Un Papa che se ne va.

Sullo schermo  del televisore da alcuni minuti appare la sagoma bianca dell’ elicottero che porta il Papa Benedetto (papa ancora per le prossime tre ore) a Castel Gandolfo, sede nella quale rimarrà per i prossimi due mesi, in attesa di rientrare nel monastero del Vaticano nel quale ha deciso di ritirarsi in preghiera.

Le campane  di tutta Roma continuano a riempire l’ aria coi loro rintocchi festosi per salutare il loro vescovo che se ne va. Nella piazza molta gente si è commossa seguendo sugli schermi i momenti della partenza, che è stata caratterizzata da un’ estrema semplicità, come del resto tutti i momenti pubblici che si son susseguiti dall’ 11 febbraio ad oggi.

Questo papato che sta per terminare in questo modo del tutto anomalo, è cominciato all’ insegna delle incomprensioni, delle difficoltà di comunicazione tra il papa, studioso  riservato, e i mezzi di comunicazione e quindi con la gente. A volte appariva  incauto nelle sue esternazioni, quasi come se non riuscisse a tener presente quanto poteva pesare ogni sua parola. Poi  sono venuti i momenti difficili, gli scandali, e il suo merito è stato quello di consentire che venissero a galla, dopo decenni in cui tutto era stato soffocato, in nome del prestigio della Chiesa, ma ignorando completamente le ragioni della giustizia.

Ora questo Papa sta salutando la gente che lo ha aspettato a Castel Gandolfo: l’ affetto che forse non era riuscito a suscitare durante il suo papato, lo sta suscitando ora, andandosene con umiltà, con semplicità, come se non si trattasse di un evento quasi unico nella storia della Chiesa, ma di una prassi normale-

Quello di Benedetto XVI è senz’ altro un atto  rivoluzionario, dirompente, la cui portata potremo misurare solo fra qualche tempo; ma già da ora possiamo pensare che abbia umanizzato il ruolo del papa, appesantito nel corso dei secoli da una zavorra di formalismi che l’ hanno portato molto lontano dalla semplicità di Pietro, il pescatore.

Il mio auspicio è che, dal ridimensionamento del ruolo e della figura del Pontefice, possa scaturire un avvicinamento tra le varie Chiese Cristiane e che si possa intravedere l’ obiettivo prefissato da Gesù nell’ Ultima Cena quando pregò  “UT UNUM SINT”.

 

 

 

Quello che Viola non dice….

Tutti zitti! Parla Viola : ascoltiamola….

Forse tutti avranno già letto la lettera di Viola a Beppe Grillo (cliccando sul link qua sopra è possibile rileggerla), è una lettera accorata e dai toni gentili  in cui  Viola, una ragazza di 24 anni , pare quasi supplicare Il leader per cui ha votato di accettare di collaborare col PD per fare le riforme.
E’ ben informata, al contrario di tanti  eletti :
– sa che Napolitano non può sciogliere le camere in questi ultimi mesi di mandato,
– sa che per formare un governo ci vuole una maggioranza che gli voti la fiducia (molti grillini non lo sapevano stamattina su Facebook),
– sa che senza questo accordo si può avere solo una riedizione del governo Monti (con o senza Monti premier)
_ sa che l’ ingovernabilità rischia di ricacciarci in un incubo senza fine.
– sa che sono molti i punti su cui sinisttra e M5s potrebbero trovare accordi utili per salvare questo paese e dargli una prospettiva di sviluppo , conditio sine qua non per dare speranza ai giovani.
La ragazza però NON SA o NON DICE, pur avendolo capito, che per Grillo accettare questa collaborazione vorrebbe dire la fine del suo ruolo di fustigatore della casta e del sistema: che senso avrebbe urlare DOPO? Potrebbe mai più riempire le piazze?

Nevicata.

Oggi  fittissima nevicata. Il cortile qui fuori appariva proprio come questo paesaggio. La neve ha ispirato molti poeti; io da piccola ho studiato questa poesia di Ada Negri.

Sui campi e sulle strade;
silenziosa e lieve,
volteggiando la neve
cade.
Danza la falda bianca
nell’ampio ciel scherzosa
poi sul terren si posa
stanca.
In mille immote forme
sui tetti e sui camini,
sui cippi e sui giardini
dorme.
Tutto d’intorno è pace;
chiuso in oblio profondo
indifferente il mondo tace

 

Diritto al voto: una conquista difficile.

Oggi è giorno di votazioni e ancora ampia parrebbe la fascia degli elettori assenteisti. Chissà se tanta gente rinuncerebbe ancora a votare se sapesse come si è giunti a ottenere il diritto al voto? Per questo mi sono rispolverata i miei ricordi di scuola (come studente prima e come insegnante poi) e ho preparato un brevissimo sunto, nel quale per brevità ho trascurato di inserire i momenti di lotta attraverso cui si giungeva a ottenere qualche modifica alle leggi vigenti:

1861 – Proclamazione del Regno d’ Italia- vige lo Statuto Albertino. 

Gli elettori, solo di sesso maschile, devono avere 25 anni, saper leggere e scrivere e avere un certo reddito. Gli eletti non avevano diritto ad alcun compenso (potevano vivere di rendita : erano tutti ricchi).

1876 – cade la Destra e va al governo la Sinistra con Depretis, che nel 1882 riconosce il diritto al voto a:

  • maschi 21 enni alfabetizzati  (avevano imparato a leggere e a scrivere, non aveva più peso il reddito).  L’ analfabetismo però era diffusissimo e pochi furono i vantaggi della nuova legge.

1912 – governo Giolitti.

  • una nuova legge consente di votare ai maschi 21enni, alfabetizzati ; ai maschi che avessero assolto il servizio militare di leva o che avessero compiuto i 30 anni , indipendentemente dal reddito o dall’ istruzione. La base elettorale si allargò molto  e potevano candidarsi anche i non abbienti, dato che agli eletti veniva riconosciuto un compenso.

1946 – Nasce la Repubblica italiana  e anche alle donne viene riconosciuto il diritto al voto (solo in quel momento il suffragio diventa effettivamente universale.

1975 – Votano i diciottenni (abbassamento della maggiore età).

Ho qui riassunto il post trovato su  “Albatros -www.siciliaviaggi.com”)

 

Adorabili cuccioli.

Davide va a fare Karate e l’ altro giorno l’ istruttore lo ha invitato a fare un esercizio, come tutti i suoi compagni. Davide però si è subito rifiutato , poi dopo qualche discussione ha eseguito i comandi.

L’ istruttore poi gli ha chiesto il perchè del suo comportamento e lui ha risposto:

– Perchè io non voglio fare del male ai bambini!!!!

Carissimo Davide! Ha pensato che quelle mosse potevano avere una sola finalità : imparare ad usare la forza contro qualcuno…….e a lui questo non piace.

Quanto potrebbero imparare da Davide i governanti del mondo! Infatti perchè fabbricare e comprare armi? Chi vuole la pace non ne dovrebbe avere bisogno…..

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Al telefono via skype Samuele viene a salutarmi, poi dice:

– Nonna , ti voglio bene!

-Oh, come sono contenta! Ti voglio bene anch’ io….- gli rispondo. E lui riprende:

– Ti voglio bene, perchè mi fai ridere…- E io mi commuovo un po’…

 

W Bennato!!

 

 

Celentano , predicatore televisivo per antonomasia , è diventato il gregario di un altro predicatore….e ha pure composto l’ inno del movimento dei grillini.

 

 

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Bennato è sceso in campo anche lui e ha diffuso una canzone intitolata “Al diavolo il grillo parlante” chiaramente diretta al nuovo imbonitore delle folle.

 

 

 

 

 

Celentano mi ha delusa profondamente……..W BENNATO!

Un buon esempio per i futuri parlamentari.

Emilia contro la criminalità

Una bella notizia in mezzo allo squallore del momento non è facile trovarla, ma con un po’ di buona volontà ci sono riuscita : il Consiglio regionale dell’ Emilia Romagna ha votato all’ unanimità una risoluzione contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel territorio regionale dichiarando nel contempo la propria solidarietà al giornalista Tizian ,  da tempo minacciato di morte a causa dei suoi articoli contro la criminalità organizzata.

Nell’ articolo si legge anche che la regione ha da tempo messo in atto degli interventi nella scuola per l’ educazione alla legalità e invita il Parlamento nazionale a moltiplicare gli sforzi per contrastare il dilagare delle cosche.

L’ unanimità con cui è stata votata la risoluzione può essere d’ esempio al futuro Parlamento: di fronte ai pericoli (criminalità o crisi ) che minacciano la convivenza civile  e le attività economiche non si devono fare miseri calcoli di bottega, ma si deve individuare la strategia migliore e perseguire  tutti insieme gli obiettivi.

Le prime viole.

Si è appena sciolta l’ ultima neve caduta la settimana scorsa e fa ancora freddo, ma nel giardino  sono già fiorite le prime viole. Questo mi ha riportato alla mente giorni lontani….

Quando frequentavo le elementari, c’ era una specie di tacita gara tra noi compagni di classe :  chi sarebbe riuscito a portare alla maestra il primo mazzolino di viole raccolte nei campi?
Così nei primi giorni di bel tempo, ritornando da scuola, ci si metteva d’ accordo con i bambini vicini di casa per ritrovarsi insieme e andare  “a viole”.
Si poteva  uscire senza cappotto perchè il sole era già tiepido nelle ore centrali del giorno.
Si andava per i sentieri sterrati scavalcando qua e là i fossatelli pieni d’ acqua che percorrevano la campagna.
C’ erano i contadini nei campi che terminavano le potature o che raccoglievano le fascine e che, senza parere, ci tenevano d’ occhio.
Noi correvamo verso le rive dei fossi, l’ habitat preferito dalle viole  e capitava di attraversare i campi arati già dall’ autunno e che avevano riposato per tutto l’ inverno sotto la neve.
Il gelo aveva formato sulle zolle nude una crosta superficiale friabile. Calpestandola, essa si sbriciolava e la terra ti riempiva le scarpe, così dovevi toglierle , mentre i piedi affondavano fino a trovare gli strati di terra  sottostanti ancora gelidi e ti accorgevi che nonostante il sole tiepido era ancora inverno.

Poi la corsa riprendeva per raggiungere gli altri amici che nel frattempo avevano proseguito l’ esplorazione.
Le viole più ambite erano quelle a gambo lungo e anche quelle bianche erano particolarmente apprezzate. Ognuno di noi componeva il suo mazzetto senza dimenticare di aggiungere qualche foglia, per renderlo esteticamente più gradevole e con quel trofeo profumato si tornava a casa.
La mattina dopo, si cercava di arrivare a scuola un po’ prima del solito per poter mettere le viole nel vasetto sulla cattedra , così la maestra avrebbe mostrato sorpresa e avrebbe ringraziato chi le aveva donato quel segno inequivocabile della primavera imminente.

Una “Traviata” molto british.

Puo’ esserci una “Traviata”  non ambientata a Parigi e in Provenza, ma sul suolo Britannico? Non l’ avrei mai potuto immaginare e invece ho assistito alla sua rappresentazione.

Stasera infatti al Coliseum, un teatro in cui si rappresentano opere tradotte  in inglese, ho assistito a una “Traviata’ del tutto particolare.

Era ambientata ai nostri giorni ed era cantata in inglese, inoltre era Anche stata ridimensionata come durata. La scenografia era pressoc he’ inesistente: una sedia, un po’ di libri, molti teloni e un número considerevole di comparse che riempivano il palcoscenico con funzione a me non sempre chiarissima.

L’essenzialita’ della messinscena ha certo lo scopo  di contenere I costi e di consentire cosi’ a un vasto pubblico (infatti il teatro ha fatto il tutto esaurito) l’accesso a un patrimonio culturale di alta qualita’.

Mi e’ sembra to strano. non sentire le parole: Parigi, o cara…..oppure  Di Provenza il mar il suol.., ma l’ orchestra  suonava divinamente e gli interpreti hanno dimostrato grande bravura, soprattutto la giovane soprano Americana che ha interpretato Violetta: voce potente, ma molto sensibile.

Non e’ mancato nemmeno un po’ di humour inglese quando per riempire I calici per il famosissimo brindisi si sono presentati quattro uomini vestiti da conigliette , mentre tra gli invitati ballava  romanticamente una coppia gay.

In definitiva UNO spettacolo piacevole  che ha riscosso molti applausi calorosissimi e a me sarebbe tanto piaciuto gridare : Viva Verdi!!!!

Una storia….tante storie.

Ognuno di noi e ‘ il frutto della sua storia e delle storie di chi ci e ‘ vissuto accanto.

Questo fa si’ che a volte ci sentiamo sulle spalle un peso troppo gravoso,  ci sentiamo oppressi da angosce che hanno radici in un tempo quasi dimenticato.  ALlora e’ importante capire , per non lasciarsi sopraffare e riprendere cosi’ le redini della nostra vita.