Il bambino e il cane.

Cerco di approfittare di ogni occasione per poter camminare a piedi e l’ altro giorno tornando dall’ UTE , ho visto una scenetta deliziosa, che mi ha costretto a sospendere per qualche minuto la mia passeggiata.

Una mamma portava a spasso un bebè col passeggino ed era accompagnata da un altro figlio, un maschietto di forse dieci anni dai capelli corti e ricci, che teneva in mano una pallina grossa come quelle da tennis.
Erano tutti e tre fermi davanti ad un cancello molto alto. che chiudeva un piccolo giardino nel quale si trovava un cane nero, con vaghe somiglianze con un pastore tedesco, ma era di taglia media; doveva essere un cucciolone perché era molto vivace e aveva il pelo lucente.
Il ragazzo a un certo punto lanciò in alto la pallina, che cadde oltre il cancello e il cane con una velocità incredibile corse a raccoglierla. Subito dopo si avvicinò al cancello e spinse la pallina oltre le sbarre per restituirla al bambino; dapprima l’ operazione non gli riuscì, ma lui col muso la spinse più volte, finchè la pallina non rotolò tra i piedi del bambino. Questi ripetè il gioco e ogni volta che il cane portava a termine la sua parte il ragazzo lodava la sua rapidità e la sua intelligenza. L’ animale si fermava come per ascoltare quelle parole affettuose e ne sembrava felice.
La loro intesa era perfetta, forse perché avevano la stessa voglia di divertirsi e la stessa gioia di vivere.

La Via Crucis di KODER.

All’ UTE di Erba don Ivano ci ha presentato a più riprese  e commentato alla sua solita maniera appassionata e coinvolgente, le immagini della Passione di Gesù dipinte da Sieger KODER. Ecco quanto ne avevo scritto .
Le figure sono tratteggiate in modo apparentemente rozzo, quasi naif, ma hanno una forza espressiva formidabile dovuta all’ uso dei colori, al tratto marcato che dà tragicità alle scene, all’ uso sapiente di simboli e alle inquadrature originalissime. Ecco ad esempio il quadro della condanna di Gesù:

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Gesù è certo il protagonista della scena, ma lo si vede solo di spalle perchè con la condanna lo si vorrebbe cancellare dalla storia. Il suo corpo poi appare deformato dalla sofferenza della flagellazione, ma le sue mani gigantesche, legate e insanguinate sono lì in primo piano.
Esse dominano la scena e risaltano confrontate con le piccole mani adunche del dottore della legge che stringono ipocritamente i rotoli delle Sacre Scritture, come a giustificare, con gli antichi precetti, il verdetto di condanna che hanno emesso.
Sulla stessa linea , a destra, si vedono le mani di Pilato, immerse nell’ acqua e da esse gronda già il sangue del Giusto di cui si vuole proclamare innocente, ma il suo volto quasi pietrificato ci dice quanto possa essere vile chi cela dietro i formalismi la propria indifferenza e il proprio opportunismo.

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Qui, nella scena della Crocifissione, la figura di Gesù non è proprio visibile, ma il pittore dipinge ciò che Lui sta vedendo mentre, sdraiato sulla croce, il soldato (di cui vediamo il braccio armato di martello e l’ elmo) gli inchioda le mani e i piedi. Gesù vede un cielo oscurato dall’ eclissi di sole (il sole è nero) e sopra di lui gli spettatori di quel momento tragico : ci sono uomini dal sorriso beffardo mentre dicono: – Ha salvato tanti, salvi se stesso ora!- Ci sono anche degli animali, ma questi sono inorriditi, come a dire che molto spesso le peggiori creature sono proprio gli uomini.
Guardando questo quadro lo spettatore è portato a identificarsi con quel Cristo che è sdraiato sulla Croce e che non si vede . Il pittore non mostra il sangue che scorre dal corpo di Gesù, ma è proprio questo che ci fa sentire lo strazio di quel momento: sembra quasi di udire un grido….