Poesia:Patricia (di Paolo Gianese)

Un appassionato di fotografia scatta un’ istantanea e la manda a un amico appassionato di poesia, che dovrà in brevissimo tempo commentarla con le sue parole  ….un gioco simpatico e intelligente , un modo per condividere esperienze ed emozioni .  Ed ecco cosa può nascere :

Patricia

di Paolo Gianese Yanez

Cercavi un “perchè”,

scrutando il tuo universo libro

ad occhi chiusi,

fino a ragguingere

l’orizzonte cieco delle tue mani.

Cercavi protezione

con i tuoi capelli da dipanare

scapigliandoli dal loro ordine discreto

fra l’orecchio e l’intenzione.

Come una tela di ragno senza olio

o un acquerello senza colore,

dipinta a caso da un vento corsaro

di serenità supposte.

Come se ti volessi riparare

da pensieri di fronda

o da un ritratto scattato di frodo,

in divieto d’accesso

ad ogni vascello fantasma

battente bandiera pirata

per una bella passante.

 

Il ventilabro.

il ventilabro veniva usato per separare il grano dalla pula

La mia carissima amica Graziella, mi ha inviato questa sua poesia , che parla di un oggetto che forse pochi di noi conoscono….

IL VENTILABRO

Malinconico un ventilabro

non separava più nulla;

abbandonato, univa polvere e ragni.

Mi balenò un’ idea e un presepe

è spuntato minuscolo e carino,

ma importante è il suo messaggio.

Ventilabro soddisfatto!

Ringrazio Graziella per questo suo dono, che testimonia la sua squisita sensibilità.

 

Una pioggia di fiori.

La mia amica Graziella, che ringrazio vivamente,  ha inviato questo suo “fiorito” ricordo d’ infanzia:

Sulle sponde del Lago di Lecco, c’era  Villa Rosa con un parco bellissimo, dove c’ erano diversi tipi di alberi, tra cui anche delle vecchie piante di camelie molto alte.

Durante la fioritura, mi piaceva moltissimo arrampicarmi in mezzo a quei fiori rosa, bianchi, screziati: era uno spettacolo bellissimo!

Quando tutte le camelie erano fiorite, bastava scrollare un po’ i rami e tutti i petali cadevano formando una bellissima pioggia rosa e bianca……Veri momenti di felicità!

Posso solo immaginare l ‘ incanto e la meraviglia di quei momenti! Fortunata tu, Graziella, che li hai vissuti.

Vent’ anni fa….

Carmela, una collega che ho conosciuto 20 anni fa e con la quale ho avuto il piacere di condividere un anno di insegnamento , mi ha inviato tramite Facebook questo messaggio che mi ha profondamente commosso e che, col suo permesso copio qui :
“Domani sarà un inizio di anno scolastico particolare: sono passati esattamente 20 anni da quel 15 settembre 1994 in cui, dopo anni di scuole private e supplenze, cominciai l’anno scolastico come insegnante di ruolo a Erba. Come é capitato per molte altre volte in questi anni era il giorno del mio compleanno, ma quello era l’ultimo dei miei pensieri. Ricordo tutto di quel giorno e di quel periodo particolare: ero impaurita e a disagio, non conoscevo niente e nessuno e mi sentivo inadeguata. Ma ricordo anche il sorriso accogliente di Diana Catellani, insieme a Lina B., la collega piu’ cara incontrata in questi anni. Mi presentò i bambini parlandomi di ognuno di loro e mi coinvolse nella lezione come se avessimo sempre lavorato insieme. Nel corso di quell’anno piuttosto complicato fu per me una guida e un punto di riferimento: ebbi modo di scoprire la persona speciale che era, ed oggi, quando leggo gli elogi e i complimenti che le fanno tutti, capisco ancor di più quanto io sia stata fortunata ad averla conosciuta personalmente.
In quei giorni di 20 anni fa insieme a me c’erano i suoceri di mio fratello, mi accompagnarono a scegliere la sede e mi aiutarono a trovare casa. Fu anche grazie a loro se quel periodo fu meno duro: ci divertimmo molto, girando per i paesi della zona, a prendere in giro le usanze del posto diverse dalle nostre. Oggi non ci sono più, ma spesso mi capita di ripensare a loro con affetto proprio ricordando quei giorni in cui mi fecero da mamma e papà.”

Grazie, Carmela! Anche per me sei un bel ricordo. Forse non merito tutte le parole gentili che mi hai dedicato, ma mi hanno fatto tanto piacere.  Un affettuoso abbraccio. Diana

Restiamo umani.

Restiamo umani  è lo slogan che contraddistingue l’ iniziativa in aiuto della gente di Gaza in risposta a questo appello :

“Quello di cui abbiamo bisogno e’ intervenire per provvedere ai bisogni urgen-
ti di quasi 2500 persone, cioe’ 360 famiglie che sono rifugiati nelle due
scuole della Sacra Famiglia del Patriarcato Latino e nella scuola Ortodossa..
noi ci siamo impegnati a dare loro cibo, latte, pampers, e gasolio.. dunque ci
siamo assunti un grande impegno.. perciò ogni dono che riceviamo sarà utiliz-
zato in questa direzione cioè nell’intervento immediato..

Ma dopo la fine della guerra vogliamo intervenire con un più ampio progetto
nel settore umanitario e medico.. percio’ abbiamo lanciato il nostro appello
tramite Caritas Internationalis sperando di ricevere una somma significativa
per poter realizzare tutto questo.”

Questo appello comparirà nel volantino che verrà distribuito in chiesa domenica prossima , quando si inviteranno gli Erbesi a partecipare alla raccolta fondi indetta dalla Caritas Ambrosiana. Con la distruzione dei tunnel non si ferma solo l’ arrivo delle armi, ma anche il rifornimento  di ciò che serve alla popolazione di Gaza chiusa nei “territori”

Rolo in festa!

Lavori all' interno della chiesa.

Oggi, 9 novembre 2013, a diciassette mesi dal terremoto che ha sconvolto l’ Emilia, la Chiesa di Rolo è stata riaperta al culto. E’ la prima della diocesi di Carpi a ritornare agibile, ne restano altre 47 da restaurare o da ricostruire. Alle 16.30 si è celebrata la messa alla presenza del Vescovo. L’ ingresso è stato un momento molto emozionante per tutti i presenti. (notizia inviata da Ilva  Catellani, mia sorella)

Una risposta da Israele….

Nel post precedente si evidenziava un episodio accaduto nei Territori Occupati e ho chiesto a un amico che vive in Israele di dirmi un suo parere ed ecco qui la sua risposta:

Dan Raba’

Ciao Diana, l’articolo che mi hai consigliato e’ certamente di parte, ma descrive la situazione piu’ o meno come e’. Non si tratta della situazione Israeliana, Bensi della situazione dei Territori Occupati. Nei territori Occupati abitano 600 mila israeliani insieme alla popolazione locale palestinese. Questi israeliani chiamati in generale Coloni dalla sinistra europea pensano che Israele debba considerare i loro insediamenti parte di Israele. Ma in realta’ in questa zona “CONTESA” governa l’esercito Israeliano con un regime di occupazione. Non posso esprimermi rispetto all’episodio descritto dal tuo post, che non conosco, ma e’ verosimile. Ci sono terre contese, ci sono continue provocazioni da una parte e dall’altra e l’esercito si ritrova in mezzo tra gli estremisti israeliani e i militanti palestinesi che di solito agrediscono persone ed automobili con sassi e pietre. Non esiste uno studio politico della situazione, ma io ritengo che la maggioranza della popolazione , sia gli ebrei che i palestinesi vorrebbero una soluzione pacifica e concordata. Sono sempre gruppi estremisti e violenti che rendono la situazione tesa

Ringrazio per l’obiettività della risposta e spero che quella parte dei due popoli che  vuole poter lavorare in pace per crescere i propri figli senza temere di vederseli strappare da guerre e attentati possa prevalere in un futuro molto prossimo.

2 Agosto 1980: strage di Bologna – Io c’ ero…

Ripubblico questa testimonianza toccante, per i lettori di recente acquisizione ; Vincenzo racconta….

Ero allo Stadio per lavoro,quando ho sentito quel botto così forte che mai avrei pensato  venisse dalla stazione, che sta a qualche Km da dove mi trovavo.
Di quel che successe dopo, ricordo l’ urlo delle sirene ,le strade bloccate, il traffico in tilt.

Quando arrivai in sede, già altri erano andati sul posto per i vari TG.
Sul luogo del disastro fui presente solo dal pomeriggio .
Le ambulanze non bastavano e gli AUTOBUS allora vennero utilizzati per il trasporto delle vittime e dei feriti. Sul posto tante macerie ,un formicaio di persone indaffaratissime a scavare e a trasportare corpi straziati. C’ era tanta polvere e un gran vociare. sotto il sole che scottava.

I sentimenti di tutti erano angoscia e incredulità per la dimensione della tragedia.
(racconto di mio fratello Vincenzo, che quel giorno era in servizio alla RAI di Bologna)

Dopo oltre trent’ anni tutto questo resta confinato in qualche cerimonia di commemorazione , come congelato dentro una vetrina da cui non possono uscire il dolore e la rabbia di chi quei fatti li ha sentitti sulla propria pelle e che ancora non ha avuto risposta ai suoi tanti “perché”.

Sul balcone di Egle….

L’ amica Egle mi ha mandato questo bel racconto , che mi piace pubblicare qui perchè testimonia un atteggiamento di attenzione rispettosa e piena di meraviglia verso i piccoli miracoli quotidiani che la natura ci propone.

...un ammasso di corpicini arancioni....

“Alla fine di aprile sul mio balcone, in mezzo a una parete di edera, i merli hanno deciso di fare il loro nido.:un interminabile via vai con pagliuzze, rametti, muschio. …. un vero lavoro di ingegneria.

Poi la merla ha depositato un uovo al giorno per cinque giorni  e in seguito ha costantemente covato per circa due settimane. Non era molto facile curiosare nel nido nei pochi momenti in cui si allontanava, ma finalmente una mattina ho visto che invece delle uova c’era un ammasso di corpicini arancioni. Quando non stava  a riscaldarli, andava e tornava con dei  vermetti e anche il merlo maschio si alternava nel nutrire i piccoli. Finchè questi, ormai cresciuti, uno alla volta, hanno abbandonato il nido, seguiti con trepidazione dal merlo maschio. Infatti, volati giù dal balcone, zampettavano in cortile e, accompagnati dal merlo, andavano a nascondersi sotto un cespuglio.

Devo dire che quando il nido è rimasto vuoto e non c’è stato più l’andare e venire dei merli mi è spiaciuto, mi ci ero affezionata. Il nido è ancora lì, nella speranza che qualche merlo lo possa utilizzare ancora.”

Bravissima, amica Egle! Il tuo racconto, quello di Nonna Gemma e quelli di qualche tempo fa di Nonna Mimma, mi hanno fatto venire  un’ idea: riserverò una categoria di questo blog (che intitolerò probabilmente: Spazio aperto)  a tutti gli amici o le amiche che vorranno inviare ricordi, esperienze significative, racconti , riflessioni o  altro…. naturalmente mi riservo la facoltà di  decidere  cosa possa essere adatto a essere pubblicato su un piccolo blog come questo…

I gattini di Nonna Gemma.

I micini costruttori inconsapevoli di pace e amicizia.

Quante volte accade che a causa di animali nascano ostilità mal dissimulate tra vicini? Chi ama il proprio cane gioisce nel sentirlo abbaiare rientrando a casa, ma chi abita alla porta accanto spesso considera quella manifestazione di affetto solo come un fastidioso, intollerabile disturbo alla quiete condominiale; quanto ai gatti poi …. sono meno inquadrabili e meno controllabili dei cani  e con il loro girovagare, incuranti di confini e di siepi, possono suscitare  malumori e incomprensioni.

Era questa la situazione che, nonostante vari tentativi di approccio, si era venuta a creare tra la famiglia di Nonna Gemma e i suoi vicini : per 27 anni non c’ era stato mai nessun dialogo…..ma poi accade qualcosa di imprevisto .

Una gattina trova proprio nel giardino dei vicini  l’ angolo più adatto per partorire i suoi quattro micetti; quando questi cominciano a muoversi, Nonna Gemma li vede e comincia a porgere loro cibo e acqua approfittando di un buco nella rete ……sono così graziosi quei cuccioli morbidi e teneri….tanto che anche il cuore dei vicini si intenerisce: partecipano all’accudimento della cucciolata e si aprono all’amicizia con i condomini ignorati da sempre.

Ora quei  micini hanno tanti padroni pronti ad occuparsi di loro ed il bello è che proprio gli animali che erano stati causa di ostilità hanno causato la rottura del ghiaccio e lo stabilirsi di rapporti di buon vicinato.

Grazie, nonna Gemma per questa bella storia!