Poesia: Caracola (conchiglia) di F.G. Lorca

conchigliaMi hanno portato una conchiglia. Dentro canta
un mare di carta.
Il mio cuore
si riempie d’acqua
con pesciolini
d’ombra e d’argento.
Mi hanno portato una conchiglia

Gli oggetti hanno il potere di riportare alla mente ambienti, atmosfere, sensazioni che abbiamo vissuto. Per questo sono nati i souvenir: da ogni posto che visitiamo, cerchiamo di portare via qualche cosa che ci ricordi i giorni che vi abbiamo trascorso, le persone che abbiamo incontrato, i profumi, i sapori che abbiamo conosciuto. Anche io come il poeta guardando le conchiglie che mi sono portata dalla Thailandia, rivivo  i templi scintillanti,  i sorrisi della gente, l’accoglienza gentile e generosa, le spiagge sterminate e le tiepide acque dell’oceano…

Ritornare…

Ritornare alla solita routine non è così semplice: sarà il jet lag che ancora scombina i ritmi del sonno? O sarà la nostalgia delle cose e delle persone lasciate? Come scordare le voci che ci hanno salutato l’ultimo giorno?

Vorrei ritrovare ogni giorno, qui, la dolcezza e la soavità dei modi, il verde perenne delle foreste, i sapori e i colori di un mondo che ora posso solo ricordare e sperare di riincontrare ….

 

Viaggiare è camminare verso l’orizzonte, incontrare l’altro, conoscere, scoprire e tornare più ricchi di quando si era iniziato il cammino.

(Luis Sepúlveda)

 

Bangkok, città degli angeli.

cropped-WP_20180129_09_46_05_Pro.jpgBangkok significa, se ben ricordo, “Città degli Angeli” e l’altra sera a vederla dall’alto del 55° piano dell’hotel, dove eravamo ospiti, veniva da pensare che meritava davvero questo nome.

Il giorno seguente, lunedì, siamo state guidate da due care amiche in un’escursione su barca su uno dei canali navigabili in cui si dirama il fiume Chao Phraya, sulle cui rive sorge Bangkok.

I due barcaioli ci hanno fornito di giubbotti salvagente e ci hanno portato a vedere gli angoli più suggestivi della città, invitandoci a visitare i templi buddisti più importanti, così maestosi e ricchi di colori.

Sulle rive del fiume puoi vedere bene come la città  stia rapidamente modificando la sua fisionomia attraverso costruzioni modernissime e ardite, ma puoi anche vedere le ultime case sull’acqua: autentiche palafitte dall’aspetto poverissimo entro cui ancora vivono famiglie di pescatori. Lungo il tragitto, spesso movimentato da ondate improvvise provocate dai numerosi battelli turistici, ci è venuta  incontro una piccola imbarcazione su cui una donna esponeva la sua merce da vendere: frutta di ogni genere, che qui da noi non arriva e che ci è totalmente sconosciuta.

Qua e là sui pontili o davanti alle case affacciate sul fiume, si potevano vedere grossi lucertoloni addormentati al sole: sembravano varani, ma non saprei indicarne il loro vero nome. A un certo punto i barcaioli ci hanno dato due sacchetti di pane e ci hanno invitato a sbriciolarlo e a lanciarlo in acqua: immediatamente l’imbarcazione è stata circondata da una miriade di pesci anche di grandi dimensioni e di specie diversissime tra loro. Incredibile!!!

Prima di partire abbiamo poi voluto provare a girare la città a bordo di un took-took, il caratteristico mezzo di trasporto che si vede per le vie di Bangkok. Il conducente era un giovane (ma sarà stato davvero giovane? Sembrano tutti ragazzini e poi scopri invece che hanno un bel po’ di anni sulle spalle) thai molto intraprendente, che voleva a tutti i costi portarci a fare un nuovo giro in barca e quando finalmente ha capito che non ci interessava, ci ha portati davanti a un negozio di abiti e stoffe…. era chiaro che voleva accaparrarsi la percentuale sugli introiti  procurati a negozianti e battellieri.

Viaggiare su un took-took è un’esperienza da non ripetere: questo piccolo mezzo motorizzato viene lanciato a tutta velocità in mezzo al traffico caotico della città, senza curarsi troppo di rallentare in prossimità di dossi e curve e ti senti sempre come se da un momento all’altro dovessi essere catapultato fuori dal veicolo per trovarti tra le ruote di furgoni e auto, che, al contrario dei took-took , viaggiano lentissimi , quasi a passo d’uomo.

Il nostro conducente doveva sentirsi molto bello e affascinante visto che voleva 20 bat per farsi fotografare!!!

 

Templi e chiese.

wp_20180129_10_39_59_proTempli buddisti e chiese cristiane in Thailandia, riflettono il raffinato gusto estetico del popolo Thai.

I primi sono maestosi, ricchi di ori, di mosaici, di statue dorate  rappresentanti il Buddha seduto o in piedi o addormentato (quest’ultimo veramente gigantesco), ma sempre con la stessa espressione di serena meditazione.  Sono rappresentate varie altre “divinità” (non so se questo sia il termine più appropriato) femminili e maschili e le pareti sono tutte dipinte di colori molto vivaci.

wp_20180126_10_42_29_proLe chiese cristiane sono ovviamente molto più rare, ma anch’esse suscitano subito, al primo impatto, una sensazione di gioiosa serenità: pareti bianche su cui spiccano l’oro e il rosso degli arredi semplici, ma intonati al gusto orientale, unica navata ampia.

In Thailandia si lasciano sempre le scarpe fuori dalla porta e così si fa anche  nei templi (dove ti danno un sacchetto per riporle)   e nelle chiese. I pavimenti sono ovunque lucidissimi e pulitissimi. I fiori vengono disposti sempre con grande cura, badando a creare macchie di colore in armonia tra loro e a creare equilibrio di forme e volumi. Credo che questa sia un’arte innata nel DNA dei Thailandesi.

I canti nelle chiese cattoliche thailandesi sono di una dolcezza infinita, sia per la loro esecuzione delicata, sia per la morbidezza delle melodie; al confronto i nostri canti sembrano  quasi un po’ rozzi. Ho assistito a qualche messa e ho notato che anche le omelie erano “sorridenti”: il celebrante infatti interponeva alla spiegazione delle Scritture, frasi che pronunciava con fare divertito e i fedeli reagivano con ampi sorrisi…

Vedi Phuket e poi … vai altrove.

wp-phuketNei lunghi mesi invernali, Phuket è il sogno di tanti europei  ed è quasi diventata uno “status-symbol”: se non vai a Phuket, non sei una persona alla moda .

Ed è così che anche noi ci siamo andate, nonostante ci avessero avvisato che il tempo non era buono e che era molto affollata in questo periodo …..Dopo un lungo viaggio in automobile, abbiamo trovato una sistemazione ottimale in un hotel un po’ fuori dalla “movida”, ma molto confortevole. L’isola è bellissima per la vegetazione incredibilmente rigogliosa (come in tutta la Thailandia), per le sue spiagge e per il suo mare pulito, ma ha il difetto di essere troppo affollata e di avere un traffico intensissimo : per le strade sembra di essere a Riccione o a Rimini.

Gli Italiani sono tanti a Phuket; ci sono comunque moltissimi uomini di una certa età, alcuni addirittura molto vecchi, che si accompagnano a giovani donne thai: io ho fatto dei pensieri poco lusinghieri su quegli individui e non li esprimerò qui, ma, come diceva Andreotti, “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca..” purtroppo….

Sulla costa orientale, che dà sul Golfo del Siam, ci sono invece posti ancora poco frequentati dal turismo di massa e lì si possono trovare senza difficoltà spiagge sterminate pressochè deserte e acque cristalline. Lì veramente ti senti immerso nella bellezza e nell’immensità della natura e ti viene spontaneo alla mente quel  famosissimo verso di Quasimodo ” M’illumino d’ immenso”…… ci si sente piccoli, piccoli, mentre ti senti invadere da una strana felicità.

Pochi, ma buoni…

Pochi, ma buoni …  e intraprendenti…..

Così definirei i cattolici in Thailandia. Qui la religione di stato è senz’altro il Buddismo e  tutto il paese è disseminato di templi dedicati a Budda. Sono tutti bellissimi, rilucenti di fregi dorati e di marmi preziosi. Tuttavia ogni altra religione viene rispettata.

I Cattolici sono solo una minoranza  (Wikipedia dice che sono 300.000 su una popolazione di 60 milioni), ma gestiscono molte scuole, che sorgono tutte in ambienti molto belli. Tali scuole sono  frequentate da migliaia di bambini appartenenti a religioni diverse ed è curioso passare accanto agli edifici scolastici e vedere allineate sul marciapiede centinaia di scarpe; a me sembra impossibile che ognuno riesca a recuperare le proprie, visto che molte sono simili tra loro e della stessa misura….

Essendo così pochi, i cattolici mantengono  tra di loro rapporti di vera fraternità, costituiscono una grande famiglia pronta alla solidarietà. Abbiamo potuto constatarlo vedendo con quanta sollecitudine i cristiani sostengono i monasteri delle monache e noi stesse siamo state invitate a cena in un ristorante in riva al mare da una persona che non ci aveva mai visto prima. A noi si è unito con tutta semplicità il vescovo di questa diocesi , di passaggio al convento per la consueta visita mensile e si è intrattenuto con noi in piacevolissima conversazione, dato che è stato per molto tempo in Italia e parla benissimo la nostra lingua. Eravamo in un posto veramente bellissimo e il parroco ha contribuito ad allietare la serata cantando e suonando per noi musiche tailandesi.

Da noi non sarebbe proprio immaginabile!!!!

Il popolo che sorride.

wp-phuketLa Thailandia è un paese meraviglioso per le sue spiagge, per la vegetazione sempre rigogliosa e verdeggiante e per la sua gente , che io definirei “il popolo che sorride”.

Qui ora è inverno, ma la temperatura va dai 22/23 gradi del mattino ai 28/30 del mezzogiorno e questo consente agli alberi di non perdere mai del tutto le foglie e di avere sempre verdura e frutta fresca di tante qualità per tutto l’anno. Quando vai dal nord al sud, percorri un’ ampia strada che ha tagliato la foresta che copriva questa terra, foresta che fino a 50 anni fa era abitata dalle tigri.  Ora quella strada è fiancheggiata da una serie quasi ininterrotta di bancarelle, di negozi, di templi, di hotel, di costruzioni varie. Nelle stazioni di servizio i bagni sono sempre pulitissimi, anche perchè c’è sempre un addetto che li lava in continuazione; in Italia non è proprio così.

Quando entri in contatto con questa gente che parla sottovoce, che si inchina sorridendo e congiungendo le mani per salutarti con il suo “sawaddii.caa” (naturalmente ho scritto il suono della parola non la sua grafia), senti che il nostro modo di salutare, al confronto, è quasi sgarbato. Nei ristoranti e nei bar il servizio è sempre ottimo e i prezzi sono veramente convenienti: si può mangiare un ottimo pasto a base di pesce e verdure per cinque euro!!! Le persone in genere sembrano più giovani della loro età e i bambini sono bellissimi.

Qui c’è un governo militare e spesso si vedono soldati lungo le strade e sulle spiagge, mentre grandi fotografie dei regnanti compaiono un po’ ovunque e questo mi fa pensare che “il popolo che sorride” abbia anche lui qualche problema …..

AGGIORNAMENTO del 26/1/18 :  Chi conosce bene questo paese mi dice che i Tailandesi sono contenti di questo governo che continua sulla strada delle riforme volute dal vecchio re morto da poco e tanto rimpianto da tutti. Auguro perciò  alla Thailandia un futuro di pace e di benessere, per continuare sulla via del progresso che ha portato tanti positivi cambiamenti in questi ultimi decenni.

 

A Ban Saeng.

C’era un tempo in cui per indicare le suore di clausura si usava il termine sepolte vive e forse a ragione, vista l’ austerità delle regole e l’alone di mistero di cui i conventi si circondavano.

Qui in Tailandia non è così: nei monasteri fondati da mia sorella, clarissa cappuccina, si respira aria di gioiosa serenità, che traspare dai visi sorridenti delle suore, dai loro modi estremamente amichevoli tra di loro e con gli ospiti esterni, dall’accoglienza calorosa e generosa  che riservano a chi si reca in visita nel convento.

Ho potuto constatarlo di persona in questi giorni a Sam Pran, a Phanom e soprattutto a Baan SaengArun, dove ci siamo soffermate più a lungo. Le suore ci hanno inondato di attenzioni, preparando per noi  ghirlande di fiori, cibi squisiti e prevenendo ogni nostra minima necessità. Hanno poi  a più riprese  festeggiato l’81° compleanno di mia sorella Ilva, che non si aspettava certo tanta attenzione.

Dopo cena venivano a tenerci compagnia e si interessavano delle nostre famiglie e della nostra vita, amavano guardare le foto sui nostri telefonini e si sono inventate anche uno spettacolino: hanno fatto indossare dei costumi tailandesi alle due “Moniche”, che poi hanno eseguito una danza folcloristica imitando le due suorine più giovani che facevano da “specchio”.

Inutile dire che però ciò che più mi ha toccato il cuore è stato poter parlare a lungo con Madre Giovanna, mia sorella, vederla serena nonostante gli acciacchi, vederla amata, riverita e coccolata dalle sue consorelle e constatare di quanto rispetto e direi venerazione è fatta segno dai parrocchiani , dai sacerdoti e anche dal  suo Vescovo. Ha speso tutta la sua vita e tutte le sue migliori energie per le sue consorelle e ora continua ad essere per loro una forte guida spirituale e una madre premurosa.

Scherzi da jet lag.

Riabbracciare mia sorella dopo sette anni è stata una grande emozione;  il tempo passa per tutti, si sa, e noi tre sorelle non facciamo certo eccezione, però le rughe in più e qualche acciacco di troppo hanno reso ancora più bello e dolce il ritrovarsi per ricordare insieme gli anni della giovinezza e le persone care, sia quelle rimaste a casa, sia quelle che ci hanno lasciato per un viaggio senza ritorno.

Le emozioni provate, la stanchezza del viaggio e l’effetto jet lag (effetto fuso orario) si sono fatti sentire in modo strano in particolare per me e mia sorella, le due viaggiatrici seniores del gruppo. Infatti al momento di sistemare i bagagli nelle stanze della foresteria, mi sono ricordata che all’aeroporto avevo affidato i bat (moneta tailandese) e il passaporto a Ilva e le ho quindi chiesto se poteva ridarmi il tutto.

Prontamente ha cominciato a estrarre il contenuto della borsetta e a metterlo in ordine sparso sul letto. Ho visto a un certo punto alcune banconote e ho pensato che fossero le mie, ma mancavano all’appello quelle sue. E’ ricominciata così la rassegna delle carte sparse qua e là con una certa angoscia di mia sorella, che pensava con dispiacere che certe cose le capitano troppo spesso e io allora cercavo di consolarla raccontando quante volte anch’io perdo gli oggetti più svariati e passo ore intere per rintracciarle. Intanto continuavamo a rivoltare carte e pacchettini e finalmente ecco che abbiamo rintracciato quanto  andavamo cercando, ….. ma a quel punto ci siamo accorte che dovevamo scambiarci le due mazzette di banconote: non erano mie quelle che mi ero tenuta!!

Per quanto riguardava i soldi ora tutto era in ordine, ma ecco affacciarsi un altro problema: mancava all’appello il mio passaporto!!!! e allora sono stata io a sbiancarmi in viso e a sentire un sudore freddo gelarmi la schiena: e come potevo averlo perduto ? lo avevo perso sul pulmino di don Antonio? Come potevo fare a rientrare in Italia senza quel documento? Ho passato alcuni momenti veramente angoscianti…..poi eccolo spuntare da sotto un mucchietto di carte!!!! A quel punto mia sorella Ilva ed io siamo scoppiate a ridere a crepapelle per lo stato confusionale in cui eravamo precipitate tutte e due ….- Speriamo sia solo colpa del jet lag- ci dicevamo a vicenda.