UTE: “LA PESTE” di Camus (Sintesi di Diana) – Dante: corruzione nella Chiesa (S. Pier Damiani) – sintesi di A. D’Albis

Il prof. Porro e l’attore C. Poggioni sono una garanzia: le loro lezioni sono sempre un evento. Il tema questa volta era Camus.

Questo grande scrittore algerino ha avuto un’infanzia poverissima, essendo rimasto orfano di padre in tenerissima età, durante la Prima Guerra Mondiale. La madre, che soffriva per gravi menomazioni, gli fu sempre vicina con la sua dolcezza e gli insegnò a rispettare la povertà.

Fu notata la sua vivace intelligenza dal suo maestro che lo preparò per concorrere a una borsa di studio e così potè andare ad Algeri, dove compì tutti i suoi studi, dopo aver superato anche un periodo di grave difficoltà a causa della tubercolosi.

Finiti gli studi si trasferì a Parigi dove frequentò l’élite degli intellettuali del tempo, senza mai sentirsi a suo agio tra di loro.

Scrisse la sua prima opera, “Lo Straniero” nel 1942. In questa opera traspare la visione della vita della corrente esistenzialista: le cose esistono senza ragione, la vita stessa è senza ragione. Nella sua seconda opera, “Il Mito di Sisifo” , Camus sostiene che ognuno di noi è come Sisifo (condannato a spingere continuamente un masso su una collina, dalla quale rotola inesorabilmente ogni volta verso valle) ma questo deve spingerci a lottare senza cedere alla rassegnazione.

Collaborò con la Resistenza Francese, durante l’occupazione tedesca, e cominciò a scrivere (1941) il suo capolavoro: “La Peste”.

La pestilenza è metafora del Nazismo, del Male, dell’assurdità del dolore e contro tutto questo non c’è che una via: collaborare e fare bene il proprio mestiere.

Le parole del prof. Porro sono state intervallate dalla lettura di alcune pagine significative delle opere del Camus e l’interpretazione di Christian Poggioni ce ne ha fatto assaporare tutta le bellezza e la complessità.

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Don Ivano prende spunto dalla figura di S. Pier Damiani, che Dante ci presenta nel canto XXI del Paradiso, per parlarci di un altro male che affligge la Chiesa: “il disordine a livello sessuale”.

In verità, Dante non parla esplicitamente di questo argomento, perché non gli interessa. Egli vuole una Chiesa che si liberi dal potere politico e mette in bocca a S. Pier Damiani parole dure riguardo ai “moderni pastori”. grassi e pesanti, che non vanno più a piedi, ma si lasciano trasportare nelle portantine, dalle quali trasbordano, in contrapposizione con i pastori della Chiesa primitiva, come Pietro e Paolo, “magri e scalzi”, ma coerenti allo spirito del Vangelo (Paradiso XXI, 124-135).

Tuttavia, va ricordato che S. Pier Damiani ha scritto un pamphlet (”Liber Gomorrhianus”) nel quale l’autore denuncia con forza due dei peccati più diffusi nella Chiesa del suo tempo: la simonia e la lussuria.

S. Pier Damiani scrisse questo testo nel 1049 e lo dedicò a Papa Leone IX che lo approvò, ma non lo diffuse e così fecero anche i suoi successori, impedendone, così, la divulgazione.

S. Pier Damiani fu tra i riformatori più accesi, duri e intransigenti del suo tempo.

Nacque a Ravenna nel 1007 e morì a Faenza nel 1072 e fu subito venerato santo. Le sue ossa sono custodite nel tempio di questa città. L’epoca in cui visse S. Pier Damiani è caratterizzata da una forte opera riformatrice all’interno della Chiesa. L’obiettivo dei riformatori era di ritornare alla purezza originaria della Chiesa.

Attorno al 1000, nacque anche un sistema riformatore che faceva capo all’Abazia di Cluny, nella Borgogna francese, che permise l’emanazione della “legge del celibato”. Questa legge impediva ai preti di sposarsi e li rendeva sempre più simili ai monaci.

L’espansione della riforma di Cluny permise ad abati di grande prestigio culturale e spirituale di ricoprire cariche importanti nella Chiesa. Alcuni di essi diventarono anche Papi (Gregorio VI, Leone IX, Alessandro II, Gregorio VII e altri).

I siti cluniacensi si diffusero dappertutto, tranne che a Milano. Qui, infatti, c’era un’organizzazione di laici, chiamata “Pataria”, che, non solo si opponeva al vescovo, legato all’autorità imperiale, ma che recuperò una serie di tradizioni desuete che ebbero il merito di salvare il rito ambrosiano.

In conclusione, purtroppo, i mali contro i quali si scagliava S. Pier Damiani sono ancora presenti oggi, nella Chiesa e la sua denuncia di più di mille anni fa, con tutti i limiti legati al contesto storico e culturale, è ancora attuale.