UTE: Lutero: SOLA SCRIPTURA – Evoluzione della novella.

Alla ripresa delle lezioni dell’Università della Terza Età, don Ivano ha continuato a illustrare la figura di Lutero (dato che sono passati 500 anni dalla pubblicazione delle sue 95 tesi, che hanno dato il via alla Riforma Protestante), un monaco agostiniano diventato ribelle suo malgrado: egli voleva solo riformare lo studio delle Scritture, non basandosi più sulla tradizione, ma andando a studiare le versioni in greco ed ebraico degli antichi libri.

Per questo puntava a riformare gli studi universitari e a Wittenberg introdusse grandi innovazioni nei programmi di studio incentrati in un primo tempo sulla traduzione e sullo studio del Salmi, attività nelle quali si immerse con profonda passione. In seguito passò a studiare l’Evangelo e questo lo portò a elaborare un nuovo modo di concepire la giustizia divina: non più come un Dio distante pronto a giudicare e condannare, ma come un Dio che tende la mano all’uomo e si mette a sua disposizione per giustificarlo, visto che l’uomo non può giustificarsi da solo. Venne poi lo scandalo delle indulgenze e Lutero pubblicò le sue 95 tesi, già discusse a Wittenberg senza che nessuno avesse a ridire alcunché, ma, venendo così allo scoperto, metteva in discussione l’operato del Papa e soprattutto metteva in pericolo la raccolta di fondi per il quale la vendita delle indulgenze era stata pensata.

Lutero, da quel momento, non fu più visto come lo studioso zelante e appassionato delle Scritture, ma come il ribelle che voleva distruggere l’autorità del Papa e come tale fu combattuto.

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Il prof. Galli, nella sua lezione odierna, ha  proseguito il suo percorso attraverso l’evoluzione del genere letterario della “novella”. Dal medioevale EXEMPLUM, racconto anonimo breve che si prestava ad essere ascoltato dalla viva voce di un narratore e che aveva principalmente intenti moralistici, si passa verso la fine del XIII secolo alle prime forme di novelle, in cui i personaggi sono vari e sono descritti fisicamente e psicologicamente e dove l’intento non è più moralistico, ma l’autore scrive per un pubblico di lettori che vuole far  divertire.