Aveva ragione l’ Olimpia….

C’ era una donna molto anziana che abitava vicino a casa mia quando abitavo in Villa Bianca (un nome altisonante per indicare un piccolo gruppo di case un po’ fuori dal paese). Era alta e magra, aveva il viso solcato da profonde rughe, i capelli bianchi e sopracciglia ancora nere. Vestiva sempre di nero come tutte le donne anziane in quel tempo, e sulle gonne lunghe fin sotto il polpaccio portava sempre un grembiule. Un giorno l’ ho sentita dire che a fare un piacere alla gente spesso ci se ne doveva pentire per una settimana ; lei, si chiamava Olimpia, lo disse in dialetto e con un linguaggio molto più fiorito di quel che , per convenienza , ho usato io…… ma dev’ esserci qualcosa di vero. Sentite questa.

treno per il viaggio di ritorno. Mi ero munita di una cartina topografica e a un certo punto non sapevo se stessi percorrendo la strada giusta perché non vedevo nessuna targhetta con l’ indicazione del nome della via.
Era poco dopo l’una . Faceva un gran caldo, per strada pochissima gente e i negozi erano ormai chiusi. Vedo arrivare in senso contrario al mio un ciclista che veniva giù velocemente per la via leggermente in discesa e istintivamente ho alzato una mano chiedendo “E’ questa la via Mazzini?”
Mentre facevo quel gesto in un lampo ho visto quel che poteva succedere e infatti è successo ….

Il gentilissimo ciclista ha frenato di colpo, probabilmente bloccando la ruota anteriore… e in un attimo si è vista la bicicletta impennarsi e cadere, il ciclista precipitare a terra , mentre gli occhiali da sole schizzavano in mezzo alla strada e una lente di questi volava ancora più lontano….

Tutto si è svolto in qualche attimo, ma in una successione ben individuabile. Io non sapevo come scusarmi per aver indirettamente causato questo gran pasticcio, ma il gentilissimo ciclista diceva , alzandosi e rimettendo a posto occhiali e bicicletta, che non dovevo sentirmi in colpa, che tutto era a posto e che era stato lui a sbagliare…..

Ripensando alla scena , lungo la strada mi veniva da ridere, ma temo che il ciclista abbia detto proprio come diceva tanto tempo fa l’ Olimpia…

In viaggio…

Abbiamo trascorso 10 giorni in Romagna, Samuele, la sua mamma ed io. Sono stati giorni tranquilli contrassegnati dal gran caldo e dalle disavventure ferroviarie. Infatti all’ andata siamo capitati in una carrozza in cui dopo un’ ora di viaggio si è guastato l’ impianto dell’ aria condizionata e la temperatura ha cominciato a salire rapidamente tra le proteste dei viaggiatori (in quelle carrozze, come è noto, non è possibile aprire i finestrini).
A un certo punto il personale ferroviario ha cominciato a portare bottiglie d’ acqua e ha invitato i passeggeri a spostarsi in un’ altra carrozza, ma per noi il viaggio era quasi finito, ormai, e non abbiamo seguito l’ invito.
Al ritorno, quando siamo arrivati alla stazione di Cattolica , ci siamo resi conto che il nostro treno era troppo in ritardo e non ci avrebbe consentito di prendere la “freccia bianca” a Rimini, perciò abbiamo preso un taxi. Anche la ” freccia bianca” però portava 40 minuti di ritardo e siamo rimasti sulla banchina ad aspettare per quasi un’ ora: per fortuna non faceva troppo caldo.
Il ritardo si è accentuato man mano , ma siamo arrivati a Milano Centrale in tempo per prendere
(dopo un tratto in metropolitana) il treno per Erba, che per fare 40 Km. ci impiega più di un’ ora…!! In tutto ci abbiamo impiegato 7 ore, abbiamo speso 175 Euro (+ 92 di andata) e siamo arrivati a Erba che pioveva a dirotto e non avevamo ombrelli.: mi sono infilata un vecchio impermeabilino e sono corsa a casa a prendere l’ auto per caricare figlia, nipote e bagagli….. La prima cosa che ho fatto rientrando in casa è stata quella di buttare via il vecchio impermeabilino: non era servito a niente!!!
In tutto questo, Samuele, abituato ai lunghi viaggi, si è comportato da vero ometto e ha sopportato pazientemente tutti i disagi.

Cronache da Cucciolandia…

Martedì sera son tornati qui Elisa e Davide perchè la baby sitter era ancora in ferie per questa settimana. Sono stati bravissimi come al solito e ieri hanno trasformato prima i due divanetti in navi corsare poi la cucina è diventata il supermercato dove vendevano ai clienti ( la sottoscritta) una miriade di merci varie raccolte nei più remoti angoli della casa.

Davide nel primo gioco era Capitan Volpe Rossa , dato che avevano trovato un vecchio collo di pelliccia che lui si infilava nell’ elastico dei pantaloni a mo’ di coda . Doveva sembrargli un travestimento eccezionale perchè per tutto il giorno non ha più mollato quel collo di pelo e non so quante volte ho dovuto aiutarlo a risistemarlo. In testa avevano tutti e due due magliette mie allacciate intorno alla fronte.

Quando dalla nave corsara si è passati al supermercato, Elisa ha avuto un gran da fare a preparare le merci da esporre, la cassa, ricavandola da uno scatolone, i cartellini dei prezzi e le fotocopie delle banconote. Elisa ha attrezzato il reparto alimentari e generi vari, Davide , che ora si faceva chiamare sig. Volpe,( sempre per via della coda) gestiva il reparto cartoleria,

In questo modo hanno trascorso buona parte della giornata ed è stato un bene visto che col caldo che c’ era non era molto consigliabile stare all’ aperto.

Ora sono ripartiti, ma sta arrivando Samuele, anzi tra poco partirò per andare all’ aeroporto a prenderlo, poi lunedì andremo insieme al mare per una decina di giorni
E’ stata un’ estate movimentata , ma a me il trambusto non dà fastidio, anzi….

Una città delle donne…

La città delle donne…
Stando all’ articolista parrebbe che l’ idea sia venuta alle donne per offrire a tutte un’ opportunità di occupazione e di indipendenza economica, aggirando tutti (proprio tutti non credo) i divieti che accompagnano la vita delle saudite.
L’ Arabia Saudita è come un unico grande harem con mariti, fratelli e padri come emuli degli antichi Sultani.
Forse la proposta è stata accolta solo perchè ci si è resi conto che rinunciare alla produttività di metà della popolazione è un assurdo sperpero di risorse e di energie, ma spero che il fatto di lavorare e guadagnare possa dare alle donne una qual “coscienza di classe”, le renda più consapevoli dei propri diritti e delle proprie capacità e le incoraggi a pretendere il rispetto dei diritti riconosciuti nel resto del mondo ad ogni essere umano…

Tutti al mare….

Spiagge attrezzate per disabili.

C’ era un tempo in cui ai disabili non era consentito il piacere di un bagno in mare o di una sosta sulla spiaggia per prendere un po’ di sole e spesso non venivano nemmeno accettati negli hotel.
Ora , ed è la Francia a dare il buon esempio,anche in Italia ci sono spiagge attrezzate per consentire l’ accesso al mare anche a chi è in carrozzina e questa è una buona notizia, cui bisogna dare risalto, visto che di questi tempi le buone notizie sono una rarità…

Duello nell’ etere.

Scontro nell' etere.

Erba, piccola città della Brianza , o più precisamente Arcellasco, una sua frazione, ha visto nascere due radio cattoliche molto conosciute ad opera di un sacerdote appassionato di media. Le due emittenti radiofoniche sono RADIO MARIA e RADIO MATER.
La prima è certamente la più conosciuta in Italia e nel mondo e ora ha vinto una causa per sfrattare la seconda da alcuni locali di sua proprietà e Radio Mater ora rischia la chiusura.

Sono due radio che hanno il merito di far compagnia a tanti malati e anziani con programmi a loro dedicati e che si mantengono con le donazioni degli ascoltatori e sostenitori; sono entrambe nate per diffondere il messaggio evangelico, ma non sono riuscite a dirimere evangelicamente le loro controversie e son dovute ricorrere alle carte bollate e ai giudici.

Preghiera per la morte di un’ amica…

È facile, Signore, pensare alla tua croce
e commuoverci appena,
guardando un film il venerdì santo.
È la tua morte, Signore.
È facile pregare Maria, tua madre,
immaginandola anche sotto la croce.
Era il suo dolore.
È facile, Signore, esultare di gioia
nella notte di Pasqua.
Quella è la tua resurrezione.
Ma quando si tratta di un figlio,
un fratello, un amico,
tutto, improvvisamente, diventa difficile
e cerchiamo un senso ed una risposta
che non possiamo trovare.
Quanto è piccola e fragile la nostra fede!
Questa è la nostra preghiera oggi:
rendi vera e forte la nostra fede;
aiutaci ad accogliere con serenità i tuoi progetti,
anche quando sono umanamente incomprensibili,
con la certezza che ogni cosa in te
ha un significato.
Aiutaci a piangere, ma con speranza,
e a cantare la tua resurrezione
non con le parole,
ma con la nostra vita. (Valentino Castriota dal sito: aforismi sulla morte)

Sposa -bambina prigioniera…

Venezia: tredicenne comprata per 3000 euro …

E’ solo l’ ultimo caso di violenza su una donna, ma la particolarità è che la donna in questione ha solo 13 anni e quindi è solo una bambina . Altra circostanza da considerare è che la bambina , macedone, è stata venduta come sposa a una famiglia , pure macedone, residente a Marghera.
La bambina però si è ribellata e allora sono cominciate le violenze (inaudite ) con la complicità della madre dello “sposo compratore”.

Premettendo che il fenomeno della violenza sulle donne si verifica in tutti i paesi, in tutte le culture, in tutte le classi sociali, senza distinzione di religione e di censo, qui si affaccia anche il problema delle usanze disumane ancora in uso in certi paesi e della necessità di impedire che esse continuino a perpetrarsi qui da noi.

Si fa abbastanza per informare i cittadini stranieri che certe pratiche da noi sono reati punibili dalla legge, che le donne non sono “oggetti” da comprare e vendere, e che (udite! udite!) hanno gli stessi diritti degli uomini? Si fa abbastanza per inculcare l’ idea che ogni donna ha diritto a scegliere liberamente il compagno della sua vita, senza dover sottostare alle scelte dei suoi genitori?

In questo campo dovrebbero impegnarsi le istituzioni locali e centrali per informare a dovere i “nuovi italiani” , attraverso opuscoli da distribuire nelle case scritti in varie lingue, ma penso che anche la TV potrebbe fare molto, mettendo in onda programmi di informazione ad hoc o, ancora meglio, programmando fictions e films che riproducano queste problematiche e stigmatizzino certi comportamenti .

Battiam , battiam le mani….

Quando eravamo piccini
la nostra maestrina
con la più gran disciplina
tutti faceva filar
lei ci metteva in riga
gridando “fate attenzion”
“adesso marcerete cantando questa canzon”.

Battiam battiam le mani
arriva il direttor
battiam battiam le mani
all’uomo di valor …….

Questo è l’ inizio di una canzone di uno dei primi festival di Sanremo , il che testimonia che anche allora il livello artistico non era sempre elevatissimo, ma le parole dicono bene cosa succedeva nella mia classe quando si aspettava la visita del direttore didattico. Questo evento capitava regolarmente una volta all’ anno e veniva preannunciato.

Ora bisogna sapere che ai miei tempi c’ erano ancora i banchi di legno a due posti col leggio mobile, per consentire di alzarsi e sedersi agevolmente e bisogna anche sapere che quando entravano in classe degli insegnanti o delle autorità si doveva scattare in piedi , mentre i legggii sbattuti di colpo facevano un gran fracasso. Per evitare questo inconveniente , qualcuno in vena di riforme modernizzatrici [:-)] deve aver suggerito di abolire quel saluto un po’ militaresco che ricordava un infausto recentissimo passato ed ecco così che le maestre presero a designare tra gli alunni o le alunne(tra l’ altro vigeva ancora la differenziazione tra classi femminili e maschili) quello che aveva la voce più squillante e stentorea per assegnargli l’ incarico di gridare ” Attenti! “. A quel punto tutti noi dovevamo protendere le braccia fino a toccare con la punta delle dita l’ estremità anteriore del banco , dove c’ era la scanalatura per contenere le cannucce e le matite e atteggiare in modo composto il busto e le gambe (!!!) . In quella posizione si restava fino al comando di “Riposo!” della maestra. Era certo un bel passo avanti: niente sbattimenti di leggii, niente rumore!!!

Così quando si veniva a sapere che sarebbe arrivato il direttore, la maestra ci faceva fare le prove di come dovevamo comportarci per salutarlo . Una di noi (era una classe femminile) usciva dalla porta, aspettava un po’ e bussava. La maestra rispondeva “Avanti” e la bambina che interpretava l’ ambito ruolo del direttore entrava , trattenendo a stento un sorriso di soddisfazione e in quel momento l’ Alda, che aveva la voce più squillante, gridava il suo comando.La maestra allora passava tra i banchi a controllare che tutti avessero assunto la posizione più corretta. Non mancava poi di raccomandarci una particolare igiene delle unghie e una cura più attenta della pulizia del grembiule e dei nastrini bianchi che dovevamo avere tra i capelli. Quando arrivava il giorno fatidico, c’ era sempre la maestra della classe accanto che veniva ad avvisare, facendo un cenno dalla porta appena socchiusa.

La mia insegnante cominciava ad agitarsi visibilmente e noi restavamo in attesa in perfetto silenzio finchè arrivava il “toc toc” che faceva esplodere l’ “Attenti!!” dell’ Alda e tutte le nostre braccia scattavanoo all’ unisono; io ricordo ancora che al vedere quell’ uomo non troppo alto, ma con grossi baffi ispidi e capelli crespi e grigi, mi sentivo un certo tremolio allo stomaco e notavo che le guance della mia maestra diventavano rosse rosse, come succedeva sempre quando c’ era in visita un’ autorità.

P.S. Quel direttore di cui non ricordo il nome, sembrava uscito da uno di dei disegni che illustrano il “Giornalino di Gian Burrasca”