L’UTE per il sociale.

Fa parte del DNA dell’UTE di Erba mettersi in ascolto  delle richieste di sostegno che vengono dal territorio e  accoglierle cercando di rispondere con iniziative ad hoc.

E’ in questo contesto che il 1° Dicembre prossimo si terrà un concerto con la partecipazione del M.° Fedeli, della sua formazione musicale e  del suo preziosissimo Guarneri, che da quasi tre secoli ci regala la sua voce ineguagliabile.

Saranno sul palco anche i gruppi musicali della locale scuola media Puecher con i propri bravissimi insegnanti, il cui lavoro è stato più volte segnalato e premiato anche in campo nazionale.

Il ricavato della serata  verrà devoluto al progetto OASI per ragazzi autistici del territorio erbese. Si auspica una partecipazione numerosa e “generosa”!!!

concerto natale 2023

 

Serata entusiasmante in concerto.

Come ho già avuto modo di rivcordare, la nostra UTE è sempre pronta ad ascolate ed accogliere le richieste di aiuto che vengono dal territorio e anche ieri sera se ne è avuta la conferma con il bellissimo concerto che si è tenuto nella sala polivalente dell’ex-tribunale. Era pervenuta una richiesta di aiuto dalla scuola media cittadina per reperire fondi da destinare alla realizzazione di interventi di pet-terapy a favore dei ragazzi con difficoltà particolari.

Il pianista Scaioli e il violinista Fedeli si sono prodotti in pezzi di Mozart, Mascagni, Bazzini, Hoffstetter (alla maniera di Haydn) dando prova di grandissime abilità tecniche e squisita sensibilità interpretativa. Cosa dire poi dei cantanti lirici? I “nostri” Maria Rosaria Cannatà (soprano) e Vincenzo Petrucci (baritono) erano fiancheggiati dal mezzosoprano Giada Gallone. Insieme ci hanno deliziato con arie di Cilea, Mascagni, Rossini. Offenbach e Mozart.  Di quest’ultimo hanno rappresentato gran parte del secondo atto da “Le nozze di Figaro”.

Il pubblico presente ha salutato ogni pezzo con calorosissimi applausi e la  meritatissima “standing ovation” finale ha sancito il successo di questa serata, di cui dobbiamo ringraziare la nostra UTE (il presidente Filippi) e i nostri carissimi e bravissimi cantanti-docenti.

Concorso letterario”Giovanni Segantini”

Come è noto, Segantini ha passato un periodo della sua vita qui in Brianza e, in particolare, a Pusiano e alcune sue opere ritraggono proprio momenti di vita rutale sulle rive del lago.

Per ricordare questo suo illustre cittadino (anche se solo per un periodo), a Pusiano è sorta  l’associazione “Promoterre” che si pone il fine di far conoscere sempre più l’opera di Segantini. E’ nell’ambito di queste attività che è stato indetto un concorso letterario. I partecipanti dovevano inviare poesie, racconti e saggi ispirati ai quadri del pittore. Gli elaborati inviati sono stati poi raccolti e pubblicati in un libro dal titolo : “Giovanni Segantini -Concorso letterario”,  che  è stato presentato  ieri, a Palazzo Beauharnais,  nella sala Civica di Pusiano.

Sono state proiettate alcune diapositive riproducenti le opere dell’artista e intanto un pianista, un clarinettista e un violinista commentavano le immagini con le loro note. A condurre la presentazione c’era il prof. Creuso, che si è rivelato anche un buon flautista e un attore appassionato.

La sala era affollatissima e si è reso necessario aggiungere molte sedie a quelle predisposte in anticipo; molti tra i presenti erano gli autori dei testi pubblicati: scrittori già conosciuti, ma anche persone semplici e alunni delle scuole dei paesi vicini.

E’ stato un bel momento e per me anche un’occasione per conoscere un po’ di più Palazzo Beauharnais.

Io ho inviato questo racconto : nella stalla ++

 

 

L’eredità dei giusti.

È “L’eredità dei giusti” (titolo della serata di ieri sera, partecipata nonostante il vento freddissimo) che essi hanno lasciato a tutti noi : battersi e operare x la giustizia, perdonare il nemico, anche il più feroce, donare le proprie energie e pronunciare parole buone, per costruire un mondo migliore, tutto ciò con Amore, l’ultima parola che David Sassoli ha ripetutamente pronunciato morendo.

Questo è il commento della mia amica C.F. che ha assistito, come me, alla seconda serata del “mese della Pace”.  Si è trattato di un recital dell’attore Simone Severgnini e del Giardino delle Ore, imperniato sul “ricordo” di alcuni  giusti dei nostri giorni: Gino Strada, Desmond Tutu,  Thich Nath Hahn, Luca Attanasio, David Sassoli.

Sono uomini che hanno dedicato la propria vita a rendere migliore il mondo in cui viviamo, ognuno ha operato in campi diversi: Strada come medico là dove le guerre seminano dolore e morte; Desmond Tutu, in Sudafrica, contro l’apartheid; Thich Nath Hahn, monaco buddista noto per il suo impegno per la pace; Luca Attanasio, il giovane ambasciatore gentile ucciso durante una missione di solidarietà; David Sassoli, l’uomo che ha nobilitato il mestiere della politica con il suo impegno nella costruzione di un’Europa più forte, con la sua onestà, con la forza delle sue idee e dei suoi affetti.

Sono persone che ci  hanno lasciato come preziosa  eredità il loro esempio; se ognuno di noi si impegnerà a seguire le orme dei loro passi, certamente il mondo diventerà un luogo migliore per noi e per i nostri figli.

 

Teatro: U Parrinu”.

Sabato sera è stato un teatro gremito in ogni ordine di posti ad applaudire con grande commozione la fine dello spettacolo “U PARRINU” scritto e interpretato da Christian Di Domenico.

Un monologo, che ha come temi la legalità, la capacità di perdonare e di chiedere perdono, ha catturato l’attenzione degli spettatori,  in prevalenza  studenti delle scuole medie inferiori e superiori della città e del circondario.

Per quasi un’ora e mezza un silenzio assoluto ha accompagnato la performance dell’attore che ha raccontato come la sua vita sia stata intrecciata in vari momenti alla vita di don Puglisi  e ha messo in risalto il coraggio di un piccolo prete che ha trovato nella fede e nell’amore del prossimo la forza di sfidare la violenza mafiosa con la consapevolezza dei rischi cui andava incontro. Quel colpo di pistola che lo ha freddato crudamente davanti alla porta di casa non è arrivato certo inaspettato.

La scelta di mettere in scena questo monologo mi pare doppiamente indovinata;  infatti oltre a rendere onore alla memoria del beato don Puglisi, fa toccare con mano la crudeltà e la pervasività della mafia, in un momento in cui statistiche ben documentate testimoniano come la criminalità organizzata stia assediando anche queste nostre zone, un tempo estranee a questi fenomeni

 

Lucilla Giagnoni a Erba.

Lucia-giagnoniNell’ambito degli eventi per  la Pace, ieri sera all’Excelsior, dopo la preghiera per l’unità dei cristiani con la partecipazione di un pastore protestante e di un prete ortodosso, si è esibita Lucilla Giagnoni in una emozionante riflessione sulla “Pacem in terris”.

Risentire la voce di Papa Giovanni XXIII nel suo indimenticabile “discorso alla luna” è sempre commovente e ci ha fatto tornare alla mente un papa che si è atteggiato a padre e non più a principe della Chiesa, un papa che ha saputo farsi vicino a tutti e in particolare a chi soffre, un papa che in pochi anni del suo pontificato ha  rivoluzionato la Chiesa per renderla  più aderente alle nuove realtà.

Nella sua ultima enciclica,  Papa Giovanni non si è scordato dei diritti di nessuno, nemmeno di quelli delle donne, da troppo tempo dimenticate, da troppo tempo relegate a ruoli di subalternità e mai prese in considerazione .

Non si può disgiungere il concetto di Pace da quello di giustizia  e l’enciclica di Papa Giovanni lo ribadisce, allargando il suo sguardo sul mondo  che non può trovare la pace finchè non ci sia per tutti un lavoro  che dia dignità, finchè non ci sia per tutti la possibilità di accedere all’istruxzione ( e qui la Giagnoni ha letto un brano del discorso di Malala all’ONU), finchè non siano abbattute le barriere che il rinascente razzismo innalza tra simili.

Nella sua coinvolgente riflessione la Giagnoni ha ripercorso cinquant’anni di storia recente e ha richiamato  le personalità che più hanno segnato questi anni: Martin Luther King e Rosa Parks,Mandela, Adriana Zarri, la teologa-eremita,  Simon Veil, Etty Illesum e le giovanissime donne, come Malala e Greta, che oggi hanno il coraggio di parlare al mondo  per additare ai potenti  degli obiettivi non più rinviabili se si vuole dare una chance al futuro.

Profonda è stata poi la commozione che mi ha preso al sentire declamare le parole di Ecuba per la morte di un bambino, suo  nipote: nello strazio di quelle parole che vengono dalla profondità del tempo (sono state scritte 2500 anni fa), eppure così attuali  e così vere  c’è tutto il dolore   di chi si vede strappare un figlio e l’orrore per le atrocità di tutte le guerre.

Questa mia sintesi è ben poca cosa e non può dare l’idea di quanto sia stato davvero emozionante ascoltare l’attrice-autrice che ieri sera ha saputo tenere alta l’attenzione dell’uditorio con la sola suggestione della sua voce su un palco completamente spoglio. A lei e agli organizzatori dell’evento va un mio sentito ringraziamento per averci fatto ricordare la grandezza di un Papa  che ha segnato una svolta importante nella storia della Chiesa e non solo e per aver portato ad Erba una grandissima donna di spettacolo.

A Teatro con l’UTE: Ballo al Savoy

Nizza, 1932. Nel salone di casa Faublas si festeggia il ritorno del marchese Aristide e della sua sposina Maddalena, di ritorno dal lungo viaggio di nozze. Ma Aristide riceve un telegramma dalla Tangolita, una danzatrice sua vecchia fiamma, alla quale aveva promesso, firmando solennemente l’impegno in calce a un assegno, di trascorrere una serata con lei non appena ella lo avesse richiesto. La Tangolita vuole che Aristide assolva il suo obbligo proprio quella sera, durante l’annuale ballo al Savoy. Ma il marchese non vorrebbe lasciare sola Maddalena. Con l’aiuto dell’amico Mustafà Bey, Aristide trova una scusa buona: deve recarsi al Savoy per incontrare José Pasodoble, compositore jazz in gran voga, e non può condurre Maddalena con sé, perché i bauli con le toilettes eleganti non sono stati ancora recapitati. Ma José Pasodoble altri non è se non lo pseudonimo di Daisy Parker, amica di Maddalena, che comprende così di essere ingannata.
Al Savoy. Mentre Aristide incontra i vecchi amici dei tempi in cui era ancora celibe, giunge Maddalena, decisa a vendicarsi, celando il suo volto dietro ad un velo. La donna fa colpo su Celestino, un giovane timido che spera di vivere l’avventura della sua vita. Intanto Mustafà, diplomatico turco pluridivorziato, si accorge che sta innamorandosi di Daisy…

Quella che ho copia-incollato qui sopra è la trama dell’operetta  “Ballo al Savoy”che è in scena al Teatro San Babila.

La storia, come si conviene a un’operetta che si rispetti, è solo un pretesto per proporre canti e balletti, che in questo caso si sono avvalsi di ottimi interpreti e di costumi accurati.

Un pomeriggio piacevolissimo in ottima compagnia.

Inserisco qui un video con il canto di Tangolita

 

 

 

A teatro: la voce del violino….di Fedeli.

matteo-fedeliLo spettacolo è terminato da poco. Uscendo quasi non si fa caso all’aria fredda e umida di questa notte  piovosa di novembre: la mente è ancora immersa nella magia delle note che hanno riempito la sala dell’ Excelsior.

La serata è iniziata con una rappresentanza dei Camerti che ci hanno fatto ascoltare musiche antiche; poi si è esibito il coro UTE nei suoi tradizionali cavalli di battaglia, ma il clou della serata era senz’altro l’esibizione del M° Matteo Fedeli  al violino (un Guarneri 1709!!!) accompagnato al pianoforte dal M° Scaioli.

Quando il violino ha cominciato a far sentire la sua voce così limpida, così dolce, ma anche graffiante e potente a volte, così evocativa di atmosfere e di emozioni, ho pensato che fino a che  si può produrre tanta “bellezza” c’è speranza per questo mondo acciaccato e malconcio.

Ringrazio l’UTE e tutti quelli che si sono adoperati per realizzare questa serata, che resterà per sempre tra i miei ricordi più belli.

 

A teatro: Giselle.

E’ stata un’avventura, ieri, arrivare al teatro “La Scala”: Milano, a causa della settimana della moda, era assediata dai turisti e dal traffico. Il nostro pullman non ha potuto arrivare nelle vicinanze del teatro e ci siamo dovuti fare di corsa l’ultimo tratto di strada.

Siamo arrivati trafelati in teatro quando ormai si erano spente le luci e a molti di noi, me compresa, non è stato permesso di raggiungere il posto indicato sul biglietto in nostro possesso, così abbiamo seguito il primo atto  dalle gallerie.

Il disagio di questo inconveniente, tuttavia, è stato ampiamente compensato dalla bellezza dello spettacolo, il balletto “Giselle”, e,  appena si è alzato il sipario, siamo rimasti rapiti.

Giselle supplica la regina delle Villi di risparmiare il suo principe
Giselle supplica la regina delle Villi di risparmiare il suo principe

La storia di Giselle credo sia ben nota, ma la riassumo qua: è una ragazza  dalla salute cagionevole che vive in un piccolo borgo di campagna con la madre. Durante una festa di paese, incontra un giovane che la corteggia e lei se ne innamora, nonostante gli inviti alla prudenza della madre e di un ragazzo che la ama, non corrisposto. Quel giovane straniero si rivela essere in realtà un principe già promesso sposo a una giovane del suo rango. Giselle, abbandonata, muore di dolore e, come vuole la leggenda, si trasforma in Villi, fantasma che vagherà senza posa ogni notte in attesa di potersi vendicare di chi l’ha tradita. Il secondo atto si svolge al cimitero: il principe, pentito per il male fatto a Giselle, torna sulla sua tomba. È notte e le Villi lo accerchiano e gli impediscono di fuggire; la loro regina lo tocca col ramoscello magico che  lo costringerà a danzare senza sosta fino allo sfinimento e alla morte. Giselle però si ribella e difende il suo principe ballando con lui e sostenendolo fino al sorgere del sole, quando le Villi devono dileguarsi. Il principe è salvo e Giselle può trovare pace e finalmente riposare nel sonno della morte.

Essere alla Scala è già di per sè motivo di godimento estetico e spirituale, ma se aggiungete lo splendore dei costumi, dei colori e delle luci, la bellezza eterea delle ballerine, l’armonia celestiale tra musica e danza, allora state pregustando un po’ di paradiso. I protagonisti del balletto, Vittoria Valerio e Claudio Coviello, sono stati due interpreti fantastici, certamente degni della grande tradizione scaligera: come tutti i grandi danzatori, sembra abbiano appreso a vincere la forza di gravità e i loro movimenti sono di una leggerezza e di una fluidità straordinaria.

Alla fine dello spettacolo, applausi interminabili hanno salutato tutti gli interpreti e nell’uscire dal teatro ai commenti entusiastici per lo spettacolo nel suo complesso si aggiungevano quelli per l’avvenenza del primo ballerino e per la magrezza (un po’ impressionante) dell’étoile.