Avete voluto la Brexit?

Strani gli inglesi: hanno voluto uscire dall’UE perché loro possono fare a meno dell’Europa con tutti i suoi lacci e lacciuoli,  poi ora pretendono di partecipare all’Eurofestival e ai Campionati europei….

All’eurofestival non hanno ottenuto, a fine gara, nemmeno un voto: a mia memoria non era mai accaduto! E’ stato un po’ come sancire che ormai vengono percepiti anche dalla gente come non-europei ….

Poi avrebbero preteso di insegnare il calcio all’Europa intera e soprattutto agli Italiani, finalisti insieme alla loro squadra, ma non è andata come avevano previsto e la squadra italiana si è guadagnata il sostegno di tutti i paesi europei, anche di quelli sconfitti durante il torneo, nonché il tifo di Irlandesi e Scozzesi che ben conoscono quanto sia pesante il giogo della perfida Albione.

Così,  per parafrasare un noto detto popolare (hai voluto la bicicletta? e mo’ pedala!) potremmo dire con garbo e perfidia british: avete voluto la Brexit? e mo’ statevene per i fatti vostri e organizzatevi delle  manifestazioni a livello del Commonwealth!!

 

Può essere un mestiere?

Sono totalmente d’accordo: la prostituzione non può essere considerata un lavoro, nemmeno nel caso in cui, inizialmente,  fosse stata scelta  liberamente. Sono queste le conclusioni a cui è arrivata una commissione del Senato dopo due anni di indagini e di ricerche.  Pertanto non credo che la si debba regolamentare, ma combattere, colpendo la domanda, come si fa in Svezia.

Se si pensa che molte donne che si trovano a fare questo “mestiere” sono vittime di sfruttamenti e violenze inenarrabili, come si legge qui, credo che sia una vera ipocrisia solo pensare di tollerare che la dignità umana possa essere così ignobilmente calpestata.

 

 

La fame uccide più del COVID

Un rapporto pubblicato da OXfam denuncia che la fame sta uccidendo più persone di quante non ne faccia morire il COVID. Pertanto l’emergenza principale a livello globale è rappresentata dalla malnutrizione, spesso usata come arma di guerra. Come si può battere la fame?

Ecco quanto si legge nel rapporto Oxfam.

Il COVID colpisce molto democraticamente anche i paesi ricchi che si sono rapidamente rimboccate le maniche e hanno trovato subito un rimedio…. La fame invece colpisce i paesi più poveri o paesi resi poveri dalle guerre e da politiche ingiuste nella distribuzione delle ricchezze e delle risorse, per questo  non scandalizza nessuno.

A Wembley.

Se, come Samuele, sei nato da mamma italiana, papà irlandese e sei cittadino londinese è difficile decidere a quale nazionalità appartenere.

Ma poi arrivano i Campionati europei di calcio e la nazionale italiana si fa onore, tanto da arrivare alle semifinali grazie al suo bel gioco e allo spirito di squadra. La partita contro la fortissima Spagna si gioca proprio a Londra, come non andare allo stadio? il costo dei biglietti è piuttosto salato, ma forse l’evento vale anche un sacrificio,

Samuele e la mamma arrivano allo stadio per tempo e già solo il fatto di essere lì dove è nato il calcio è una grande emozione. Accanto ci sono tre giovanotti  che tifano per l’Italia. Le squadre entrano in campo e al momento dell’inno nazionale Samuele canta a squarciagola insieme ai diecimila italiani presenti: è un momento da far accapponare la pelle.

Inizia la partita e si capisce subito che ci sarà da soffrire: la Spagna gioca la sua migliore partita di questo campionato e l’Italia arranca per difendersi dagli assalti…. Poi una magia di Chiesa  e il pallone entra nella rete spagnola!!!! Lo stadio esplode!! Tutti gli Italiani saltano e ballano: la mamma cerca  Samuele per gioire insieme, ma lo vede già abbracciato a uno dei tre giovanotti vicini, che, non sapendo chi abbracciare (visto che gli altri due amici si erano già stretti insieme), ha  afferrato Samuele in un impeto incontenibile di gioia.

In quel momento sentirsi italiano è molto bello.

Poi arrivano il pareggio, i supplementari e la roulette dei rigori, che decide la vittoria dell’Italia: Samu scrive su Whatsapp: It’s the best moment of my life!!!

Per Raffaella.

E’ morta Raffaella Carrà e, come accade in queste circostanze, si è scatenata una ridda di commenti tutti tendenti a beatificarla.  Credo che ci siano molti motivi per rimpiangerla: agli inizi della sua carriera televisiva incantava per l’energia che sprigionava nei suoi balli, per la spontaneità e la facilità con cui comunicava con la gente, per l’allegria e l’amore per la vita e per le persone  che sapeva esprimere.

Tuttavia confesso che a un certo punto non mi attirava più tanto: era evidente che a ballare erano ormai più i capelli che le gambe e bene fece a dedicarsi ad altro tipo di TV.  La ricordo in “Pronto Raffaella” dove la sua straordinaria capacità comunicativa  era la sua arma vincente. Mi piaceva meno “Carramba che sorpresa!” che ho seguito solo per le primissime puntate: è vero riusciva a regalare momenti di gioia a tanti, ma non mi piaceva l’idea di spettacolarizzare i sentimenti e il dolore della gente. Certo l’impatto di quella trasmissione dev’essere stato ben forte se addirittura il termine “carrambata” è entrato nel linguaggio comune e nei dizionari!

A lei va comunque riconosciuto il coraggio di intraprendere nuove strade, rischiando in proprio.

Il cordoglio di tanti che l’hanno conosciuta fa pensare che non sarà dimenticata tanto presto.

Per noi, non più giovani, resta la malinconia  di veder scomparire a poco a poco coloro che hanno arricchito di emozioni e di buoni sentimenti il nostro cammino, mentre sorgono attorno a noi personaggi che non sempre comprendiamo e che ci restano estranei.

In queste circostanze mi vengono sempre in mente  i versi del Pascoli, tratti dalla poesia “L’aquilone” …

Sì: dissi sopra te l’orazioni,
e piansi: eppur, felice te che al vento
non vedesti cader che gli aquiloni!

Chi vive a lungo è destinato a veder cadere attorno a sé tanti volti amici.

 

Una denuncia inascoltata?

Da anni collaboro col sito “Per Lunga Vita” gestito dalla mia amica Lidia, che ha alle spalle una lunga e qualificatissima esperienza nel campo dell’assistenza agli anziani.

In questi giorni, proprio tramite quel sito, mi è pervenuta questa segnalazione:

 “Sono stato testimone di numerosi giornalieri maltrattamenti fisici e psicologici in una casa famiglia di Novara da parte di operatore sanitario a pazienti, siano essi poveri ragazzi aventi sindrome di down che signore anziane costrette a vita in sedia a rotelle e alcuni, anche se corti e pochi causa il luogo, li ho filmati col cellulare!!
La cosa assurda e vergognosa è che organi predisposti di zona hanno destato interesse meno che zero. Per organi intendo Giudici, medici, assessori, servizi sociali, politiche sociali ecc….quindi se la faccenda, che a me non fa dormire per non essere mai stata valutata da questi senza aver voluto visionare nulla, può essere presa in considerazione ne sarei enormemente grato premettendo che non voglio alcun tipo di compenso, elogio, pubblicità, ma il mio desiderio sarebbe far punire strutture come questa e personale retribuito, classificato operatore sanitario. Se un consiglio è di rivolgersi alle Forze dell’ordine di zona, ci terrei a farlo con testimoni visto che essendomi recato solo nella mia nuova regione di residenza e da pochi mesi sposato a 300 km dai fatti elencati, sono rimasto molto deluso dalla ridicola risposta datami.”

Questa segnalazione mi riempie davvero di angoscia: ciò che succede in certe strutture per disabili è paragonabile a quanto è accaduto nelle prigioni di Santa Maria Capua Vetere: le violenze, gli abusi, le torture  arrivano proprio da coloro che hanno il compito di proteggere, custodire, garantire sicurezza e dignità a coloro che sono stati loro affidati dallo Stato o, in questo caso, dalle famiglie. E se è inaccettabile la violenza sui detenuti, loè ancora di più quella sui disabili, sulle persone più indifese a causa di handicap fisici o mentali.

Il sig. Carlo, autore della missiva pervenutami, denuncia anche l’indifferenza delle autorità preposte al controllo e questo fa veramente molto male, perchè credo che ci sarebbe comunque la possibilità di verificare, tramite telecamere nascoste, la veridicità dei fatti denunciati e quindi di intraprendere eventualmente i provvedimenti del caso.

Oso sperare che l’indifferenza delle autorità abbia avuto lo scopo di non alzare polveroni anzitempo, ma che stiano attenzionando con discrezione la struttura in questione.

IO, nel mio piccolo, do comunque voce al sig. Carlo e spero che questo serva ad allertare tutti coloro che hanno a che fare con strutture assistenziali: è l’attenzione dei familiari il primo baluardo a difesa dei più deboli.

In Val Seriana.

Danza macabra
Danza macabra

Era il febbraio 2020 e tutto era ormai pronto per il pellegrinaggio da tempo programmato e a lungo preparato con cura. La meta prescelta era la Val Seriana, che, proprio pochi giorni prima della data che avevamo fissato, venne dichiarata zona rossa  e divenne in pochi giorni il focolaio più tragico della prima ondata della pandemia.

Il pellegrinaggio fu forzatamente sospeso e rinviato a data da destinarsi. Ieri, siamo andati a fare un sopralluogo con la speranza di poter realizzare il nostro progetto alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno.

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Siamo arrivati  a Clusone che era ancora abbastanza presto e ci siamo recati nella Basilica dell’Assunta: è una chiesa barocca  molto bella, arricchita da molti affreschi e altari di gran pregio; sorprende  il portone, realizzato recentemente in una sola colata di ottone. L’Oratorio dei Disciplini ci attrae con le famose immagini della “Danza macabra” che celebra la democraticità della morte e la gioia della vita ultraterrena

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In attesa che si aprisse il museo della basilica, abbiamo fatto una passeggiata per le vie della cittadina: abbiamo ammirato l’orologio medioevale che funziona con un meccanismo di pesi e contrappesi assimilabile al pendolo e le belle vie del centro storico, rallegrate dai tanti ombrellini appesi in alto tra gli edifici. Il museo comprende un’antica chiesetta decorata da affreschi di notevole bellezza

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Siamo poi andati al Santuario di S. Patrizio a Colzate: una struttura possente posta su uno sperone roccioso battuto dal vento; dal porticato che lo circonda l’occhio spazia sulla vallata sottostante e la vista è molto piacevole.  Scesi a Vertova ci siamo fermati in un ristorante, dove a prezzi veramente modici abbiamo gustato un pranzo semplice, ma gustoso e cucinato con cura.

Restava l’ultima tappa: Lallio, ma avevamo letto su internet che il santuario di San Bernardino da Siena, verso cui ci stavamo dirigendo, sarebbe stato aperto solo a metà pomeriggio, tuttavia ci siamo fermati rassegnati a vederlo almeno all’esterno. Ma ecco la nostra buona stella ha voluto che la chiesa fosse aperta per i preparativi di un matrimonio e questo ci ha consentito di ammirare quella chiesetta, restaurata con molto impegno e dedizione dai membri di un’associazione e il risultato è veramente ammirevole.

Ovunque si respirava la voglia di riprendere con slancio e con coraggio la vita di sempre, lasciandosi alle spalle i giorni terribili della pandemia.

Poesia: Quant’è difficile la giovinezza. (M.L.Spaziani)

Quant’è difficile la giovinezza

Nei miei vent’anni non ero felice
e non vorrei che il tempo s’invertisse.
Un salice d’argento mi consolava a volte,
a volte ci riusciva con presagi e promesse.
Nessuno dice mai quant’è difficile
la giovinezza. Giunti in cima al cammino
teneramente la guardiamo. In due,
forse la prima volta.

Questa poetessa, tenera amica di Montale, esprime con efficace delicatezza quello che ho sempre pensato anche io della giovinezza: è molto difficile da vivere, molto bella da ricordare.

Storie della Bibbia: Giuseppe perdona i fratelli.

Dopo aver interpretato i sogni di Faraone, Giuseppe divenne vicerè d’Egitto e organizzò in ogni città la raccolta di viveri durante gli anni di abbondanza. Quando venne la carestia, gli Egiziani poterono contare su quelle riserve, mentre nel paese di Canaan,  Giacobbe e i  fratelli di Giuseppe soffrivano la fame e decisero di andare in Egitto. Lì Giuseppe li accolse e li protesse, dimenticando i torti subiti, Poi Giacobbe morì e ….

…. i fratelli di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato che il loro padre era morto, e dissero: «Chissà se Giuseppe non ci tratterà da nemici e non ci renderà tutto il male che noi gli abbiamo fatto?». 16 Allora mandarono a dire a Giuseppe: «Tuo padre prima di morire ha dato quest’ordine: 17 Direte a Giuseppe: Perdona il delitto dei tuoi fratelli e il loro peccato, perché ti hanno fatto del male! Perdona dunque il delitto dei servi del Dio di tuo padre!». Giuseppe pianse quando gli si parlò così. 18 E i suoi fratelli andarono e si gettarono a terra davanti a lui e dissero: «Eccoci tuoi schiavi!». 19 Ma Giuseppe disse loro: «Non temete. Sono io forse al posto di Dio? 20 Se voi avevate pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso. 21 Dunque non temete, io provvederò al sostentamento per voi e per i vostri bambini». Così li consolò e fece loro coraggio. 22 Ora Giuseppe con la famiglia di suo padre abitò in Egitto; Giuseppe visse centodieci anni. 23 Così Giuseppe vide i figli di Efraim fino alla terza generazione e anche i figli di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle ginocchia di Giuseppe. 24 Poi Giuseppe disse ai fratelli: «Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questo paese verso il paese ch’egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe»25 Giuseppe fece giurare ai figli di Israele così: «Dio verrà certo a visitarvi e allora voi porterete via di qui le mie ossa».
26 Poi Giuseppe morì all’età di centodieci anni; lo imbalsamarono e fu posto in un sarcofago in Egitto.

Dio sa trarre il bene dal male ed è fedele alle sue promesse.

Il faticoso cammino della verità.

Condivido quanto si legge in questo articolo di Avvenire sui terribili fatti accaduti nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere.

Nel venirne a conoscenza,  mi sono sentita subito accapponare la pelle per la violenza inaudita messa in atto da “servitori dello Stato”, che dovrebbero garantire l’incolumità dei carcerati; poi, immediatamente dopo, mi sono chiesta: come mai se ne è venuti a conoscenza solo ora, a un anno di distanza?

Leggendo l’articolo si capisce che ci sono stati  dei tentativi di depistaggio e qui vengono in mente i fatti di Genova alla Diaz, il giovane Cucchi, le tante stragi irrisolte che scandiscono la nostra storia recente: il nostro è un paese in cui la verità si fa spesso strada con grande fatica.

Se questa volta si riuscirà a fare luce su quanto è accaduto, sarà perché sono coinvolti solo agenti penitenziari e, forse, qualche dirigente carcerario e non “alti papaveri” o interessi oscuri.