Storie della Bibbia: Esaù Vs. Giacobbe.

Investitura di Giacobbe

 Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva più. Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e gli disse: «Figlio mio». Gli rispose: «Eccomi».
2 Riprese: «Vedi, io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte.
3 Ebbene, prendi le tue armi, la tua farètra e il tuo arco, esci in campagna e prendi per me della selvaggina.
4 Poi preparami un piatto di mio gusto e portami da mangiare, perché io ti benedica prima di morire».
5 Ora Rebecca ascoltava, mentre Isacco parlava al figlio Esaù. Andò dunque Esaù in campagna a caccia di selvaggina da portare a casa.
6 Rebecca disse al figlio Giacobbe: «Ecco, ho sentito tuo padre dire a tuo fratello Esaù:
7 Portami la selvaggina e preparami un piatto, così mangerò e poi ti benedirò davanti al Signore prima della morte.
8 Ora, figlio mio, obbedisci al mio ordine:
9 Và subito al gregge e prendimi di là due bei capretti; io ne farò un piatto per tuo padre, secondo il suo gusto.
10 Così tu lo porterai a tuo padre che ne mangerà, perché ti benedica prima della sua morte».
11 Rispose Giacobbe a Rebecca sua madre: «Sai che mio fratello Esaù è peloso, mentre io ho la pelle liscia.
12 Forse mio padre mi palperà e si accorgerà che mi prendo gioco di lui e attirerò sopra di me una maledizione invece di una benedizione».
13 Ma sua madre gli disse: «Ricada su di me la tua maledizione, figlio mio! Tu obbedisci soltanto e vammi a prendere i capretti».
14 Allora egli andò a prenderli e li portò alla madre, così la madre ne fece un piatto secondo il gusto di suo padre.
15 Rebecca prese i vestiti migliori del suo figlio maggiore, Esaù, che erano in casa presso di lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe;
16 con le pelli dei capretti rivestì le sue braccia e la parte liscia del collo.
17 Poi mise in mano al suo figlio Giacobbe il piatto e il pane che aveva preparato.
18 Così egli venne dal padre e disse: «Padre mio». Rispose: «Eccomi; chi sei tu, figlio mio?».
19 Giacobbe rispose al padre: «Io sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come tu mi hai ordinato. Alzati dunque, siediti e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica».
20 Isacco disse al figlio: «Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio!». Rispose: «Il Signore me l’ha fatta capitare davanti».
21 Ma Isacco gli disse: «Avvicinati e lascia che ti palpi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio il mio figlio Esaù o no».
22 Giacobbe si avvicinò ad Isacco suo padre, il quale lo tastò e disse: «La voce è la voce di Giacobbe, ma le braccia sono le braccia di Esaù».
23 Così non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di suo fratello Esaù, e perciò lo benedisse.
24 Gli disse ancora: «Tu sei proprio il mio figlio Esaù?». Rispose: «Lo sono».
25 Allora disse: «Porgimi da mangiare della selvaggina del mio figlio, perché io ti benedica». Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli bevve.
26 Poi suo padre Isacco gli disse: «Avvicinati e baciami, figlio mio!».
27 Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco aspirò l’odore degli abiti di lui e lo benedisse: come l’odore di un campo che il Signore ha benedetto.
28 Dio ti conceda rugiada del cielo e terre grasse e abbondanza di frumento e di mosto.
29 Ti servano i popoli e si prostrino davanti a te le genti. Sii il signore dei tuoi fratelli e si prostrino davanti a te i figli di tua madre. Chi ti maledice sia maledetto e chi ti benedice sia benedetto!».
30 Isacco aveva appena finito di benedire Giacobbe e Giacobbe si era allontanato dal padre Isacco, quando arrivò dalla caccia Esaù suo fratello.
31 Anch’egli aveva preparato un piatto, poi lo aveva portato al padre e gli aveva detto: «Si alzi mio padre e mangi la selvaggina di suo figlio, perché tu mi benedica».
32 Gli disse suo padre Isacco: «Chi sei tu?». Rispose: «Io sono il tuo figlio primogenito Esaù».
33 Allora Isacco fu colto da un fortissimo tremito e disse: «Chi era dunque colui che ha preso la selvaggina e me l’ha portata? Io ho mangiato di tutto prima che tu venissi, poi l’ho benedetto e benedetto resterà».
34 Quando Esaù sentì le parole di suo padre, scoppiò in alte, amarissime grida. Egli disse a suo padre: «Benedici anche me, padre mio!».
35 Rispose: «E’ venuto tuo fratello con inganno e ha carpito la tua benedizione». (Genesi, 27

In questo brano ci sono: l’inganno, l’astuzia, la lotta per la successione, la congiura di una madre in favore del figlio prediletto….

Credo che questo racconto non abbia nulla da invidiare alle moderne intricate vicende delle serie televisive più note.

UTE: La fine del potere temporale: I Patti Lateranensi.

Proseguendo la lezione precedente, don Ivano ci ha fatto ripercorrere il periodo storico che va dalla presa di Roma del 1870 alla firma dei PATTI LATERANENSI.

Con la Breccia di Porta Pia, l’esercito italiano aveva occupato i territori dello Stato Pontificio e la stessa Roma: da quel momento Papa Pio IX, allora regnante, si sentì prigioniero dello Stato italiano e continuava a reclamare la restituzione dei territori che gli erano stati tolti, nonostante che nel 1971 lo Stato italiano con l’emanazione della Legge delle Guarentigie gli assicurasse piena autonomia nell’esercizio del suo potere spirituale e nei rapporti con gli stati esteri. Non gli veniva però riconosciuta alcuna sovranità sui palazzi occupati; doveva considerarsi un ospite. Questo non piacque a Pio IX che anzichè considerarsi ospite continuò a sentirsi prigioniero.

I suoi successori reclamarono solo la completa indipendenza , ma non accamparono più pretese sui territori perduti: avevano ben compreso che lo scomparso Stato Pontificio era un anacronistico relitto di tempi ormai lontani e non era in grado di venire incontro alle esigenze dei cittadini. La Chiesa si era liberata da un ingombrante fardello, ma pretendeva la più assoluta autonomia da potere politico dello Stato italiano. Fu così che Leone XIII emanò il ben noto “Non expedit”, col quale proibiva ai cattolici di partecipare alla vita politica.

Benedetto XV, dichiarando la sua neutralità prima dell’entrata in guerra dell’Italia nel 1915, si attirò la diffidenza dei governanti italiani, che nel Patto di Londra pretesero che il Papa non dovesse essere consultato nei trattati di pace che sarebbero seguiti alla fine del conflitto. Ciò però non escluse che il Papa intervenisse sui più scottanti problemi del suo tempo anche su sollecitazione della Società delle Nazioni (l’odierna ONU).

Finita la Grande Guerra, negli anni ’20, il Papa firma numerosi concordati con gli Stati nati dopo il Trattato di Versailles e con l’arrivo al potere di Mussolini, bisognoso dell’appoggio dei cattolici, si realizzarono le condizioni  per concludere le trattative con la firma dei Patti Lateranensi, che comprendevano: un Trattato con cui si riconosceva al Papa la sovranità sulla Città del Vaticano e sulle Basiliche Romane e un Concordato che regolava i rapporti tra lo Stato e la Chiesa. Regnava allora Papa Pio XI che, nonostante le numerose critiche interne alla Chiesa, difese con calore l’accordo raggiunto.

I Patti Lateranensi furono modificati solo nel 1984, quando non rispondevano più alla realtà di una Chiesa postconciliare e alle nuove condizioni dello Stato italiano diventato nel frattempo una repubblica democratica (e non più una monarchia/dittatura).

La perdita del potere temporale ha segnato l’acquisizione di una crescente autorevolezza del Papa di Roma, la cui guida morale è riconosciuta in tutto il mondo anche dai non-cattolici.

 

Quello che mi ha colpito in questa lezione è sentir echeggiare nomi come Gentiloni … Gasparri … sembra che nel nostro paese poco sia cambiato nell’olimpo di quelli che contano in questi cento anni. Altra nota: lo Stato italiano riconobbe alla Santa Sede un cospicuo risarcimento dei danni subiti e  quei capitali rimpinguarono quello IOR, protagonista di tante oscure vicende italiane.

Fukushima, dieci anni dopo.

Ho seguito una puntata di Atlantide su La7 sul disastro di Fukushima, accaduto 10 anni fa.

fukushima-5Il problema è ben lungi dall’essere risolto (infatti si prevede che occorreranno ancora non meno di 30/40 anni); nel frattempo, per  raffreddare gli impianti, è stata accumulata una quantità enorme di acqua contaminata, stoccata in contenitori, che ora attendono di essere svuotati, ….. ma dove?  L’unica soluzione praticabile sarebbe quella di sversare quell’acqua nell’Oceano, ma con quali rischi per l’ecosistema mondiale? Chi li può calcolare?

Dopo quel disastro, qui da noi sono diminuiti i fautori di nuovi impianti nucleari: i vantaggi derivati al Giappone dall’utilizzo dell’energia prodotta dalla centrale di Fukushima credo siano molto minori del costo della sua disattivazione…. senza contare che la capitale Tokio esiste ancora oggi solo per il malfunzionamento di una valvola che ha contribuito a raffreddare gli impianti e ha impedito che il disastro si trasformasse in un’apocalisse.

Ora non resta che sperare che per  l’acqua contaminata di Fukushima venga trovata una soluzione che non danneggi le acque degli Oceani e quindi la vita sull’intero pianeta.

 

Ute: Inferno, Canto V: Paolo e Francesca.

Quest’anno ricorre il 700° anniversario della morte di Dante e il prof. Galli non poteva non pensare di dedicare al sommo poeta alcune delle sue belle lezioni per evidenziare cosa volesse dire Dante ai suoi contemporanei e cosa dice ora a noi.

Oggi abbiamo riletto insieme il canto V dell’Inferno, in cui Dante pone coloro che sono morti per amore, che si sono lasciati trasportare dal turbinio dei propri sentimenti e che per questo ora vagano senza posa sferzati da una tempesta senza fine.

paolo e francescaDopo aver scorso velocemente la parte iniziale del Canto, siamo stati guidati a leggere con più attenzione la parte più conosciuta, quella che ha ispirato tanti altri artisti nel corso dei secoli: i versi che ricordano l’incontro di Dante con Paolo e Francesca. Il poeta, su invito di Virgilio, li chiama e nella sua voce si sente la pietà che i due, che camminano abbracciati, gli ispirano.

Essi si avvicinano e, su richiesta di Dante, Francesca racconta con dolore straziante e con pudore la storia del suo amore sfortunato e proibito. Paolo non parla, ma piange in modo tanto accorato che Dante si sente venir meno.

La bellezza sublime di questi versi, li ha resi immortali e commuove anche noi oggi, dopo quasi un millennio.

Il nostro docente ci ha fatto notare come Dante abbia citato versi di vari poeti  provenzali e stilnovisti famosi ai suoi tempi e come la sua pietà nei confronti dei due amanti derivi dal suo senso di colpa per aver un tempo accolto la teoria dell’amor cortese: quell’amore ideale che il cavaliere (uomo privo di beni materiali e quindi destinato a non sposarsi) riversava su una dama del cuore, maritata.

A quel tempo infatti il matrimonio era un vero contratto economico tra famiglie: l’amore non era contemplato se non al di fuori del matrimonio e questo ha causato la perdizione dei due giovani. Nello stesso tempo però la cultura dell’amor cortese ha avuto il merito di ridare risalto ai sentimenti.

Paolo e Francesca vivevano l’amore come insegnava  la cultura imperante a quel tempo; da sempre il modo di intendere l’amore è determinato dalla cultura  e quindi dobbiamo chiederci: quale tipo di amore trasmettiamo ora ai nostri giovani? I modelli proposti da certe trasmissioni TV e da certi media non sono certamente tale da permettere loro di vivere e di coltivare nel modo più giusto questo sentimento, così determinante nella vita di ognuno.

 

E’ stata anche questa una bella lezione per cui ringrazio il prof. Galli, per la passione contagiosa  con cui espone le sue lezioni.

Nonna Luna. (Samuele Hogan)

Questo è il testo della poesia italiana proposta a Samuele dal suo insegnante;

Nonna Luna

Come una volta, Nonna Luna arriva/ Dalla finestra carica/ di storie e memorie

Coraggio, figliola, /Non aver paura/Ti farò compagnia/ Ovunque tu sia! / 

Nonna luna/ racconta e canta/ poesie che fanno sentire/ a casa in terra straniera.

Ed ecco come Samuele l’ha tradotta ed elaborata:

luna entra dalla finestraLike once upon a time /Here comes grandmother moon. /Its gentle light welcoming,/ Breaking up the darkness,/ Shining a path to life, and safeness

The warmness of its light engulfs me 

My worries are burned /But my hopes shine through the night/ Grandmother moon / Looks over us /Keeps us company

That makes us feel / At home in a strange land

Prove d’arte.

In questi giorni sto coinvolgendo i miei nipoti, Samuele e Davide (13 e 14 anni), nella pubblicazione di loro composizioni su questo blog, che è nato proprio pensando a tutti i miei nipoti.

Davide si è scoperto poeta/filosofo e mi manda le sue riflessioni; Samuele mi ha mandato i suoi disegni: alcuni sono molto ben eseguiti, altri sono molto originali come tema e come impostazione. Ne

tempo di coronavirus
tempo di coronavirus

pubblico qui  un paio, visto che, dopo averli aperti con Paint, la piattaforma di questo blog non mi consente di pubblicare gli altri.

cane di SamuFoto da Diana Catellani

Ute: Le fiabe sono sogni dell’inconscio collettivo (B. Tatafiore – sintesi di Angela D’Albis)

La professoressa Tatafiore ci ha proposto un viaggio tra le fiabe e la psicoanalisi junghiana.

Secondo Jung, noto psicanalista discepolo di Freud, le fiabe ci ripropongono in una forma schematica, rappresentativa, la dimensione profonda e inconscia della nostra psiche, comune agli uomini di tutte le epoche e culture.

La nostra psiche è popolata da tante forze che agiscono e lottano tra di loro. Quali sono queste forze?

Jung individua l’”anima”, che è la dimensione femminile che si trova anche nei maschi, e l’”animus”, la dimensione maschile che si trova anche nelle femmine.

barbabluRaccontandoci la fiaba di “Barbablù”, la professoressa ci spiega che tutti i personaggi della fiaba rappresentano le forze che si trovano nella nostra psiche e che fanno la storia di ognuno di noi.

La nostra psiche è sempre in crescita, in evoluzione e desidera sempre realizzare sè stessa (la ragazza della fiaba).

La forza distruttiva o predatore naturale, (Barbablù) interviene inibendoci, impedendoci di essere noi stessi, di crescere.

Noi, però, chiamiamo a raccolta tutte le forze che abbiamo in noi per combattere il predatore naturale che vuole distruggerci.

Intervengono le voci interiori positive (le due sorelle) che ci spingono ad aprire la stanza dove c’è la vita creativa che dobbiamo ancora esprimere. Esse rappresentano la consapevolezza e la saggezza.

In quella stanza ci sono gli scheletri che rappresentano le forze indistruttibili del nostro potere e le ossa che rappresentano l’”anima”

Chiediamo aiuto, infine, all’energia maschile, l’”animus”, (i fratelli) che ci aiuta a realizzare quello che dobbiamo fare. Questa forza fa a pezzi il predatore naturale (Barbablù), ma questa non è la fine perché da qui si rinasce (archetipo del “mangiatore di peccati”).

Il predatore naturale, così, da negativo diventa lo spirito del cambiamento, la forza che ci spinge sempre a non rimanere impotenti ma ad agire.

Spesso il predatore naturale si nasconde nei nostri sogni come “l’uomo nero” del quale non dobbiamo avere paura perché è uno stimolo per continuare a lottare.

 

Virus, varianti e vaccini …sfuggenti.

Torneremo in zona arancione? o rossa?

In Lombardia si va verso la creazione di mini-zone rosse, visto l’avanzare incalzante delle  varianti di coronavirus che circolano in Lombardia.

Ci saranno reazioni accese come per la chiusura delle piste da sci? E’ vero, questo ultimo provvedimento è arrivato troppo tardi, ma forse bisogna rendersi conto che a comandare per il momento è il virus con le sue varianti.

La Lombardia pare poco organizzata anche per i vaccini, visto che è così arduo accedere alle prenotazioni on line. Altrove gli ultraottantenni sanno già dove e quando potranno essere vaccinati …. qui chi è riuscito a collegarsi, dopo ore ed ore passate al computer, ha ricevuto in risposta un messaggio in cui gli si dice che riceverà un altro messaggio con le indicazioni del caso….. ottimo, direi!!!!

2020 … (Davide Bandini)

Quanta gioia abbiamo sentito! / Quanta impazienza abbiamo avuto!/ Quanto abbiamo festeggiato  il 2020!/ Mai avevo sentito tanta gioia!!

Festeggiammo senza sapere ciò che sarebbe accaduto…/oggi rimpiangiamo quel capodanno/ e la gente soffre a ripensarci.

082711383-4bdb0df0-3048-4177-b5c7-fd1e7b8dbf50Poi per le strade ho sentito sirene di ambulanze….

Notizie tragiche, persone malate, persone morte…

Andra-tutto-bene-voci-di-poverta-durante-la-pandemiaFu impossibile avere una vita normale,/ fu impossibile vedere gli amici  e i parenti.

Ma il virus non ci toglierà la fiducia e la speranza/ che saremo un giorno liberi da questa prigione.