La scuola siamo noi: un successo di breve durata.

giulia disegnoIl calendario di questo blog mi dice che non lo aggiorno da una settimana e questo sta a testimoniare il gran lavoro che si è dovuto fare per allestire la mostra sulla scuola.

Per fortuna abbiamo avuto la collaborazione  di persone gentili che ci hanno aiutato a spostare mobili, a predisporre spazi, a esporre i vari documenti raccolti in due mesi di ricerca. E un grazie calorosissimo va soprattutto a coloro che ci hanno affidato i loro ricordi, custoditi con cura per anni e anni.

Il risultato, a sentire i commenti dei visitatori, pare sia stato soddisfacente, vista anche la singolarità e la rarità di certi reperti storici e di certi documenti.

Sono venute a visitare la nostra mostra “La scuola siamo noi” il prevosto della città, il sindaco, il vicesindaco e alcuni consiglieri comunali, che hanno molto apprezzato il nostro lavoro, comprendendo la finalità dell’iniziativa che tendeva a omaggiare tutto il mondo della scuola, provato da lunghi mesi di didattica a distanza. C’è stato un buon afflusso di visitatori soprattutto dopo la messa, ieri mattina.

Lato negativo della situazione è il fatto che questi eventi sono legati alla festa patronale, che cade alla fine di giugno, quando il caldo fa fuggire la gente verso mare e  monti in cerca di refrigerio dalla calura incombente e di conseguenza i visitatori sono ben pochi rispetto a quelli che potrebbero intervenire, ad esempio a fine settembre o inizio ottobre, quando sarebbe possibile coinvolgere anche le scuole. Altro neo: i locali occupati dalla mostra vanno sgombrati in fretta perchè servono per svolgere le attività dell’oratorio estivo e tutto deve essere concentrato nel giro di due/tre giorni al massimo: tanto lavoro per un così breve evento è una dispersione di energie veramente spiacevole.

Tuttavia si potrebbe pensare di replicare l’evento all’inizio dell’autunno, ma avremo ancora la disponibilità di tutto quanto si è potuto raccogliere in questi mesi?  La domanda va rivolta alle “alte sfere”….

 

 

 

La pia rondinella.

Nelle sere di maggio, è tradizione  recitare il rosario nelle varie frazioni della parrocchia. Ieri sera, l’appuntamento era a Longone, sotto il portico di un casale molto antico, ben restaurato, ben tenuto  e bellissimo.

Vi si accede da una viuzza stretta pavimentata coi ciottoli tondi di fiume che finisce in una piccola piazza da cui si gode una bellissima vista sul Pian d’Erba.  Su un lato della piazzetta si apre un grande arco che porta a un cortile interno  chiuso sui tre lati restanti dalle abitazioni; davanti a una di esse si apre un vasto portico destinato un tempo ad accogliere gli attrezzi agricoli e ora invece luogo accogliente per sostare all’aperto.

Il soffitto è in legno con travi a vista, una colonna incorporata in un angolo del muro fa pensare che sia stata recuperata da una precedente costruzione.

Quando arriviamo sono già state sistemate a distanza di sicurezza numerose sedie. Ogni tanto compare una rondine che vola sfiorando il soffitto del portico e se ne va.  Quando  la recita del rosario ha inizio, ecco ricomparire la rondinella, forse attirata dalle luci e dal mormorio cadenzato delle preghiere. Si va ad appollaiare su una piccola sporgenza nel muro e da lì ascolta e osserva quello che sta accadendo: ogni tanto scuote appena il capo nero, ma sta lì tranquilla a lungo.

Solo il canto finale pare disturbarla e allora spicca il volo e con un leggero frullo d’ali se ne vola via in un attimo e scompare nel cielo buio della sera.

Forse anche la rondine ha pregato insieme a noi.

Il poeta ha celebrato il “pio bove”, ora ci vorrebbe un altro poeta per cantare le lodi della “pia rondinella!

 

La scuola siamo noi.

Il COVID 19 ha sconvolto la nostra quotidianità e la scuola non è certo sfuggita alla bufera: l’imposizione del lockdown ha costretto gli insegnanti a inventarsi un nuovo modo di fare lezione, utilizzando tecnologie mai prima sperimentate. Anche alunni e genitori hanno dovuto velocemente attrezzarsi con cellulari e computer e imparare a gestirli.

Tutti abbiamo percepito la fatica, e direi la sofferenza, di tutto il mondo della scuola, che è sempre stato uno dei perni fondamentali della nostra società, visto che alle sue cure vengono affidati i cittadini di domani.

Noi del gruppo culturale “G. Lazzati” di Arcellasco, abbiamo cercato di interpretare l’apprensione di tutti  per le difficoltà affrontate da docenti e famiglie, dedicando a loro la  mostra che, ormai da parecchi anni, viene allestita in occasione della festa patronale.

Abbiamo pensato di intitolarla “ LA SCUOLA SIAMO NOI: dalla scuola dei nonni alla DAD”. Per questo stiamo chiedendo la collaborazione di tutti per raccogliere foto, documenti, oggetti, grembiulini disegni dei bambini sulla loro scuioloa, e anche brevi testimonianze o ricordi scritti da consegnare in segreteria parrocchiale (indicando sempre nome, cognome e numero di telefono) o da inviare via mail  a: grandmere4@gmail.com. Per ulteriori informazioni si potrà chiamare il numero : 031 64 43  77.

Si accettano volentieri suggerimenti su come e dove reperire vecchi arredi scolastici (un banco, una lavagna, il cancellino, …. )

Ringraziamo fin da ora chi vorrà raccogliere questo nostro appello.

 

Lo sconosciuto che ci accompagna nel nostro cammino.

Lo abbiamo ascoltato molte volte, specialmente nelle occasioni più importanti della nostra vita, ci ha fatto emozionare, ci ha commosso, a volte abbiamo pianto di gioia o di dolore al sentire la sua voce, eppure non sappiamo nulla di lui. Forse gli abbiamo rivolto uno sguardo distratto da lontano, senza chiederci come sia fatto, come funzioni, quali siano le sue origini e la sua storia…

Per colmare questa lacuna, ci viene offerta un’occasione unica: Sabato, 8 maggio, alle ore 20:00, nella chiesa parrocchiale di Arcellasco si parlerà del bene artistico più prezioso che in essa viene custodito: l’antico organo a canne che risale a  170 anni fa e che ora potrà essere restaurato dopo decenni di rinvii.

KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERA
KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERA

Data la complessità di questo strumento, pensavo fosse un’invenzione abbastanza recente, invece ho scoperto che le prime forme risalgono addirittura al III sec. A.C. e che l’uso che ne veniva fatto, in guerra e nei circhi, lo fece ritenere per molti secoli  del tutto inadatto ad accompagnare i riti cristiani.

Come si sarà arrivati da quelle forme primitive a quelle sorprendentemente complesse dei giorni nostri? Come funziona un organo e cosa gli consente di produrre musiche di grande maestosità e potenza  e altre di estrema dolcezza? Come può addirittura imitare il suono di molti altri strumenti?

Tutto questo ci verrà spiegato da relatori tra i più esperti in questo campo: gli organari restauratori Carlo Dell’Orto e Massimo Lanzini e l’organista e organologo Matteo Galli.

Il restauro dell’organo sarà un’opera lunga e impegnativa sotto ogni punto di vista, ma è l’unico modo per preservare un bene prezioso consegnato alle nostre cure dai nostri antenati e poterlo lasciare in eredità a chi verrà dopo di noi.

Dopo averlo conosciuto, sono certa che sapremo apprezzare molto di più le sue melodie e vivremo con più intensità le emozioni che sempre un organo sa suscitare.

Poesia: Non è tutto come appare (Piera).

Un’anziana, che vive ormai in un suo mondo impenetrabile, sta facendo ginnastica riabilitativa con l’istruttrice; Piera la osserva e pensa…

Occhi chiusi,/ ma attenti. /

Uno… Due… Tre../

stai alzando le braccia,/ le incroci./

Quelle mani, /che non sanno /

portare cibo alla bocca,/ si intrecciano./

“Brava ragazza,/ continua, brava.”

Tu composta,/ tutta presa/

nella tua esecuzione/ prosegui./

anziana e riabilitazione2Ogni tanto borbotti. /Che meraviglia! /

Quanta tenerezza //sorge nel cuore!/

Forse ricordi gesti antichi,/ ripetuti e ritrovati. /

Cosa sappiamo noi/ di quali e quante ricchezze/

stai nutrendo il tuo presente /

e di quanto sia/ la tua comprensione?
Uno.. Due… Tre…

Continua, ragazza, continua. (Piera)

Ha sempre colpito anche me il pensiero di ciò che possono fare certe malattie: tutto un mondo di idee, di esperienze, di sensazioni non trova più il modo di esprimersi e resta imprigionato, inaccessibile, misterioso….Solo a tratti qualche parola, un gesto, un’espressione fa trapelare ciò che non viene espresso compiutamente …. potrebbe sembrare senza senso, ma certamente non è così …

Grazie, Piera, per la tua meravigliosa sensibilità!

Ute: Dante e l’ideale dell’Impero. (Sintesi di A. D’Albis)

In questa lezione, Don Ivano ha esaminato il terzo aspetto della vicenda di Dante, la sua idea di Impero, non di Europa, che ha analizzato sempre sotto il profilo storico. L’idea di Impero di Dante non coincide con il nostro concetto di repubblica. Essa si basa sul sistema dell’Impero Romano, che era prettamente militare, arricchito, durante il Medioevo, da un elemento unificante che è la religione, l’appartenenza alla fede e alla Chiesa cattolica. Ai tempi di Dante, questa idea di Impero era di fatto già superata, perché il suo ultimo erede, Federico II, sovrano già avanti nei tempi, aveva dimostrato di essere lui superiore alla Chiesa. Infatti, politica e religione o vanno d’accordo, oppure, se sono in contrasto, portano inevitabilmente al conflitto. Sotto i regni di Federico I e, soprattutto, di Federico II, l’Impero supera la Chiesa e avviene il cambiamento. Dante non si rende conto di questo cambiamento al quale sta assistendo e vuole resuscitare uno schema di impero e di politica che non esisteva già più. Dante resuscita la struttura del vecchio Impero nella sua opera in latino “De Monarchia”.

In quest’opera ribadisce che la struttura dell’Impero è necessaria come garanzia di unità e vede nell’imperatore Arrigo (Enrico) VII la persona che potrebbe incarnare quella struttura. I tempi, però, stanno cambiando! Il Papa Bonifacio VIII concede l’indulgenza dell’anno 1300, perché spinto dalla volontà popolare dei pellegrini che, giungendo a Roma in massa, richiedevano a gran voce un giubileo emanato dalla politica. Apparentemente sembra che il Papa conceda qualcosa al popolo, in effetti è il popolo che pretende qualcosa dal Papa. Dante si rende conto che la sua costruzione di Impero è solo un’utopia; la breve avventura di Enrico VII finisce con la sua morte. A Dante non rimane che esaltare la sua idea di Impero nel poema e precisamente nel VI canto del Paradiso. In questo canto celebra la figura di Giustiniano, l’imperatore che raccoglie l’eredità dell’Imperatore Augusto.

Quest’ultimo era riuscito a mantenere la pace e l’unità nella diversità dei vari regni, durante il suo potere. Inoltre, Giustiniano unisce alla grandezza di Augusto anche la fede cristiana. In conclusione, il problema che pone Dante di armonizzare particolarismi e pluralità è positivo, ma ha tanti limiti. E’ quello che stiamo facendo noi, a fatica, con la nostra ricerca di unità europea. E’ escluso, però, che Dante abbia avuto un’idea “europeistica” che, ai suoi tempi, risultava ancora impensabile. In altri campi fu, però, un precursore, un “moderno”. Capì che la lingua latina era morta e che bisognava dare spazio alle lingue romanze e anticipò alcune dottrine che in seguito proclameranno la scissione tra potere temporale e spirituale, ma come politico restò un conservatore e un uomo del medioevo!”

Grazie, Angela!

 

LoSnodo + Umanamente= Raccontami una Tesi.

Spesso ci si lamenta della scarsa partecipazione dei giovani alla vita associativa, ma ci sono delle realtà meritevoli di attenzione purtroppo ancora poco conosciute.

Tra queste realtà possiamo certo annoverare”LoSnodo”, la cui sede è alla stazione di Erba e “Umanamente ” con sede a Canzo: sono due associazioni giovanili che si prefiggono di vivacizzare il panorama socio-culturale delle nostre comunità.  Questa pandemia le ha “mutilate” sul nascere, ma ora stanno provando a rimettersi in moto. Hanno infatti pensato di organizzare  una serie di  videoconferenze  intitolata” Raccontami una tesi”:  di volta in volta un giovane neolaureato presenterà la propria tesi di laurea, dando modo ai partecipanti di aggiornare le proprie conoscenze e di chiarirsi le idee nel dibattito finale.

Ieri sera è stata la volta di Francesco, che ci ha parlato di “INTEGRAZIONE EUROPEA ALLA PROVA DEI NAZIONALISMI: L’INFLUENZA DEI DISCORSI POPULISTI”

Dopo una breve sintesi della storia dell’unificazione europea, Francesco ci ha spiegato quali elementi accomunino i vari populismi del passato e del presente attraverso l’analisi dei discorsi di personaggi che hanno fatto del populismo la molla del loro successo politico:

Mary Elizabeth Lease (contadina americana della fine dell’800);

Pierre Poujade (fondatore in Francia di un sindacato, antenato dell’odierno Front National);

Viktor Orban, il presidente ungherese che controlla la quasi totalità della stampa e delle Tv del suo paese;

Matteo Salvini, attuale capo politico della Lega.

Nei loro discorsi sono presenti elementi comuni: posizioni estreme, slogan di facile presa, contrapposizione verso un presunto “nemico”, avversione verso chi governa e verso le istituzioni.

Facile comprendere che con questi presupposti i populismi costituiscono un pericolo per il processo di integrazione dei paesi membri dell’UE e lo testimonia la Brexit propagandata dal populista britannico Farage.

L’Europa potrà difendersi dai populismi, se saprà abbandonare una politica basata solo sui rapporti economici e riscoprirà i valori di solidarietà e di difesa dei diritti che hanno ispirato i Padri fondatori.

Dal dibattito che è seguito alla esposizione del bravissimo Francesco, sono emerse  le aspettative e le delusioni dei giovani verso l’UE: appare sempre eccessivo il peso della burocrazia, troppo debole la politica verso i populisti interni, palese l’incapacità di governare il fenomeno dell’immigrazione,  troppo pavida nella difesa dei diritti umani nei paesi limitrofi e per troppo tempo ha fondato la sua politica economica sull’austerità (che ha favorito i populisti)..

Tutti però hanno convenuto che c’è bisogno di un’ Europa forte e coesa, pena l’irrilevanza dei paesi europei nella politica internazionale; c’è bisogno di grandi progetti comuni (difesa dell’ambiente, unificazione dei sistemi fiscali, stipendio minimo) che però non devono venire vanificati dalle lentezze burocratiche e dalle inefficienze a livello delle istituzioni locali.

Per parte mia ho fatto notare che oltre ai limiti evidenti dell’UE come è ora, non si può dimenticare che ha garantito, per la prima volta nella storia, 75 anni di pace ai paesi membri che nel passato hanno mandato i propri giovani a morire in guerra per questioni territoriali, di prestigio e per desiderio di prevalere gli uni sugli altri. Ciò ha garantito per secoli un livello di vita sub-umano alle classi più povere del continente. Ai miei tempi non si poteva certo pensare di andare in Francia, in Germania o in altri paesi confinanti semplicemente fornendosi di un biglietto aereo o mettendosi al volante della propria auto senza altre formalità  e solo poco tempo fa le badanti polacche dovevano rientrare in patria per rinnovare il permesso di soggiorno ogni tre mesi.

Avrei potuto ricordare anche un’altra garanzia di cui godiamo noi cittadini europei: il controllo severo della qualità dei prodotti che consumiamo per la nostra alimentazione e per la vita quotidiana (normative precise sulla qualità degli alimenti, il marchio CE su giocattoli, apparecchiature elettroniche ecc. …).

L’Unione Europea è nata per merito di chi ha saputo sognarla e farle muovere i primi passi; ora tocca ai giovani renderla forte e sempre più unita nella solidarietà, che la pandemia ha reso non più rinviabile.

E’ stata una bella serata e un’occasione preziosa per me per  incontrare dei giovani e sentire le loro idee, perciò non mancherò ai prossimi appuntamenti di “Raccontami una tesi”.

Sorella acqua.

…. Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,

la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta… (Cantico delle creature)

 

terra-acqua (1)Milena Gabanelli in questo video racconta una proposta di investimenti, nell’ambito del Recovery Plan, che viene dal mondo dell’agricoltura per sfruttare l’acqua piovana e farla diventare sia una risorsa in periodi di siccità, sia una fonte di energia idroelettrica pulita. La realizzazione di questa proposta comporterebbe anche la creazione di molti posti di lavoro e questo non è un aspetto da trascurare di questi tempi.

Mi sembra un’ ottima idea: va nella direzione giusta, visto che è  da tempo universalmente accettato il fatto che l’acqua sarà sempre più in futuro un problema  anche nel nostro paese.

Dovremmo rendercene conto tutti e contribuire tutti in ogni modo a non sprecare un bene così prezioso; dovremmo capire che non  sarà più così scontato averla a disposizione senza limiti come è stato fino ad ora.

Io, per quel che posso, mi sto già attrezzando: ho riflettuto che anche nella mia cucina sprecavo molta acqua che poteva benissimo essere riutilizzata e ho deciso di cambiare le mie abitudini.

Ho acquistato una bacinella di plastica di dimensioni tali  da poter entrare nel lavandino della cucina e quando lavo la verdura o la frutta,  quando mi capita di sciacquare un attimo le mani sena usare il sapone, o quando lavo la caffettiera, recupero l’acqua che altrimenti andrebbe sprecata finendo direttamente nello scarico e la utilizzo per annaffiare orto e giardino.

Certo il mio risparmio influisce solo minimamente sulla mia bolletta dell’acqua e non ha certo ripercussioni  sull’andamento generale del consumo idrico, ma, se tutti provassimo a limitare gli sprechi, certamente ne gioverebbe tutto l’ambiente.

Angoscia.

Sono giorni di angoscia, giorni in cui la gente intorno a me muore …ogni volta che squilla il telefono, mi balza in mente un pensiero che mi fa trasalire: quale altra brutta notizia mi sta arrivando?

Sono amici, conoscenti, vicini di casa, persone con cui ho condiviso momenti della mia vita: se ne vanno in silenzio; qualcuno in modo repentino, altri con un addio più prolungato.

Tutti si portano via qualcosa di me…