UTE: Dante nella Firenze del suo tempo. (sintesi di A. D’Albis)

la Firenze di danteLa lezione di oggi di Don Ivano Colombo ha delineato la figura di Dante nel suo contesto storico e geografico, soprattutto nei suoi rapporti con la sua amata Firenze.

Le considerazioni del professore sono state, come sempre, originali, personali e molto interessanti. Questa sintesi riporta solo una piccola parte di una lezione veramente magistrale!

Per prima cosa, il nostro docente ha sottolineato che nel canto sesto di ogni cantica, Dante parla di tre luoghi che gli stanno a cuore: nell’inferno parla di Firenze; nel Purgatorio dell’Italia (oggetto della prossima lezione); nel Paradiso si sofferma sull’Impero che corrisponde, per noi, all’Europa.

Firenze, descritta nell’Inferno, è, per Dante, una città che non può essere salvata. Essa si è macchiata di un peccato che, agli occhi della morale cristiana, non può essere perdonato e merita l’inferno. Questo peccato è “l’affarismo” economico e finanziario, cioè il voler accumulare ricchezze ad ogni costo, anche con mezzi illeciti.

Dante si trova a vivere, all’apice della sua carriera politica, in una Firenze in rapida trasformazione, non solo del governo, ma anche della società civile e dell’economia. Firenze è diventata la “Banca d’Europa” per la grande quantità di danaro che possiede. Questa enorme ricchezza porterà alla corruzione e Dante, che fa parte del sistema politico, ne verrà travolto suo malgrado. Infatti, egli sarà chiamato in giudizio con l’accusa di essere un “barattiere”, cioè di essere un politico che concede favori in cambio di “mazzette” (tangenti).

Non sappiamo se Dante sia stato veramente corrotto perché non ci sono documentazioni che lo attestino e, quindi, non abbiamo le prove. Lui afferma di no e sogna una città più vivibile, come quella nella quale viveva il suo trisavolo Cacciaguida, povera di mezzi, ma ricca di umanità. Vorrebbe una città ideale simile a quella descritta da Cicerone, dove le diverse classi sociali vivano in armonia, ma capisce che non è possibile: questa città ideale è irrealizzabile. Come uomo del Medioevo, Dante è ancorato al passato.

Nel canto VI dell’Inferno, Dante incontra un suo concittadino, Ciacco, che sta tra i golosi. Egli è ingordo non solo di cibo, ma di tutte le forme di appetito. Proprio a lui Dante fa descrivere la sua Firenze. Ciacco (“porco” nella parlata fiorentina) descrive Firenze come una città divisa, piena di violenze, invidia e avarizia. Come a Sodoma, in essa ci sono pochi giusti (Dante stesso e il suo amico Dino Compagni, scrittore e storico), che non sono “capiti”.

Però, tra tante cose negative, nella Firenze di Dante, ci sono grandi personaggi che vengono cacciati all’Inferno perché colpevoli di peccati imperdonabili per la morale cristiana, ma che conservano grande senso di umanità come il grande Farinata degli Uberti, nemico di Dante e colpevole di eresia, che Dante tratta con rispetto e ammirazione e Brunetto Latini, suo maestro di retorica, che è stato per Dante un importante riferimento morale e politico.

In conclusione, il docente cita titolo e autori dei libri che l’hanno aiutato nella stesura di questa lezione. Tra di loro c’è Alessandro Barbero, noto storico e divulgatore televisivo, che ha recentemente scritto una bella biografia su Dante che inizia con l’episodio della battaglia di Campaldino. Il noto storico ha voluto sottolineare, con questo episodio, che Dante possedeva un cavallo e che quindi apparteneva a una famiglia agiata, anche se non nobile, che gli avrebbe permesso di accedere ai vertici sociali.

Poi presenta uno storico un po’ meno recente e, forse, poco conosciuto, ma altrettanto importante (Raffaello Morghen), che, nei suoi saggi, vede Dante come un “profeta biblico”, uno, cioè, che ha una missione quasi affidatagli da Dio: portare l’umanità, persa nel peccato, verso una vita nuova.

Il nostro docente conclude con un parallelo tra la società dell’epoca di Dante e la nostra, non solo riguardo alle tangenti, ma anche nella discussione, di grande attualità, sull’unità europea. Su che cosa vogliamo costruire l’Europa, si chiede il professore, ma ce lo chiediamo tutti quanti noi, solo ed esclusivamente sull’economia e la finanza o anche su altri valori che diano il giusto peso alla dignità e ai diritti delle persone?

Grazie Don Ivano!