Scaffali vuoti anche a Londra.

scaffali vuoti a LondraCredo che le giravolte di BJ (Boris Johnson) e di Trump a proposito del coronavirus siano da record.

In particolare il premier inglese in pochi giorni è passato da “la polizia costringerà le scuole a restare aperte per creare l’immunità di gregge”  a “chiudiamo tutte le scuole e si consiglia di restare a casa” ed è bastato questo per scatenare la corsa all’accaparramento di generi alimentari, come è avvenuto qui da noi qualche tempo fa…. Ecco cosa scrive oggi “The Times”:

Tesco came in for particular criticism, with shoppers reporting that many shelves were empty by the time its elderly hour started at 9am because panic buyers had started clearing lines from 6am. Others reported that some staff did not appear to know about the initiative.

La gente ha assalito il ssupermercato fin dalle 6 del mattino e alle nove gli scaffali erano già vuoti…..c’era forse qualcuno che diceva che certi comportamenti sono prettamente italiani?

Se ben ricordo un giornalista inglese ha anche detto nei giorni scorsi , commentando i provvedimenti del nostro governo, che per gli Italiani ogni scusa è buona per non lavorare …..ora pare che il fancazzismo abbia contagiato anche gli inglesi ….il coronavirus è democratico, non fa differenze …

Poesia: il vento portò da lontano…. (Aleksandr BloK)

E anche quest’ anno è arrivata la primavera: le ordinanze governative non hanno potuto nulla contro la sua ostinazione a voler risvegliare il mondo come sempre, come se nulla di tragico stesse accadendo.

Nella poesia che copio-incollo qua sotto, il poeta, Alexandr Blok, è triste, come lo siamo noi oggi: le sue corde cupe e profonde piangono, nel suo cuore è ancora inverno, ma il vento che porta un canto di uccelli e apre uno squarcio d’azzurro intenso nel cielo parla di speranza…. speriamo anche noi  che questa primavera possa portare il sereno nei nostri cuori, oltre che nei nostri cieli.

primavera di BotticelliIl vento portò da lontano
l’accenno di un canto primaverile,
chissà dove, lucido e profondo
si aprì un pezzetto di cielo.
In questo azzurro smisurato,
fra barlumi della vicina primavera
piangevano burrasche invernali,
si libravano sogni stellati.
Timide, cupe e profonde
piangevano le mie corde.
Il vento portò da lontano
le sue squillanti canzoni.