Ieri al lago, c’era un bel sole.
Davide (sempre due anni) appena sceso dall’auto, si dava un sacco di arie: non voleva farsi dare la mano, camminava a passi lunghi e dondolava esageratamente le braccia, come fanno i grandi (secondo lui). Un tratto del sentiero era esposto al sole e a terra si proiettavano le ombre degli alberi. Tra di esse Davide nota la sua ombra che si muove proprio come lui. La guarda attentamente e allunga il passo e la sua ombra è sempre lì; accelera e poi si mette a correre sempre più veloce a testa bassa, tenendola sempre d’ occhio e rischiando di scontrarsi con quelli che passeggiano lì attorno.
Finalmente (almeno per me che lo rincorrevo a fatica) arriva nel tratto di sentiero che a quell’ora rimane in ombra e Davide si ferma di colpo e si siede a terra. E’ tutto trafelato e lui accentua vistosamente l’affanno proprio come ha visto fare agli atleti alla fine delle gare.
Chissà se si sta chiedendo chi ha vinto la sfida…
Samuele (11 mesi) ha capito chiaramente una cosa: le scarpe e le calze sono accessori che spesso vanno e vengono dai suoi piedi. Forse però non ha ancora messo a fuoco bene come questo avvenga.
Per questo ogni tanto si applica intensamente ad un esperimento: si mette le scarpe vicino ai piedi e aspetta …. aspetta che succeda qualcosa ….prima o poi qualcosa dovrà pur succedere …
Se la mamma sposta le scarpine, Samuele si arrabbia moltissimo e bisogna anche capirlo, perchè il suo tentativo viene interrotto bruscamente, prima che lui abbia potuto trarne tutte le conclusioni.
Prima o poi potrebbe anche mettere a punto una tecnica di telecinesi