UTE: Storia del Licinium e del monumento ai Caduti di Erba – La Didachè e il pastore di Erma

Ieri avremmo dovuto assistere a una lezione di antropologia, ma per sopravvenuti impegni del docente di turno, il nostro Presidente ha dovuto ricorrere a una rapidissima sostituzione e a chi poteva rivolgersi? Chi ha sempre sottomano materiale interessante e già predisposto per essere proposto al pubblico dell’UTE, che è particolarmente esigente?

La risposta è una sola: la prof. Alberta Chiesa, studiosa appassionata di storia locale,  che quest’anno ha già più volte tolto dagli impicci il gruppo organizzativo dell’UTE . Ieri infatti ci ha parlato di due attrazioni della nostra città, note in campo nazionale ed oltre.

IL MONUMENTO AI CADUTI. Progettato da Giuseppe Terragni, uno dei più importanti architetti della corrente razionalista, diffusa nel nostro territorio e anche in campo nazionale nel periodo tra le due guerre.

Chi era Terragni? Era nato a Meda nel 1904 e la famiglia si era poi trasferita a Como 5 anni dopo; lì, Giuseppe frequentò tutte le scuole fino al 1921, quando si iscrisse alla Scuola di Architettura di Milano (l’attuale Politecnico) dove si laurea nel 1926. Subito dopo si trasferisce in Germania per un breve periodo, poi apre uno studio a Como. Con alcuni colleghi pubblica una rivista che si occupa di architettura: il suo intendimento è quello di rinnovare il modo di costruire, privilegiando linee essenziali, funzionalità degli spazi e razionalità degli edifici (corrente razionalista – coincide col periodo fascista). Terragni era un lavoratore instancabile.

Nel 1939 fu richiamato nell’esercito; in seguito fu mandato in Russia. Si salvò da quel disastro sciagurato, ma ne fu talmente segnato che morì nel 1943. Nella sua purtroppo breve vita creò molte opere che testimoniano il suo genio. Tra queste spicca certamente il monumento  di Erba  dedicato ai caduti della prima guerra mondiale, inaugurato nel 1932. E’ costruito con ciottoli di fiume e pietra locale su una collinetta.  Una lunga e suggestiva scalinata porta al sacrario dove sono ricordati i nomi dei caduti; c’era un altorilievo di Lucio Fontana che fu poi fatto rimuovere dal podestà Airoldi nel 1936.

TEATRO LICINIUM – Fu costruito in legno nel 1923 per volere dei fratelli Airoldi, ma fu distrutto da un fortissimo temporale. Il suo nome vuole ricordare il console Licinio che comandava la colonia romana locale.

E’ uno dei più importanti teatri all’aperto d’Italia e, grazie alla sua collocazione, può usufruire di due palcoscenici: uno naturale e uno artificiale . Ebbe alternativamente periodi di grande splendore e periodi in cui fu abbandonato, ma vi furono rappresentate opere teatrali di prosa e opere liriche di alto livello artistico, tanto da ottenerne fama in campo nazionale e internazionale.

Attualmente è gestito dalla Compagnia Teatrale “Il Giardino delle Ore”.

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LA DIDACHE’ E IL PASTORE DI ERMA. – Don Ivano  ieri ha ripreso il discorso sui primi scritti cristiani non riconosciuti come testi di ispirazione divina . Prima ci ha parlato della Didachè: un insieme di norme comportamentali cui dovevano attenersi coloro che aderivano al cristianesimo. Risale alla fine del I secolo d. C. ed è perciò contemporanea ai Vangeli. Gerusalemme è stata da poco distrutta dai Romani e gli Ebrei sono malvisti, perciò i cristiani cercano di prendere le distanze dal mondo giudaico. Nella Didachè, in definitiva una prima forma di catechismo (Catechesi= ciò che si deve imparare ripetendo), viene riportato il “discorso della  montagna”, che vuole richiamare  (e allo stesso tempo distinguersene) la legge che Mosè ha ricevuto sul Sinai.

Il “Pastore di Erma” risale all’inizio del II secolo, quando molti battezzati, davanti al pericolo delle persecuzioni, rinnegavano la propria fede per poi chiedere di ritornare a far parte della comunità in tempi tranquilli. In questo scritto, Erma, che potrebbe essere il fratello di Papa PIO I, ribadisce che la scelta cristiana è una scelta faticosa, ma richiede coerenza, tuttavia esprime anche indulgenza verso i fratelli più fragili.

Ancora una volta l’UTE ha saputo ofrrirci un pomeriggio piacevole e interessante. Grazie, UTE! Grazie, Alberta! Grazie , Don Ivano!

 

Truffa in rete!!!

  • Guarda che bell’abitino estivo!! Mo’ lo compro…- mi sono detta un paio di giorni fa e ho provveduto all’ordine con una sollecitudine che non riconosco tra le mie abitudini.

Poco dopo aver terminato l’operazione però mi è venuto un dubbio:- Come mai nell’ordine non compaiono i termini di consegna? – e ho cominciato a cercare sulla rete qualche notizia su quel “GIOIACOMBO” a cui avevo indirizzato il mio ordine e, con mia amara sorpresa, ho visto prima l’avvertimento del mio antivirus che mi diceva di desistere da quella ricerca e poi, in un momento successivo, cliccando su quel nome è comparso solo il mio ordine: devo essere l’unica persona al mondo che si è lasciata gabbare da quel fantomatico sito di vendite!!

Non fate come me: prima di fare un bonifico controllate bene a chi lo indirizzate!! Per fortuna ho pagato tramite Paypal e non dovrebbero poter risalire alla mia carta di credito e inoltre il danno che ne ho avuto è minimo. Credo che non farò più imprudenze di questo genere.

Caro Herpes Zoster, …

Caro Herpes Zoster,

so che ti annidi da qualche parte nel mio corpo e che stai lì in letargo da molti decenni e avendo constatato i danni e le sofferenze  che hai procurato a persone a me vicine, perdonami, ma avevo deciso di ricorrere alla vaccinazione: non volevo distruggerti, ma solo assicurarmi di renderti innocuo. Per questo mi sono rivolta al mio medico curante, che però aveva avuto solo poche dosi per i malati più fragili e quindi dovevo rivolgermi al centro vaccinazioni dell’ASL.

Ed eccomi al telefono:- Pronto? chiederei, se possibile, di  fare il vaccino contro il “fuoco di S. Antonio” (ho usato questa terminologia perchè temevo di usare a sproposito quella scientifica) –

  • Bene, signora! Come si chiama e quando è nata?- Chiede la signora al telefono. Io rispondo a queste domande e a quelle che seguono: no, non sono cardiopatica; no, non ho patologie autoimmuni, no, non ho patologie polmonari …  Dopo questo breve dialogo, la signora mi dice che non essendo nata tra il 1952 e il 1958 e non avendo patologie particolari (sono soltanto vecchia!!!) la Regione Lombardia non mi riconosce il diritto alla vaccinazione gratuita.

– Però – aggiunge la gentile impiegata – può fare la vaccinazione a pagamento!!!-

– Bene! – dico io – e quanto costa? –

– Ci vogliono due dosi a 197 euro l’una! -Io rimango basita e chiedo: – Ma perchè quelli del ’46 sono stati esclusi? –

– Non glielo so spiegare , signora, ma queste sono le disposizioni della Regione.-

Per questo, Herpes Zoster, ti prego resta tranquillo lì dove sei visto che sei caro, molto caro …

P.S. Ringrazio la mia regione che ritiene che quelli nati negli anni 40 non meritino più le sue attenzioni.

 

I Magi a S. Bernardino.

Ieri nella parrocchia di Arcellasco si è rinnovata un rito che ha le sue radici nel presepe vivente di alcuni anni fa: la processione che porta i Magi e i personaggi del presepe nelle chiesette delle frazioni di Bindella e  Campolongo per arrivare a S. Bernardino.

Aprivano il corteo i Magi, seguiti da Giuseppe e Maria col Bambino (che era in realtà una bambina appena battezzata) da due angioletti e da alcuni pastorelli; seguivano i fedeli. Il corteo si è ingrossato via via lungo il cammino.

La bimba che impersonava Gesù Bambino è stata bravissima lungo tutto il percorso, ma una volta arrivata alla meta ha fatto sentire energicamente esigenze.

Ecco nella foto i personaggi del corteo sullo sfondo prestigioso degli affreschi dell’ antica chiesetta.

presepe 2024

La voce dell’organo risuona di nuovo ad Arcellasco.

inaugurazione organoStamattina nella chiesa di Arcellasco ha avuto luogo una bella e festosa cerimonia per l’inaugurazione dell’organo ottocentesco finalmente restaurato e ritornato agli antichi splendori.

Erano presenti le autorità cittadine: il Sindaco Mauro Caprani, la vicesindaco Sofia Grippo, i consiglieri Zappa e Redaelli; la santa messa, preceduta dalla benedizione dell’organo, è stata celebrata da mons. Gilardi, responsabile diocesano per la Liturgia.

E’ stato emozionante sentir sprigionare di nuovo da quelle canne (oltre 2.200!!)  note limpidissime che hanno riempito le volte della chiesa: che atmosfera solenne e mistica insieme sa creare l’organo!!!

E pensare che nella chiesa paleocristiana (fino all’VIII secolo circa) questo strumento era stato bandito dai luoghi di preghiera qui in occidente: ricordava troppo gli spettacoli sanguinari negli anfiteatri in cui venivano sacrificati i prigionieri, i condannati a morte e i cristiani. Questo ostracismo addirittura fu esteso ai musici, rei di aver usato l’organo nella sua forma più antica (hydraulis= organo ad acqua), pertanto essi dovevano cambiare mestiere se volevano essere battezzati.

Fu Pipino il Breve a riportare in Europa l’organo a canne da Bisanzio dove si era recato in visita all’Imperatore e da allora questo strumento  è stato perfezionato sempre più  ed è diventato lo strumento liturgico per eccellenza.

Quando da ora in poi sentiremo risuonare le note solenni dell’organo, il nostro pensiero andrà con doverosa riconoscenza  ai nostri antenati che ci hanno consegnato questo prezioso tesoro di arte e di artigianato.

 

UTE: Cercare il senso della vita in fase di verifica e bilancio (II parte)

“Le mie lezioni – dice la psicopedagogista Lucia Todaro, introducendo il suo intervento – non vogliono insegnare nulla; hanno lo scopo di offrire degli stimoli per rivedere il proprio vissuto e comprenderne il senso”.

Cosa vuol dire fare un bilancio della propria vita? La volta scorsa ci è stato proposto l’ aspetto della rielaborazione delle esperienze, questa volta si parlerà di valorizzazione delle stesse.

Poiché difficilmente troveremo chi si congratula con noi per i nostri comportamenti, dovremo essere noi a dare valore al nostro passato, ricordando queste parole di  Paulo Coelho: Un bel giorno tutto avrà un senso. Quindi, per il momento, non farti deprimere dalla confusione, sorridi attraverso le lacrime e cerca di comprendere che tutto ciò che succede ha una ragione.

Per ognuno di noi esistono cose che richiamano antichi dolori, antiche ferite, ma proprio questi, se rielaborati, possono portare alla serenità. Non possiamo determinare il corso della nostra vita, ma possiamo trovarne il senso.

Se alcune tradizioni sono andate perdute, possiamo reinventarne altre da riconsegnare a figli e nipoti; è possibile superare le proprie paure imparando a vedere e apprezzare la bellezza che è intorno a noi. Valorizzare vuol dire dare risalto a ciò che è bello e positivo. Chi dà spazio alle proprie paure e vede solo il brutto del mondo è una persona che non vive, ma sopravvive nella tristezza. Il presente è un dono da vivere con pienezza, magari coltivando amicizie con persone con le quali possiamo condividere esperienze e paure.

Ecco alcune pillole di saggezza che la nostra docente ci ha regalato:

Non importa se vai avanti piano, l’importante è non fermarsi.

Io non perdo mai: o vinco o imparo.

Non permettere alle tue ferite di trasformarti in quello che non sei.

Infine è bene ricordare sempre che non possiamo cambiare gli altri o il mondo, ma possiamo sempre cambiare noi stessi.

La sala Isacchi era quasi al completo e i tanti soci presenti hanno a lungo applaudito con entusiasmo alla fine della lezione.

 

 

 

Ricordando un’amica…

L’ ho sentita l’ultima volta al telefono una decina di giorni fa ed eravamo rimaste d’accordo che sarei andata a trovarla presto, ma subito dopo sono cominciate ad arrivare notizie che mi riempivano di tristezza: Mariuccia stava male.

(Nella foto qui sotto il ricordo del giorno in cui è stata eletta presidente onorario dell’UTE).

Gruppo Direttivo con Mariuccia G. Pellegrini_esterna 2Ora se n’è andata là dove non si soffre più. E’ stata una donna coraggiosa, che ha saputo credere nei suoi sogni e ha saputo perseguirli con tenacia e con fiducia incrollabile. Ha creato dal nulla l’Università della Terza Età di Erba e a questa sua creatura ha dedicato il meglio delle sue risorse e delle sue energie. Sapeva contattare i docenti e stabilire con loro rapporti di amicizia e di stima reciproca; sapeva ascoltare con pazienza e con empatia le confidenze di chi frequentava l’UTE e si sentiva accolto in un clima di familiarità e di rispetto. Ora la “sua creatura” (lei chiamava così l’UTE, sta per compiere trent’anni di vita ed è diventata un punto di riferimento importante per tanti nella nostra città.

Ho avuto modo di collaborare con lei e di sperimentare la sua generosità e la sua sensibilità.

Ci mancherai, Mariuccia! Ora ricordati di noi da lassù così come noi continueremo sempre a ricordarci di te con profonda gratitudine e riconoscenza.

 

Il trenino della Valassina….

Da qualche tempo, mia nipote Elisa è qui con me per poter frequentare l’Università Cattolica di Milano. Naturalmente deve servirsi della linea ferroviaria  che collega Erba a Milano- Cadorna.

Se un tempo bastavano 55 minuti per percorrere i 40 Km circa di questa tratta, ora occorrono, quando tutto va bene, un’ora e dieci minuti e certo io non so spiegare il perché  (avranno aumentato il numero delle fermate?). Il fatto è che la puntualità è un optional su questa linea, un’eccezione che si verifica solo raramente.  Tre giorni fa ci son volute quasi due ore per coprire il percorso e ieri il treno è partito con più di mezz’ora di ritardo, ma forse in questo caso si può pensare che il disservizio sia da imputare allo sciopero. Normalmente comunque l’orario di arrivo non è quasi mai rispettato, ma questo pare non preoccupare la Regione Lombardia, anzi sta legittimando i disservizi, visto che rinnova a scatola chiusa il contratto con la società che gestisce da anni questa linea.

 

UTE: Il ciclo dei Rougon-Macquart – Viaggio in Antartide.

Il prof. Porro ha ripreso, per approfondirlo, un argomento già accennato lo scorso anno: il ciclo di 20  romanzi di Emile Zola che hanno come filo conduttore la storia della famiglia Rougon-Macquart inserita nella Storia della Francia del periodo di Napoleone III (dal 1851 al 1870).

Zola con questa serie di romanzi intende mettere sotto accusa la società del periodo sopra citato per la smania di successo ad ogni costo che la pervade.

La capostipite della famiglia protagonista della serie è Adelaide, detta Tante Did, contadina con evidenti problemi psichici, che trasmetterà a qualcuno dei suoi discendenti. Alla morte precoce del marito, Rougon, si sposa con un bracconiere ubriacone, Macquart.

Il primo libro viene scritto nel 1871, ma è ambientato nel 1851 (momento del colpo di stato di Luigi Napoleone Bonaparte). Il protagonista è Pierre Rougon, primogenito di Tante Did, che diventa importante nella sua città, sfruttando gli eventi politici di Parigi  di cui viene a conoscenza tramite il figlio che si è introdotto nella cerchia delle persone vicine a Napoleone III.

Il protagonista del secondo libro è Aristide che si trova a Parigi nel momento in cui la parte medioevale della città viene demolita per lasciare spazio ai grandi boulevards. Aristide fa fortuna con la compravendita di immobili, ma perderà tutto quando scoppierà la bolla speculativa.

Nel sesto libro sono narrate le vicende di Eugène Rougon, che ha un unico appetito: il potere. Avrà come antagonista una donna, che ricorda molto la Contessa di Castiglione.

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VIAGGIO IN ANTARTIDE – Il dr. Croci, che già abbiamo conosciuto come imprenditore erbese di successo (Ditta “Techne”) ci ha parlato di uno dei suoi viaggi più emozionanti: quello che lo ha portato in Antartide.

Dopo una breve ricostruzione storica dell’esplorazione de continente di ghiaccio di poco più di un secolo fa (Amundsen, Scott), ci ha proiettato un filmato con le foto sue e di suo figlio, scattate durante quel viaggio in una terra tanto inospitale quanto suggestiva.

Panorami mozzafiato, pinguini affollati su rocce innevate, foche, leoni marini e tanta neve.

E’ stato un’occasione per lasciarsi trasportare dalla fantasia e vivere un’avventura affascinante pur continuando a stare comodamente seduti sulle poltroncine di Sala Isacchi.

 

 

Una città nuova ? Speriamo…

Chi viene a Erba, per la prima volta, credo che resti veramente perplesso vedendo come quello che dovrebbe essere il cuore della città sia invece occupato da vecchi fabbricati industriali fatiscenti e lasciati in abbandono da decenni. Essi, è vero, stanno lì a testimoniare un passato glorioso di laboriosità e imprenditorialità, ma ora che il mondo della produzione è cambiato costituiscono un elemento di “disdoro” (inteso come contrario di “decoro”) che rattrista al solo vederli.

Da tanto tempo, in ogni campagna elettorale, il tema delle aree dismesse ha rappresentato un punto importante nei programmi elettorali di tutti i candidati, ma poi tutto è rimasto allo “statu quo”,  certo per la difficoltà di indurre i proprietari a prendere iniziative in merito a questo problema, che è certamente complesso, vista la vastità delle aree interessate e la loro dislocazione proprio in centro città.

Ora, grazie a disposizioni della regione, pare sia possibile alle autorità cittadine imporre ai proprietari tempi certi per intervenire, pena l’abbattimento dei vecchi edifici con spese a loro carico.

E’ auspicabile che si arrivi davvero a una riqualificazione del centro di Erba. So che ci sono da anni progetti  che attendono di essere presi in esame, speriamo che chi dovrà decidere del futuro di questa città tenga presente criteri di razionalità, di efficienza e anche di bellezza per il bene dei suoi cittadini e non ceda a tentazioni speculative: una colata di cemento sarebbe intollerabile.

Sarà possibile realizzare una città bella e accogliente, a misura di uomo? Speriamo di sì e intanto possiamo sognare…