Poesia: Carnevale (Gabriele D’Annunzio).

carnevale-delli_2019_02_08T11_58_09_040276_detail_boxCarnevale, vecchio pazzo,
s’è venduto il materasso
per comprare pane e vino
tarallucci e cotechino.
E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia ad un pallone.
Beve e beve e all’improvviso
gli diventa rosso il viso
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia…
Così muore carnevale
e gli fanno il funerale:
dalla polvere era nato
ed in polvere è tornato.


E' certo un Gabriele D'Annunzio insolito quello di questa filastrocca: credo che tutti ce lo immaginiamo come il poeta col gusto delle parole auliche, dei toni altisonanti, invece qui si è divertito a fare una filastrocca leggera e musicale che me lo rende più simpatico.

UTE: La mano: problemi articolari (Diana) – Dissoluzione dell’Impero Ottomano e nascita della Turchia (Angela D’Albis)

Dopo l’amena lezione introduttiva della volta scorsa, il dr. Lissoni oggi ha affrontato l’argomento della mano in modo rigorosamente scientifico, iniziando dall’analisi della struttura della mano.  Nel funzionamento della mano sono coinvolti 27 ossa  e 34 muscoli. Le ossa delle mani rappresentano un quarto del totale delle ossa del nostro corpo.

ossa della manoPer avere un’idea di quanto sia importante e complessa la funzione della mano basta dire che un terzo della nostra area cerebrale è dedicata al controllo dei suoi movimenti.

Nelle dita non ci sono muscoli, ma solo tendini e legamenti; i primi collegano i muscoli alle ossa . i secondi collegano le ossa tra di loro. Essi (tendini e legamenti) sono costituiti di tessuto connettivo privo di vasi sanguigni e ciò spiega i tempi lunghi richiesti per superare eventuali traumi

I tendini sono protetti da una guaina che produce il liquido sinoviale. Nell’articolazione è molto importante la presenza della cartilagine che facilita il movimento e limita l’attrito.

La mano è servita da tre nervi: radiale, mediano e ulnare, ognuno dei quali è collegato a una parte specifica.  Su di essa sono presenti molti recettori che percepiscono le sensazioni e gli stimoli provenienti dall’ambiente esterno.

Una delle patologie più comuni della mano è l’artrosi, che colpisce le cartilagini articolari, rendendole più sottili e meno elastiche, fino a distruggerle completamente e provocando gravi dolori. Sintomi della presenza di artrosi è appunto il dolore , la rigidità delle articolazioni e le deformazioni interfalangee. Si parla di rizoartrosi  quando viene colpito il pollice. Sono piuttosto comuni le cisti gangliari del tutto inoffensive.

Più grave dell’artrosi è certamente l’artrite reumatoide che colpisce soprattutto le donne in giovane età. A differenza dell’artrosi è simmetrica e può colpire mani, piedi o altre parti del corpo. E’ una malattia autoimmune (il sistema immunitario si attiva contro il suo stesso organismo), che attacca i tessuti sani dell’articolazione e provoca gravi deformità oltre a impedire il movimento.

Altre forme di artrite sono la gotta, il lupus eritematoso sistematico, la sclerodermia e la psoriasi.

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Nella seconda ora, don Ivano ha ripreso l’analisi degli anni del primo dopoguerra e del trattato di Versailles e, in particolare, dei suoi effetti sulla Turchia.

Già la scorsa lezione, Don Ivano aveva spiegato che sotto il nome di trattati di Versailles vengono compresi vari accordi stipulati tra le potenze vincitrici della Grande Guerra e i paesi sconfitti.

Questi trattati erano veri e propri “diktat”, che limitavano il territorio dei paesi sconfitti e li obbligavano a pagare pesanti debiti di guerra.

Questo non avvenne per la Turchia che non portò mai a compimento il diktat del trattato di Versailles e continuò a combattere salvaguardando la sua indipendenza e permettendo la nascita di uno stato nuovo e moderno.

Prima di diventare lo stato che è adesso, la Turchia faceva parte dell’impero Ottomano.

L’Impero Ottomano comprendeva, oltre alla Turchia, anche i Balcani, l’Egitto e il Nordafrica.

Le guerre dell’ottocento e la Prima Guerra Mondiale portarono al decadimento di questo impero e, a causa delle varie etnie presenti, alla nascita di Stati indipendenti.

All’interno dell’Anatolia, dove si trovavano anche varie etnie (come gli Armeni e i Curdi), il gruppo turcomanno cercò di salvare la propria identità.

Dopo vari tentativi di smembramento della Turchia da parte delle potenze straniere, venne fuori quel nazionalismo turco che servì a formare il nuovo paese.

Il promotore di questo nazionalismo fu un generale dell’esercito, Mustafa Kemal che, sconfiggendo i Greci (1919/22) e l’esercito del Califfo, ristabilì l’unità e l’indipendenza della Turchia.

Egli spostò la capitale da Istambul a Ankara, poi diventò Primo Ministro e, infine, Presidente della Repubblica Turca.

Kemal seppe risvegliare il senso nazionale e di appartenenza dei Turchi.

Mustafa_Kemal_AtaturkQuando la Turchia stava rischiando di scomparire, Kemal riuscì a tenere viva la resistenza sul fronte interno avviando un processo di svecchiamento e modernizzazione chiamato “Kemalismo”.

Inoltre, sul fronte esterno, egli riuscì a non fare accettare mai dal suo governo le disposizioni dei paesi vincitori, obbligandoli a ribaltare le decisioni prese.

Per tutte queste ragioni e da questo momento, egli venne chiamato ATATURK, il padre della Turchia moderna.

Fu ammirato anche fuori del suo paese: Mussolini e Hitler ne ebbero una grande stima perché seppe tener testa alle potenze occidentali.

Tuttavia, la Repubblica di Ataturk fu una dittatura fondata su un partito unico e durante la sua presidenza si registrarono fenomeni di repressione delle opposizioni e pesanti violenze contro gli Armeni e i Curdi.

Don Ivano conclude la sua lezione spiegandoci che cosa è il Kemalismo.

Il nome deriva da Kemal ed è la sua filosofia politica che può essere sintetizzata in sei parole (”sei frecce”): nazionalismo, repubblicanesimo, populismo, statalismo, laicismo, rivoluzionarismo.

Questa filosofia la ritroviamo nel discorso da lui pronunciato tra il 15 e il 20 ottobre 1927 (Nutuk), che si rivelò un atto di condanna senza appello nei confronti dei suoi oppositori e ex collaboratori e che venne subito salutato come “il libro sacro dei Turchi”.

Occorre dare atto, comunque, conclude il docente, che l’attuale Turchia è quella che conosciamo grazie a Ataturk.

Letture: Prima dell’alba.

Il romanzo “Prima dell’alba” di Malaguti è costruito seguendo un criterio che potremmo definire “binario”: i capitoli dispari sono ambientati nel 1917, nel momento della disfatta di Caporetto, e raccontano di un veterano, detto il Vecio, che cerca di sopravvivere nell’inferno della trincea prima e della ritirata poi; i capitoli pari invece sono un vero e proprio giallo ambientato nella Firenze del 1931, il cui protagonista è l’ispettore di polizia Malossi, reduce di guerra. Le due storie si uniscono solo nell’ultimo capitolo.

prima dell alba 01Le atrocità, compiute dai nostri stessi signori della guerra negli anni 1915/18 contro i loro subordinati, ora sono ben note, ma nel 1931 nessuno doveva sapere: la narrazione d’obbligo era quella dell’eroismo dei nostri soldati, della gloria dei nostri generali e della grandezza del Paese. Ma la realtà è stata ben diversa: migliaia di giovani sono stati passati per le armi per aver disobbedito a ordini assurdi, per semplici infrazioni a regole disciplinari o per aver ceduto alla paura della battaglia.

Dal punto di vista del linguaggio usato, il Malaguti ha attinto a piene mani dal gergo militare e dal dialetto veneto nei capitoli dispari, mentre ha usato un perfetto stile letterario in quelli pari.

A mio avviso il Malaguti si è molto ispirato a Camilleri, almeno per quanto riguarda l’artificio  dell’uso del dialetto e la scelta di dare la struttura del giallo al suo romanzo.

In definitiva è stata una lettura interessante, anche se ritrovare gli orrori della guerra è sempre un’ angoscia sconvolgente