Letture: il senso di una fine (J. Barnes)

Tony è ormai in pensione e ha una vita tranquilla da uomo divorziato da tanti anni e quindi solo. Si dedica ai suoi hobby e al volontariato e ogni tanto telefona alla figlia lontana e incontra l’ex-moglie per un caffè, da buoni amici.

Un giorno gli arriva una lettera che gli comunica di aver ereditato una piccola somma di danaro e il diario di Adrian, un vecchio compagno di scuola , da una donna incontrata un giorno di 40 anni prima.

La cosa gli sembra molto strana e per cercare di capire va col pensiero a quegli anni giovanili. Adrian era il più intelligente del gruppo e si era presto suicidato; la sua morte aveva sempre avuto un alone di eroicità perché, secondo i suoi amici (e anche secondo Tony) aveva avuto il coraggio e la freddezza di rifiutare quel dono della vita che lui diceva di non aver chiesto.

Il denaro gli arriva, ma non riesce ad avere il diario dell’amico, di cui si è impossessata Veronica, la sua ragazza di un tempo che, dopo la fine brusca della loro relazione, si era fidanzata con Adrian. Per ottenere quel diario, cerca in ogni modo di ritrovare Veronica, che alla fine accetta di incontrarlo: subito il ricordo spiacevole della fine della loro storia gliela fa sembrare fredda e distante, poi Tony quasi si illude di poter ravvivare quell’antica relazione, ma non sarà così. Nel corso delle sue indagini viene a sapere tante verità che non aveva mai compreso.

In questo romanzo c’è la fine di tante storie: la fine della relazione con Veronica, la fine della vita di Adrian (che poi non era stata così eroica, ma dettata piuttosto da codardia di fronte alle proprie responsabilità) , la fine di un matrimonio, la fine di un modo di “leggere” i propri vissuti da parte di Tony e forse anche la rivalutazione della propria mediocrità nella quale però il protagonista trova il coraggio di riconoscere i propri errori e di chiedere perdono, per poi tornare alla sua vita di prima, ma con la consapevolezza che “la nostra vita non è la nostra vita, ma solo la storia che ne abbiamo raccontato”.

Da questo romanzo è stato tratto un film e il finale a sorpresa è la classica ciliegina sulla torta.

Letture

In questo periodo di inattività del blog, ho letto alcuni libri di cui ora dirò tre parole:

“Lo squalo”: è un romanzo di  Peter Benchley che ho trovato nella piccola biblioteca di Sala Argento. E’ proprio quel romanzo da cui è poi stato tratto il film omonimo diretto da Spielberg. Leggo su Wikipedia che in America ottenne un enorme successo. E’ senz’altro un libro avvincente per l’argomento trattato e per la suspence che riesce a creare e perchè mette in evidenza come, di fronte alle leggi del guadagno anche il valore della vita umana viene messo in secondo ordine. In definitiva è stata una lettura piacevole.

Ho poi acquistato in offerta al supermercato “Codice a zero” di Ken Follett insieme a “Che la festa cominci” di Niccolò Ammanniti.

Il primo è una spy-story ambientata al tempo della guerra fredda (1958) che prende spunto dal ritardo (dato reale) con cui è stato lanciato il primo missile spaziale americano. La lettura è appassionante, ricca di colpi di scena e di storie che si intrecciano abilmente tra passato e presente; il tutto è arricchito da notizie tecniche sui preparativi per il lancio di un missile .

Il secondo dovrebbe essere un romanzo umoristico, quindi non è del genere che prediligo. Troppo surreali le vicende e troppo sgangherati i protagonisti della storia : il palazzinaro multimiliardario, i protagonisti della movida capitolina e una banda di miserabili satanisti…il tutto prelude a un finale apocalittico da cui si salveranno pochi personaggi. Vengono messi alla berlina la boria di chi si sente onnipotente in forza dei suoi soldi, la vanità, l’egoismo e il cinismo di chi ha come unico scopo il successo e il proprio tornaconto.

Prima di tutti questi avevo letto “Una risposta dal cielo” scritto dalla mia cara amica Maura Rusconi. E’ un’autobiografia scritta a più voci: ogni protagonista ha modo di spiegare i suoi sentimenti, le sue paure, le sue incertezze, perciò le vicende narrate vengono viste da diverse angolazioni spesso con deduzioni contrastanti. Quanto è difficile volersi bene!! A volte capita di ferire proprio le persone che amiamo di più per non riuscire a comprenderne fino in fondo i comportamenti e la sensibilità. I miei complimenti a Maura: leggendo il suo libro ho capito di più certe sue malinconie, la sua sensibilità così fine e la sua bontà d’animo, che me l’ha sempre fatta apprezzare come collega e come amica.

Letture: Il postino suona sempre due volte.

Nella “Sala Argento” della parrocchia di Arcellasco è possibile prendere a prestito dei libri donati da non so chi e , tra questi, ho trovato il romanzo noir di James M. Cain “Il postino suona sempre due volte”.

La trama è presto detta: Frank, un giovane giramondo, capita un giorno in un bar, in una zona piuttosto depressa (siamo al tempo della grande crisi economica del 1929). Il locale è di proprietà del greco Nick, che lo gestisce con l’aiuto della giovane e bella moglie Cora.

Nick ha bisogno di aiuto e chiede a Frank di fermarsi e di lavorare per lui. Frank accetta e tra lui e Cora nasce subito una torbida passione che li porta a progettare l’assassinio di Nick. Il primo tentativo fallisce, ma viene attribuito a un banale incidente domestico.

I due diabolici amanti tuttavia non rinunciano al loro progetto e riescono a uccidere Nick, simulando un incidente d’auto.  Nel processo che ne segue, Cora  viene accusata dell’ omicidio, ma  viene assolta. Il destino, come il postino che suona sempre due volte per farsi riconoscere e sentire, si riaffaccerà e sarà Frank a pagare perchè accusato ingiustamente di aver provocato la morte di Cora.

E’ una lettura coinvolgente; il linguaggio e la narrazione sono scarni e presentano un mondo senza ideali, senza valori, in cui due persone ai margini della società cercano disperatamente di cambiare le proprie vite, ma alla fine il destino presenta inesorabilmente  il conto.

Forse il libro ha tratto vantaggio dall’essere stato utilizzato per produrre un film di successo, interpretato Da Jack Nicholson e Jessica Lange: l’interpretazione di questi due grandi attori ha saputo ricreare con grande intensità l’atmosfera di disperato erotismo che pervade anche il libro.

 

Non si può vivere con il rancore …

“Non si può vivere con il rancore e l’odio dentro di sé, è come rimanere per sempre incatenati. Per un certo periodo l’ho fatto, ma mi rendevo conto che continuavo a portare quelle catene, che in qualche modo ero ancora imprigionata da quel pensiero, da quel tormento, da quella voglia di vendetta. No, non si può vivere così. E allora ho detto: “Dio , dammi la forza di perdonare” … (Il perdono) mi ha reso una persona libera, non più prigioniera di niente e di nessuno. Ho goduto della libertà vera.

Sono parole di Ines Figini, una donna internata nei lager tedeschi solo per aver pronunciato parole di solidarietà con i compagni di lavoro; non era ebrea e non era impegnata politicamente. La sua è stata una prigionia durissima, in cui ha sofferto il freddo, la fame, la paura, i maltrattamenti comuni a tutti coloro che hanno vissuto quella terribile esperienza. Ines è riuscita a tornare a casa e a riprendere a vivere proprio perché ha saputo perdonare. Non ha dimenticato, anzi ha testimoniato fino alla fine dei suoi giorni l’orrore dei campi di concentramento, ma lo ha fatto non per spirito di vendetta, ma perché nessuno dimentichi a cosa può portare il desiderio di sopraffazione.

La storia di Ines è raccontata in un libro: Tanto tu torni sempre” di G. Caldara e M. Colombo.

Letture: Todo modo (L. Sciascia).

Mi è capitato tra le mani “Todo modo” di Sciascia.

Le parole “todo modo ” sono in lingua spagnola e si riferiscono a una frase di S. Ignazio di Loyola, fondatore dell’ordine dei Gesuiti. Esse significano “con ogni mezzo”. “in ogni modo”.

Il protagonista è un pittore di una certa fama in cerca di un luogo un po’ fuori dal mondo in cui riposare e, quasi per caso, capita in una costruzione sorta dove una volta sorgeva un eremo e adibita ora ad albergo. E’ gestito da don Gaetano, un religioso di grande cultura, ma dalla personalità piuttosto ambigua. In quell’albergo isolato dal mondo, si ritrovano ogni anno politici di alto livello, banchieri e uomini di potere per alcuni giorni di esercizi spirituali.

Presto però l’atmosfera si intorbidisce e si intuisce che dietro la maschera di persona perbene di ognuno dei personaggi presenti si nasconde una verità diversa e inquietante. Ha così inizio una serie di omicidi  che gli inquirenti non riescono a risolvere.

Il tipo di atmosfera e l’ambientazione in un luogo pressoché inaccessibile, ricordano un po’ il giallo di Agatha Christie “Dieci piccoli indiani”, ma è tuttavia evidente che  l’intenzione di Sciascia non è quella di intrattenere piacevolmente il lettore, ma vuole prendere di mira il mondo politico degli anni ’70 in Italia: quanti misteri irrisolti, quanta ipocrisia dietro ai modi educati e ai proclami di onestà di tanti uomini delle istituzioni! La sete di potere non si ferma né di fronte al ricatto né di fronte al delitto.

Il lettore viene coinvolto negli intrighi che vengono raccontati ed è portato a fare congetture e ipotesi, senza poter giungere a una conclusione e questo rende la lettura appassionante. Ho notato che nella costruzione delle frasi spesso lo scrittore tradisce la sua origine siciliana.

Letture: Le farfalle di Sarajevo (Priscilla Morris)

Sto leggendo il libro citato nel titolo. Racconta di Zora, insegnante  all’università e pittrice, che vive la tragedia della sua città.

Nelle prime pagine viene descritta la bellezza e la dolcezza del vivere a Sarajevo, una città da sempre multietnica e citata come esempio di pacifica convivenza tra etnie di diversa lingua, cultura e religione. Ma ecco che compaiono dei segni inquietanti, a cui gli abitanti dei vari quartieri non danno il giusto peso: di notte, squadracce di giovinastri mascherati saccheggiano gli appartamenti vuoti e con le masserizie accatastate costruiscono barricate a dividere i  diversi .quartieri. Ogni tanto spuntano inspiegabilmente dei posti di blocco .  Nessuno però vuole credere che si possa arrivare a una guerra: è assurdo, perchè  in città sono sempre vissuti gomito a gomito serbi, croati, musulmani…

Zora ha mandato in Inghilterra, da sua figlia,  il marito e la madre malferma in salute. Lei è rimasta per non interrompere i suoi corsi all’università ed ecco scoppiano i primi scontri …

(copio dal libro)

“Senta, professoressa, ha trenta minuti, Prenda tutto quello che può”( le dice il custode del palazzo  in cui si trova il suo studio) … “Dopo oggi non potrà più tornare qui” ….

Guardando fuori dalla finestra vede, su un tetto più in basso, un cecchino allungato dietro i sacchi di sabbia, col fucile puntato su un incrocio  … apre le borse e ci butta dentro tutto quello che può. …E’ appena passato mezzogiorno. Zora si ritrova in piedi sul marciapiede con una sacca pesante sulle spalle e in  ogni mano una borsa di plastica piena di materiale per dipingere. Sulle tempie le spuntano perle umide, ma non può alzare le mani per asciugarle.

Proprio in quel momento un’esplosione spaventosa scuote la strada. Le si piegano le ginocchia. L’aria si increspa quasi fosse di garza. Zora resta immobile per un secondo – abbastanza per avvertire la scossa di un’altra granata che cade a poca distanza – e poi si mette a correre. Corre come non ha fatto più da quand’era bambina. A perdifiato, con il cuore in tumulto.  …

C’è un rumore continuo di muri che crollano e vetri che s’infrangono. Le fiamme divampano da una fila di macchine parcheggiate sulla riva opposta (del fiume), Zora si lascia sfuggire un grido. Nubi di fumo si dividono svelando che un tram è stato spezzato in due: il tetto accartocciato e l’interno annerito, pezzi di metallo che sporgono come ossa spezzate…”

Chissà quante donne, quanti uomini, quanti bambini stanno vivendo anche in questo momento lo stesso terrore!!

 

 

 

Leggendo “Quando vedo il cielo”

Sto leggendo “Quando vedo il cielo – lettera di condivisione per chi è in ricerca” del giovane sacerdote, nativo di Erba, William Abruzzese.

In questo libro egli esamina diverse teorie filosofiche sugli eterni interrogativi che riguardano la nostra esistenza e fa notare all’inizio come nessuna teoria finora formulata sull’origine dell’universo riesca a spiegare cosa  sia veramente successo nella notte dei tempi.

Per quanto mi riguarda, l’idea di un Dio Creatore mi piace, perché con essa tutto il mio mondo trova un ordine e un senso, senza di essa tutto resta affidato al caso e al …caos e il caos mi disorienta.

Mi piace pensare che se l’uomo va scoprendo sempre più i segreti della natura (sia quella infinitamente grande del cosmo, sia quella infinitamente piccola dell’atomo e delle sue particelle) è perché è stata creata secondo leggi compatibili col nostro pensiero, con le nostre capacità intellettive e che forse in questo consiste il nostro essere fatti “a immagine di Dio” (oltre alla capacità sublime di amare).

Trascrivo alcune righe  sul problema dell’evoluzione, in cui viene riportato il pensiero di M.A. Novak:

“Dio ha scelto di dispiegare la sua creazione nel tempo … …L’evoluzione è un principio organizzatore del mondo vivente: Dio la usa per dispiegare la vita sulla terra. La potenza creatrice di Dio e le leggi dell’evoluzione non sono in conflitto tra loro. Dio agisce attraverso l’evoluzione, ne è la causa ultima”

Anche questa idea mi dà serenità.

 

 

Letture: Tenera è la notte. (F. S. Fitgerald)

E’ un romanzo pubblicato per la prima volta quasi un secolo fa (1934) che racconta la parabola discendente di un brillante psichiatra , il dr. Dick Diver, che vive  in  Costa Azzurra, con la sua bella e ricchissima moglie (Nicole)e i due figli. La famigliola è attorniata da una piccola, variegata corte di americani sfaccendati. La  vita di Dick sembra perfetta, ma l’arrivo di una giovane attrice  evidenzia le prime difficoltà che incrinano, prima  quasi impercettibilmente, poi in modo sempre più evidente, il suo  rapporto coniugale. Per Dick comincia il declino sia personale che professionale.

Il romanzo si compone di tre libri, tre macrocapitoli, che l’autore ha disposto in ordine non cronologico: infatti quando ho iniziato a leggere il secondo ho pensato che si fosse verificato un errore in fase di stampa, perchè, senza nessun avvertimento, veniva raccontato l’inizio della storia tra il dr. Diver e la bella Nicole, per poi proseguire, senza soluzione di continuità, le vicende narrate nel primo libro.

Certamente F.S. Fitzgerald è stato un ottimo scrittore, ma questo suo romanzo, di cui avevo sentito parlare forse anche a causa del film che ne è stato tratto, ha un po’ deluso le mie aspettative.