UTE: Progresso umano ed estinzione di specie (Diana) – Fenoglio e la Resistenza (sintesi di A. D’Albis)

Il dr Sassi ci ha accompagnato con le sue belle diapositive e le sue spiegazioni sempre accattivanti, nel triste percorso che ha portato all’estinzione di molte specie animali nel corso del tempo. In particolare ha attirato la nostra attenzione su quello che succede all’arrivo dell’uomo nelle isole.

Proprio per i limiti territoriali delle isole, i loro ecosistemi sono particolarmente delicati. Nel Madagascar, per esempio, coperto quasi interamente da foreste fino al 1980, sono bastati 30 anni per distruggerne l’80%.

E’ stato anche interessante venire a conoscenza del fatto che nelle isole certe specie animali sono di dimensioni più piccole di quelle analoghe che vivono sui continenti, altre specie invece sono di dimensioni molto più grandi (elefanti preistorici in Sicilia non più alti di un metro e il Varano di Comodo enorme lucertolone).

Nelle isole Mascarene e nelle isole Mauritius, l’ecosistema è stato completamente stravolto al tempo delle esplorazioni via mare: le navi vi approdavano per fare provviste di cibo e uccidevano pertanto gli animali autoctoni per conservarne le carni sotto sale. In cambio lasciavano a terra maiali e capre per ritrovarli al ritorno e potersene cibare, ma queste specie animali immesse forzatamente in un ambiente privo di antagonisti hanno finito per stravolgere l’ecosistema  di quelle terre.

Più recentemente possiamo ricordare , nel Nord America,  i massacri dei bisonti  o la scomparsa del piccione migratore che era l’uccello più diffuso al mondo.

Anche ora gli allevamenti  e le coltivazioni intensive sono spesso causa di gravissimi danni agli ecosistemi.

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Il professor Porro ci ha regalato un’altra delle sue interessantissime lezioni parlandoci della “Resistenza” nei nostri territori dell’Alta Brianza e del comasco e soffermandosi sulla nota figura di Giancarlo Puecher Passavalli, fucilato il 21 dicembre del 1943 a Erba a soli 20 anni!

Puecher fece presto la sua “scelta” partigiana, già il 9 settembre, ma la sua militanza durò poco perché fu arrestato il 12 novembre dello stesso anno, processato e condannato a morte. Come testimonia nella sua relazione intitolata: ”La difesa del giusto”, l’avvocato comasco Gian Franco Beltramini, chiamato a difendere d’ufficio Puecher e gli altri 7 partigiani arrestati, il processo fu una farsa e contro gli imputati non venne presentata alcuna prova di colpevolezza.

A questo punto, il professor Porro sottolinea che la parola “giusto” assume un valore particolare nel caso di Puecher. Egli, pur essendo un ragazzo di soli 20 anni, si comportò, più che da eroe o martire, da uomo “giusto” e la sua “scelta” fu di carattere morale: egli voleva ridare dignità alla sua Patria. 

Il professore ci spiega la differenza tra Nazione e Patria. Spesso, il concetto di Nazione è diventato sinonimo del concetto di Patria, che, però, ha qualcosa in più. La “Patria” è la terra alla quale si appartiene volontariamente per identità storica e culturale e che si difende, anche con la vita, da eventuali aggressioni. Il professore aggiunge che le Nazioni, di solito, aggrediscono, mentre la Patria si difende.

Nel secolo scorso e anche oggi, la nascita di nazionalismi esasperati e aggressivi è stata la causa dello scoppio di tante guerre.

Presentando la biografia di Puecher, il professor Porro evidenzia alcuni aspetti della sua educazione e descrive l’ambiente in cui è vissuto. Puecher nacque a Milano il 23 agosto 1923 da una famiglia benestante. Il padre Giorgio, notaio, ebbe da sempre idee antifasciste; la madre, fervente cattolica, educò il figlio ai valori cristiani. Puecher si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza, ma lasciò per frequentare l’addestramento come volontario, nell’ Aereonautica. Non riuscì a terminare neanche questo addestramento prima dell’8 settembre e dell’occupazione tedesca. Durante la guerra era sfollato con la famiglia nella villa di proprietà di Lambrugo, vicino Erba, che diventò un luogo di accoglienza per ogni tipo di sbandati.

Qui Giancarlo ebbe contatti con alcuni esponenti dei cattolici democratici di Milano e presto aderì al primo nucleo partigiano della Brianza, formatosi a Ponte Lambro. Puecher era il vice comandante di questo gruppo, mentre il suo collaboratore e amico Franco Fucci (ex alpino in Grecia passato nel fronte antifascista) era il comandante. Il gruppo di Ponte Lambro passò da semplici azioni di contatto tra partigiani ad alcune azioni di sabotaggio e di volantinaggio.

Dopo l’uccisione a Erba di due fascisti (Ugo Pontiggia e Angelo Pozzoli) da parte di aggressori sconosciuti, furono istituiti in zona sia il coprifuoco, sia dei posti di blocco con i Militi della Polizia “repubblichina”. La sera del 12 novembre, ignari del coprifuoco, Puecher e Fucci partirono in bicicletta da Canzo per recarsi a Ponte Lambo. Furono fermati a un posto di blocco e arrestati. Fucci provò a difendersi usando la pistola, ma fu ferito e ricoverato in ospedale: questa fu la sua salvezza.

Puecher, invece, fu portato in prigione a Como. La stessa sera furono fermati e arrestati altri sette partigiani amici di Puecher, tra cui il padre, Giorgio. Ci fu un processo e la condanna a morte degli otto imputati. L’avvocato della difesa, viste le inconsistenze delle accuse, nel tentativo di impedire le condanne a morte, riuscì solo a ridurle di numero. L’unico condannato rimase Giancarlo Puecher. Gli altri se la cavarono con condanne detentive da 5 a 30 anni, cancellate dopo la guerra. Purtroppo, il padre fu prima scarcerato e poi riarrestato e mandato a Mauthausen dove morì di stenti.

Puecher fu fucilato il 21 dicembre 1943 nel cimitero nuovo di Erba. Morì da cristiano, abbracciando e perdonando coloro che stavano per ucciderlo.