato a mano, attingere l’ acqua al pozzo, ecc.

Eppure non credo di averla mai sentita lamentarsi.  Quando sua madre fu colpita da ictus, la assistette per 15 anni con amore e rispetto e lo stesso fece poi quando mio padre si ammalò di Alzheimer: lei era allora ormai ottantenne, ma non si arrese e gli fu accanto, per 7 anni, fino all’ ultimo respiro. Quando le dicevamo di prendere qualche aiuto, rispondeva risoluta indicando il letto dove giaceva mio padre:- Questo è il mio posto!- e non ammetteva repliche.

E’ stata una donna come tante, ma con un’ attenzione particolarissima per la sofferenza e per la cura di ogni vita, sia quella che sbocciava, sia quella che era ormai al tramonto.

Non è mai andata dalla parrucchiera, non si è mai truccata, non ha mai speso molto per sè. Ricordo che un’ estate, per la prima volta, avevo guadagnato un po’ di soldi con le lezioni private e, avendo notato che da parecchio non aveva più la borsetta, andai nel negozio del paese, da Braglia, e gliene comprai una. Non era molto bella, ma lei l’ ha poi sempre conservata .

Negli ultimi anni della sua vita, quando l’ accompagnavo al cimitero, mentre passava dinanzi alle tombe di chi aveva conosciuto, salutava ognuno di loro a voce alta e citava per ognuno un ricordo, poi aggiungeva:- Presto arriverò anch’ io….- ma lo diceva con dolcezza,  come chi si è già distaccato dalla vita senza rimpianti e senza paura.

Oggi compirebbe 106 anni e mi piace pensarla in compagnia di tutti coloro cui ha voluto bene, senza misurare mai la fatica che questo comportava. Buon compleanno, mamma!

 

Sul battello.

battello-sul-isola-dei-cipressiOre 16:15 imbarco a Pusiano. Il caldo, in attesa della partenza della motonave Enigma, innervosisce i nipotini che cominciano a bisticciare.

Finalmente si parte e la temperatura diventa più piacevole.  Io ammiro il òbel paesaggio lacustre e le belle ville che si affacciano sul lago con imbarcaderi e spiaggette private e penso che  le rive dovrebbero essere demanio pubblico , ma forse tempo fa  non ci si ponevano certi problemi.

Navigando attorno all’Isola dei Cipressi (anch’essa di proprietà privata), possiamo ammirare una cicogna in mezzo al prato, alcune gru coronate, molti uccelli acquatici e  capisco come l’isola sia stata scelta spesso come “location” per matrimoni o feste di VIP.

Proseguendo sulle acque quasi immobili del lago vediamo uno svasso intento a procurarsi la sua cena: incredibile quanto tempo possa stare immerso per andare a “beccare” qualche alborella! E poi riemerge con la preda nel becco per inghiottirla velocemente.

Costeggiamo le rive del lago (bisogna ricordare che la motonave viene azionata da energia solare, per non alterare l’equilibrio dell’ambiente) e possiamo vedere bene i paesi che vi si affacciano. I bambini però alla fine sono un po’ annoiati perchè non succede più nulla di eccitante.

Scendendo mi riprometto di rifare questa minicrociera in autunno, quando sarà possibile visitare anche l’Isola dei Cipressi.

Lezione di scienze.

Pesci-VaporeLe mamme che lavorano hanno sempre fretta , perciò scelgono alimenti che si possano cucinare in fretta e senza bisogno di preparazioni laboriose. Quando Davide mi ha chiesto se potevo cucinargli un pesce con la forma di animale , ho capito subito che non voleva nè bastoncini, nè fette di pesce spada, nè filetti di sorta…Voleva un pesce con la forma di pesce! Così siamo andati al supermercato e la scelta è caduta sui branzini.

A casa, mi sono messa subito all’opera per prepararli e ho chiamato Davide e Samuele affinchè assistessero alle varie operazioni. Già quando mi sono messa a raschiare i pesci per togliere le squame , tutti e due si sono molto meravigliati, e la meraviglia è aumentata quando ho mostrato loro le branchie attraverso cui respirano e la vescica natatoria nascosta sotto le viscere che aiuta il galleggiamento. Nessuno dei due aveva mai visto nulla del genere.

E’ stata per loro un’esperienza nuova , che ricorderanno quando a scuola dovranno studiare i pesci e le loro caratteristiche.

Letture: Nel mare ci sono i coccodrilli.

Una mia amica e vicina di casa mi ha prestato un libro : “Nel mare ci sono i coccodrilli” di Fabio Geda.

E’ la storia vera di uno dei tanti bambini che vediamo arrivare da soli sui barconi o nascosti nei camion.  Si chiama Enaiatollah Akbari. Poichè era in pericolo di vita nel suo paese natale , in Afghanistan, la sua mamma lo accompagna in Pakistan e, senza preavvisarlo, lo abbandona solo per dargli una possibilità di sopravvivere. Enayat ha solo dieci anni, forse (nel suo paese non esiste un’anagrafe) e da quel momento comincia la sua vita da clandestino, da bambino senza documenti, da bambino che deve lavorare e che cerca ogni giorno di passare vicino alla scuola per riassaporarne l’atmosfera e l’allegria. Lavorando riesce a pagarsi il viaggio per andare in Iran dove continua la sua vita da piccolo schiavo, poi la terribile avventura del passaggio in Turchia e da lì in Grecia e poi in Italia, dove con l’aiuto di un connazionale e di tanta brava gente riesce a trovare finalmente un’opportunità di vivere in dignità. E solo allora troverà il coraggio di rintracciare la sua famiglia e di riincontrare la madre, che abbandonandolo aveva fatto il più grande gesto d’amore …come se gli avesse dato la vita una seconda volta.

Consiglio questa lettura a tutti coloro che vedono in ogni emigrato un parassita, un avventuriero o un nemico…..Enayat è solo uno dei tanti bambini che ci chiedono il diritto di continuare a vivere…

Bosisio Parini beach.

WP_20160810_16_35_37_Pro (1)Sarà perchè ,quando c’ero andata tempo fa, era autunno o forse perchè c’erano lavori in corso, ma il lungolago di Bosisio Parini non mi era mai parso così bello come ieri , quando ho portato lì i nipotini con l’intenzione di fare una passeggiata.

WP_20160810_16_41_48_ProE’ stata invece una lieta sorpresa per me e per i ragazzi trovarsi di fronte una bella “spiaggia” erbosa con tante persone stese a prendere il sole e una vasta area giochi per i bambini all’ombra di alberi secolari.

La giornata era splendida: il vento robusto, ma piacevole, manteneva il cielo azzurro e libero da nubi e il sole faceva scintillare le acque del lago di Pusiano.

Abbiamo trascorso lì un pomeriggio molto piacevole e solo a fatica sono riuscita a convincere i ragazzi a tornare a casa quando ormai si stava avvicinando il tramonto. Per calmarli ho dovuto promettere che ci torneremo al più presto e le promesse vanno mantenute….

Merenda in riva al lago.

WP_20160809_17_10_42_ProSe le case avessero un’anima pensante,  in questi giorni la mia si starebbe chiedendo se il tempo non abbia fatto improvvisamente un balzo indietro di trent’anni….. Infatti sono venuti qui i miei tre nipoti più grandi e le loro grida stanno rallegrando la mia casa e il cortile come quando i miei figli avevano la loro età. Mi piace vederli giocare insieme anche se c’è un po’ di disordine in giro e se a volte il rumore degenera in fracasso. Oggi siamo andati a fare merenda in riva al lago del Segrino come si vede dalla foto.

Minatori in cambio di carbone.

Ieri ricorreva il 60° anniversario della strage di Marcinelle, il disastro minerario in cui morirono centinaia di minatori  per la maggior parte italiani.. In questo articolo del sito di Radio Popolare si ricorda come alla fine della seconda guerra mondiale venissero scambiati lavoratori italiani con carbone. Reclutati con false promesse, venivano alloggiati in baracche fatiscenti e mandati a lavorare a mille metri di profondità senza nessuna misura di sicurezza, dato che gli operai belgi non accettavano più di fare quel lavoro.

Certamente il momento storico era terribile; il nostro paese era devastato,  e in più oppresso dalla povertà e  dalla disoccupazione, ma può bastare questo a far perdonare ai politici di allora la disumanità di certi contratti, che andavano ad arricchire le tasche delle società minerarie a discapito della salute e della vita di tanta povera gente?