UTE: Le industrie erbesi – la musica pentatonica.

Alle ore 15.00 il signor Alberto Croci ci ha regalato una lezione molto interessante su “La storia delle aziende erbesi del secolo scorso”.

Il signor Croci fa parte dei maestri del lavoro dal 1991, insigniti dal Presidente Cossiga; ha cominciato a lavorare a 14 anni, nel 1958, prima in una vetreria, poi in una ditta metalmeccanica, in seguito in una fabbrica di Trieste. Nel 2000 ha rilevato una piccola società, una ditta artigianale di 8 persone che oggi ha 50 dipendenti e che produce valvole speciali.

Il signor Croci ci parla della storia di Erba perché è bella e ricca. Ci dice che a Erba l’industria si è evoluta progressivamente. La città, infatti, offriva molto nella bellezza dei suoi luoghi, ma poco nell’economia. E’ sempre stata povera. Però, ad un certo punto si è sentita “industriale”.

Ma come è nata a Erba l’industria meccanica? Il signor Croci ci spiega che, già all’inizio del 1700, c’era a Erba un certo Luigi Fugini che aveva una bottega che faceva coltelli e oggetti per l’agricoltura e la montagna. Fugini era di Brescia e non sappiamo come mai sia arrivato a Erba.

Un’altra azienda che ha fatto scuola è stata la Coricama, anch’essa produttrice di coltelli. Questi sono stati i primi artigiani che hanno cominciato a produrre non solo coltelli, ma anche utensili per l’agricoltura e oggetti militari.

Poi, come alberi, la produzione di questi artigiani si è “ramificata” fino a far sorgere, piano piano, le vere e proprie industrie. A Erba, quindi, nel secolo scorso nascono le seguenti fabbriche:

1907: metallurgica Meroni (acciaieria);

1921: Terraneo (fabbrica di campanelli), in via Trieste;

1922: Rusconi (produzione di campanelli); Ratti: prima stamperia;

1923: stamperia Alessandro Ciceri e figli;

1927: ditta Suardi di Pomerio (produce i sedili delle automobili);

1935: da Milano sfolla la Durium (casa discografica);

Gasfire di Erba, oggi...
Gasfire di Erba, oggi…

1937: Enrico Testori stampa per la prima volta le viti a testa cilindrica con cava esagonale;

1947: nasce la Gasfire, produttrice di fornelli;

1949: nasce l’OME (officina meccanica erbese).

Negli anni ’50, con gli aiuti del piano Marshall, le industrie crescono.

Erba è anche stata una protagonista della rinascita nazionale.  Infatti, nel ’95 un gruppo erbese è diventato socio dell’ILVA di Taranto.

Il signor Croci ci dice anche di aver trovato in un rifugio del Trentino un esemplare della “Stufa Brianzola”, ideata da Filippo Pozzoli.

Ultima curiosità: la via Trieste, sede di tante fabbriche erbesi, era, in passato, la via di comunicazione, “la strada maestra”, che collegava Erba a Milano.  (sintesi di Angela D’Albis)

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Ore 16 – Il M° Alessandra Zapparoli  ci ha introdotto con questa lezione alla comprensione della musica cinese, che si avvale di strumenti del tutto diversi da quelli tipici della nostra tradizione musicale.

la cetra cinese, strumento anch’esso caratterizzato da suoni dolci ed eleganti;

il gong  dalle vibrazioni penetranti e, se sfregato con una bacchetta particolare, pare riprodurre suoni “cosmici”.

campane-tibetaneIn una sequenza del filmato già citato, abbiamo visto un’orchestra composta da  questi strumenti tradizionali cinesi e tra questi uno strano strumento a due corde era incredibilmente capace di produrre sonorità di una dolcezza estrema.  Oltre a queste sfumature espressive di grande delicatezza, la musica cinese è anche in grado di esprimere grande energia, ritmo  e vitalità come si è potuto vedere nell’esibizione di un’orchestra di percussioni al femminile: uno spettacolo fatto non solo  di musica, ma anche di coreografie mirabilmente eseguite.

L’ Europa ha conosciuto la musica cinese a partire dall’Esposizione di Torino del 1898: ha scoperto una tradizione millenaria che si fondava non su sette note, ma su cinque e per questo viene definita pentatonica. Tra la fine dell’800 e i primi decenni del novecento molti musicisti vollero  inserire nelle loro opere le sonorità e i “modi” della musica orientale e tra questi il più famoso è certamente Puccini, come  si può desumere ascoltando “Madama Butterfly” e  “Turandot”. Da quest’ultima, abbiamo riascoltato la “scena degli enigmi” e l’immancabile “Nessun dorma” dalla voce ineguagliabile di Pavarotti.

Dopo questa lezione, quelli che oggi erano presenti in Sala Isacchi sapranno meglio gustare e apprezzare la musica di Puccini e dei suoi contemporanei. Grazie, M° Zapparoli!  Grazie, prof. Pintaldi! (sintesi di Diana)