UTE: Siamo ciò che mangiamo – Il codice Atlantico di Leonardo. (sintesi di Angela D’Albis)

Il dottor Filippi introduce la sua lezione parlandoci di Ludwig Feuerbach, filosofo tedesco, oggi celebre per la frase “L’uomo è ciò che mangia”. Nel 1850, questo filosofo recensisce favorevolmente uno scritto sull’alimentazione di Jakob Moleschott con un commento intitolato: “La scienza della natura e la rivoluzione”. In questo commento mette in moto la sua convinzione filosofica che non si può separare il corpo dall’anima (siamo un tutt’uno) e vede nell’alimentazione la base per nutrire non solo il corpo, ma anche l’anima.
«La fame e la sete abbattono non solo il vigore fisico ma anche quello spirituale e morale dell’uomo, lo privano della sua umanità, della sua intelligenza e della conoscenza».
L’idea che lo guida è chiara. Se si vogliono migliorare le condizioni spirituali di un popolo, bisogna anzitutto migliorarne le condizioni materiali.
Il docente, poi ci parla di flora batterica (microbiota) e del patrimonio genetico posseduto dal microbiota, cioè i geni che quest’ultimo è in grado di esprimere (microbioma).
Microbioma: noi abbiamo un patrimonio genetico. I geni servono a produrre delle sostanze che interagiscono con il nostro organismo. L’alimentazione può modificare il microbioma umano.
Il microbiota umano è l’insieme dei microrganismi che vivono in simbiosi con il corpo umano, c’è dalla nascita e per la maggior parte vive nell’intestino (38 miliardi di microorganismi).

il microbiota umano può trovarsi in due stati: eubiosi e disbiosi.
Lo stato di eubiosi è uno stato di equilibrio, mentre lo stato di disbiosi è la condizione contraria e può causare malattie metaboliche, cardiovascolari, infiammatorie, neurologiche, psichiche e oncologiche.
La scienza che studia la composizione del microbiota è la metagenomica, la quale basa le proprie indagini sul microbioma.
Infine ci sono relazioni intercorrenti tra il microbiota intestinale e il cervello (cervello enterico).
Il primo a parlarne è stato Michael Gershon.
Gli scienziati hanno scoperto che l’apparato digerente influenza, tra le altre cose, anche il nostro benessere mentale per via di alcune reti nervose intestinali strettamente collegate con il nostro cervello.
Il docente conclude la sua lezione sottolineando la necessità di seguire una dieta corretta e di praticare una certa attività fisica per vivere meglio e più a lungo. Un’alimentazione corretta deve privilegiare: frutta, vegetali, cereali integrali, pesce, oli vegetali, legumi, latticini. Va limitato l’uso di carni rosse e processate, di bevande zuccherate, di alcol.
Già nel 460 A.C. Ippocrate diceva:” fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”.

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La nostra brava docente di Arte, professoressa Manuela Beretta, ci ha parlato oggi de: Il Codice Atlantico di Leonardo.
Infatti, Leonardo non ha solo dipinto, ma ha anche prodotto dei fogli che ha disegnato e scritto e che non sono pittura ma che sono grandi opere d’arte.
La collezione più grande di disegni che Leonardo ha fatto è Il Codice Atlantico. Questi disegni non sono subito nati come codici, ma come fogli in cui Leonardo prendeva appunti di tutto ciò che vedeva. Tutto il mondo visibile era, per Leonardo, ragione di studio e, per questo studio, passava attraverso il disegno.
La pittura, per Leonardo, aveva sempre uno scopo scientifico.
Il Codice Atlantico è formato da più di 1700 disegni e si chiama “codice” perché è stato rilegato, “atlantico” perché i fogli sono molto grandi (67 cm. x 45 cm.), dimensioni di un Atlante geografico.
La storia di questi “fogli” è lunga perché Leonardo li produceva quotidianamente e li conservava.
Infatti, questi “fogli” abbracciano la vita intellettuale di Leonardo per più di 40 anni dal 1478 al 1519, anno della sua morte. Essi spaziano tra i temi più disparati: da schizzi e disegni in preparazione di opere pittoriche, a ricerche di matematica, astronomia, filosofia, gastronomia, fino a disegni per progetti di macchine da guerra e ponti militari, ma anche avveniristici progetti di pompe idrauliche, macchine per levigare gli specchi e salvagenti (con l’invenzione dello sci d’acqua).
Infine, ci sono anche degli studi sul volo e sul volo umano.
Dalla morte di Leonardo, la storia di questi fogli è ampia e travagliata.
Il 23 aprile del 1519, Leonardo, con un testamento, aveva donato questi disegni al suo discepolo prediletto, allora quindicenne, Francesco Melzi, nobile rampollo della famiglia Melzi, che lo seguiva dappertutto.
Dopo la morte di Leonardo, avvenuta il 2 maggio 1519 a Amboise in Francia, Francesco prese i fogli e li portò nella sua villa Melzi a Vaprio d’Adda.
Dopo la morte di Francesco Melzi, i suoi eredi si disinteressarono a questi disegni.
Così, alla fine del ‘500, lo scultore Pompeo Leoni riuscì a recuperarne una parte. Nel 1622, il Codice venne ceduto da un erede di Leoni al marchese Galeazzo Arconati, che, a sua volta, nel 1637, lo donò alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, garantendone la conservazione e la trasmissione alle generazioni future.
Nel 1796, entrarono a Milano le truppe napoleoniche, che requisirono il Codice e lo trasferirono a Parigi, dove restò al Louvre per 17 anni, fino a quando il Congresso di Vienna sancì la restituzione delle opere trafugate da Napoleone ai legittimi proprietari.
Il Codice ritornò alla Biblioteca Ambrosiana di Milano dove è conservato ancora oggi.
Il Codice ha subito due momenti di restauro. Il primo nel 1968, quando venne rilegato in 12 massici volumi che raccoglievano i disegni in modo disordinato.
Questa operazione fu criticata dai critici dell’arte perché comportava diversi problemi di consultazione e di studio.
Il secondo momento di restauro fu nel 2008, quando si decise un’operazione importante di “sfascicolatura” dei 12 volumi.
Oggi il Codice è sfascicolato e, dal 2009 fino al 2015, anno dell’EXPO, i “fogli” sono stati esposti in varie mostre tematiche.
Grazie alla professoressa Beretta per questa interessantissima lezione!