Pellegrinaggio, metafora della vita

Ieri, abbiamo potuto effettuare il pellegrinaggio che avevamo dovuto annullare nel febbraio 2020 per il COVID.

La Val Seriana ci ha accolto in una giornata piuttosto fredda e grigia al mattino e soleggiata e tiepida nel pomeriggio.

La prima tappa ci ha portato a Lallio, un piccolo cento alle porte di Bergamo. Penso che molti non lo abbiano mai sentito nominare e questa è una vera lacuna imputabile alla nostra incapacità di valorizzare il nostro patrimonio artistico-culturale. A Lallio, infatti, c’è un’antica chiesetta risalente al XVI secolo che è un vero gioiello. Dedicata al predicatore S. Bernardino da Siena, il suo aspetto esterno privo delle antiche pitture  è piuttosto anonimo e forse per questo la magnificenza della parte interna ti coglie ancor più di sorpresa.

Al suo interno, infatti, è interamente affrescata con pregevoli rappresentazioni dei principali episodi della Storia Sacra e della vita del Santo cui la chiesetta è dedicata.

La seconda tappa ci ha portati, all’interno della Val Seriana, a Clusone bellissima e antica cittadina caratterizzata da vie strette e ripide e da un bellissimo centro storico. La nostra meta era comunque il complesso costituito dall’Oratorio dei Disciplini (congregazione medioevale dedita alla penitenza e al soccorso dei bisognosi). Oltre alla chiesetta interna, anch’essa completamente affrescata e al museo, la nostra attenzione si è soffermata sulla famosa “Danza Macabra” che compare sulla facciata dell’Oratorio. E’ una celebrazione della ineluttabilità della Morte, cui nessuno si può sottrarre e che accomuna ogni vivente, ammonendo in particolare a riflettere sulla vanità delle ambizioni umane legare al potere o alla ricchezza. Singolare e molto eloquente circa la mentalità del tempo è la rappresentazione dell’inferno: tra le sue fiamme compaiono solo donne!!!

A questa seconda tappa è seguita la pausa pranzo, inficiata da qualche pecca organizzativa dovuta alle restrizioni del COVID non considerata come dovuto dagli organizzatori, che se ne scusano vivamente.

Il Giro di Lombardia ha per un po’ rallentato la nostra marcia verso la terza  tappa prevista nel pomeriggio, ma fortunatamente il parroco di Colzate ci ha aspettato e ci ha poi accompagnato con eloquio brillante ed efficace alla visita del Santuario dedicato a S. Patrizio, patrono d’Irlanda. In Val Seriana infatti la lavorazione del panno-lana aveva reso ricchi e fiorenti centri abitati della zona, che si rifornivano di materia prima in Irlanda e da lì è stata importata la devozione a S. Patrizio a cui, tra storia e leggenda, sono stati attribuiti numerosi miracoli.  Uno di questi è ricordato in uno degli affreschi  che abbelliscono le pareti del sacello interno al Santuario: un benestante aveva rubato la pecora di una povera vedova, che andò a chedere giustizia al vescovo Patrizio, dicendo che quell’animale era la sua unica fonte di sostentamento. A quel punto il Santo fece il miracolo e la pecora cominciò a belare dentro lo stomaco del ladro che l’aveva mangiata e che fu così individuato.

Dal porticato del Santuario, costruito su su uno spuntone di roccia, rubando spazio alla montagna, si gode una vista stupenda su tutta la valle sottostante e sulla parte iniziale della Val Gandino. Lì abbiamo anche potuto acquistare ottime formaggelle e squisiti salamini, poi siamo ripartiti.

Di questo pellegrinaggio penso che ci rimarrà come ricordo quanto sia  sorprendente la ricchezza di cose belle di cui  abbonda ogni angolo del nostro paese e ci rimarrà anche la gratitudine al nostro parroco don Claudio per aver legato queste tre tappe con riflessioni sulla nostra vita intesa essa stessa come pellegrinaggio, che prevede una partenza, un camminare sempre pronti ad adeguarsi alle situazioni in cui veniamo a trovarci e al raggiungimento di una meta che compenserà tutte le tribolazioni e le fatiche.