“La banalità del male”

….”Eichmann ebbe dunque molte occasioni di sentirsi come Pilato e col passare dei mesi e degli anni non ebbe più bisogno di pensare. Così stavano le cose , questa era la nuova regola, e qualunque cosa facesse, a suo avviso, la faceva come cittadino ligio alla legge. Alla polizia e alla corte disse e ripeté di aver fatto il suo dovere, di aver obbedito non soltanto agli ordini, ma alla legge….”

E’ un brano tratto dal libro di Hannah Arendt ” La banalità del male”, nel quale la giornalista e scrittrice racconta il processo che fu celebrato a Gerusalemme contro Adolf Eichmann, il burocrate tedesco, che eseguì il piano spaventoso della “soluzione finale” con la scrupolosità e la freddezza con cui di solito si eliminano gli afidi dalle piante di rosa.

Lui aveva solo obbedito alle leggi…..erano state le leggi a rendere pensabile e concretamente realizzabile lo sterminio di milioni di esseri umani.

Anche qui da noi furono promulgate le leggi razziali; è grave responsabilità del popolo italiano (come grave è la responsabilità del popolo tedesco), di non essersi opposto alla legalizzazione dell’ annientamento di propri simili innocenti.

A mio avviso anche la legge che istituisce  il reato di clandestinità è una legge che dovrebbe essere abrogata: fa di persone innocenti dei criminali solo per il fatto di aver cercato una possibilità di vita degna di essere vissuta.