A Teatro con l’UTE: Ballo al Savoy

Nizza, 1932. Nel salone di casa Faublas si festeggia il ritorno del marchese Aristide e della sua sposina Maddalena, di ritorno dal lungo viaggio di nozze. Ma Aristide riceve un telegramma dalla Tangolita, una danzatrice sua vecchia fiamma, alla quale aveva promesso, firmando solennemente l’impegno in calce a un assegno, di trascorrere una serata con lei non appena ella lo avesse richiesto. La Tangolita vuole che Aristide assolva il suo obbligo proprio quella sera, durante l’annuale ballo al Savoy. Ma il marchese non vorrebbe lasciare sola Maddalena. Con l’aiuto dell’amico Mustafà Bey, Aristide trova una scusa buona: deve recarsi al Savoy per incontrare José Pasodoble, compositore jazz in gran voga, e non può condurre Maddalena con sé, perché i bauli con le toilettes eleganti non sono stati ancora recapitati. Ma José Pasodoble altri non è se non lo pseudonimo di Daisy Parker, amica di Maddalena, che comprende così di essere ingannata.
Al Savoy. Mentre Aristide incontra i vecchi amici dei tempi in cui era ancora celibe, giunge Maddalena, decisa a vendicarsi, celando il suo volto dietro ad un velo. La donna fa colpo su Celestino, un giovane timido che spera di vivere l’avventura della sua vita. Intanto Mustafà, diplomatico turco pluridivorziato, si accorge che sta innamorandosi di Daisy…

Quella che ho copia-incollato qui sopra è la trama dell’operetta  “Ballo al Savoy”che è in scena al Teatro San Babila.

La storia, come si conviene a un’operetta che si rispetti, è solo un pretesto per proporre canti e balletti, che in questo caso si sono avvalsi di ottimi interpreti e di costumi accurati.

Un pomeriggio piacevolissimo in ottima compagnia.

Inserisco qui un video con il canto di Tangolita

 

 

 

UTE: Gesù Bambino, il povero più ricco, il ricco più povero – Concerto di Natale.

Don Ivano oggi, nella sua consueta riflessione sul Natale,  ha voluto evidenziare le contraddizioni cui siamo messi di fronte ogni anno a Natale, contemplando il mistero della nascita di Gesù.

Un essere umano non si misura da ciò che ha, ma da ciò che è; povero è colui che ha poco, ma se è contento del poco che ha è senz’altro felice e se è anche disposto a condividerlo allora è ricco. Al contrario un ricco, che possiede molte cose, ma non è disposto a donare , è certamente povero. Gesù è povero, ma non è misero: trova un ricovero, ha una madre e un padre, c’è chi lo accoglie e gli fa festa ed è pronto a condividere tutto questo con tutti noi.

La riflessione di don Ivano si è poi snodata su due filoni paralleli: il discorso di S. Ambrogio sul Natale (festa da lui stesso introdotta nella diocesi di Milano) e le rappresentazioni artistiche della Nascita di Gesù.

S. Ambrogio ricorda la povertà di Gesù, che fu deposto in una mangiatoia  e nacque a Betlemme (il cui nome significa “casa del pane”) per diventare “cibo” per noi. e a questo pensiero il nostro docente ha accostato un’opera di Rupnik  che si trova a Monza nella cappella delle Suore dell’Immacolata: la Madonna che quasi si fonde con la terra, mostra un Gesù Bambino che tiene in mano un fascio di spighe di grano, che diventeranno pane.

Gesù, dice Ambrogio, è luce che illumina il cammino dei Magi e dei pastori e Georges La Tour dipinge un presepe in cui la luce di una candela  riflettendosi sulle fasce di Gesù illumina i visi di tutti quelli che lo circondano pieni di stupore.  Natale è annuncio di gioia  e Gherardo Delle Notti ritrae un Gesù, fonte di luce vivida , che dà gioia a Maria, Giuseppe  e a coloro che sono presenti.

natività Arcabas“Gesù è davvero l’amore che Dio vuol dimostrare a noi” dice Ambrogio ed ecco un quadro davvero insolito di Arcabas: la Madonna sta dormendo sdraiata sulla paglia e stringe accanto a sè Gesù in atteggiamento di grande tenerezza e protezione; intanto S. Giuseppe illumina la stanza con una candela, mentre veglia e custodisce il loro sonno.

Per finire don Ivano ci ha letto una poesia di Margherita Guidacci e il racconto di Parise: il Natale più bello”.

Una bella riflessione , don Ivano! Grazie e buon Natale!

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Come ogni anno, anche oggi il nostro Coro “Soprano Edda Righetto” ci ha salutato con una serie di canti  eseguiti con la solita bravura. Brani tratti da opere liriche, Vivaldi, Haendel, una ballata medioevale, canti tradizionali di Natale e anche un brano tratto  dalla colonna sonora di “Giulietta e Romeo”, che il coro ha dedicato alle donne siriane e che unisco qui sotto

Con questo brano che parla dell’amore che vince ogni ostacolo, auguro a tutti i soci e amici dell’UTE : Buone feste!

Odio l’estate.

Sono tanti i tormentoni estivi che hanno “bombardato” e bombardano ogni anno le orecchie dei villeggianti sulle spiagge o in montagna e sono in genere motivetti molto orecchiabili, un po’ fracassoni  e inneggianti alla “filosofia” dell’ “hic et nunc”, del “cogli l’attimo”.

Questa canzone di Bruno Martino è molto diversa: è dolcemente malinconica e guarda all’estate come a un momento che può sì regalare momenti bellissimi, ma può anche essere motivo di rimpianto e di dolore quando quei momenti non esistono più e allora si invoca l’arrivo dell’inverno.

 

Video: My rifle, my pony and me.

Ho rivisto il vecchio film “Un dollaro d’onore” e ho risentito con enorme piacere questa canzone :

 

The sun is sinking in the west
Il sole sta tramontando  a  Occidente
The cattle go down to the stream
Il bestiame va giù al torrente
The redwing settles in the nest
Il tordo sassello si sistema nel nido
It’s time for a cowboy to dream
E ‘il momento per un cowboy di sognare

Purple light in the canyons
luce viola nei canyon
That’s where I long to be
Ecco dove vorrei essere
With my three good companions
Con i miei tre buoni compagni
Just my rifle, my pony and me
Solo il mio fucile, il mio pony e me.

Gonna hang (gonna hang) my sombrero (my sombrero)
Appenderò (appenderò) il mio sombrero (il mio sombrero)
On the limb (on the limb) of a tree (of a tree)
Nella parte (nella parte) di un albero (di un albero)
Comin’ home (comin’ home) sweetheart darlin’ (sweetheart darlin’)
Tornando a casa (tornando a casa) dolcezza cara (cara fidanzata)
Just my rifle, my pony and me
Solo il mio fucile, il mio pony e me
Just my rifle, my pony and me
Solo il mio fucile, il mio cavallo e me

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Whippoorwill in the willow
(Whippoorwill in salice
Sings a sweet melody
Canta una dolce melodia
Riding to Amarillo)
Cavalcando verso Amarillo)
Just my rifle, pony and me
Solo il mio fucile, pony e me
No more cows (no more cows) to be ropened (to be ropened)
Non ci sono più vacche (non più vacche) da prendere al lazo (da prendere al lazo)
No more strays will I see
Nessun altro randagio vedrò
Round the bend (round the bend) she’ll be waitin’ (she’ll be waitin’)
Alla curva del fiume (la curva) lei sarà in attesa (lei sarà in attesa)
For my rifle, pony and me
del mio fucile, pony e me
For my rifle, my pony and me
del mio fucile, il mio cavallo e me

Schiavitù.

Non posso accettare di essere diventata complice di questi orrori:  i trafficanti di uomini  vengono pagati con i soldi anche miei !! Non possiamo fare finta di non sapere quello che accade.

La schiavitù moderna (che esiste anche in Italia e non solo in Libia) è uno scandalo peggiore di quella praticata anticamente: è la negazione di tutto ciò che proclamiamo nelle nostre leggi, nelle nostre Costituzioni, scritte dopo la Rivoluzione Francese, è la negazione delle tante Dichiarazioni dei diritti dell’uomo e del cittadino fiorite negli ultimi secoli ….parole dettate da nobili ideali, ma che ora appaiono solo espressione di una grande, terribile ipocrisia.

Una canzone per tutte le donne: Respect.

Anche ieri i giornali hanno riportato la notizia di altri due femminicidi: è una vera strage! Ho sentito alla radio La canzone “Respect” cantata da Aretha Franklin, come dedica alle donne per questo 8 marzo e faccio mia questa idea: le donne devono pretendere rispetto, che, si direbbe oggi, è il minimo sindacale in un rapporto di coppia.

Ecco qui di seguito il testo. Aretha chiede solo un po’ di rispetto al suo uomo quando rientra a casa, solo un po’ di rispetto o lei se ne andrà. Rispetto, dice ancora la canzone, è PRENDERSI CURA.

oo) What you want
(oo) Baby, I got
(oo) What you need
(oo) Do you know I got it?
(oo) All I’m askin’
(oo) Is for a little respect when you come home (just a little bit)
Hey baby (just a little bit) when you get home
(just a little bit) mister (just a little bit)

I ain’t gonna do you wrong while you’re gone
Ain’t gonna do you wrong (oo) ‘cause I don’t wanna (oo)
All I’m askin’ (oo)
Is for a little respect when you come home (just a little bit)
Baby (just a little bit) when you get home (just a little bit)
Yeah (just a little bit)

I’m about to give you all of my money
And all I’m askin’ in return, honey
Is to give me my profits
When you get home (just a, just a, just a, just a)
Yeah baby (just a, just a, just a, just a)
When you get home (just a little bit)
Yeah (just a little bit)

Ooo, your kisses (oo)
Sweeter than honey (oo)
And guess what? (oo)
So is my money (oo)
All I want you to do (oo) for me
Is give it to me when you get home (re, re, re ,re)
Yeah baby (re, re, re ,re)
Whip it to me (respect, just a little bit)
When you get home, now (just a little bit)

R-E-S-P-E-C-T
Find out what it means to me
R-E-S-P-E-C-T
Take care, TCB
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Fammi volare fino alla luna.

Ho appena ascoltato questa canzone  e mi è piaciuta molto. La cantava divinamente il grande Frank Sinatra.

Fly me to the moon – Fammi volare fino alla Luna
Let me play among the stars – Fammi giocare tra le Stelle
Let me see what spring is like – Fammi vedere se è come saltare
On a-Jupiter and Mars – Su Giove o Marte
In other words, hold my hand – In altre parole, prendi la mia mano
In other words, baby, kiss me – In altre parole, baciami

Fill my heart with song – Riempi il mio cuore con una canzone
And let me sing for ever more – E fammi cantare per sempre
You are all I long for – Sei tutto ciò che ho sempre atteso
All I worship and adore – Tutto ciò che venero e adoro
In other words, please be true – In altre parole, per favore fa che sia vero
In other words, I love you – In altre parole, Ti Amo

Fill my heart with song – Riempi il mio cuore con una canzone
And let me sing for ever more – E fammi cantare per sempre
You are all I long for – Sei tutto ciò che ho sempre atteso
All I worship and adore – Tutto ciò che venero e adoro
In other words, please be true – In altre parole, per favore fa che sia vero
In other words, in other words – In altre parole, in altre parole
I love you – Io Ti Amo

Teatro: La duchessa del Bal Tabarin.

Quanta gente c’era a Milano ieri pomeriggio! Certo per fare gli acquisti di Natale e per vedere la città illuminata dalle mille luci degli addobbi natalizi. E’ stata un’impresa raggiungere a piedi il Teatro San Babila: bisognava fare un’incessante gimkana tra la gente che riempiva strade e portici.

Eravamo un buon gruppo dell’UTE e avevamo i biglietti per assistere alla rappresentazione dell’operetta: La Duchessa del Bal Tabarin (musiche di Carlo Lombardo e libretto di Franci). E’ un’operetta nata nel 1917, in piena Grande Guerra, ma ambientata nel  mondo luccicante e frivolo della Belle Époque, che si era conclusa da poco.

Racconta la storia di Frou Frou, una chanteuse del Bal Tabarin che ha sposato un alto funzionario, al quale però non è propriamente fedele e il marito, avendo scoperto un suo tradimento, promette di prdonarla solo se supererà sei mesi di prova di morigeratezza e onestà coniugale. Lo spettacolo comincia dal giorno della scadenza del sesto mese e Frou Frou aspetta con ansia la mezzanotte: allo scoccare dei dodici rintocchi potrà incontrare un suo giovane possibile amante, ma alla fine anche lei rinsavirà e si arriverà all’immancabile lieto epilogo.

Gli interpreti hanno  voci splendide, i costumi sono molto belli e curati  e la musica è eseguita dal vivo da una orchestrina guidata  da una giovanissima direttrice. E’ stato uno spettacolo piacevolissimo e rilassante ed è stato bello risentire l’aria più nota  di questa operetta che vi ripropongo  nel video qui sotto.