Caro SSN!

Sento molti lamentarsi dei tickets da pagare per farmaci ed analisi ed è vero: certe prestazioni hanno quasi lo stesso costo sia presso le strutture pubbliche sia presso quelle private.

Tuttavia io continuo a dire che dobbiamo sostenere il nostro Serviszio Sanitario Nazionale e pagare serenamente quanto ci viene richiesto …. Racconto quanto è accaduto a una persona di mia conoscenza: facendo un’ecografia all’addome di routine, viene a scoprire di avere un grosso aneurisma all’aorta addominale: la sua vita è appesa a un filo….!!!

Nel giro di una settimana vengono fatti tutti gli accertamenti del caso e viene operato!!!! Costo? NEMMENO UNA LIRA!!!

E questo capita a tutti coloro che affollano i reparti oncologici o a quelli che comunque soffrono di patologie gravi.

Credo che valga la pena di pagare per le prestazioni volte a curare e a diagnosticare i malanni più comuni, se poi quando siamo veramente in pericolo possiamo affidarci serenamente a chi può salvarci la vita in strutture efficienti e con personale altamente specializzato.

 

Poesia: Il ricordo di un amico ( D. M. Turoldo)

Penso che nessun’altra cosa ci conforti tanto,
quanto il ricordo di un amico,
la gioia della sua confidenza
o l’immenso sollievo di esserti tu confidato a lui
con assoluta tranquillità;
appunto perché amico.
Conforta il desiderio di rivederlo se lontano,
di evocarlo per sentirlo vicino,
quasi per udire la sua voce
e continuare colloqui mai finiti.

(Padre David Maria Turoldo)

UTE: Leonardo – Gandhi.

Oggi la nostra docente Manuela Beretta ci ha accompagnato con sapienza dentro al mondo di Leonardo da Vinci e in particolare dentro la sua opera più famosa: l’Ultima Cena, custodita nel refettorio annesso alla basilica di S. Maria delle Grazie a Milano.

Leonardo arriva a Milano all’età di 30 anni, già famoso, su invito di Ludovico il Moro, che, per alcuni anni però non gli commissiona nessuna opera, non avendo molta fiducia nelle sue capacità.  La sua prima opera milanese fu la “Vergine delle Rocce”, commissionatagli da una Confraternita cittadina. Nel 1494-1495 viene chiamato dai Domenicani a decorare il refettorio del loro convento  attiguo alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie, destinata ad ospitare le tombe degli Sforza.

. In ogni refettorio domenicano erano tradizionalmente rappresentate la Crocifissione e, sul lato opposto, l’Ultima Cena: a Leonardo fu affidata quest’ultima. L’impostazione dell’opera risente certamente delle indicazioni teologiche ed iconografiche date all’artista dall’abate del convento, Vincenzo Bandello.

cenacolo-vinciano-1Nella tradizione fiorentina erano già presenti altre opere di pittori famosi sullo stesso tema, ma Leonardo è un innovatore e stravolge i canoni fino ad allora seguiti: * la scena è situata ad altezza del primo piano perchè chi aveva locali da affittare in Palestina, affittava proprio il  piano superiore, sopra la parte abitata abitualmente dai proprietari; *i personaggi non sono a grandezza naturale, ma più grandi e si pensa che Leonardo usasse proiettare le sagome dei soggetti da dipingere tramite l’accensione di lanterne; *le figure degli Apostoli sono tutte in movimento, raggruppate a tre a tre e quelli più vicini a Gesù reagiscono in modo più deciso e vivace alle  parole ” Uno di voi mi tradirà ” , mentre i più lontani pare non abbiano ben capito quello che sta accadendo; *innovativo è anche lo studio degli effetti della luce del sole su personaggi e oggetti.

Purtoppo il Cenacolo non è stato dipinto con la tecnica dell’affresco, molto resistente alle ingiurie del tempo, perchè il modo di lavorare di Leonardo mal si conciliava con le tempistiche di questa tecnica pittorica, di conseguenza già dopo 20 anni si cominciarono a vedere i primi danni. Numerosissimi furono i restauri nel corso dei secoli e solo ultimamente si è riusciti a riportare alla luce quanto di autentico resta del capolavoro di Leonardo. Quel che possiamo vedere oggi può solo darci una pallida idea dello splendore originario di quest’opera.

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La professoressa Mariella Russo ha cominciato oggi a parlarci di “Violenza e non-violenza”” partendo da uno dei personaggi più carismatici del secolo scorso: Mahatma Gandhi.

gandhiDopo alcuni cenni sui suoi primi anni di vita e sul suo precocissimo matrimonio, la nostra docente ci ha illustrato il suo percorso formativo: gli studi universitari a Londra e la conseguente occidentalizzazione, il ritorno in India e il trasferimento in Sud Africa per esercitare il suo mestiere di avvocato a difesa dei suoi connazionali schiavizzati dai coloni inglesi. Nell’esercizio della sua professione cerca sempre di comporre le controversie, nella convinzione che nessuno possiede tutta la verità e che  si deve sempre cercare di capire il punto di vista dell’altro inteso come fratello.

Da non-credente quale era sempre stato, viene molto colpito dalla lettura del Vangelo, nel quale riconosce le parole dei religiosi che la madre invitava a casa per leggere i libri sacri delle varie religioni indiane e ne dedusse che Dio ha parlato a tutti i popoli secondo le loro condizioni e secondo la loro cultura. Conoscendo il Cristianesimo (così tradito dai colonizzatori), Gandhi riscopre la religione dei suoi padri.

E’ a questo punto che si spoglia delle sue ricchezze e impone alla sua famiglia scelte molto dure, perchè ormai la sua famiglia è la comunità indiana. Quando vengono promulgate leggi razziste e discriminatorie , Gandhi non ricorre al terrorismo, come alcuni  suoi connazionali, ma propugna la necessità di una resistenza non-violenta: disobbedire  alle leggi ingiuste, accettando la prigione o i lavori forzati. Quando riesce ad ottenere un accordo col generale Smuts, Gandhi subisce un attentato, ma non denuncerà il suo assalitore, riconoscendo che questi aveva agito per ignoranza, non riuscendo a capire il valore dell’accordo raggiunto.

E’ stato un pomeriggio splendido: sono state due lezioni veramente appassionanti. La sala era gremita e, uscendo, tutti manifestavano il loro vivo apprezzamento per quanto era stato proposto alla loro attenzione.

Film: A spasso nei boschi.

A WALK IN THE WOODS
A WALK IN THE WOODS

“A spasso nei boschi” è un film tratto da un romanzo autobiografico di Bill Bryson e interpretato da Robert Redford e Nick Nolte.

Racconta di uno scrittore in crisi che decide di percorrere il sentiero dei Monti Appalchi (3500 Km.) per provare nuove emozioni a contatto con la natura e forse per provare a se stesso di non essere “finito” come uomo e come scrittore. Suo compagno di viaggio è un vecchio amico di gioventù che non rivedeva da anni. Nel cammino, i due incontrano viaggiatori intrepidi, animali selvatici e difficoltà di vario genere e questo li induce a ricordare la loro giovinezza, a raccontarsi le rispettive vicende personali con la confidenza che si può avere solo con chi ha diviso con te gli anni della gioventù.

A un certo punto cadono in un burrone e si credono spacciati: non riusciranno mai a risalire la parete ripida che li sovrasta…. è il momento per riconoscere i propri errori, per mettersi a nudo, per riflettere sulla immensità del cielo e dell’universo e sulla piccolezza di noi esseri umani, che spesso dimentichiamo di essere solo un granello di sabbia sperduto nel cosmo.

L’incidente pone fine alle velleità di terminare il percorso programmato, le cui difficoltà sono troppo superiori alle forze di due vecchi, ma il cammino percorso insieme non è stato inutile: ha rinsaldato un’amicizia e ha fatto apprezzare ad ognuno dei due protagonisti quanto di bello e di buono la vita continua a concedere loro.

Ho letto le recensioni non entusiasmanti di questo film, ma a me è piaciuto: l’ironia di tante situazioni e l’autoironia dei due personaggi mi ha fatto passare una serata piacevole. Certo rivedere Reford e Nolte invecchiati ti fa riandare col pensiero alla loro immagine di quando erano giovani, belli e aitanti e questo ti mette un po’ di malinconia, perchè è inevitabile pensare che il tempo ha prodotto anche su di te gli stessi guasti che ha compiuto su tali campioni di avvenenza.