Letture: Il postino suona sempre due volte.

Nella “Sala Argento” della parrocchia di Arcellasco è possibile prendere a prestito dei libri donati da non so chi e , tra questi, ho trovato il romanzo noir di James M. Cain “Il postino suona sempre due volte”.

La trama è presto detta: Frank, un giovane giramondo, capita un giorno in un bar, in una zona piuttosto depressa (siamo al tempo della grande crisi economica del 1929). Il locale è di proprietà del greco Nick, che lo gestisce con l’aiuto della giovane e bella moglie Cora.

Nick ha bisogno di aiuto e chiede a Frank di fermarsi e di lavorare per lui. Frank accetta e tra lui e Cora nasce subito una torbida passione che li porta a progettare l’assassinio di Nick. Il primo tentativo fallisce, ma viene attribuito a un banale incidente domestico.

I due diabolici amanti tuttavia non rinunciano al loro progetto e riescono a uccidere Nick, simulando un incidente d’auto.  Nel processo che ne segue, Cora  viene accusata dell’ omicidio, ma  viene assolta. Il destino, come il postino che suona sempre due volte per farsi riconoscere e sentire, si riaffaccerà e sarà Frank a pagare perchè accusato ingiustamente di aver provocato la morte di Cora.

E’ una lettura coinvolgente; il linguaggio e la narrazione sono scarni e presentano un mondo senza ideali, senza valori, in cui due persone ai margini della società cercano disperatamente di cambiare le proprie vite, ma alla fine il destino presenta inesorabilmente  il conto.

Forse il libro ha tratto vantaggio dall’essere stato utilizzato per produrre un film di successo, interpretato Da Jack Nicholson e Jessica Lange: l’interpretazione di questi due grandi attori ha saputo ricreare con grande intensità l’atmosfera di disperato erotismo che pervade anche il libro.

 

Non si può vivere con il rancore …

“Non si può vivere con il rancore e l’odio dentro di sé, è come rimanere per sempre incatenati. Per un certo periodo l’ho fatto, ma mi rendevo conto che continuavo a portare quelle catene, che in qualche modo ero ancora imprigionata da quel pensiero, da quel tormento, da quella voglia di vendetta. No, non si può vivere così. E allora ho detto: “Dio , dammi la forza di perdonare” … (Il perdono) mi ha reso una persona libera, non più prigioniera di niente e di nessuno. Ho goduto della libertà vera.

Sono parole di Ines Figini, una donna internata nei lager tedeschi solo per aver pronunciato parole di solidarietà con i compagni di lavoro; non era ebrea e non era impegnata politicamente. La sua è stata una prigionia durissima, in cui ha sofferto il freddo, la fame, la paura, i maltrattamenti comuni a tutti coloro che hanno vissuto quella terribile esperienza. Ines è riuscita a tornare a casa e a riprendere a vivere proprio perché ha saputo perdonare. Non ha dimenticato, anzi ha testimoniato fino alla fine dei suoi giorni l’orrore dei campi di concentramento, ma lo ha fatto non per spirito di vendetta, ma perché nessuno dimentichi a cosa può portare il desiderio di sopraffazione.

La storia di Ines è raccontata in un libro: Tanto tu torni sempre” di G. Caldara e M. Colombo.

Letture: Todo modo (L. Sciascia).

Mi è capitato tra le mani “Todo modo” di Sciascia.

Le parole “todo modo ” sono in lingua spagnola e si riferiscono a una frase di S. Ignazio di Loyola, fondatore dell’ordine dei Gesuiti. Esse significano “con ogni mezzo”. “in ogni modo”.

Il protagonista è un pittore di una certa fama in cerca di un luogo un po’ fuori dal mondo in cui riposare e, quasi per caso, capita in una costruzione sorta dove una volta sorgeva un eremo e adibita ora ad albergo. E’ gestito da don Gaetano, un religioso di grande cultura, ma dalla personalità piuttosto ambigua. In quell’albergo isolato dal mondo, si ritrovano ogni anno politici di alto livello, banchieri e uomini di potere per alcuni giorni di esercizi spirituali.

Presto però l’atmosfera si intorbidisce e si intuisce che dietro la maschera di persona perbene di ognuno dei personaggi presenti si nasconde una verità diversa e inquietante. Ha così inizio una serie di omicidi  che gli inquirenti non riescono a risolvere.

Il tipo di atmosfera e l’ambientazione in un luogo pressoché inaccessibile, ricordano un po’ il giallo di Agatha Christie “Dieci piccoli indiani”, ma è tuttavia evidente che  l’intenzione di Sciascia non è quella di intrattenere piacevolmente il lettore, ma vuole prendere di mira il mondo politico degli anni ’70 in Italia: quanti misteri irrisolti, quanta ipocrisia dietro ai modi educati e ai proclami di onestà di tanti uomini delle istituzioni! La sete di potere non si ferma né di fronte al ricatto né di fronte al delitto.

Il lettore viene coinvolto negli intrighi che vengono raccontati ed è portato a fare congetture e ipotesi, senza poter giungere a una conclusione e questo rende la lettura appassionante. Ho notato che nella costruzione delle frasi spesso lo scrittore tradisce la sua origine siciliana.

Letture: Le farfalle di Sarajevo (Priscilla Morris)

Sto leggendo il libro citato nel titolo. Racconta di Zora, insegnante  all’università e pittrice, che vive la tragedia della sua città.

Nelle prime pagine viene descritta la bellezza e la dolcezza del vivere a Sarajevo, una città da sempre multietnica e citata come esempio di pacifica convivenza tra etnie di diversa lingua, cultura e religione. Ma ecco che compaiono dei segni inquietanti, a cui gli abitanti dei vari quartieri non danno il giusto peso: di notte, squadracce di giovinastri mascherati saccheggiano gli appartamenti vuoti e con le masserizie accatastate costruiscono barricate a dividere i  diversi .quartieri. Ogni tanto spuntano inspiegabilmente dei posti di blocco .  Nessuno però vuole credere che si possa arrivare a una guerra: è assurdo, perchè  in città sono sempre vissuti gomito a gomito serbi, croati, musulmani…

Zora ha mandato in Inghilterra, da sua figlia,  il marito e la madre malferma in salute. Lei è rimasta per non interrompere i suoi corsi all’università ed ecco scoppiano i primi scontri …

(copio dal libro)

“Senta, professoressa, ha trenta minuti, Prenda tutto quello che può”( le dice il custode del palazzo  in cui si trova il suo studio) … “Dopo oggi non potrà più tornare qui” ….

Guardando fuori dalla finestra vede, su un tetto più in basso, un cecchino allungato dietro i sacchi di sabbia, col fucile puntato su un incrocio  … apre le borse e ci butta dentro tutto quello che può. …E’ appena passato mezzogiorno. Zora si ritrova in piedi sul marciapiede con una sacca pesante sulle spalle e in  ogni mano una borsa di plastica piena di materiale per dipingere. Sulle tempie le spuntano perle umide, ma non può alzare le mani per asciugarle.

Proprio in quel momento un’esplosione spaventosa scuote la strada. Le si piegano le ginocchia. L’aria si increspa quasi fosse di garza. Zora resta immobile per un secondo – abbastanza per avvertire la scossa di un’altra granata che cade a poca distanza – e poi si mette a correre. Corre come non ha fatto più da quand’era bambina. A perdifiato, con il cuore in tumulto.  …

C’è un rumore continuo di muri che crollano e vetri che s’infrangono. Le fiamme divampano da una fila di macchine parcheggiate sulla riva opposta (del fiume), Zora si lascia sfuggire un grido. Nubi di fumo si dividono svelando che un tram è stato spezzato in due: il tetto accartocciato e l’interno annerito, pezzi di metallo che sporgono come ossa spezzate…”

Chissà quante donne, quanti uomini, quanti bambini stanno vivendo anche in questo momento lo stesso terrore!!

 

 

 

Leggendo “Quando vedo il cielo”

Sto leggendo “Quando vedo il cielo – lettera di condivisione per chi è in ricerca” del giovane sacerdote, nativo di Erba, William Abruzzese.

In questo libro egli esamina diverse teorie filosofiche sugli eterni interrogativi che riguardano la nostra esistenza e fa notare all’inizio come nessuna teoria finora formulata sull’origine dell’universo riesca a spiegare cosa  sia veramente successo nella notte dei tempi.

Per quanto mi riguarda, l’idea di un Dio Creatore mi piace, perché con essa tutto il mio mondo trova un ordine e un senso, senza di essa tutto resta affidato al caso e al …caos e il caos mi disorienta.

Mi piace pensare che se l’uomo va scoprendo sempre più i segreti della natura (sia quella infinitamente grande del cosmo, sia quella infinitamente piccola dell’atomo e delle sue particelle) è perché è stata creata secondo leggi compatibili col nostro pensiero, con le nostre capacità intellettive e che forse in questo consiste il nostro essere fatti “a immagine di Dio” (oltre alla capacità sublime di amare).

Trascrivo alcune righe  sul problema dell’evoluzione, in cui viene riportato il pensiero di M.A. Novak:

“Dio ha scelto di dispiegare la sua creazione nel tempo … …L’evoluzione è un principio organizzatore del mondo vivente: Dio la usa per dispiegare la vita sulla terra. La potenza creatrice di Dio e le leggi dell’evoluzione non sono in conflitto tra loro. Dio agisce attraverso l’evoluzione, ne è la causa ultima”

Anche questa idea mi dà serenità.

 

 

Letture: Tenera è la notte. (F. S. Fitgerald)

E’ un romanzo pubblicato per la prima volta quasi un secolo fa (1934) che racconta la parabola discendente di un brillante psichiatra , il dr. Dick Diver, che vive  in  Costa Azzurra, con la sua bella e ricchissima moglie (Nicole)e i due figli. La famigliola è attorniata da una piccola, variegata corte di americani sfaccendati. La  vita di Dick sembra perfetta, ma l’arrivo di una giovane attrice  evidenzia le prime difficoltà che incrinano, prima  quasi impercettibilmente, poi in modo sempre più evidente, il suo  rapporto coniugale. Per Dick comincia il declino sia personale che professionale.

Il romanzo si compone di tre libri, tre macrocapitoli, che l’autore ha disposto in ordine non cronologico: infatti quando ho iniziato a leggere il secondo ho pensato che si fosse verificato un errore in fase di stampa, perchè, senza nessun avvertimento, veniva raccontato l’inizio della storia tra il dr. Diver e la bella Nicole, per poi proseguire, senza soluzione di continuità, le vicende narrate nel primo libro.

Certamente F.S. Fitzgerald è stato un ottimo scrittore, ma questo suo romanzo, di cui avevo sentito parlare forse anche a causa del film che ne è stato tratto, ha un po’ deluso le mie aspettative.

 

 

Letture: La masseria delle allodole. (Antonia Arslan)

genocidio-armenoE’ stato assegnato a mio nipote Davide come lettura per le vacanze estive e ne ho approfittato per leggerlo.

E’ la storia di un gruppo di armeni e, in particolare, di una famiglia: gli Arslanian.

Siamo nel 1915, alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia. In una tranquilla cittadina dell’odierna Turchia, vive questa famiglia agiata e benvoluta da tutti e la prima parte del libro, la cui autrice è una  discendente dei protagonisti, è dedicata alla presentazione dei membri della famiglia e alla loro vita fatta di buone abitudini, di sentimenti semplici e profondi, di rispetto , di rapporti sereni con la comunità circostante. E’ la rappresentazione di un mondo che cerca di vivere al meglio la propria quotidianità, cercando di non pensare a quanto era già successo pochi decenni prima a causa dell’odio dei Turchi contro gli armeni. Ma poco prima di morire il vecchio patriarca della famiglia ha come il presentimento profetico dell’orrore che incombe sulla sua famiglia.

Di lì a poco infatti giunge un’ordinanza insensata e densa di presagi nefasti: tutti i capifamiglia armeni devono presentarsi alla polizia. Sempad, nuovo capofamiglia dopo la morte del padre, pensa di sfuggire al pericolo  rifugiandosi nella vecchia  masseria delle allodole e poco dopo la moglie lo  raggiunge con tutta la famiglia e qualche amico. Ma quella che doveva essere un rifugio sicuro diventa, per la delazione di una spia, una trappola mortale per tutti i maschi  che vengono trucidati per poterne saccheggiare le ricchezze. Le donne vengono deportate e avviate verso la morte attraverso un viaggio fatto di fame, stenti e violenze inaudite. Solo per l’aiuto di un gruppetto di amici, due donne e un bambino si salveranno e potranno raggiungere l’Italia dove si ricongiungeranno a un membro della famiglia, qui emigrato quando era appena tredicenne.

La lettura di questo libro è l’occasione per poter riflettere, ancora una volta, come alla base di ogni genocidio ci sia solo l’avidità di chi vuole trovare nella “razza” (la scienza dice che non ci sono razze  diverse, ma un’unica razza, quella umana) il pretesto per derubare e dare sfogo agl’istinti più bestiali.

Purtroppo il genocidio armeno, che i Turchi ancora oggi cercano di negare, è stato solo l’anticipazione di quello che avverrà vent’anni dopo in Europa contro ebrei e minoranze in genere.

Il libro si legge velocemente, è ben scritto e le vicende narrate sono coinvolgenti soprattutto perchè hanno il sapore della verità.

 

Nel giardino dell’Eden.

Che il racconto della Genesi sul momento della ribellione di Adamo ed Eva sia un bellissimo mito ricco di simboli che ne favorivano la comprensione alle persone semplici, è un fatto assodato e spesso mi è capitato di tornare su questo argomento, mai però sono stata soddisfatta delle mie argomentazioni.

Ora, leggendo “Charles De Foucauld – La spiritualità di Nazaret” di José Luis Vasquez Borau,  ho trovato questo brano, poche righe, che mi hanno conquistato.  Le riporto qui di seguito:

“Con questo racconto simbolico-immaginario, costruito con elementi drammatizzati, antropomorfici, folcloristici e perfino mitici, l’autore vuole trasmettere il seguente messaggio: all’inizio sussisteva una situazione di armonia con Dio, che non era altro che la coscienza retta, simbolizzata poeticamente dal giardino dell’Eden e dal suo ambiente meraviglioso; la rottura di questa pace , fu la conseguenza di una scelta contraria ai dettami della coscienza, simbolizzata dal serpente e dall’albero della conoscenza della felicità e dell’infelicità, che portò poi alla ribellione”

Mi piace molto la metafora che identifica la meraviglia del paradiso terrestre con la coscienza retta, l’armonia della natura con l’armonia della pace interiore, che credo sia il bene più prezioso da perseguire nella nostra esistenza.

L’uomo che amava il deserto.

Sto leggendo un libro che parla della vita e della spiritualità di Charles De Foucauld, proclamato santo da Papa Francesco. Ecco in breve la sua vita.

Nato a Strasburgo il 15 settembre 1858, rimasto orfano andò a vivere presso il nonno materno e durante il liceo abbandonò la pratica religiosa considerandosi ateo. Nel 1876 entrò nell’accademia militare e nella scuola di cavalleria, ma fu espulso per indisciplina aggravata da cattiva condotta, dopo aver sperperato l’eredità del nonno. Nell’ottobre 1886 entrò nella chiesa di S. Agostino a Parigi e grazie all’aiuto di un sacerdote di grande spiritualità cominciò un cammino di conversione. Dopo un pellegrinaggio in Terrasanta, entrò prima nella trappa di Notre-Dame des Neiges, nell’Ardèche, poi in quella di Akbè, in Siria; dopo 7 anni si recò a Nazareth lavorando come domestico in un monastero di Clarisse. Vi trascorse alcuni anni, ma consigliato dal suo direttore spirituale si preparò al sacerdozio e fu ordinato il 9 giugno 1901. Si recò quindi a Beni Abbès, nel Sahara algerino, dove costruì un romitaggio e si dedicò all’accoglienza dei pellegrini, collaborando al riscatto degli schiavi. Si stabilì poi definitivamente nel villaggio di Tamanrasset, facendo amicizia coi Tuareg e imparandone la lingua al punto che compilerà un dizionario tuareg-francese. Tra il 1909 e il 1913 compì alcuni viaggi in Francia nella speranza di coinvolgere dei laici nell’opera di evangelizzazione secondo il modello delle prime comunità cristiane organizzandoli in una Unione dei fratelli e sorelle del Sacro Cuore di Gesù. Ma il 1° dicembre 1916 una banda di predoni, aiutati da un uomo che fratel Charles aveva beneficato, prese in ostaggio l’eremita per saccheggiargli la casa. Purtroppo, il giovane incaricato di sorvegliarlo, all’arrivo di due cammellieri francesi si spaventò e sparò alla tempia di Charles uccidendolo sul colpo. Il suo sogno di fondatore verrà realizzato pochi anni dopo da René Voillaume, dando vita alla congregazione dei Piccoli Fratelli di Gesù. Charles de Foucauld è stato beatificato da Giovanni Paolo II il 13 dicembre 2005. Mentre è stato proclamato Santo da papa Francesco il 15 Maggio 2022

Charles si era costruito da sé un piccolo eremo e conduceva un’esistenza poverissima, tanto che rischiò di morire di denutrizione e fu curato dai tuareg. Penso a quanto dovevano essere disperati e miserabili quei predoni che hanno assalito e saccheggiato la sua casa …

Letture: la vita bugiarda degli adulti.

E’ un romanzo di Elena Ferrante pubblicato nel 2019. E’ la storia scritta in prima persona di Giannina (Giovanna), una ragazzina di 15/16 anni che sta scoprendo se stessa e che ha tutti gli sbalzi d’umore e le contraddizioni tipiche della sua età. La sua situazione è però aggravata dal contesto familiare che lei riteneva perfetto e che invece scopre essere pieno di ipocrisie. Il padre, che era sempre stato il suo eroe, ha da decenni un ‘amante che è  Costanza, la migliore amica della moglie; questa a sua volta ha forse una storia col marito di Costanza. Ci sono poi i rancori antichi con una parte della famiglia che abita in un quartiere popolare di Napoli, mentre la famiglia di Giannina vive in una tranquilla zona residenziale e riprendere i contatti con l’odiatissima zia paterna fa parte del suo modo di ribellarsi alle meschinità che viene scoprendo.

Quando Giannina avrà il suo primo rapporto sessuale nel modo più squallido e degradante, sentirà di essere  entrata a far parte della “vita bugiarda degli adulti”.

E’ un romanzo di piacevolissima lettura, come tutti quelli della Ferrante, ma lascia l’amaro in bocca…Noi adulti spesso non ci rendiamo conto dell’importanza della coerenza nei nostri comportamenti: spesso sappiamo parlare bene, proclamiamo con calore la bontà di alcuni principi morali e comportamentali, che contraddiciamo più o meno palesemente nella nostra vita di tutti i giorni e quando i nostri figli scoprono la nostra vera identità ne restano delusi e sconcertati al punto di perdere ogni entusiasmo per la vita. Ho notato anche un uso della punteggiatura piuttosto soggettivo a tratti