Dedicato a…..

Il mese di agosto mi riporta sempre alla memoria dei miei genitori che si sono sposati e sono nati entrambi in questo mese . Quest’ anno però il mese di agosto è stato molto movimentato e non ho dedicato loro nessun post. Voglio rimediare ora e accomunare nel ricordo i miei genitori e l’ entrata in monastero (l’ otto settembre di54 anni fa) di mia sorella Vanna , allora diciassettenne.

Sono riuscita a digitalizzare una foto che li ritrae insieme . Ai miei genitori va il mio ricordo riconoscente per l’ esempio di onestà, di dignità e di laboriosa semplicità, che hanno dato a noi tutti.

A mia sorella che, dalla Thailandia, sempre legge questa pagina rinnovo tutta la mia ammirazione per l’ opera da lei compiuta, per il coraggio e la determinazione con cui ha seguito la sua vocazione e le auguro con tutto il mio affetto di poter continuare ancora a lungo questo suo cammino.

Serata in musica.

Dopo due mesi o giù di lì, trascorsi tra arrivi e partenze, questa era la prima serata da sola….per fortuna in Prepositura si esibiva la corale di S. Pietro al Monte di Civate. I canti erano tutti ispirati al tema “La ragazza di Nazareth”, in vista della festa patronale dell’8 settembre ed erano inframmezzati da brani tratti da libri di Erri De Luca, M. Marcolini, Tonino Bello e da citazioni di autori vari, tra cui anche Dante e Petrarca.

Mi ha sorpreso felicemente l’ entrata in scena dei coristi: mentre il prevosto faceva una breve presentazione, i coristi sono entrati dal fondo della navata e io che ero davanti non li avevo visti. Quando hanno cominciato a cantare , misono girata e li ho visti sparsi in mezzo agli spettatori: ho avuto l’ impressione di essere avvolta dalle loro voci e dalla loro musica. Molto bello!

Ancora una volta devo dire che il livello delle corali di questa zona è veramente notevole per affiatamento e per l’ armonizzazione perfetta delle voci, alcune veramente notevoli. L’esibizione è stata seguita nel più profondo silenzio e solo alla fine gli ascoltatori presenti (non moltissimi in verità) sono esplosi in un lunghissimo applauso.

Incollo qui di seguito la prima parte dell’ inno alla Vergine del Petrarca, che abbiamo riletto insieme stasera:

  1. Vergine bella 1, che di sol vestita,
  2. coronata di stelle, al sommo Sole
  3. piacesti sí, che ’n te Sua luce ascose,
  4. amor mi spinge a dir di te parole:
  5. ma non so ’ncominciar senza tu’ aita 2,
  6. et di Colui ch’amando in te si pose.
  7. Invoco lei che ben sempre rispose,
  8. chi la chiamò con fede:
  9. Vergine, s’a mercede
  10. miseria extrema de l’humane cose
  11. già mai ti volse, al mio prego t’inchina 3,
  12. soccorri a la mia guerra 4,
  13. bench’i’ sia terra 5, et tu del ciel regina

Infine la famosa terzina di Dante dedicata alla Madonna:

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,

che qual vuol grazia e a te non ricorre,

sua disianza vuol volar sanz’ ali.

A conclusione della sua esibizione, la corale ha eseguito questo notissimo e suggestivo canto , “Amazing grace”, che potrete ascoltare cliccando QUI (si possono trovare le parole del testo originale e la relativa traduzione in italiano).

Una serata, che si preannunciava solitaria e un po’ triste, è stata invece piacevolissima e ne ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questo evento.

 

 

Poesia: Settembre (H. Hesse)

pioggia-autunno01-579x420Triste il giardino: fresca
scende ai fiori la pioggia.
Silenziosa trema
l’estate, declinando alla sua fine.

Gocciano foglie d’oro
giù dalla grande acacia.
Ride attonita e smorta
l’estate dentro il suo morente sogno.

S’attarda tra le rose,
pensando alla sua pace;
lentamente socchiude
i grandi occhi pesanti di stanchezza. (H. Hesse)

E’ un’ estate che finisce dolcemente, questa che Hesse ci racconta. Non c’ è tristezza se non nel giardino, mentre l’ estate trema sì un po’, ma sorride e va serenamente verso la fine del suo tempo.

Settembre per me….

Settembre per me , quando ero piccola, era il mese in cui seguivo mia madre che andava a lavorare per la raccolta delle mele o del mais o per la vendemmia nelle fattorie dei dintorni, poi è stato il mese dei compiti delle vacanze da finire e dei preparativi per il nuovo anno scolastico (primo fra tutti la ricerca dei libri di testo usati).

Da neo-diplomata , disoccupata, settembre era il mese in cui mi impegnavo nel preparare i ragazzi per l’ esame di riparazione: ricordo tanti volti e tante piccole storie che hanno riempito quei giorni.

Più tardi settembre è diventato il periodo in cui cominciavo a preparare il materiale didattico (soprattutto se sapevo di avere bambini delle prime classi) per l’ anno  che stava per cominciare. Quando infine è cambiato il calendario scolastico, settembre (o almeno la prima metà ) è diventato il mese delle riunioni infinite, delle programmazioni, dei progetti, delle lunghe dispute su orari e giorni liberi….in preparazione dell’ incontro con gli alunni.

Ora i supermercati che traboccano di zaini, quaderni, materiale scolastico vario, mi riportano indietro nel tempo e mi dicono quanto tempo è passato…

La tela del ragno….

Accade a Erba.

Un’ impresa erbese sta aspettando da un anno l’ allacciamento alla rete elettrica. Non basta dover fronteggiare le difficoltà della crisi, ci si mette pure la burocrazia!!!

Già, la burocrazia….rende difficile la vita a tutti ; è come una ragnatela vischiosa e se ci si inciampa sono dolori.  Qualche tempo fa ho sentito in quale assurda, elefantiaca procedura ci si può trovare nel caso in cui un’ auto sia cointestata ai due coniugi e uno dei due venga a mancare: il passaggio di proprietà agli eredi viene a costare parecchie centinaia di euro e, a volte, le spese notarili superano il valore dell’ auto.

Anni fa , Bersani aveva proposto di attribuire ai segretari comunali la competenza per queste pratiche, ma la potente casta dei notai è riuscita a bloccare il provvedimento , che avrebbe semplificato la vita di tanti. Riuscirà questo governo ad aprire una breccia nel muro di gomma della burocrazia?

Il piccolo combattente.

Si sta avvicinando il momento dello spettacolo serale  allestito dagli animatori del villaggio turistico. Lo spazio riservato agli spettatori è ancora semideserto, ma noi cerchiamo di accaparrarci  i posti a sedere prima che sia troppo tardi. C’ è un bimbetto di 3-4 anni seduto su una poltroncina, capelli corti e biondicci, faccia paffutella, sguardo deciso. Accanto a lui  ci sono quattro posti vuoti, proprio quelli che servono a noi (i nipotini ed io). Io mi avvicino e accenno ad occuparne uno, ma ecco che il piccolino si erge con aria decisa e sicuro di sè  mi dice che quel posto e l’ altro accanto sono occupati già dal suo papà e dalla sua mamma , che stanno per arrivare.  Il tono della  voce e tutto l’ atteggiamento di quel bimbo mi divertono e subito gli dico che mi andranno benissimo i posti della fila dietro la sua. Ci sediamo e poco dopo si avvicina una coppia che, vedendo i posti vuoti, accenna a sedersi, ma il bimbetto , che si sente investito di una importante responsabilità, ripete quanto aveva detto a noi con fare autorevole. Anche la coppia sorride divertita e cerca un’ altra sistemazione. Passa appena qualche minuto e la scena si ripete all’ arrivo di altri villeggianti e ancora una volta il piccolo porta a termine con successo quella che ormai ritiene una sua precisa missione.

Arriva però un richiamo: il papà gli dice che c’ è un cambio di programma …..forse i genitori del piccolo hanno deciso di andare in città……. Il bimbo abbandona la postazione che ha inutilmente difeso con valore e con coraggio dagli attacchi di contendenti tanto più grandi e grossi di lui.

– Ha la stoffa del combattente- penso tra me , mentre lui si allontana .

 

Estate 2014.

Una settimana di mare è forse troppo breve per avere benefici dal punto di vista della salute, ma è comunque sempre stata una bella occasione per i nipotini per stare insieme e divertirsi.

Sono stati bravissimi e non hanno mai creato nessun problema. Davide ha scoperto un interesse fortissimo per la lingua inglese e ha confermato le sue notevoli doti di acquaticità; Samuele ha migliorato le sue buone capacità natatorie; Elisa ha aiutato a controllare l’ esuberanza dei due maschietti e tutti e tre hanno sperimentato il piacere di un mare più pulito e di una spiaggia più vivibile.

Io sono stata molto tempo in ammollo per badare che i giochi in acqua dei mie tre delfini non sfociassero in situazioni pericolose, ma, vista la loro totale confdenza con l’ acqua , posso ben dire che lì l’ unica a essere in pericolo ero io….

I tre mascalzoncelli avendo scoperto la mia difficoltà a capire quando mi si parla in inglese avevano ideato una bella arma di ricatto nei miei confronti: lasciaci ancora in acqua o altrimenti ti parlerò in inglese per tutta la vita….è stata la terrificante minaccia che mi son sentita rivolgere a più riprese… :-)))

(Cliccando sulla foto la si può vedere ingrandita)

 

Ieri….e oggi…

Arrivavo la mattina presto con la bici, che lasciavo nel deposito gestito da due anziane sorelle. Lì trovavo le mie amiche che venivano dai paesi vicini non serviti dalla ferrovia. In inverno avevano i capelli , sfuggiti ai copricapo, trasformati in ghiaccioli che formavano attorno alle loro teste una specie di diadema, che si scioglieva in pochi istanti. Insieme ci avviavamo verso la stazione per andare a scuola in città.

Quella piccola stazione era un po’ il vanto del mio paese, un piccolo centro della bassa reggiana. Rappresentava il nostro collegamento col mondo e ci lavoravano parecchie persone. C’era un capostazione , che  abitava al piano superiore, mentre negli uffici al piano terra si vedeva l’ andirivieni di vari impiegati.  La sala d’ attesa era gremita di studenti coi loro libri legati con l’ elastico, da impiegati e insegnanti con le loro cartelle e dalle magliaie e dalle camiciaie, che a quel tempo lavoravano a domicilio e che portavano alle fabbriche di Carpi il prodotto del loro lavoro legato dentro a enormi fagotti.
All’ arrivo del treno ( a quell’ ora mattutina c’ era spesso una vecchia e sbuffante locomotiva a vapore coi sedili di legno ) la stazione si svuotava , ma solo per un po’: le auto erano ancora poche e chi doveva spostarsi si serviva del treno.
Ho rivisto stamattina quella stazioncina : le finestre chiuse  al piano superiore , gli uffici deserti e inaccessibili al piano terra, l’ assenza di una biglietteria  (sostituita da una macchinetta)  davano un’ impressione di abbandono totale. La sala d’ attesa, pur se decorata con bei disegni stile “writers”, era insudiciata da deiezioni (sperabilmente canine) e i pochi viaggiatori , tutti stranieri tranne mia figlia, mio nipote ed io, non potevano certo usufruirne.
Da un cartello ho appreso che la pulizia dei locali è affidata al Comune, che evidentemente non può assicurare un servizio di sorveglianza continuativo e così il degrado avanza inesorabile….
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Una cara amica di Facebook ha scritto questo bel commento al mio post e siccome mi pare completi i miei ricordi, le ho chiesto il permesso di pubblicarlo qui di seguito…

Elettra Susco Diana …per qualche tempo e da studentessa liceale, anch’io ho fatto la pendolare ….per arrivare in stazione dovevo fare circa 2km a piedi, e la stazione che hai descritto è un po’ come la “mia” stazione: sala d’attesa e biglietteria, sotto e sopra l’alloggio del capo-stazione…la sala d’attesa,io la ricordo piena di gente assonnata, piena di fumo di una stufa a legna che non tirava, e di fumo di sigari e sigarette, stantio….era un colpo allo stomaco ogni mattina, per aspettare un treno che somigliava più a un carro bestiame, sempre in ritardo, dove non c’era un posto a sedere, neppure pagarlo oro e dove l’odore “umano” era un’ altra botta allo stomaco…arrivavo a scuola già stanca e pesta..i miei compagni, ma specialmente, le mie compagne erano uscite di casa un’ora e anche più, dopo di me ed erano tutte perfette e truccate di fresco…al ritorno altra attesa in una stazione gemella a quella di partenza e , all’arriva, qualche volta potevo contare su un passaggio che era graditissimo, perchè se all’andata la strada era in discesa, al ritorno, alle 2 del pomeriggio, e digiuna, era in salita…..” (Elettra Susco)

Grazie, Elettra!

Osservando un bebè….

Quando  i miei figli erano piccoli, avevo tante cose da fare, tante preoccupazioni e tante ansie e non  avevo il tempo per apprezzare e godere appieno la bellezza di certi momenti. Credo del resto che capiti un po’ a tutte le mamme.

Ora, che ho avuto la fortuna di diventare nonna, resto incantata a volte a osservare come un bebè prende contatto con il proprio corpo e col resto del mondo. Oggi osservavo l’ ultimo arrivato: era seduto, io gli mettevo davanti un suo giocattolo di forma cilindrica e lui lo afferrava con evidente soddisfazione, ma era ancora più soddisfatto nel vedere che, se agitava la manina, anche il pupazzetto si muoveva …

L’altro giorno invece era sdraiato su una coperta; io gli davo il solito giocattolo e lui, dopo averlo afferrato, apriva adagio la manina e, quando il pupazzetto gli cadeva addosso, rideva divertito.

Ogni cosa per lui è una scoperta, ogni momento è un passo avanti nella conoscenza di ciò che lo circonda e nei suoi occhi si legge la meraviglia e la gioia di crescere.