Film: LIBERI DI SCEGLIERE

Ieri sera su RAI Play, ho visto il film: “Liberi di scegliere” interpretato da Alessandro Preziosi nei panni di un giudice minorile che si trova ad esercitare la sua funzione a Reggio Calabria e deve quindi giudicare i figli delle più potenti famiglie della ‘ndrangheta locale.

Un boss latitante vive in un bunker sotterraneo e la polizia riesce ad individuarne il nascondiglio proprio nel giorno di Natale, quando i suoi familiari vanno a trovarlo per fare festa insieme. Nel momento dell’irruzione della polizia, il figlio maggiore, Giovanni, per consentire al padre di sottrarsi all’arresto, colpisce uno dei poliziotti e, per questo viene condannato. IL giudice convoca la madre e le consiglia caldamente di andare via coi suoi due figli più piccoli, Domenico e Teresa, o anche loro finiranno in carcere o ammazzati come è successo a tanti altri appartenenti a quella famiglia. La madre naturalmente rifiuta: la sua vita è lì dove è cresciuta e continua a voler bene al marito che assicura a lei e ai figli un buon tenore di vita. Il marito affida al piccolo Domenico (sette anni) il compito di capofamiglia.

Passano dieci anni e Domenico ancora minorenne è ormai inserito nella cosca comandata dal padre e sa che deve obbedire agli ordini, ma mentre porta a termine un’operazione che gli è stata ordinata , viene fermato dalla polizia.

Il giudice minorile non vuole che Domenico segua lo stesso destino del fratello maggiore e, con coraggio, emette una sentenza che molti contestano: Domenico verrà allontanato dalla famiglia e verrà inserito in una comunità di recupero. Il ragazzo reagisce smettendo di mangiare e isolandosi, poi gli educatori riescono a fare breccia nel suo cuore pieno di dubbi e di paure e Domenico assapora per la prima volta dei momenti di libertà che lo mettono in crisi. Contemporaneamente la sorella Teresa ha capito che restando accanto alla madre, la sua vita ricalcherà quella che da generazioni le donne della sua famiglia devono accettare senza potersi ribellare, Un giorno Domenico riceve un messaggio: deve rientrare a Reggio Calabria. Raggiunge il padre in un ovile in alta montagna e questi gli impone di compiere un delitto nei confronti di un nemico. Domenico è combattuto tra la fedeltà al padre e la sua repulsione per quel genere di vita che gli si apre davanti compiendo quel crimine e finalmente si sente libero di scegliere.

Alla luce di questo film, tratto da una storia vera, ben si comprendono le parole di Papa Francesco uscendo da Rebibbia pochi giorni prima di morire: “Ogni volta mi chiedo: perché è toccato a loro e non a me?”

Nascere in certi contesti condiziona la libertà di scegliere e a volte si è costretti a intraprendere strade sbagliate perché non si hanno alternative.