Località di vacanza (Ungheria: continua…)

Le mete preferite degli abitanti di Budapest per le ferie e i fine settimana sono l’ ansa del Danubio e il lago Balaton.

Nell’ansa del Danubio prevalgono le seconde case sparse sulle alture circostanti e immerse in tanto verde. A questo proposito sarà bene ricordare che la densità della popolazione ungherese è a occhio la metà di quella italiana e si può viaggiare a lungo in mezzo a boschi immensi percorsi da strade assai poco frequenta

Il lago Balaton mi ha sorpreso per la sua vastità e per la dolcezza dei panorami. Ci siamo arrivati in una splendida giornata di sole e le sue acque basse brulicavano di vele bianche (la sola navigazione consentita è quella a vela) Ho ritrovato l’ atmosfera tipica delle zone balneari e il caldo un po’ umido che si trova sulle rive di tutti i laghi. Il Balaton è minacciato dalla diminuzione costantedelle piogge che da sempre lo alimentano.

Budapest .

Dopo due giorni passati tra castelli e abbazie delle città minori, accompagnati da acquazzoni frequenti e temperature piuttosto freddine, siamo arrivati a Budapest (ricordatevi di pronunciare la “S” come fosse una “SC”).

budapest di notte

 

E’ una città molto bella con monumenti, palazzi e chiese stupendi, che stanno lì a ricordare il passato glorioso di questa città. Buda occupa la riva collinosa del Danubio ed è più residenziale, più calma e le famiglie più ricche è lì che vogliono abitare; Pest sorge invece in pianura ed è la parte in cui si svolgono tutte le attività economiche, culturali e mondane.

Visto dalla Cittadella il Danubio delude un po’: è vero, è maestoso, ha una grande portata d’ acque e merita certamente il suo posto nella classifica dei fiumi più lunghi, ma…. non è affatto BLU!! Come tutti i grandi fiumi ha un colore indefinito tra il grigio-verde-giallo. Tuttavia è percorso da numerosi mezzi di navigazione sia per il trasporto di merci che per il trasporto di passeggeri.

Il palazzo più suggestivo è certamente il palazzo del Parlamento, che specchia le sue guglie gotiche nelle acque del Danubio, ma rimane scolpita nella memoria anche “La Piazza degli Eroi”, in cui, attraverso una serie di statue , viene riassunta la storia del paese.

Ho accennato alla Cittadella: qui, accanto alle rovine di un’ antica fortezza, sorge un monumento di epoca comunista, che per l’ enfasi stucchevole e l’ aridità di ispirazione che ne traspare, ricorda certi nostri monumenti di epoca fascista: le dittature , di destra o di sinistra che siano , non sanno esprimere armonia e bellezza perchè queste non possono sopravvivere dove la libertà viene negata.

Certamente abbiamo anche visitato i luoghi e i monumenti che ricordano la fallita rivoluzione del 1956 e la nostra guida esprimeva un profondo rammarico per l’ indifferenza dell’ Occidente verso le sofferenze dell’ Ungheria…

Passando in pullman per la città, a un certo punto abbiamo visto un palazzo dipinto di celeste , circondato come da una fascia nera su cui spiccava la parola “TERROR” : era lì che si svolgevano gli interrogatori dei ribelli al regime e da lì molti non sono più tornati alle loro case.

Tutto sommato, credo che noi Italiani siamo turisti molto difficili da stupire, perchè siamo troppo abituati a vivere circondati dai tesori d’ arte che le varie epoche storiche ci hanno lasciato, ma devo confessare che durante la navigazione notturna sul Danubio a bordo di un battello, la vista estremamente incantevole dei palazzi illuminati, che si riflettevano nelle acque del fiume, era veramente emozionante e tutto il gruppo di cui facevo parte ha provato la mia stessa meraviglia.

In Ungheria (seconda parte)

Nella storia dell’ Ungheria c’è un punto di partenza che nessuno scorda: il re Santo Stefano, che attorno al mille convinse il suo popolo a rinunciare al nomadismo e al paganesimo per occidentalizzarsi , diventando un popolo di agricoltori e cristiani. Così la migrazione secolare di quel popolo asiatico dedito al saccheggio ebbe termine e lì, nella pianura ungherese, cominciò a prosperare.
Le divisioni interne portarono poi all’ invasione funesta dei Turchi durata 150 anni e da essa i Magiari si poterono liberare solo con l’ aiuto degli Asburgo (Impero austriaco) nel corso del 18° secolo., naturalmente però il prezzo fu piuttosto alto: gli Asburgo occuparono il paese e ne distrussero le fortezze per scoraggiare le velleità di indipendenza mai sopite. Solo all’ epoca della principessa Sissi ottennero il riconoscimento di regno federato sotto la corona di Francesco Giuseppe.
Questo fu il momento di maggior splendore della Grande Ungheria che andava dal Mar Baltico al Mar Nero all’ Adriatico e i molti palazzi in stile liberty ne sono testimonianza. Era il periodo in cui in ogni operetta o commedia teatrale non poteva mai mancare il conte ungherese o la principessa di Transilvania…

Ma Le sorti dell’ Ungheria seguirono le vicende degli Asburgo, che scomparvero con la prima Grande Guerra. Il regno fu smembrato e i Magiari scelsero di diventare una Repubblica; dopo vent’ anni scelsero di nuovo l’ alleato sbagliato e i loro territori furono ulteriormente ridotti fino agli attuali 100.000 Km. quadrati (un terzo dell’ Italia con appena 10 milioni di abitanti).

Ritornando alle origini, S. Stefano si fece aiutare nella sua opera di civilizzazione dai monaci benedettini e in tutto il paese si trovano a ogni piè sospinto vestigia del santo re, di sua moglie Gisella e tante abbazie, oltre alle numerosissime basiliche e cattedrali .

Della dominazione turca non resta nulla: tutto è stato cancellato, tranne qualche bagno turco…

Ora l’ Ungheria guarda decisamente verso quell’ Europa che l’ ha punita duramente in passato, ma che potrebbe assegnare a questo paese, che ricorda orgogliosamente le sue origini asiatiche, il compito di fare da tramite tra un occidente in declino e un’ Asia in potente risveglio.
(Nella foto: Maria Teresa d’ Austria)

A Londra.

Un anno fa sono stata per un periodo abbastanza lungo in Inghilterra .La cosa che mi ha colpito subito già dall’aereo è stata la bellezza della campagna: prati di un verde smagliante, siepie cespugli più scuri che separano i campi tra loro e che sottolineano l’andamento ondulato del terreno; certo nulla a che vedere con la nostra campagna di emiliano-lombarda, dove siepi, cespugli “improduttivi” o alberi buoni solo per ospitare i nidi degli uccelli sono scomparsi, forse per rendere più agevole il lavoro delle macchine agricole.Così però la campagna ha assunto un aspetto sempre più desolato.
Io poi mi ero sempre immaginata Londra come una città grigia e triste e invece mi sono trovata davanti un’esplosione di fiori, che sbucano da ogni parte: in vasi appesi ai lampioni lungo le strade. ai davanzali delle finestre e sulle soglie dei seminterrati adibiti ad abitazione. E i parchi?
Una vera meraviglia per estensione, per la cura con cui sono tenuti, per la varietà degli animali che vi si trovano.
Un’altra cosa che mi ha impressionato è l’efficienza del trasporto pubblico, che ti permette di spostarti in lungo e in largo senza perdite di tempo: i treni o gli autobus passano frequentissimi e le attese sono ridotte al minimo. Le stazioni sono ordinatissime.

In Inghilterra, si sa, l’immigrazione ha avuto inizio molto prima che da noi e ultimamente si è intensificata ulteriormente. Molti giovani provenienti da tutti i paesi del mondo, e spesso altamente qualificati, cercano un’ occasione di lavoro che un’economia in espansione (come lo era fino a pochi mesi fa quella inglese) può offrire. Dopo essersi “sistemati”, legittimamente questi giovani desiderano far famiglia e questo comporta un notevole aumento della natalità, che spesso mette alla frusta le strutture  pubbliche del sistema sanitario  di Sua Maestà. I reparti maternità sono spesso sovraffollati anche se le degenze per i casi “normali” sono brevissime; la partoriente che presenti un qualsiasi fattore di rischio può in questa situazione trovarsi in seria difficoltà.
I medici sono certamente qualificati ed efficienti; il personale infermieristico sempre scarso, soprattutto di notte, è costituito per lo più da donne di colore dai modi molto sbrigativi e poco inclini alle coccole verso le pazienti, che devono accudire il proprio piccolo subito dopo il parto, anche quando questo abbia richiesto il taglio cesareo. Se a questo si aggiunge la vetustà della struttura, da me visitata, (che poteva comunque fregiarsi di un’ottima valutazione di affidabilità) con le facilmente immaginabili conseguenti carenze di comfort e se si aggiunge ancora la presenza in alcune sale d’attesa  di moquettes visibilmente molto “vissute”, si può comprendere quale contraccolpo abbia avuto in me l’ammirazione per l’efficienza inglese