Manet, l’innovatore.

manet_lalectura
La moglie di Manet, Suzanne, con il figlio che legge per lei.
manet-balcony
Il balcone: ancora Berthe (a sinistra) e due amici .

Stamattina a Milano, al Palazzo Reale, ho potuo ammirare alcune opere di Manet, il grande innovatore della pittura moderna, colui che, grazie alla sue condizioni di benestante, ha potuto non ascoltare la critica e perseguire il suo stile pittorico con risultati rivoluzionari rispetto alla pittura precedente… Chi volesse sapere di più di Manet può cliccare QUI

Ritratto della pittrice Berthe Morisot, soggetto di tanti suoi quadri
Berthe Morisot, l’ ispiratrice di tanti quadri del Manet. Era una valente pittrice, ma i suoi meriti furono riconosciuti solo dopo la sua morte.

UTE: Gernika – i medegoss

Ritratto della madre
Ritratto della madre

Ieri abbiamo putoto seguire in diretta differita di 80 anni la nascita dell’opera d’arte più rappresentativa del XX secolo appena finito : Gernika, il quadro di P. Picasso dedicato alla città basca distrutta dai bombardamenti a tappeto dall’aviazione tedesca e italiana. E’ l’unico quadro che l’artista ha eseguito su commissione del governo socialista,  ancora al potere nel 1937, e doveva rappresentare la Spagna con un’opera del suo pittore più famoso nel mondo. Picasso non era molto entusiasta dell’idea, ma non potè rifiutare. Esitava incerto senza ispirazione, poi avvenne il bombardamento inutile e vigliacco di Gernika e decise che quello sarebbe stato il suo soggetto.

Con la guida della prof. Beretta, che ci ha mostrato i vari schizzi dei particolari prima, e dell’opera poi, abbiamo potuto seguire le varie fasi della nascita di questo capolavoro che non è solo una denuncia contro un episodio di guerra specifico, ma è la condanna della brutalità e della gernikaviolenza in tutti i tempi e in tutti i luoghi.

Tra l’altro abbiamo anche potuto renderci conto dell’evoluzione dell’artista Picasso che ebbe a dire che a 17 anni disegnava come Raffaello e poi ha impiegato una vita per imparare a disegnare come i bambini, cioè non fotografando la realtà, ma ritraendo ciò che ci è dato conoscerne, guardandola contemporaneamente da più punti di vista.

E’ stata una bellissima lezione, che ha fatto comprendere  la grandezza di un artista cui spesso ci si avvicina con scetticismo per la convinzione di non poterlo capire.

____________________________________________

Nella seconda ora, ci siamo divertiti a sentire (e a ricordare) a quali strani rimedi la povera gente ricorreva una volta per curare i vari malanni che sempre capitano nella vita di ognuno: ferite curate con ragnatele, o terra, o urina; segnature per dolori ossei e muscolari, pratiche pseudo-magiche per scoprire le cause di disturbi vari….Il tutto era intervallato dalla lettura di poesie dialettali del Porta o del Gottardi, poesie aventi come tema la medicina o i medicinali dei tempi andati.

Con questa lezione i docenti Ghioni, Gottardi e Carnini ci hanno salutato e dato appuntamento al prossimo anno.

Un successo il mercatino!!!

In “Sala Argento” , il punto di ritrovo per le donne che vogliono stare in compagnia un paio d’ore facendo quel che loro piace, abbiamo realizzato parecchi lavoretti da destinare al mercatino in favore delle opere parrocchiali. Ieri abbiamo esposto il frutto del nostro impegno con buoni risultati; infatti è stato venduto quasi tutto. Io però mi sono voluta riservare uno dei pezzi più costosi. Eccolo:

wp_20170403_12_09_19_pro

UTE: Maria Teresa d’Austria – 2084 la fine del mondo.

maria-teresa-daustria-impQui in Brianza Maria Teresa d’ Austria è ricordata come una buona regina e ieri la nostra docente, Alberta Chiesa, ce ne  ha ricordato piaevolmente i motivi. Fin da giovanissima mostrò un carattere molto forte e deciso e questo le consentì di sposare l’uomo che amava e che ha amato poi fino alla fine dei suoi giorni. Quando salì al trono, trovò un regno in grande sfacelo e da donna intelligente qual era comprese la necessità di attuare riforme sia in campo economico, che amministrativo che militare, sempre guidata da un suo profondo senso di giustizia.

Fu proprio per questo che abolì i privilegi feudali, riformò il catasto  e impose anche ai nobili il pagamento delle tasse; riformò il sistema sanitario, creando degli ospedali gestiti con criteri molto avanzati per quei tempi; istituì la scuola pubblica obbligatoria per tutti; abolì la tortura e riformò il diritto di famiglia.

Nella sua vita privata fu persona dai gusti e dalle abitudini molto semplici, si prese cura  dei figli (ne ebbe sedici), ma mise sempre al primo posto la cura dell’impero, compito in cui il marito, che nutriva tutt’altri interessi, non poteva darle una mano. Si fece poi aiutare dal figlio Giuseppe, principe ereditario, che aveva idee illuministe e col quale si trovava spesso in contrasto, data la sua religiosità che a tratti sfiorava il bigottismo.

Sotto l’impulso delle sue riforme, Milano e la Lombardia si risvegliano dal lungo torpore in cui erano rimasti  sotto il governo spagnolo. Sono di questo periodo il Teatro alla Scala, molti sontuosi palazzi, la ristrutturazione del Duomo e di Palazzo Brera, la costruzione della Villa Reale di Monza, destinata ad accogliere il figlio Ferdinando e sua moglie.

Alla morte del marito, che pure non le era stato fedele, lei si vestì sempre a lutto.

Il senso di giustizia e il rigore morale fanno di lei una grande regina, stimata e apprezzata anche dopo oltre due secoli dalla sua scomparsa.

____________________________________________

La prof. Tatafiore ieri ci ha un po’ sorpresi, infatti ci ha tenuto una lezione di filosofia partendo da un libro che, per la verità, nessuno di noi conosceva.

Si tratta di “2084 la fine del mondo” di Boualem Sansal, uno scrittore algerino, che immagina una DISTOPIA, termine nuovo per me, che vuole essere il contrario di UTOPIA : utopia sta a significare la visione di un mondo ideale in cui tutto è bello e giusto; distopia è la visione di un mondo da incubo, di una società degenerata.

Sansal scrive questo libro per deprecare quanto sta accadendo nel suo paese, governato da un regime militare-religioso e per questo ha dovuto lasciare l’Algeria insieme alla sua famiglia.

La trama del libro è la seguente: nell’Abistan – un impero così vasto da coprire buona parte del mondo – 2084 è una data presente ovunque, stampata nel cervello di ognuno, pronunciata in ogni discorso, impressa sui cartelli commemorativi affissi accanto alle vestigia dello Shar, la Grande Guerra santa contro i makuf, i propagandisti della “Grande Miscredenza”. Nessuno sa a che cosa corrisponda quella data. Qualcuno dice che ha a che fare con l’inizio del conflitto, altri con un suo episodio. Altri ancora che riguardi l’anno di nascita di Abi, il Delegato di Yölah, oppure il giorno in cui Abi fu illuminato dalla luce divina. In ogni caso, è da allora che il paese, che era detto semplicemente il “paese dei credenti”, fu chiamato Abistan, il mondo in cui ci si sottomette gioiosamente alla volontà di Yölah e del suo rappresentante in terra, il profeta Abi. La Grande Guerra santa è stata lunga e terribile, tuttavia l’armonia più totale regna ora nelle terre dell’Abistan. Nessuno dubita delle autorità, cosi come nessuno dubita che Yölah abbia offerto ad Abi di imprimere un nuovo inizio alla storia dell’umanità. L’abilang, una nuova lingua, ha soppiantato tutte le lingue precedenti, considerate stolti idiomi di non-credenti. Le date, il calendario, l’intera storia passata dell’umanità non hanno ormai più alcuna importanza e senso nella Nuova Era, e tutto è nella mano di Yölah. Agli uomini non resta che “morire per vivere felici”, come recita il motto dell’esercito abistano…

In questo contesto, un uomo trentacinquenne è costretto a isolarsi dal mondo per curare la TBC e in quella solitudine fa una cosa nuova per lui, comincia a pensare, a porsi delle domande, a DUBITARE.

E’ questo un libro che mi propongo di leggere al più presto.

 

Quando le tradizioni non hanno più senso.

Questo caso verificatosi a Bologna, suscita alcune domande: può un genitore imporre tradizioni che una figlia rifiuta? Si può vivere in un paese straniero pretendendo di mantenere tradizioni del paese in cui si è nati? Può un giudice separare i figli da genitori che non ammettono il dissenso dei figli da usanze sentite ormai estranee e opprimenti?

Per me la risposta alle prime due domande è “No”, mentre la risposta all’ultima è “Sì”.

Il giudice di Bologna ha preso la decisione giusta: le figlie di quella coppia di genitori, pur “brave persone”, rischierebbero di vivere in perenne conflitto. Non si può pretendere che delle ragazze giovani vivano e si comportino in modo tale da essere percepite come delle aliene dalle proprie coetanee. Chi viene nel nostro paese deve sapere che esistono dei limiti anche alla patria potestà, limiti invalicabili  dettati dal diritto e dalle leggi e chi pensa di avere potere di vita e di morte sulle proprie figlie non può pretendere di vivere qui.