Sera d’ aprile.

Nella luce del tramonto cammino  con una cara amica per le strade percorse da rari veicoli . Parliamo quietamente di cose senza importanza, tanto per sentire il rumore delle nostre voci.

Soffia una brezza leggera e tiepida come può essere solo i n aprile….. Sugli alberi, tra le foglie appena uscite dalle gemme, cinguettano e pigolano piano piano gli uccelli che si preparano per la notte. Il fiume scorre silenzioso accarezzando i sassi sulle sponde,  mentre sulle colline scure le luci, che si vanno accendendo via via,  illuminano  palazzi testimoni di antiche nobiltà. I rari automobilisti si fermano per lasciarci passare: non hanno fretta….la giornata è finita ormai. Tutto sembra perfetto ….

Ma nel cielo che s’ imbruna sale un’ enorme nuvola nera:  una mano ignota ha appiccato il fuoco al canneto sul lago…..mettendo in pericolo le case nei dintorni…

UTE: tra poesia, scienza e bella musica!!!

Oggi, pomeriggio particolarmente ricco alla nostra UTE.

Dopo un’ ora in compagnia dei poeti dialettali comaschi  e un’ altra ora tra scienza , spiritualità ed olismo, il coro dell’UTE  ci ha regalato un momento bellissimo.

Sono stati eseguiti brani famosi di Mozart, Offenbach e molti brani verdiani tratti da Traviata, Aida, ILombardi alla seconda crociata, Nabucco.

Le esecuzioni dei brani mi hanno sorpreso non pareva affatto di trovarsi di fronte a un coro amatoriale, composto da dilettanti che si ritrovano un’ ora alla settimana. Le voci si fondevano bene insieme sia nei passaggi più delicati e dolci sia quando esprimevano tutta  la loro potenza. Bravissima la direttrice del coro , sig. ra Zapparoli  , così come il pianista che accompagnava i canti .

I cori verdiani sono i cavalli di battaglia del nostro coro , che li esegue magistralmente , ma il pezzo che mi ha commosso di più è stato ” La barcarola” di Offenbach , il  brano che viene eseguito anche nel film di Benigni “La vita è bella”.  La soprano solista, che ha una voce notevole,, ha ben saputo renderne tutta la struggente dolcezza .

Venerdì 19 Aprile, il nostro coro parteciperà, a Trecate, a una rassegna di cori UTE e son certa che otterrà il successo di sempre.

Sugar.

Su invito di una cara amica ed ex collega, riincontrata all’ UTE, ieri sera sono andata a teatro, a Cantù, col gruppo della Pro Loco di Longone.

Si rappresentava “Sugar”: un musical che porta sulle scene la storia raccontata dal famosissimo film “A qualcuno piace caldo”.

I protagonisti erano interpretati da Justine Mattera, Pietro Pignatelli e Christian Ginepro. L’ inizio dello spettacolo non è stato certo travolgente, troppe situazioni  e ammiccamenti scontati, ma poi, soprattutto nella seconda parte, è diventato via via più dinamico, più frizzante e il pubblico ha dimostrato di apprezzare la bravura dei due protagonisti maschili soprattutto. Con questo non voglio dire che Justine Mattera non sia stata applaudita, ma certo mi aspettavo da lei un’ interpretazione più intensa, sia come ballerina che come attrice; come cantante invece mi è parsa più convincente. Certo il pensiero andava sempre agli eccezionali attori interpreti del film e questo non aiuta ad essere obiettivi nel giudicare.

 

 

Speranza contagiosa.

Stamattina lezione alla Scuola di Italiano per stranieri.  Contrariamente a quanto accadeva da qualche tempo, il gruppetto era abbastanza numeroso, anche se composto per la maggior parte da persone che non avevano mai frequentato al mattino.

Vengono da Liberia, Moldavia, Algeria, Brasile, Romania. Sono tutti giovani e con tanta voglia di imparare. Una ragazza è qui da appena sette mesi, ma parla e legge benissimo l’ italiano, solo per averlo studiato assieme al figlio che frequenta le scuole. Una coppia di moldavi , entrambi laureati, si adatta qui a lavori non certo adeguati al proprio livello di preparazione:  il loro titolo qui non viene riconosciuto.

Una giovane mamma è arrivata con carrozzina e figlioletta al seguito e ogni tanto la attaccava al seno per allattarla. A un certo punto l’ ho presa io in braccio per consentire alla madre di scrivere un esercizio. Dopo un po’ si è giustamente ribellata, ma poi veniva (già cammina, la piccoletta!)a stuzzicarmi e a sorridermi per farmi capire che potevamo anche continuare sulla strada dell’ amicizia.

Ho imparato che in Moldavia si parla il rumeno e che il russo oggi si studia come seconda lingua.

Mi piace insegnare a questi ragazzi: si viene contagiati dalla speranza nel futuro che li ha spinti a venire qui.

 

UTE : letteratura dialettale.

Oggi il dr. Ghioni , dopo un breve excursus su i temi da lui svolti in questi 18 anni all’ UTE, ci ha  presentato le poesie di Cesare Mainardi, un ingegnere milanese dalla sensibilità squisita. Copio e incollo qui di seguito una delle poesie che abbiamo avuto l’ opportunità di gustare , grazie all’ ottima lettura del sig Gottardi.

In essa il Mainardi paragona il poeta a una pianta che cresce sola e abbandonata tra i palazzi della città  e nessuno gode del suo forire e della sua ombra. Anche il poeta non ha più una missione etico-educativa: la sua poesia non illumina più nessuno.

Pianta a Milan (1959)Grattaciei motrient
drizzaa su sui trabucch
de cement,
tanabus e bottegh
alla lus
sputtanda del neon
fann la guardia a ona pianta
che hann logaa
– lì –
per legria della gent.Quand l’è april
la mett foeura i sò frasch.
Poeu d’estaa la se sbatt
per tegnissij bei franch
e fagh ombra a nissun.
E la viv – de per lee –
se sa minga comè.

O poetta, anca tì
intramezz alla gent
che sta su sui trabucch
de sambus,
doggionaa da guardian
dur e gnucch
te se sbattet tutt l’ann
per fagh lus a nissun.
E te vivet
– tì –
de per ti
se sa minga comè.

Albero a Milano (1959)Grattacieli tristi
rizzati sui trampoli
di cemento,
stambugi e botteghe
alla luce
svergognata del neon
stanno a guardia di un albero
che hanno collocato
– lì –
per far allegra la gente.

Quand è aprile
mette fuori le foglie.
Poi d’estate si affanna
per serbarsele ben salde
e fare ombra a nessuno.
E vive – solo –
non si sa come.

Oh poeta, anche tu
frammezzo alla gente
che si regge sui trampoli
di sambuco,
vigilato da guardiani
duri e ottusi
ti affanni tutto l’anno
per far luce a nessuno.
E vivi
– tu pure –
solo
non si sa come.

 

 

 

Ritorno all’ UTE.

Ho ricominciato a frequentare la nostra UTE , dopo un lungo periodo di assenza per i miei continui spostamenti.

Ieri si è avuta una “lezione ” fuori programma: è venuto a salutarci Don Ivano, il sacerdote che per molti anni ha guidato sapientemente la nostra associazione. Ora è a Kinshasa, nel Congo a svolgere una importante missione educativa tra giovani universitari e bambini di strada.

Ci ha parlato della difficoltà della sua missione e della miseria che affligge gran parte della popolazione di quel paese, nonostante le enormi ricchezze di quella terra africana. Ci ha parlato anche della diffidenza che secoli di colonialismo e di sfruttamento feroce hanno lasciato nei cuori della gente.

Fa bene  essere costretti a rendersi conto di cosa sia la vera povertà, quella che non ti consente di contare sulla possibilità di mangiare ogni giorno qualcosa o di avere un posto sicuro dove sdraiarti la sera per dormire:  fa sentire come il nostro “sentirci poveri” che ci accomuna in questi momenti di difficoltà per il nostro paese, sia fuori luogo.

Tra i soci ,accorsi abbastanza numerosi per l’ occasione, è stato raccolto materiale di cancelleria unitamente a una piccola somma che Don Ivano potrà utilizzare per  la sua comunità di giovani e anche per tutti coloro che dall’ esterno vanno a chiedere aiuto.

Credo che tutti rimpiangano un po’ le belle lezioni di Don Ivano, ma è confortante sapere che non ci perderà di vista e che continuerà a seguire anche da lontano la nostra associazione.

Bimbi in riva al lago.

In riva al lago , le folaghe silenziose scivolavano sull’ acqua , mentre una coppia di  anatre ispezionava accuratamente  i meandri del canneto; uno svasso solitario e guardingo osservava l’ orizzonte.

Sulla montagna, primule, margherite e viole vestivano a festa il sottobosco e due bimbi si arrampicarono su per il fianco del monte per ammirare quel tappeto fiorito, ma poi nello scendere scivolarono sul terreno impregnato dalla pioggia recente e il brivido del rischio li fece gridare festosamente : con la loro allegria rumorosa avevano spezzato la quiete sonnolenta del lago.

 

 

Habemus tunnel!

Fine di un incubo?

Credo che per molti cittadini brianzoli questa sia una notizia magnifica.: oggi è stato aperto al traffico il tunnel di Monza.

Per anni chi percorreva la SS 36 per raggiungere Milano o la  tangenziale ha dovuto sottostare a penosissime code in corrispondenza dei cantieri  e poi a vere e proprie gimkane  tortuose entro corsie provvisorie transennate . Nelle ore di punta era un vero incubo, che ora diventerà presto un fastidioso ricordo e basta.

Leggevo tempo fa che la realizzazione di questa opera ha incontrato molti contrattempi che hanno comportato ritardi e lievitazione di costi, ma leggendo l’ articolo de “La Provincia” linkato sopra parrebbe che i risultati siano apprezzabili…. speriamo sia proprio così.

 

Come il cireneo.

Ognuno di noi è un po’ come il Cireneo: ognuno ha la sua parte di croce , ma se si ha la fortuna di avere fede, si ha anche la certezza di non essere da soli a portarla.