UTE: Shakespeare: dalla vendetta alla sapienza del perdono – Riflessioni Pasquali

Per contestualizzare l’argomento della sua lezione, la nostra giovane docente Laura Molinari, ha ricostruito brevemente  il quadro storico del Regno Unito nel periodo tra il XV e il XVI secolo: con Enrico VII si conclude la guerra delle Due Rose e si ha pertanto un rafforzamento della monarchia,; si oserva un notevole impulso alle esplorazioni geografiche e si aprono nuove vie commerciali. Gli succede Enrico VIII che provoca lo scisma dalla Chiesa di Roma; dopo di lui Mary I, viene soprannominata “La Sanguinaria” per le sue feroci persecuzioni contro i protestanti; con Elisabetta I, protestante, si persegue una maggiore stabilità all’interno del regno mentre viene ripresa la persecuzione dei cattolici. Elisabetta I ordinerà anche la decapitazione della cugina Maria Stuarda, regina di Scozia, che si era fatta coinvolgere in complotti contro Elisabetta.

Sotto il suo regno, il Regno Unito ha un periodo di rinnovamento anche culturale: fiorisce un nuovo umanesimo che influisce soprattutto sulla letteratura e sul teatro, che poteva essere seguito sia dalle classi nobili che dal popolo, il quale spesso interagiva con gli attori sulla scena.

E’ in questo contesto che compare sulla scena londinese William Shakespeare, della cui biografia non si hanno molte notizie. Le sue opere teatrali invece sono conosciutissime e vengono ancora rappresentate in tutto il mondo, perché in esse le vicende dei personaggi offrono il pretesto per un’analisi talmente approfondita delle loro emozioni e dei loro sentimenti, che ogni spettatore di ogni epoca può rispecchiarvisi. Si possono individuare varie fasi nella produzione teatrale di Shakespeare: dalle commedie brillanti, alle tragedie, a un’ultima fase più romantica e serena.

A questa presentazione iniziale è seguita la proiezione di alcune sequenze dell’Amleto, la tragedia che ha per protagonista il principe danese che vuole farsi giustizia da sé, vuole vendicare l’assassinio del padre, ma la sua irresolutezza porterà alla morte di tutti i protagonisti. Da quest’opera, come dall’Otello o dal Macbeth, trasuda una visione estremamente pessimistica dell’umanità.

Nella prossima lezione si parlerà della saggezza del perdono.

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deposizione CaravaggioRIFLESSIONE PASQUALE – Come ogni anno, don Ivano è venuto a portarci i suoi auguri per la prossima Pasqua con una riflessione, che ha voluto incentrare sul significato del Sabato Santo (che secondo la concezione ebraica va dalla sera del venerdì alla sera del sabato).

E’ il tempo della sepoltura, che fa parte della Buona Novella (Vangelo) alla pari della Crocifissione e della Resurrezione, perchè è il punto d’incontro della vita umana e di quella ultraterrena di Gesù.

Nei racconti evangelici di questo momento, spicca la figura di Giuseppe di Arimatea, di cui si sa solo che era ricco e che faceva parte del Sinedrio, poi il suo nome non compare più.

Come è solito fare, don Ivano ci ha poi aiutato a “decodificare” alcune opere pittoriche famose che rappresentano la deposizione dalla Croce e, fra tutte, quella che più sa rendere il significato di una morte che però emana luce ed è fonte di speranza è certamente quella del Caravaggio.

UTE: Lezione di Felicità – Kafka: opere.

La prof.ssa Tatafiore oggi ha parlato di Epicuro leggendoci quanto il filosofo greco scriveva al figlio Meneceo.

Siamo nel IV/III secolo a. C. La polis, in cui i cittadini sentivano di aver una loro importanza, un loro ruolo nella vita della comunità, attraversa un periodo di forte crisi  e bisogna adeguare ai tempi nuovi il modo di intendere la vita. Epicuro scrive una lettera al figlio elencando una serie di precetti cui attenersi per cercare di raggiungere la felicità, che non è allegria o euforia.

La felicità è essere soddisfatti di sé, sentirsi realizzati attraverso l’esercizio della virtù e della razionalità.

Se per Platone la felicità consiste nella conoscenza del mondo delle idee e per Aristotele nella conoscenza della realtà, per Epicuro  la filosofia  è il mezzo per raggiungere la felicità perché essa è la medicina dell’anima e necessita di esercizio e di impegno.

Non c’è età per filosofare e quindi per  raggiungere la felicità. E’ importante avere un gruppo di amici coi quali riunirsi per filosofare.

Epicuro raccomanda al figlio il rispetto delle divinità, ma senza avere timore dei loro castighi, infatti le divinità sono esseri beati e immortali che non si curano di ciò che fanno gli umani. Non si deve nemmeno temere la morte perchè se c’è la morte noi non ci siamo e se ci siamo noi la morte non c’è, pertanto preoccupiamoci di vivere bene il nostro presente e di godere dei piaceri  che la vita ci può dare. E’ naturale perseguire il piacere e fuggire il dolore, ma solo la saggezza ci porta a riconoscere ciò che è bene e ciò che è male. Il piacere vero è quello che proviamo quando raggiungiamo l’equilibrio interiore

La filosofia porta alla prudenza e alla felicità.

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Continuando il suo discorso su Kafka, il prof. Porro puntualizza il condizionamento subito dal disprezzo del padre che voleva fare di lui un uomo d’affari e non tollerava il suo amore per la letteratura e l’arte. L’anno più prolifico nella sua pur breve vita fu il 1912 in cui scrisse le sue opere più importanti. Si era infatti invaghito di una ragazza tedesca con la quale intraprese una fitta corrispondenza epistolare: scrivere quelle lettere gli dava sollievo e sicurezza. Ma lui si sente inadatto al matrimonio e la storia finisce con un tragico incontro con la ragazza e il padre di lei. Proprio da quest’ultimo episodio parrebbe aver tratto ispirazione per il suo romanzo intitolato “Il Processo”.  La storia narrata in questa sua opera inizia con l’arresto immotivato del protagonista, a cui non viene mai notificato il capo d’accusa e questo da il via a situazioni assurde, così come è assurda la vita reale per lo scrittore .

Un altro pomeriggio piacevole…

 

 

 

 

Ute: Mark Rothko – Incontinenza urinaria

La prof. ssa Beretta, ha cominciato a insegnare all’UTE fin dalla nascita della nostra associazione e ogni sua lezione è sempre molto apprezzata.

Ieri, continuando il discorso sugli artisti americani contemporanei, ci ha parlato di un pittore di cui si sente poco parlare, ma che ha lasciato un segno importante nell’arte della pittura.

Mark Rothko (nato in Lettonia nel 1903 e morto a New York 1970), viene definito un espressionista astratto, ma la sua pittura è più poetica e meno appariscente di quella del suo contemporaneo Pollock.

Quando il padre muore poco dopo essere arrivato in America, Mark a 10 anni si mette a vendere i giornali per aiutare la famiglia, in seguito, grazie a una borsa di studio può iscriversi alla facoltà di filosofia, ma poi, per ragioni economiche deve abbandonare gli studi e finisce per dedicarsi alla pittura. Le sue prime opere rappresentano spazi urbani claustrofobici, che trasmettono disagio; poi, entrato nel “gruppo degli Irascibili” (Scuola di New York), sperimenta il surrealismo ispirandosi agli antichi miti e infine approda a una pittura non più figurativa, ma fatta di macchie di colore e  forme sfumate che si intersecano, in continuo divenire, fluttuanti nello spazio.  Rothko vuole rappresentare il respiro della vita, le sue macchie di colore richiamano i sentimenti. Egli è un grande ammiratore del Beato Angelico, che sapeva ben rappresentare l’idea di infinito (Annunciazione – l’Arcangelo è inserito in uno spazio non tangibile come quello in cui appare la Vergine).

Le macchie di colore di Rothko non sono casuali, ma offrono allo spettatore uno spazio in cui soffermarsi e respirare. Il pittore si immerge nelle sue opere di grande formato e invita lo spettatore a fare altrettanto: l’arte non va spiegata, ma l’osservatore deve trovare in essa la sua “rivelazione” e sentire il bisogno di fermarsi, di immergersi nel colore e nelle forme, in uno spazio spirituale. C’è un dialogo spirituale tra quadro e osservatore. Mentre per il Beato Angelico la pittura è rivelazione religiosa, per Rothko è rivelazione laica di sentimenti ed emozioni. Le sue opere sono al TATE di Londra.

La sua ultima realizzazione, una cappella a Houston nel Texas, è ora un centro interreligioso che contiene tutti i libri sacri di tutte le religioni del mondo.

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L’INCONTINENZA URINARIA: Il dr. Roberto Galdini ci ha introdotto nella conoscenza di un disturbo che affligge molte persone, soprattutto donne, non più giovani, ma non solo.

Eccoci dunque a parlare della vescica che è il serbatoio in cui si accumulano i liquidi prodotti dai reni. Essa è un controllata dal muscolo detrusore (involontario) e  da uno sfintere. Nella funzione compiuta dalla vescica sono coinvolti: il cervello che riconosce gli stimoli del riempimento vescicale; il midollo che trasmette le sensazioni, il pavimento pelvico che sostiene gli organi contenuti nel bacino. In situazioni di normalità tutti gli organi interessati si coordinano correttamente, ma in caso di stress o traumi di vario genere questo meccanismo perfetto si può inceppare, causando fastidi importanti che vengono indicati col termine “incontinenza urinaria”.

Si parla infatti di incontinenza da sforzo (tosse, sternuti, sforzo fisico…). da urgenza (cause varie – curabile con farmaci), mista (tra la prima forma e la seconda e richiede l’esplorazione delle cause scatenanti) e l’enuresi (incontinenza notturna, soprattutto nei bambini).

I fattori di rischio sono i seguenti: età, gravidanze, interventi chirurgici, traumi, danni al sistema nervoso centrale, obesità, infezioni alle vie urinarie.

L’incontinenza è più diffusa, come già detto, nelle donne; negli uomini è di solito conseguente a interventi chirurgici sulla prostata.

Il bello dell’UTE è anche nel fatto che si passa nello stesso pomeriggio da argomenti di alto livello intellettuale e spirituale ad argomenti, molto più concreti, ma molto importanti per la vita di ogni giorno. Ancora una volta : – Grazie UTE!!!-

 

 

UTE: Storia del Licinium e del monumento ai Caduti di Erba – La Didachè e il pastore di Erma

Ieri avremmo dovuto assistere a una lezione di antropologia, ma per sopravvenuti impegni del docente di turno, il nostro Presidente ha dovuto ricorrere a una rapidissima sostituzione e a chi poteva rivolgersi? Chi ha sempre sottomano materiale interessante e già predisposto per essere proposto al pubblico dell’UTE, che è particolarmente esigente?

La risposta è una sola: la prof. Alberta Chiesa, studiosa appassionata di storia locale,  che quest’anno ha già più volte tolto dagli impicci il gruppo organizzativo dell’UTE . Ieri infatti ci ha parlato di due attrazioni della nostra città, note in campo nazionale ed oltre.

IL MONUMENTO AI CADUTI. Progettato da Giuseppe Terragni, uno dei più importanti architetti della corrente razionalista, diffusa nel nostro territorio e anche in campo nazionale nel periodo tra le due guerre.

Chi era Terragni? Era nato a Meda nel 1904 e la famiglia si era poi trasferita a Como 5 anni dopo; lì, Giuseppe frequentò tutte le scuole fino al 1921, quando si iscrisse alla Scuola di Architettura di Milano (l’attuale Politecnico) dove si laurea nel 1926. Subito dopo si trasferisce in Germania per un breve periodo, poi apre uno studio a Como. Con alcuni colleghi pubblica una rivista che si occupa di architettura: il suo intendimento è quello di rinnovare il modo di costruire, privilegiando linee essenziali, funzionalità degli spazi e razionalità degli edifici (corrente razionalista – coincide col periodo fascista). Terragni era un lavoratore instancabile.

Nel 1939 fu richiamato nell’esercito; in seguito fu mandato in Russia. Si salvò da quel disastro sciagurato, ma ne fu talmente segnato che morì nel 1943. Nella sua purtroppo breve vita creò molte opere che testimoniano il suo genio. Tra queste spicca certamente il monumento  di Erba  dedicato ai caduti della prima guerra mondiale, inaugurato nel 1932. E’ costruito con ciottoli di fiume e pietra locale su una collinetta.  Una lunga e suggestiva scalinata porta al sacrario dove sono ricordati i nomi dei caduti; c’era un altorilievo di Lucio Fontana che fu poi fatto rimuovere dal podestà Airoldi nel 1936.

TEATRO LICINIUM – Fu costruito in legno nel 1923 per volere dei fratelli Airoldi, ma fu distrutto da un fortissimo temporale. Il suo nome vuole ricordare il console Licinio che comandava la colonia romana locale.

E’ uno dei più importanti teatri all’aperto d’Italia e, grazie alla sua collocazione, può usufruire di due palcoscenici: uno naturale e uno artificiale . Ebbe alternativamente periodi di grande splendore e periodi in cui fu abbandonato, ma vi furono rappresentate opere teatrali di prosa e opere liriche di alto livello artistico, tanto da ottenerne fama in campo nazionale e internazionale.

Attualmente è gestito dalla Compagnia Teatrale “Il Giardino delle Ore”.

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LA DIDACHE’ E IL PASTORE DI ERMA. – Don Ivano  ieri ha ripreso il discorso sui primi scritti cristiani non riconosciuti come testi di ispirazione divina . Prima ci ha parlato della Didachè: un insieme di norme comportamentali cui dovevano attenersi coloro che aderivano al cristianesimo. Risale alla fine del I secolo d. C. ed è perciò contemporanea ai Vangeli. Gerusalemme è stata da poco distrutta dai Romani e gli Ebrei sono malvisti, perciò i cristiani cercano di prendere le distanze dal mondo giudaico. Nella Didachè, in definitiva una prima forma di catechismo (Catechesi= ciò che si deve imparare ripetendo), viene riportato il “discorso della  montagna”, che vuole richiamare  (e allo stesso tempo distinguersene) la legge che Mosè ha ricevuto sul Sinai.

Il “Pastore di Erma” risale all’inizio del II secolo, quando molti battezzati, davanti al pericolo delle persecuzioni, rinnegavano la propria fede per poi chiedere di ritornare a far parte della comunità in tempi tranquilli. In questo scritto, Erma, che potrebbe essere il fratello di Papa PIO I, ribadisce che la scelta cristiana è una scelta faticosa, ma richiede coerenza, tuttavia esprime anche indulgenza verso i fratelli più fragili.

Ancora una volta l’UTE ha saputo ofrrirci un pomeriggio piacevole e interessante. Grazie, UTE! Grazie, Alberta! Grazie , Don Ivano!

 

UTE: Gli aromi – Sport e cuore.

La dr.ssa Sartori, dell’omonima e rinomata pasticceria cittadina, oggi ci ha guidato alla scoperta del mondo degli aromi, sostanze che contribuiscono a fare del nutrirsi un piacere.

Esistono aromi di sintesi (prodotti chimici industriali) ed aromi naturali. Purtroppo siamo tanto abituati ai prodotti di sintesi che a volte li preferiamo a quelli, ben più preziosi, che ci vengono dal mondo minerale, animale o vegetale. La nostra docente si è soffermata sugli aromi vegetali (le piante aromatiche sono il 3% di tutta la flora esistente in natura) e in particolare sull’aroma del limone. E dopo averci presentato questo frutto e le sue caratteristiche, come è ormai tradizione nelle sue lezioni, ha dato il via a una serie di assaggi legati all’aroma del limone e al suo olio essenziale, il limonene, che ha straordinarie proprietà disintossicanti e rilassanti.  Il primo assaggio è stato un candito di limone, il secondo un boccone di brioche al limone e caffè con panna, il terzo una pralina di cioccolato assaporata mentre nella sala veniva spruzzato il contenuto di diverse fiale contenenti il limonene. Alla fine non sembrava più di essere in Sala Isacchi, ma in un giardino di limoni.

Il primo assaggio ha costituito un’esperienza conoscitiva, il secondo un’esperienza emozionale (quella che può portare alla dipendenza) e il terzo un’esperienza introspettiva che induce alla riflessione e produce una sensazione di benessere globale: gustativo e psicologico (quest’ultima esperienza è alla base dell’aroma-terapia).

Sono seguite alcune domande dei presenti soprattutto sugli oli essenziali, che vengono ottenuti per distillazione da determinate piante o frutti.

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SPORT E CUORE – IL dr. Ferrari, il cardiologo che ormai è di casa in Sala Isacchi, oggi ci ha parlato di sport in relazione ai problemi cardiovascolari.

E’ scientificamente dimostrato che la sedentarietà è causa di malattie cardiovascolari, tumori e fratture ossee spontanee, mentre il moto riduce la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa e, in definitiva, migliora la funzionalità cardiaca, allunga le aspettative di vita e contrasta l’osteoporosi.

Lo sport può essere praticato ad ogni età anche se con modalità e intensità diverse; anche gli infartuati possono e devono fare movimento moderato seguendo i consigli dei medici.

Si possono praticare sport aerobici (marcia, corsa leggera, nuoto, bicicletta, …); soprattutto nelle ore del giorno che presentano condizioni climatiche più favorevoli.  Sarebbe bene dedicare alle attività di movimento dalle due alle cinque ore settimanali (se si pratica un’attività leggera), che possono ridursi fino a un’ora soltanto se si pratica un’attività di potenza (corsa veloce..)

E’ bene cogliere tutte le occasioni di movimento che la vita quotidiana ci offre; è bene ricordare che all’inizio del nostro “allenamento” è bene fare almeno 10 minuti di riscaldamento e che al termine è bene rallentare a poco a poco il ritmo e poi fare un po’ di stretching.

E’ bene scegliere un’attività fisica di nostro gradimento e praticarla con costanza.

UTE: Obesità – Pollock.

La diabetologa, Laura Molteni, responsabile del centro diabetologico dell’ospedale di Erba,  ieri ci ha parlato dell’obesità. Per obesità si intende un accumulo abnorme ed eccessivo di grasso corporeo. Il grasso è una riserva di energia da utilizzare in tempi difficili. Attualmente l’obesità sta aumentando in tutta Europa e anche nei bambini

Per capire se il nostro peso è nella norma bisogna fare un facile calcolo: bisogna dividere il proprio peso per la propria altezza elevata al quadrato. Il risultato deve essere compreso tra 18,50 e 25. Un altro indicatore da considerare è la misura del girovita che con dovrebbe superare i 102 cm per gli uomini e gli 88 cm per le donne. L’obesità a livello dell’addome è la più pericolosa.

Nasce da uno squilibrio tra alimentazione e consumo energetico, ma spesso non basta mangiare meno per dimagrire, perchè intervengono diverse variabili; chi è obeso è più stimolato a mangiare.

L’obesità va considerata alla stregua di tutte le malattie, condiziona negativamente il funzionamento di organi importanti del nostro corpo, perciò  aumenta il rischio di mortalità e diminuisce di conseguenza l’aspettativa di vita. Chi è obeso è più soggetto a malattie cardiovascolari, a diabete e a insorgenza di tumori; può essere affetto da apnee notturne, può incorrere in situazioni di insulino-resistenza e di depressione.

La terapia prevede una dieta priva di alimenti nocivi (contenenti grassi animali, dolci, bevande gassate) e ricca di fibre. Esistono farmaci da usare sotto stretta sorveglianza del medico. Nei casi più estremi si può ricorrere ad interventi di chirurgia bariatrica , che vanno personalizzati con cura.

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POLOCK (arte americana) – La dr.ssa Emanuela Beretta ci ha parlato della pittura americana del novecento, cominciando dal pittore originario della costa occidentale Jackson Pollock (nato a Cody nel 1912 e morto a Long Island nel 1956).

Alla grande crisi del 1929, Roosevelt rispose con il New-Deal, una serie di provvedimenti per innescare la ripresa economica e tra questi provvedimenti inserì anche una norma a tutela degli artisti, che potevano ottenere uno stipendio minimo in cambio di opere di abbellimento degli edifici pubblici. Fu così che si diffuse una pittura molto simile ai murales messicani, un’arte figurativa che rappresentava la vita dell’americano medio: contadino, modesto, dignitoso. Nello stesso tempo invece in Europa la pittura figurativa stava scomparendo, soppiantata da astrattismo, cubismo, ecc.

E’ del 1929 l’apertura del MOMA (museo di arte moderna) e questo fece sì che venissero esposte opere di pittori europei (Guernica di Picasso, opere di Kandinskij) e da quel momento i pittori americani si mettono in cerca di nuovi modi espressivi. Durante la seconda guerra mondiale poi molti pittori europei  si rifugiano in America e fondano una scuola a New York che innova la pittura americana.

POLOCK è uno dei primi a trovare nuovi linguaggi espressivi e, partendo da opere che risentono dell’influenza di pittori europei, arriva gradualmente a una pittura con un uso minimo del colore, non usa pennelli ma spatole,  non ci sono forme, ma un groviglio di linee; non usa cavalletti, ma dipinge  su grandi tele appoggiate a terra, usa materiali diversi: sassolini, pezzi di stoffa o di metallo. Nella sua vita ebbe grande importanza la protezione di Peggy Guggenheim, una donna ricchissima, che lo finanziò e gli donò una casa in cui poter lavorare .

Le su opere sono autoritratti interiori, in cui Pollock non illustra i suoi sentimenti, ma li esprime.

Sono state due lezioni diverse: la prima ci ha dato informazioni utili per la nostra salute; la seconda ci ha aiutato a cercare di capire un’arte che non è sempre così accessibile.

 

 

 

UTE: Medicina Tradizionale Cinese.

Venerdì scorso, il dr. Lissoni ci ha introdotto nei misteri della Medicina Tradizionale Cinese (MTC).

Essa è frutto di una lunga tradizione basata su principi filosofici. Risalgono al 1200 a. C. i primi scritti su piastre di tartaruga su dolori muscolari e mal di denti curati dagli sciamani con esorcismi vari. Fu poi Confucio (VI-V secolo a. C.)  a scrivere sull’importanza di trattamenti a base di erbe e, quattro secoli dopo , “l’imperatore giallo” con i suoi ministri è il protagonista del “Canone di medicina interna“, un trattato (una serie di dialoghi) nel quale vengono registrate 366 erbe medicinali: l’uomo fa parte della natura e nella natura si trovano i rimedi alle sue malattie.

Fu però con la diffusione del Buddismo che furono create le prime scuole di medicina e che si codificarono le prime norme igieniche. Attorno al 1000 d. C. i medici cinesi scoprono una specie di vaccino contro il vaiolo!!!

La MTC per molti secoli ha regolato la salute della popolazione, ma con la “guerra dell’oppio” (di cui abbiamo già parlato QUI) arrivò in Cina la medicina occidentale e quella tradizionale entrò in una profonda crisi.

Con la “Rivoluzione culturale” del 1966, furono inviati nei villaggi rurali, dopo una veloce preparazione sommaria, i “medici scalzi” che utilizzavano sia le pratiche tradizionali sia i farmaci occidentali. Attualmente i medici cinesi seguono questa linea di pensiero che unisce le due tradizioni .

“La MTC è una medicina olistica in quanto considera tutta la realtà come unica. L‟uomo non è mai visto come una realtà a se stante, ma è considerato come un microcosmo strettamente correlato al macrocosmo, inserito in un ecosistema, simbolicamente definito Cielo/Terra. L‟uomo è considerato un‟entità inscindibile di psiche e soma, corpo e spirito. Le origini dell‟uomo, della salute e delle malattie vengono rintracciate all‟interno del contesto più ampio e più generale che è l‟universo.”

Non oso a questo punto addentrarmi in particolari sulle terapie e sui vari metodi (agopuntura, moxibustione, ecc.), perché tutta la concezione filosofica cui la MTC si ispira è affascinante, ma  molto complessa e rischierei di incorrere in  pasticci imperdonabili.

E’ però certo che  non ci sono studi scientifici che  abbiano potuto provare l’efficacia dei “farmaci” o dei “metodi terapeutici” della MTC: pare infatti  che essa produca soprattutto un effetto “placebo”.

Poiché nella MTC vengono usate spesso sostanze derivate da parti del corpo di certi animali (corna, fegato, ecc.  ) essa può portare alla loro estinzione.

Veramente interessante questa lezione che ci ha introdotto in un tema molto affascinante.

P.S. : mi spiace di non aver potuto essere più esaustiva, ma se qualcuno vuole avere più informazioni forse è bene che si iscriva all’UTE e venga alle lezioni!!!  :))

Ute: Minacce alla sopravvivenza umana: sfide da affrontare – tutela del risparmio.

Il prof. Sassi, il nostro biologo, per introdurre la lezione odierna, richiama alcuni concetti già sviluppati nella lezione precedente.

L’evoluzione dell’homo sapiens non può essere rappresentata con una linea retta, ma come un cespuglio con diversi rami, molti dei quali interrotti. L’animale con cui abbiamo maggiore affinità dal punto di vista biologico è lo scimpanzè,

Per evoluzione si intende la capacità di adattarsi all’ambiente, rinunciando a certe abilità per potenziarne altre. Il 99% delle specie comparse sulla terra si è estinto; una specie in buona salute non cresce all’infinito, ma resta in equilibrio. Quali sono le condizioni che garantiscono la sopravvivenza di una specie?

1 -equilibrio demografico; 2- utilizzo equilibrato delle risorse; 3- Nessuna produzione netta di rifiuti. L’ambiente allo stato naturale è sempre in equilibrio.

1 -La specie umana ha visto nell’ultimo secolo un aumento esponenziale del tasso di crescita ed è evidente che l’attuale modello di società non potrà essere sostenuto fino alla fine del secolo. 2 -Infatti  alcune zone (America del Nord) producono un‘impronta ecologica pari a 8 , mentre il valore sostenibile è 6; il Lussemburgo è un paese che non produce risorse, ma ne consuma una gran quantità, acquistandole da altri paesi. Logicamente sono  i paesi più poveri a impoverire meno il nostro pianeta. 3 -L’abnorme produzione di rifiuti mette in grave pericolo la nostra sopravvivenza. L‘orologio dell’Apocalisse indica che ci restano 90 secondi al collasso del sistema Terra e dobbiamo quindi cambiare in fretta il nostro modello di società per evitare una possibile estinzione della nostra specie. Attualmente il nostro paese consuma già al 2 agosto le risorse che produciamo, per la parte restante dell’anno consumiamo “a debito”, a scapito delle generazioni future. I segnali di allarme sono tanti: cambiamento climatico, estrema povertà di alcune popolazioni, grandi cataclismi, perdita di biodiversità; la carenza di acqua provoca l’avanzare dei deserti; il cambiamento climatico provoca lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento del livello degli oceani con la conseguenza che già alcune isole del Pacifico sono state inghiottite dalle acque; non dimentichiamo poi la deforestazione di America del sud e Africa.

Se il cambiamento climatico e le sue conseguenze sono condivise da tutti gli scienziati, non tutti però sono d’accordo nell’indicare l’azione dell’uomo tra le sue cause.

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LA TUTELA DEL RISPARMIO. – La cultura finanziaria nel nostro paese è molto scarsa e il dr. Marco Bernasconi ha cercato di aiutarci ad entrare nei segreti del risparmio, che è sottoposto a rischio derivante dall’inflazione o dalle crisi bancarie e finanziarie.

L’inflazione è un fenomeno che tutti abbiamo sotto gli occhi, specialmente in questo periodo; essa infatti è data dall’aumento dei prezzi dei beni di consumo ed è rilevata dall’ISTAT. E’ bene in queste circostanze acquistare beni che potrebbero rincarare ulteriormente o acquistare beni rifugio (ad es. oro).

Per quanto riguarda le crisi bancarie, sempre possibili, bisogna sapere che a farne le spese sono gli azionisti, gli obbligazionisti e i correntisti per le somme che superano i 100.000 euro. Non sono a rischio i titoli non legati alla banca fallita e le obbligazioni garantite.

L’Europa ha istituito un fondo interbancario, ma è palesemente insufficiente a far fronte all’eventualità del fallimento di una banca.

E’ buona regola diversificare gli investimenti, scegliere una banca solida (consultando gli indici di solidità), indirizzare i propri risparmi verso fondi di investimento e pianificare i risparmi, stare tranquilli nei momenti di crisi, mettere da parte un fondo di emergenza (pari a 6 mesi di spese vitali) e rivolgersi a professionisti qualificati.

Anche questo è stato un pomeriggio ben speso: grazie UTE!!!

 

 

UTE: Ipertensione arteriosa – Il profeta Sofonia.

Il dr. Ferrari ci ha parlato oggi dell’ipertensione arteriosa, una patologia che interessa il 30% della popolazione mondiale. E’ anche detta “killer silenzioso”, perché, nella maggior parte dei casi, non dà sintomi; per questo è importante controllarla periodicamente.

Che cosa si intende per pressione arteriosa? E’ la pressione esercitata dal sangue (spinto dalle compressioni del cuore) sul sistema circolatorio arterioso.    Si parla di pressione sistolica  (massima), quando il cuore si comprime, e di pressione diastolica  (minima) quando il cuore si dilata.

Fino agli anni ’60 non si pensava a curare l’ipertensione arteriosa  (Roosevelt e Stalin sono morti in seguito a patologie da ipertensione non curata). Sono state le statistiche raccolte dalle compagnie assicuratrici americane a far capire come certe patologie fossero legate all’ipertensione e a mettere quindi  in moto una serie di studi mirati a comprendere il fenomeno.   Da tali studi fu evidenziato come l’ipertensione danneggi le arterie.

Le malattie cardiovascolari possono interessare in particolare organi del nostro corpo:  il cuore (infarto o scompenso cardiaco), il rene ( insufficienza renale), il cervello (ictus ischemico- emorragico), l’occhio ( retinopatia, che può condurre alla cecità).

L’ipertensione può essere essenziale (se non se ne conosce la causa) o secondaria, se deriva da danno ad altro organo, come ad esempio l’apnea notturna o  la tireopatia.

Per controllare anche a domicilio la propria pressione arteriosa, esistono in commercio vari tipi di apparecchiature . Se la misurazione viene effettuata in ambulatorio medico, il valore della pressione è sempre un po’ più alto per l’effetto “camice bianco”. E’ consigliabile misurare la pressione al mattino  a riposo: si dovrebbe fare una prima misurazione e, a distanza di pochi minuti, farne una seconda, che darà il valore più esatto. La pressione normalmente non dovrebbe superare il valore di 140/90, ma sarebbe preferibile contenerla entro 120/80.  Bisogna tener presente però che non è auspicabile abbassarla troppo, perché  si potrebbero verificare svenimenti o altri disturbi.

Nel corso della giornata la pressione varia in continuazione, a seconda delle attività svolte e anche a seconda della stagione.

Esami di primo livello  da fare periodicamente in caso di ipertensione sono: esame urine , microalbuminuria, emocromo, elettrocardiogramma di base ed eventualmente l’ holter pressorio.

Per prevenire e curare l’ipertensione arteriosa bisogna: abolire il fumo e l’uso di alcolici, perdere peso, fare esercizio fisico (camminare di buon passo almeno tre volte la settimana per 40/45 minuti), diminuire il sale, mangiare frutta e verdura, ridurre i grassi alimentari.

Vi sono vari farmaci in commercio per tenere sotto controllo l’ipertensione e il medico saprà indicare quello più adatto al proprio paziente.

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IL PROFETA SOFONIA E IL SUO TEMPO- Mons. Pirovano continuando a presentarci i profeti della Bibbia, ci ha parlato oggi di Sofonia, profeta vissuto nel VII secolo a. C. , al tempo del re Giosia. Egli stesso dice nel suo breve libro (tre capitoli soltanto) di essere discendente da Ezechia (probabilmente re del Regno di Giuda).

Al tempo di Giosia fu scoperto nel tempio il Rotolo della Legge (il Deuteronomio) e a questo si ispirò Giosia per mettere in atto la sua riforma politica e religiosa, dopo un lungo periodo di corruzione e idolatria tollerati dai re precedenti.

Sofonia, nella prima parte del suo libro, denuncia i crimini del suo popolo e annuncia che è vicino “il grande giorno del Signore, il giorno dell’ira” (da qui trassero ispirazioni i tanti “dies irae” di vari autori) con la distruzione di Gerusalemme , che avverrà effettivamente qualche decennio dopo ad opera dei Babilonesi.

Nella seconda parte c’è l’appello alla conversione di Gerusalemme e di tutti i popoli della terra.

Nella terza parte, troviamo la promessa della salvezza, che partirà dai “poveri in spirito”, cioè da quelli che erano rimasti fedeli all’unico Dio. La salvezza verrà dalla conversione e dalla ricerca di Dio e sarà non solo per Gerusalemme, ma per tutti i popoli.

 

 

Ute: Lezioni di sostenibilità e civiltà dai popoli indigeni – Andrej Rublev secondo Tarkovskij

Ieri abbiamo avuto l’occasione di conoscere un nuovo docente: l’antropologo Karl Wolfsgruber, che, nonostante quello che potrebbe far pensare il suo nome, è italianissimo ed erbese di nascita.

Nel presentarsi a noi,  ha raccontato dei suoi numerosi viaggi e delle sue attività mirate a difendere i popoli nativi nelle varie parti del mondo; da quei popoli ha imparato modi di vivere diversi e metodi di cura antichissimi e volti considerare la persona nella sua totalità.

Ogni società si relaziona col proprio ambiente per assicurarsi il benessere che ne può derivare. Ed è la geografia che determina la storia di un popolo, perchè è l’ambiente che condiziona il modo di vivere.

In antropologia è BENE-EDUCATA quella popolazione che si preoccupa di assicurare la sopravvivenza delle future generazioni; noi non prestiamo la necessaria attenzione all’ambiente e consumiamo più risorse di quanto la Terra possa produrne, quindi non siamo la migliore società possibile.

Nella storia dell’ evoluzione dell’uomo abbiamo avuto esempi di popolazioni esclusivamente carnivore o esclusivamente vegane: questa dieta selettiva ha portato alla loro estinzione; l’Homo Sapiens è sopravvissuto perchè ha saputo variare la sua dieta sfruttando tutte le risorse offerte dall’ambiente.

Nelle popolazioni “primitive” (termine molto improprio) si riscontrano diversi tipi di organizzazione sociale: il matriarcato, il patriarcato e sistemi intermedi tra i primi due. In ogni raggruppamento tuttavia si tende sempre ad affidare la “memoria”  delle regole a persone che si preparano fin da giovanissime apprendendo da un anziano la saggezza accumulata dalle precedenti generazioni.

Cosa possiamo imparare da queste popolazioni? Innanzitutto l’UMILTA’ e l’intelligenza di fermarsi quando qualcosa non va. A questo proposito il nostro docente ha raccontato una storia: un capo-tribù chiede a un ospite inglese di raccontare la storia del suo popolo e questi accetta di buon grado. Il giorno seguente però il capo-tribù dice all’ospite: – E’ stato molto interessante il tuo racconto, ma non ho capito il significato della parola “GUERRA” …- L’inglese dà le spiegazioni del caso e alla fine il capo-tribù commenta:- Ah, è successo anche qui una volta, ma poi è morto uno di noi e abbiamo capito che fare la guerra è troppo stupido e non l’abbiamo fatta più…-

Oggi noi possiamo fare milioni di cose che non si potevano fare tempo fa, ma non possiamo fare tre cose che si potevano fare allora: respirare aria pulita, bere acqua pulita, mangiare cibo sano.

La fine della lezione è stata sottolineata da calorosi applausi

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Il prof. Creuso ieri ci ha parlato di “Andrej Rublev” un film del regista Tarkovskij che racconta episodi della vita di un pittore russo di icone vissuto nel medioevo (1360 – 1430 ca.). Durante la lezione il nostro docente ha commentato alcuni sequenze di questo film.

Andrej riceve l’incarico di dipingere il giudizio universale, ma non riesce a pensare di dover dipingere i dannati, quindi si allontana dal convento, ma è a questo punto che deve fare i conti con se stesso. Nel suo vagare si vede costretto a uccidere un tartaro per difendere una donna; come penitenza si impone di non parlare più e smette di dipingere.

In un’altra sequenza si racconta di quando Andrej arriva in un villaggio saccheggiato dai tartari che hanno ucciso tutti gli abitanti specializzati nella costruzione delle campane: solo un ragazzino si è salvato e lui afferma di ricordare benissimo i segreti del mestiere dei suoi antenati. Si cominciano le operazioni per costruire una nuova campana e il ragazzo dirige i lavori, ma non sa se l’impresa potrà riuscire. Quando l’opera è giunta al termine, la campana suona tra la gioia di tutti e Rublev capisce che l’arte non deve dare soddisfazione solo all’artista, ma anche a chi può goderne, così riprenderà il suo vagabondaggio insieme al giovane costruttore di campane, riprenderà a dipingere e a parlare.

IL film è carico di simboli che attestano la ricchezza della cultura russa e la storia del pittore è un pretesto per raccontare un momento storico particolarmente tragico della Russia. Quest’opera è da tutti i critici ritenuta un capolavoro.

Il prof. Creuso ci presenta sempre argomenti originali e inconsueti.