Ieri, con l’UTE gita a Ferrara,: una città dalla lunga gloriosa storia, legata principalmente alla dinastia degli Estensi, che hanno costruito, ampliato e abbellito la città che li ha visti governare per molti secoli. Dopo un piacevole viaggio in pullman, eccoci davanti al castello della città: costruzione imponente e ben conservata (anche per le cure che gli hanno riservato i ferraresi), cui le acque del fossato, che lo circondano, donano un grande fascino. I saloni interni conservano affreschi notevolissimi e soffitti a cassettoni splendidi.
I palazzi solenni del centro storico testimoniano un passato di grande splendore; le viuzze del ghetto ricordano il contributo che gli ebrei hanno dato allo sviluppo economico e culturale della città e lungo le vie cittadine pare di rivedere i ragazzi in bicicletta in una scena del film “Il giardino dei Finzi Contini”
In una giornata che prometteva condizioni climatiche poco rassicuranti, abbiamo invece potuto goderci la città senza dover aprire gli ombrelli che ognuno aveva portato con sè; la pioggia ci ha accompagnato solo durante le ore di viaggio in pullman: qualcuno deve aver pregato per noi…
Anche per il ciclo di lezioni, sempre molto gradite, della prof. Beretta, è arrivato il momento finale.
Ieri ci ha illustrato la storia di una gloriosa istituzione milanese: l’Accademia e Pinacoteca di Brera.
Le sue origini risalgono al Medio Evo, quando , nel 1178, la congregazione degli UMILIATI acquista da Guercio da Baggio un terreno al di fuori delle mura romane denominato BRAIDA (cioè “campo incolto”); esso era delimitato a sud dalla cinta muraria della città e a nord dai navigli. Gli Umiliati erano una congregazione che voleva, nelle proprie comunità, riprodurre la vita delle primitive comunità cristiane, ma, come spesso accade, lo spirito delle origini fu presto tradito, perchè gli Umiliati, divenuti fortissimi nella lavorazione della lana e riscuotendo le tasse da chi attraversava la loro pusterla sul naviglio, divennero ben presto potentissimi a Milano.
A lato della loro sede, costruirono una chiesa intitolata a S. Maria in Brera, che ora è scomparsa: le sue navate sono occupate da aule dell’Accademia, un pregevolissimo affresco di Vincenzo Foppa (che pare anticipare la pittura leonardesca) è ora nel museo Brera, il suo portale fa ora parte di una cascina all’interno del Parco di Monza.
La fortuna degli Umiliati terminò quando si avvicinarono al calvinismo: S. Carlo ottenne da Papa la soppressione dell’ordine e tutti i loro beni passarono ai Gesuiti a condizione che aprissero una scuola riservata al clero e ai nobili. Siamo nel 17° secolo quando il complesso di Brera fu allargato per la necessità di costruire la scuola. Questa divenne presto rinomata per l’alto livello di istruzione impartita; vi si facevano anche approfonditi studi di astronomia, che portarono alla scoperta di una nuova cometa e quindi si decise di costruire anche un osservatorio.
Nel 1773, Maria Teresa d’ Austria caccia l’ordine dei Gesuiti e riforma profondamente la scuola, che diventa statale e aperta a tutti. A questo punto il complesso di Brera comprende: l’osservatorio, l’orto botanico, l’accademia (pittura, scultura, architettura), la biblioteca e la Pinacoteca. E’ ormai il vero polo culturale della città. Gli allievi dell’accademia realizzano la Villa Reale di Monza, residenza estiva dell’arciduca.
Nel 1796, Napoleone requisisce le opere d’arte delle chiese e dei monasteri del territorio e le riunisce nelle sale ricavate dall’antica chiesa di S. Maria.
Da allora il complesso di Brera ha assunto l’aspetto attuale.
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Don Ivano ci ha invece parlato di un santo che pochi forse conoscono e che invece potrebbe con merito comparire tra i protettori della nostra Europa.
Nato in Irlanda intorno al 543, fonda la comunità di Bangor dove impone regole severissime soprattutto riguardo al distacco dai beni terreni; poi cion alcuni suoi seguaci sbarca in Francia con l’intento di riportare il continente europeo alla purezza primitiva del cristianesimo e ottiene il permesso di fondare un’altra comunità a Luxeuil; da qui poi si sposterà in vari altri paesi europei fino ad arrivare a Bobbio, nel piacentino, dove morirà poco dopo.
Fu il primo a parlare di Europa e il primo a coglierne l’unità culturale, derivante dalle antiche radici greco-latine, che concepiscono l’uomo come “cittadino” soggetto di diritti e di doveri, in contrapposizione col mondo orientale che concepisce l’uomo come suddito obbediente al re, inteso come divinità.
Grande merito del monachesimo europeo è proprio quello di esser divenuto custode della lingua e della cultura greco-latina, oltre quello di aver costituito un sicuro punto di riferimento per le popolazioni sottoposte agli sconvolgimenti delle invasioni barbariche.
Notevoli poi sono state le invenzioni e le scoperte che, nate all’interno dei monasteri, hanno poi contribuito a migliorare le condizioni di vita dell’intera Europa.
Venerdì 24 maggio, alle ore 15, in Sala Isacchi la compagnia teatrale dell’UTE andrà in scena con la più rappresentata tra le commedie italiane; DUE DOZZINE DI ROSE SCARLATTE di Aldo De Benedetti.
Scritta negli anni 30 del secolo scorso, racconta la serie divertente di equivoci che nascono per colpa di un mazzo di rose recapitato alla persona sbagliata.
Data la bravura dei nostri attori e l’elegante comicità del testo, si preannuncia un pomeriggio piacevolissimo. Vi aspettiamo numerosi, ben decisi a divertirvi!
Ho letto un libro di Augias intitolato “Prima dei Vangeli”. In esso l’autore analizza i motivi di dubbio sulla trasmissione, nei primi tempi soltanto orale, degli insegnamenti di Gesù. In questa sua opera Augias confronta i vari testi evangelici riconosciuti dalla Chiesa e cita anche quelli apocrifi, che non sono entrati a far parte delle Sacre Scritture.
In tutti questi testi però non compare alcun versetto che autorizzi Salvini a bloccare navi di migranti in mezzo al mare o a ergersi a difensore della civiltà trattando come esseri umani di serie B chi viene qui spinto dalla speranza in un futuro dignitoso; nè vi sono accenni alla possibilità di armarsi e sparare a qualunque ombra si agiti nei dintorni di casa propria
C’è anche un altro libro che si chiama “Il quinto evangelio” scritto da Pomilio, ma il tema ivi trattato dovrebbe indurre Salvini a una profonda riflessione e a un altrettando profondo e sincero esame di coscienza. Il protagonista del romanzo è alla ricerca di un quinto vangelo, che non riuscirà a trovare….
Io invece sto ancora cercando il SESTO VANGELO, quello cui si ispira Salvini….lo troverò?
Salvini ieri ha dato una nuova testimonianza di fede; ha invocato la protezione della Madonna, ha sbandierato a più riprese una corona del rosario e si è proclamato difensore del mondo cristiano …..
Non sarò certo io a giudicarlo (chi giudica sarà giudicato), ma mi piacerebbe sapere a quale passo evangelico si è ispirato quando ha intimato alla Sea Watch di non avvicinarsi ai porti italiani ignorando la sofferenza di chi quella nave sta trasportando da giorni e giorni in condizioni di gravissime difficoltà….
Mi pare difficile che si sia ispirato al passo che dice : “amatevi l’un l’altro come ….ecc. ecc.” ; ma nemmeno mi pare adatto il passo “ama il prossimo tuo come te stesso..” e nemmeno quello che dice: “Ero straniero …ecc. ”
Credo che dovrò rileggermi tutti i quattro vangeli per cercare di sciogliere questo mistero…
Tra i miei primi ricordi televisivi, risalenti a fine anni 50, ci sono quelli legati agli spettacoli teatrali di compagnie famosissime: Gilberto Govi, Cesco Baseggio, Eduardo De Filippo, i fratelli Giuffrè, Paolo Stoppa e Rina Morelli, Gino Cervi e Andreina Pagnani, Franca Valeri e i Gobbi e altre che non ricordo….
Io, che abitavo in un paesino e che conoscevo solo i rari spettacoli messi in scena all’oratorio, seguivo quelle trasmissioni con vivo piacere e, se mi era consentito, stavo alzata fino a tardi.
E’ in una di quelle sere che ho potuto assistere alla rappresentazione di “Due dozzine di rose scarlatte” con la compagnia di Gianni Santuccio e Carla Del Poggio.
Si tratta della commedia brillante, scritta negli anni ’30 del secolo scorso, più rappresentata e più famosa. La vicenda raccontata inizia con un imbarazzante equivoco: un mazzo di rose, destinato da un marito a una bella signora da corteggiare in assenza della moglie, viene invece recapitato proprio a quest’ultima e questo inconveniente dà il via a una serie di situazioni divertenti, raccontate con gusto ed eleganza.
La compagnia teatrale “iNOX” dell’UTE metterà in scena proprio questa pièce venerdì prossimo in Sala Isacchi alle ore 15, per salutare i soci con un “arrivederci” divertente e sorridente. Sono certa che gli iNOX saranno all’altezza della situazione e garantiranno due ore piacevolissime agli spettatori. (l’ingresso è aperto anche ai non-soci )
Sarà che la chiesetta di S. Bernardino ha un fascino tutto particolare, sarà che la corale “AD HOC” proveniente da Bellinzona era di una bravura eccezionale, sarà che violinista e tastierista erano dei virtuosi del loro strumento …sarà certo tutto questo mix di fattori ad aver creato un momento veramente magico ieri sera.
Il concerto “Laudemus Virginem” ci ha dato modo di ascoltare brani dedicati alla Madonna partendo da canti gregoriani antichissimi a più recenti inni di epoca classica e barocca fino ad arrivare a un’Ave Maria di Astor Piazzolla del tutto sorprendente, almeno per me che ho sempre associato il nome di questo musicista contemporaneo al bandoneon, al tango, a musica comunque fortemente ritmata. Il brano proposto ieri sera per violino e pianoforte invece era dolcissimo e il suono limpido, e direi commovente del violino, riempiva la volta della chiesetta e il cuore dei presenti: veniva voglia di chiudere gli occhi per lasciarsi avvolgere da quell’armonia celestiale.
La corale era composta da 15 voci, maschili e femminili, molto ben amalgamate da una lunga consuetudine a cantare insieme.
La chiesetta era piena di gente e alla fine è scattato un lunghissimo applauso diventato ben presto una “standing ovation”, come si usa dire oggi.
Un grazie calorosissimo a tutto l’ “ensemble” AD HOC e alla famiglia Mauri-Frigerio che ha con grande generosità messo a disposizione un locale per il rinfresco, dove abbiamo potuto commentare la bella serata con cantanti, musicisti e direttori del coro.
Alla lezione di oggi erano presenti molti volti nuovi: evidentemente il tema ha suscitato molto interesse.
La lezione è stata introdotta dalla responsabile dei servizi sociali del Comune di Erba, che ha presentato gli altri due relatori: una rappresentante della Cooperativa ALDIA, che da anni collabora col Comune, e Giovanni Cupiello, membro del Lariosoccorso.