UTE: Filosofia del Bosco (Angela D’Albis) – La mano : problemi articolari (Diana)

Con “La filosofia del bosco”, il professor Porro ci offre una lezione meravigliosamente interessante, ma abbastanza ardua da riassumere. Egli affronta un argomento di ordine filosofico-letterario, il cui tema dominante è il rapporto conflittuale tra la foresta (che rappresenta il luogo selvaggio) e la civiltà (che ha modo di edificarsi soprattutto attraverso la città). Il professore comincia con l’analizzare il famoso romanzo: ”Cuore di tenebra” di Joseph Conrad. All’inizio di questo romanzo, il protagonista, Marlowe, che è il portavoce dell’autore, guarda la città di Londra, una volta dominata dalle foreste, e rievoca la conquista delle terre britanniche ad opera dei Romani. Il protagonista fa un chiaro confronto tra la luce della civiltà, rappresentata da quella romana, e le tenebre, rappresentate dal mondo selvaggio, dai primitivi che abitano la foresta. Poi il racconto si sposta in Africa. Quello che emerge dal romanzo, sottolinea il professore, è che il “Cuore di tenebra” del titolo, non è il cuore dell’Africa o dei popoli selvaggi, ma è il “nichilismo” che sta nel cuore dell’occidente, è la distruzione che la civiltà occidentale ha provocato presso le popolazioni primitive e, quindi, alla “natura selvaggia”. Ritornando all’inizio del romanzo, quando Roma conquista la Britannia, il professore spiega che lì Roma ritrova la sua origine e si aggancia all’”Eneide” di Virgilio. Infatti, Enea fugge da Troia alla ricerca di una terra dove vivere e, quando arriva alle foci del Tevere, si ritrova in una foresta meravigliosa, nella quale vive una popolazione primitiva che si dedica alla caccia. Questa popolazione non ha ancora sviluppato l’agricoltura, anche perché essa si sviluppa sul disboscamento. Nell’Eneide”, il protagonista ha la possibilità di scendere agli “inferi”, dove vede la propria stirpe futura. Enea scopre che uno della sua stirpe futura si chiamerà Silvio che significa “nato dalla foresta” e che caratterizzerà la “Gens Silva” dalla quale nascerà Albalonga e poi, con i gemelli Romolo e Remo, Roma. Anche l’Impero Romano, infine, crollerà per mano di altri popoli che provengono dalle foreste ( le popolazioni barbariche). L’intento del professore è di dimostrare che la “civiltà” sorge dalle foreste e viene distrutta dalle foreste. Dopo “Cuore di tenebra” e l’”Eneide”, il professore introduce la teoria di Gian Battista Vico, famoso filosofo, storico e giurista italiano nato a Napoli il 23 giugno 1668 e ivi morto il 23 gennaio 1744. Nella sua opera:” La scienza nuova”, che è poi la Storia, Vico ci ricorda che siamo usciti dalle foreste e che prima delle “accademie”, cioè delle istituzioni anche culturali, ci furono le foreste, i “tuguri” costruiti nelle foreste, poi i villaggi e le città. Il professore continua sottolineando che, pur venendo dalla foresta, nell’animo dell’uomo è rimasto il sogno di “diventare immortale”. Il segreto dell’immortalità è da trovarsi nelle foreste e per provare questa sua tesi, cita alcuni testi antichi che rimandano alle foreste. Ricorda un dialogo di Platone, “Crizia” o “Krizia”, in cui il grande filosofo greco rimpiange il tempo in cui c’erano le foreste. Ci parla anche del mito della “Dea Madre”, che rappresenta la capacità della natura di generare. Il professore evidenzia che la civiltà greca conserverà alcune tracce della “Dea Madre” nella figura della Dea Artemide, che vaga per le foreste. Il poeta Ovidio, nella sua opera “Le Metamorfosi”, racconta una leggenda che riguarda la dea Artemide. Poi ci parla di un’altra divinità legata alle foreste. Dionisio, protagonista della tragedia di Euripide, “Le Baccanti”. In questa tragedia il governatore di Tebe, Penteo, non vuole riconoscere la divinità di Dionisio e, per questa colpa, viene dilaniato vivo dalle donne del suo popolo rese folli e cieche dallo stesso dio Dionisio. Dionisio è il dio che vuole sottomettere (“evangelizzare”) al proprio culto la città di Tebe e viene spesso paragonato a Cristo. Un’altra tesi interessante che ci presenta il professore è quella, che rifacendosi ancora alla teoria di Gianbattista Vico, ricollega la nascita delle istituzioni civili alla distruzione delle foreste. Vico immagina che nelle foreste vivessero dei giganti che, interpretando i fenomeni naturali del cielo, inventano il dio Giove. La sacralità si sposta, così, dalle foreste al cielo. Tuttavia, c’è ancora una continuità tra religione e foreste nei templi greci con le colonne (gli alberi) e i capitelli (le chiome) e nelle Cattedrali cristiane, anch’esse ricche di colonne, che possono considerarsi delle “foreste pietrificate”. Poi il professore continua con “il barone rampante” di italo Calvino, ambientato nel ‘700 dove il protagonista decide di trasferirsi sugli alberi e di vivere lì. In un altro romanzo, invece, Calvino descrive la sua Liguria quando avviene la speculazione edilizia e le foreste scompaiono. Le foreste, ci dice ancora il professore, sono abitate dagli “esclusi”, cioè i fuori legge (come Robin Hood) o i lebbrosi. Anche gli eremiti vivono nelle foreste. Nei primi secoli cristiani, infatti, nascono le comunità monastiche, come quella di San Benedetto, che edificano le loro Abbazie lontano dalla comunità degli uomini, appunto nelle “foreste”. Il professore cita ancora Dante Alighieri, il quale inizia la sua opera somma, “La Divina Commedia” con le parole: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché  ché la diritta via era smarrita.” Poi cita anche il Romanzo cortese con i suoi cavalieri (“Ivanhoe”, per esempio), dove la foresta rappresenta la virtù e la purezza. Anche nelle “Fiabe”, conclude il docente, le foreste compaiono nel loro immaginario. Pensiamo alla storia di “Hansel e Gretel” che si perdono nella foresta e ai tanti “riti di iniziazione”, cioè di passaggio dall’infanzia all’età adulta, che prevedono un rituale che si svolge nei boschi e che ritroviamo descritti in tante Fiabe. Grazie professor Porro per questa meravigliosa e interessante lezione e aspettiamo la prossima! Angela D’Albis

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Il dr. Lissoni, riprendendo quanto detto la lezione scorsa, comincia  ricordando la differenza tra tendini e legamenti, poi passa ad esaminare i problemi che possono insorgere a livello dei tendini e della guaina, che li protegge.

Tenosinovite: infiammazione della guaina; i sintomi che la rivelano sono il gonfiore al polso  e i movimenti difficoltosi del pollice; essa è causata dai movimenti ripetitivi .

Tenosinovite stenosante:  si manifesta a carico del pollice e dell’anulare (dito a scatto); può essere causata da artrite o da traumi; può essere trattata con farmaci, con infiltrazioni o chirurgicamente (i tempi di recupero variano da 6 mesi a un anno).

Gomito del tennista (o epicondilite) e gomito del golfista (o epicondilite mediale) sono  causati da uso ripetitivo dell’avambraccio; vanno  trattati con riposo, blocco dell’articolazione e nei casi estremi si può intervenire chirurgicamente. Ora si usa anche intervenire con il metodo Kinesiotape: applicazione di nastri di cotone elastici e adesivi che pare stimolino la cute e attenuino il dolore.

iniezioni di collagene per curare il morbo di Dupuytren
iniezioni di collagene per curare il morbo di Dupuytren

Morbo di Dupuytren : la fascia fibrosa che separa la pelle della mano dai tendini si ritrae e si formano dei piccoli nodi alla base delle dita, che sono costrette a restare piegate; questa patologia veniva curata con interventi di chirurgia tradizionale, ma ora si ricorre più spesso alla fasciotomia percutanea con uso di appositi aghi e all’iniezione di un enzima che precede l’intervento chirurgico. Tutti questi trattamenti hanno solo un’efficacia temporanea e non esiste ancora una terapia risolutiva.

Anche i nervi della mano vanno incontro a patologie, una di queste è il formicolìo che può essere causato dalla presenza di patologie come problemi neurologici, artrosi cervicale, tunnel carpale, tunnel cubitale, diabete, problemi circolatori, ma può essere provocato anche da postura scorretta e da attività pesanti.

Sindrome del tunnel carpale: è data dalla compressione del nervo mediano, compressione che provoca dolore notturno, perdita di forza e di sensibilità: svariate sono le cause: traumi, malattie metaboliche o autoimmuni, fattori ereditari…ecc.  Il trattamento può cominciare col riposo, con l’uso di tutori, poi si può passare ai farmaci(di solito poco efficaci) e alle iniezioni locali di cortisone, come ultima opzione si può ricorrere al trattamento chirurgico anche in endoscopia.

Sindrome del tunnel cubitale: interessa il nervo ulnare ed è in genere causato da appoggio prolungato sul gomito, uso ripetitivo dell’articolazione, posture sbagliate; i sintomi sono torpore, formicolio, dolore; in casi gravi si può intervenire chirurgicamente con la trasposizione del nervo ulnare.