Giornata mondiale contro le MGF.

MGF= Mutilazioni Genitali Femminili.

Questo articolo ci ricorda che il 6 febbraio è la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, obbrobrio ancora praticato in molti paesi e anche in Italia, da parte di famiglie immigrate.

L’articolo mette in luce la vastità e la gravità del problema e informa sulle iniziative che si stanno attuando (soprattutto in Emilia) per arginare questa usanza crudele.

Essa mira a far sentire la donna come un prodotto imperfetto della natura e, come tale, deve accettare di assoggettarsi a umiliazione, dolore e a rischio di infezioni e di morte.

Quale condizionamento culturale e sociale può indurre delle madri a sottoporre le proprie figlie a una pratica tanto disumana? Mamme ribellatevi! Voi che avete conosciuto questa terribile esperienza, fate in modo che le vostre figlie non debbano subire la stessa sorte. Padri, l’usanza delle mutilazioni genitali è una barbarie che non ha diritto di esistere nel terzo millennio!! E’ un rito ancestrale e barbaro che non ha nulla a che vedere con la religione: Dio ha creato l’uomo e la donna e ha dato loro un corpo meraviglioso, perfetto, non è certo sua volontà che si offenda e si umili proprio quel corpo che è destinato a continuare nel tempo la Sua opera di creazione.

Cattedrali del silenzio.

Mi hanno particolarmente colpito le parole che seguono, pronunciate da Papa Francesco nel primo Angelus del 2024, prendendo spunto da una poesia di D. M. Turoldo:

“Vergine, cattedrale del Silenzio / tu porti la nostra carne in paradiso / e Dio nella carne”. “Ma anche le nostre mamme, con la loro cura nascosta, con la loro premura, sono spesso magnifiche cattedrali del silenzio”, ha attualizzato Francesco: “Ci mettono al mondo e poi continuano a seguirci, tante volte inosservate, perché noi possiamo crescere. Ricordiamoci questo: l’amore non soffoca mai, l’amore fa spazio all’altro e lo fa crescere”.

Quante volte una mamma ritiene più importante tacere che parlare!! Le parole in certi casi possono ferire, creare divisioni, allontanare, lacerare rapporti fragili e allora meglio tacere e affidare a Chi tutto può le proprie pene, i timori laceranti e credere fermamente che tutto, un giorno, avrà un senso.

Grande, Papa Francesco!!!

 

Discriminazione di genere.

Se seguite “Affari tuoi” condotto da Amadeus, avrete certamente notato che ha le borse sotto gli occhi, le zampe di gallina e rughe varie disseminate per il volto e, giustamente, le lascia vedere con naturalezza. Nessuno pensa che dovrebbe farsi un lifting. E’ bravo, è simpatico, sa mantenere alto l’interesse per il gioco (spesso crudele) che conduce e tanto basta a tutti quelli che lo seguono. Lo stesso si potrebbe dire per Fabio Fazio o per altri personaggi TV non più giovanissimi di sesso maschile.

Se invece parliamo di donne della TV ecco che compare quello strano alone che appiattisce il volto e gli toglie espressione o si vedono facce rese inespressive dal botulino o deformate dagli interventi di plastica facciale. Quando impareremo ad accettare l’idea che anche le dive  o le conduttrici televisive possono invecchiare e continuare ad essere ottime professioniste?

Questa è una discriminazione di genere che noi donne stesse contribuiamo a perpetrare.

Una bella storia di Natale.

Non so se sia per tutti così, ma questa notizia mi ha realmente commosso: Agnese Moro, figlia di Aldo Moro, lo statista rapito e ucciso dalle brigate rosse, ha voluto incontrare gli assassini di suo padre e i loro fiancheggiatori.

Da questi incontri, ripetuti nel tempo, sono nate “amicizie difficili” come le definisce la stessa Agnese, ed è potuto scaturire il perdono liberatorio.

Sì, il perdono può aiutare a sciogliere il troppo dolore delle vittime e il peso insopportabile del rimorso dei carnefici . Il perdono può consentire alle une e agli altri di ricominciare una vita diversa, in cui non ci si deve continuare a sentire soltanto vittime di una crudeltà insensata e ci si può ritrovare in un ruolo diverso e più umano di quello del carnefice, ormai aborrito dentro la propria coscienza.

Credo che questa sia una bellissima storia di Natale, che dovrebbe avere molto più risalto nelle cronache dei nostri giorni, perché dal perdono può nascere la pace tra le persone e tra i popoli.

Tutti dobbiamo fare la nostra parte…

In questo articolo di Repubblica alcuni musicisti rispondono alle accuse di Cristiana Capotondi ai testi delle canzoni rap/trap., accuse che condivido pienamente: mi è bastato leggere il testo di una canzone di quel genere.

Per certi versi hanno però qualche ragione anche quelli che a tali accuse rispondono “non possiamo essere più colpevoli di certa cinematografia o di certa TV o di certi social…”. In effetti se certe cose accadono , credo che nessuno possa dirsi innocente, tutti abbiamo un po’ di responsabilità se la nostra società produce certi frutti avvelenati, se non altro perchè non facciamo nulla per migliorarla. Ed è proprio qui il punto , cari cantautori rap o trap (non ne conosco la differenza): se tutti siamo responsabili, anche voi lo siete e potete fare qualcosa per non offrire ai vostri giovani fan musica e testi che inneggiano alla violenza sulle donne. Poi la famiglia avrà la sua parte da svolgere, così come la scuola e la società tutta e nessuno può tirarsi fuori e dire “Io non c’entro”, nemmeno il mondo della  musica.

Preghiera.

Signore, non ti prego per Giulia, perchè ora lei sarà accanto a Te e non sentirà più né il terrore né il dolore dei suoi ultimi momenti di vita. Lei ora è in pace.

Ti prego invece per il suo papà e per sua sorella e per quelli che le hanno voluto bene: faranno fatica a stare senza di lei e saranno tormentati dal pensiero che forse avrebbero potuto capire meglio, consigliare prudenza…

Ti prego anche per i genitori del giovane omicida: l’angoscia più profonda sarà loro compagna per tanto tempo; quel figlio che era per loro il tesoro più prezioso è ora per tutti un mostro , ma continua ad essere loro figlio . Sarà difficile stargli vicino, ma se non ci riusciranno loro, chi potrà mai farlo?

Ti prego per tutti loro, Signore misericordioso. Amen

Film: Jeanne du Barry.

Se amate i film che ricostruiscono un momento storico con apprezzabile fedeltà, amerete il film “Jeanne du Barry”.

jeanne du BarryLa pellicola racconta la storia di Jeanne,  ragazza poverissima, ma intelligente e istruita, che riesce ad arrivare alla corte di Luigi XV e a diventare la sua favorita .

Molte scene del film sono state girate nel Castello di Versailles e colpiscono per lo splendore degli ambienti e per la ricchezza dei costumi. La protagonista è interpretata da Maiwenn, che è anche la regista; nel film si sottolinea l’anticonformismo di Jeanne, che ama la cultura e le arti (in un’epoca in cui alle donne non si riconosceva il diritto all’istruzione) e che non ha paura di stravolgere le stantie consuetudini della corte parigina.

Nel ruolo di Luigi XV si può ammirare un  bravissimo Johnny Depp, che non ha più lo smalto dei vent’anni, ma mantiene un indubbio fascino e sa interpretare in modo credibile un sovrano ormai attempato che vede nella sua favorita un soffio di autenticità in un mondo che lo opprime con la sua ipocrisia.

Mi ha colpito il fatto che la corte e i familiari del re ritenevano un intollerabile scandalo la presenza di Jeanne a corte accanto al sovrano, perché la giovane donna non era nobile e non era sposata, per questo Luigi XV costringe il conte Du Barry a sposare Jeanne, che così acquisisce il titolo nobiliare e lo status di “donna perbene”: ora sì che può comparire al fianco del re come sua favorita ufficiale!!!

Insomma è stato un piacere seguire le vicende narrate nel film e, alla fine, non è mancato un momento di commozione.

Poesia: Donne mie (D. Maraini)

Da un anno in Iran le donne lottano per il diritto di esistere come esseri liberi e pensanti e da molto tempo in Afghanistan le donne si vedono negare ogni diritto.  Pensando a loro, ho cercato e trovato questa poesie di Dacia Maraini.

Donne mie

Donne mie illudenti e illuse che frequentate le università liberali,
imparate latino, greco, storia, matematica, filosofia;
nessuno però vi insegna ad essere orgogliose, sicure, feroci, impavide.
A che vi serve la storia se vi insegna che il soggetto
unto e bisunto dall’olio di Dio è l’uomo
e la donna è l’oggetto passivo di tutti
i tempi? A che vi serve il latino e il greco
se poi piantate tutto in asso per andare
a servire quell’unico marito adorato
che ha bisogno di voi come di una mamma?
Donne mie impaurite di apparire poco
femminili, subendo le minacce ricattatorie
dei vostri uomini, donne che rifuggite
da ogni rivendicazione per fiacchezza
di cuore e stoltezza ereditaria e bontà
candida e onesta. Preferirei morire
piuttosto che chiedere a voce alta i vostri
diritti calpestati mille volte sotto le scarpe.
Donne mie che siete pigre, angosciate, impaurite,
sappiate che se volete diventare persone
e non oggetti, dovete fare subito una guerra
dolorosa e gioiosa, non contro gli uomini, ma
contro voi stesse che vi cavate gli occhi
con le dita per non vedere le ingiustizie
che vi fanno. Una guerra grandiosa contro chi
vi considera delle nemiche, delle rivali,
degli oggetti altrui; contro chi vi ingiuria
tutti i giorni senza neanche saperlo,
contro chi vi tradisce senza volerlo,
contro l’idolo donna che vi guarda seducente
da una cornice di rose sfatte ogni mattina
e vi fa mutilate e perse prima ancora di nascere,
scintillanti di collane, ma prive di braccia,
di gambe, di bocca, di cuore, possedendo per bagaglio
solo un amore teso, lungo, abbacinato e doveroso
(il dovere di amare ti fa odiare l’amore, lo so)
un’ amore senza scelte, istintivo e brutale.
Da questo amore appiccicoso e celeste dobbiamo uscire
donne mie, stringendoci fra noi per solidarietà
di intenti, libere infine di essere noi
intere, forti, sicure, donne senza paura.