UTE: Verga: Novelle (sintesi di A. D’Albis) – Storia del pane (sintesi di Diana)

Il nostro professore, Don Ivano Colombo, conclude il ciclo di lezioni su Giovanni Verga, in occasione del centenario della morte. Le ultime opere esaminate sono le Novelle.

Esse sono meno famose di quelle di Pirandello, ma importanti per la crescita narrativa dell’autore. Verga le pubblicò a Milano. La maggior parte di esse è ambientata in Sicilia, alcune sono ambientate al Nord e appartengono al mondo brianzolo. Le Novelle sono dei “bozzetti” di probabili romanzi da sviluppare. Per esempio, la novella più famosa:” La roba”, porterà alla stesura del romanzo ”Mastro don Gesualdo”. Questi “bozzetti” non creano solo un ambiente, ma anche dei personaggi, delle fisionomie umane.

Don Ivano insiste su questo tema dell’umanità dei personaggi delle opere di Verga e continua a vedere l’autore non solo come un esponente della corrente “verista”, ma anche come un “romantico”. Alcune di queste novelle sono precedute da un’introduzione nella quale l’autore introduce in prima persona il lettore, non solo alla comprensione dell’ambiente, ma anche dei personaggi, con i loro sentimenti, i loro istinti, i loro eroismi e le loro miserie.

Il docente ci legge la “prefazione” alla novella: ”Nedda”, nella quale descrive prima una storia d’amore, per poi giungere ad una descrizione amara e tragica. Come nei romanzi, anche nelle novelle, Verga mette al centro della storia la figura femminile come ancora di salvezza per gli uomini. Don Ivano sottolinea ancora che, in tutte le opere, l’autore mette al centro lo “spirito umano”. Egli è “romantico” e “verista” allo stesso tempo.

Nella “prefazione alla novella ”L’amante di Gramigna”, è lui stesso a mettere in chiaro la componente “umana” che caratterizza la sua narrativa e che convive con la “dottrina verista”. Anche quando i personaggi, nelle loro attività, somigliano più a bestie che a esseri umani, Verga riesce sempre a recuperare la loro umanità. 

La novella “L’amante di Gramigna” fa parte della raccolta: ”Vita dei campi”. In queste novelle, legate all’ambiente contadino, ci sono storie di gelosia, come quella famosa della “Cavalleria Rusticana”, poi portata in musica da Pietro Mascagni. Per questo, ci fu una causa per l’accusa di plagio che vinse Verga.

Tuttavia, l’autore trova la sua maturità narrativa con la raccolta: ”Novelle Rusticane”. Sono 12 storie ambientate in Sicilia, dopo l’unità d’Italia, che non porta alla “redenzione” auspicata. Queste novelle sono altamente drammatiche. In “Libertà”, Verga riporta un fatto realmente accaduto a Bronte nell’agosto del 1860. Qui i contadini siciliani insorgono contro i padroni per la conquista della terra a loro promessa e compiono una strage. L’insurrezione viene brutalmente repressa dai garibaldini che sembrava avessero portato l’agognata “libertà”. Alla fine, tutto rimane come prima: i ricchi rimangono tali e i poveri contadini diventano sempre più poveri!

In conclusione, Don Ivano sottolinea l’importanza, anche per noi, di crearci una sensibilità che ci aiuti a vedere le persone oltre la “crosta”, che può essere “brutale” o sbagliata, e a tener conto del cuore e dei sentimenti. Questa sensibilità ci aiuterà in tutti gli ambiti della vita, non solo culturali, ma, soprattutto, ci aiuterà nei nostri rapporti interpersonali.

Per questo ci invita a rileggere le opere di Verga anche in questa prospettiva umanistica che, spesso, le antologie scolastiche hanno ignorato.

Grazie Don Ivano per averci aiutato a riscoprire questo autore per tanti di noi rimasto nei ricordi di scuola!

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STORIA DEL PANE: Non si sa da quando l’uomo ha cominciato a nutrirsi di pane, ma si sa che ha cominciato a coltivare cereali ottomila anni fa, quando dedicandosi all’agricoltura, abbandonò il nomadismo e diventò stanziale.

In seguito, circa cinquemila anni prima di Cristo, l’uomo imparò a cuocere i cereali impastati e solo casualmente scoprì poi la possibilità della lievitazione dell’impasto stesso.

Gli Egizi erano molto abili nella panificazione ed Ebrei e Greci impararono questa tecnica da loro, apportandovi miglioramenti importanti: presso gli Ebrei ci fu il primo forno pubblico, i Greci invece modificarono la struttura del forno che da allora ebbe sempre la parte riservata alla cottura separata dalla “fornace”.

I Romani passarono dall’iniziale produzione di pane con farina di farro a quella con farina di frumento; il pane divenne la base dell’alimentazione e molti erano i forni pubblici. Il pane bianco era destinato ai ricchi, mentre quello scuro (contenente avena e crusca) era destinato ai poveri.

Nel Medio Evo si produsse pane anche con farine derivate da legumi e cereali diversi e si utilizzò il “buratto” per separare la crusca dalla farina. Tra il 1500 e il 1600 si cominciò ad utilizzare il lievito di birra.

Attualmente la farina di frumento è la più usata nel mondo. e ne esistono diversi tipi a seconda del tipo di “raffinazione” a cui viene sottoposto il prodotto della macinazione.

Diverse sono anche le varietà di pane prodotte in Italia: si può dire che ogni regione abbia un suo prodotto tipico. Allo stesso modo, nel mondo vengono prodotte qualità di pane molto diverse con caratteristiche specifiche.

Conoscere la storia del pane è un po’ come ripercorrere la storia dell’umanità e di questa occasione per rivedere vecchie nozioni siamo tutti molto grati al nostro Presidente, dr. Filippi, che ci ha intrattenuti con la solita chiarezza e competenza. Grazie!!!

 

 

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