Invecchiare in un mondo che ha fretta.

Penso sempre che vivere è come costruirsi  una stanza le  cui pareti  decoriamo man mano coi ritratti delle persone (conosciute  direttamente o anche attraverso i media) che sono entrate a far parte del nostro mondo e gli arredi sono costituiti dalle nostre esperienze. Per un buon tratto di vita queste pareti si arricchiscono ogni giorno, poi le persone che abbiamo amato o che sono state importanti per noi cominciano a   scomparire: le pareti si spogliano pian piano allora si cerca di riempire  gli spazi vuoti con ritratti nuovi, che però risultano estranei, non si intonano con il resto della stanza.

Così anche le nostre esperienze non sembrano più essere utili in un mondo che cambia freneticamente e allora si corre il rischio di lasciarsi tentare dalla disillusione, dalla voglia di isolarsi da un mondo che ci appare sempre più estraneo e ostile……

E’ questo forse quello che sta capitando a una signora non più giovane che ho incontrato ieri in un ufficio pubblico. Era angosciatissima: vive sola in una villetta frutto dei risparmi suoi e dei suoi familiari, ora scomparsi. Vendere questa casa sarebbe come tradire i sacrifici dei suoi cari, ma gestirla è per lei ora troppo oneroso: c’è sempre qualche piccolo guasto da riparare e ogni volta deve chiamare gente estranea che lei pensa si approfitti della sua incompetenza per chiederle compensi spropositati; se poi deve espletare qualche pratica si scontra con un mondo fatto di segreterie telefoniche senza anima, con procedure che richiedono la capacità di utilizzare un computer e internet… Cercava di scherzare un po’ sulle sue disavventure, ma si capiva che la angosciava il sentirsi in balia di situazioni di cui non aveva più il controllo.

Forse a un certo punto della vita bisogna riconoscere i propri limiti e adeguare il nostro modo di vivere alla nuova condizione: può essere cosa saggia cambiare casa ad esempio se non si riesce più a fare le scale 30 volte al giorno e se non si è in grado più di curare orto e giardino; non è invece saggio  rifiutare del tutto  le nuove tecnologie, sarebbe bene imparare ad utilizzare almeno le più semplici superando la propria avversione e la propria paura di non farcela, perchè il mondo non ci aspetterà ….