Paga sempre Pantalone….

simbolo che contraddistingue gli alimenti per celiaci.

Oggi mia figlia ( che si è scoperta celiaca molti anni fa, dopo aver cercato invano la spiegazione a tanti disturbi) è andata in farmacia ad acquistare un pacchetto di taralli senza glutine (saranno stati 250 grammi) e ha dovuto pagarlo ben 9 euro !!!!! Facendo un breve calcolo si può dedurre che costano come minimo 36 euro al chilo !!!!

Perchè in Italia questi prodotti costano tanto cari? Non sarà perchè lo stato sovvenziona questi prodotti?

Ho cercato un po’ sulla rete e ho trovato la conferma ai miei sospetti: in Italia i prodotti celiaci sono molto più cari che in altri Paesi vicini, tanto paga Pantalone……

Quando penso che, quando avevo i miei figli piccoli, la pubblicità ci “imponeva” la pastina con aggiunta di glutine facendola passare per più nutriente e più salutare , mi sento prendere  da un senso di colpa e  da una gran rabbia….ma forse allora nessuno sapeva ancora  quanti danni possa provocare il glutine in chi non lo tollera.

Pare che ora invece in molti paesi si stia diffondendo sempre più la tendenza a mangiare “gluten free”: può essere un’ occasione di businnes.  La speranza è che, se si diffondono sempre più, questi alimenti diventino anche più economici e si possano eliminare le speculazioni piuttosto vergognose di oggi.

 

Pensieri in auto.

Stavo andando all’ aeroporto e a un certo punto mi son dovuta fermare : davanti a me si era formata una piccola coda e non me ne spiegavo il motivo: non c’ erano semafori, non c’ erano lavori in corso, la strada , se pur stretta , era un lungo rettilineo….

Dopo una breve attesa , le auto si sono rimesse in movimento e a quel punto ho potuto capire la causa dell’ intoppo : un piccolo, malandato piccione stava finendo di attraversare la strada con un’ ala visibilmente ferita…

In quel momento mi è venuto in mente Cecil, il leone abbattuto da un dentista americano e mi dicevo: – Qui ci siamo fermati tutti per non uccidere un piccione e là, in Africa, ci si può arrogare il diritto di abbattere un animale protetto, un capolavoro ormai raro della natura, solo perchè si possono sborsare 50.000 dollari o giù di lì…..????-  E ho continuato a pensare:

– Quel dentista dev’essere un gran cafone (veramente ho pensato anche altri termini meno gentili, ma qui voglio controllarmi) e deve appartenere a quella sottospecie umana che è convinta che coi soldi si possa comprare tutto…anche la vita …-

E mi è venuto in mente che qualche tempo fa si parlava di traffico d’ organi per trapianti clandestini su malati danarosi: credo che quel dentista non esiterebbe in caso di necessità a fare ricorso anche a quel tipo di traffico…

Valutazioni di fine anno.

Stamattina ho partecipato all’ incontro del gruppo di inglese, un po’ ridotto a causa di vacanze e problemi vari. E’ stato probabilmente per me l’ ultimo incontro cui parteciperò prima dell’ autunno e mi viene spontaneo fare una sommaria valutazione di quanto abbiamo fatto insieme fino ad ora, quasi uno scrutinio di fine anno…

Tre anni fa eravamo tutte reduci da esperienze di corsi piuttosto fallimentari: di quanto avevamo fatto ci restava in testa solo una gran nebbia indistinta.

Poi ci siamo organizzate . Siamo in sette e non siamo più giovanissime ( io comunque sono la più vecchia di tutte) cinque di noi sono pensionate , due invece sono ancora lontane dalla pensione. Andiamo una volta alla settimana a lezione da una brava insegnante che ci dà le spiegazioni sugli argomenti che affrontiamo di volta in volta, poi ci incontriamo tra di noi per “fare i compiti” .  Non si può proprio dire che studiamo, studiare è una parola grossa; tuttavia tra una chiacchiera e l’ altra riusciamo a sostenerci a vicenda in un’ impresa che ci pareva impossibile : ad una certa età non è difficile capire, è difficile ricordare…. Il cervello che quando si è giovani somiglia a creta morbida e le nuove nozioni vi si imprimono facilmente e indelebilmente, ad una certa età è come creta indurita  sulla quale si può incidere a fatica e basta poco per cancellare ogni traccia.

Nonostante i nostri “insuccessi” (spesso pretesto per ridere di gusto) , stamattina abbiamo notato che tutte noi abbiamo fatto molti progressi e leggiamo semplici testi in modo molto più scorrevole, anche grazie alla conoscenza di un sempre maggior numero di vocaboli: pertanto ci dobbiamo considerare tutte promosse a pieni voti!!

Ormai questi nostri incontri sono diventati una piacevole consuetudine e io ringrazio queste mie amiche, che mi regalano tanti bei momenti sereni e mi rendono piacevole un’ impresa che, da sola, non mi sarei mai sognata di affrontare.

Arrivederci alla fine dell’ estate, ragazze!!!

 

 

Notte d’ estate. (Machado)

E’ una bella notte d’estate.
Tengono le alte case
aperti i balconi
del vecchio paese sulla vasta piazza.
Nell’ampio rettangolo deserto,
panchine di pietra, evonimi ed acacie
simmetrici disegnano
le nere ombre sulla bianca arena.
Allo zenit la luna, e sulla torre
la sfera dell’orologio illuminata.
Io in questo vecchio paese vo passeggiando
solo, come un fantasma.

A Machado

Bello questo quadro notturno : i balconi  spalancati ai piani alti   danno bene l’ idea del caldo cui si cerca di sfuggire facendo “respirare” le case. Pare di sentire , nel silenzio, il rumore dei passi del poeta. Una parola mi ha messo in crisi : “evonimi” , ma si tratta solo di una specie di piante.

Al proprio posto.

All’ora di pranzo, in questi giorni, sto seguendo le repliche delle puntate della serie di “Don Matteo”(non l’ ho mai seguito nella programmazione serale) e devo dire che è il programma giusto per conciliare una buona digestione e una siesta serena: è sempre positivo e rassicurante .

Si fanno apprezzare anche tutti gli interpreti, sia i protagonisti, sia i personaggi secondari; trovo un po’ troppo ripetitiva la struttura delle puntate: è sempre il terzo sospettato il vero colpevole. Un’ altra cosa  mi pare troppo fuori dalla realtà: avete notato come Terence Hill, dopo aver cavalcato a velocità supersonica la sua bicicletta , poi la abbandoni senza nessuna cautela dove capita prima? E vi pare possibile che la ritrovi sempre e che nessuno gliela rubi mai? Non è realistico!!!!  😀 😀

A parte queste considerazioni, mi piacciono i “sermoncini” che ogni tanto il prete-detective dispensa qua e là: non sono mai bigotti e sono sempre ispirati a grande tolleranza e carità.

Nella puntata di un paio di giorni fa, Natalina, la simpatica perpetua, in piena crisi esistenziale , aveva deciso di entrare in convento, ma non era molto convinta di questa sua scelta e per questa incertezza si sentiva depressa. Don Matteo allora le ha detto che in quei momenti , che possono capitare a tutti , ci si deve chiedere: dove sono? E se la risposta è “dove devo e voglio essere” allora va tutto bene e si può riprendere la propria strada con slancio rinnovato.

Credo sia profondamente vero e l’ ho sperimentato anch’ io. Non c’ è nulla che rassicuri di più che il sapere di essere AL PROPRIO POSTO.

Accade a Erba: La pelle agra (dr. Tiziano Corti)

Ieri sera nella biblioteca cittadina si è tenuta una  conferenza su “La pelle agra”.

Come si può capire si trattava di pellagra, la malattia che per 150 anni ha flagellato le popolazioni rurali di Lombardia , Veneto ed Emilia. La prima fase della malattia si manifestava con desquamazione della pelle in varie parti del corpo e  diarrea, poi degenerava in demenza.

Molti medici tentarono di scoprire le cause della pellagra e molti ,  osservando come la malattia colpisse solo le popolazioni delle campagne della pianura che si nutrivano esclusivamente di polenta,  individuarono nel mais il colpevole . Ciò però era solo parzialmente vero: non era il mais o il mais guasto ( come ipocritamente  si diceva) , ma la cattiva alimentazione cui erano costretti i contadini, schiavizzati dai proprietari delle terre con contratti. capestro.

Le popolazioni della fascia collinare e delle montagne furono meno soggette alla pellagra, perchè potevano    arricchire la propria alimentazione con burro e formaggio; anche i poveri di città potevano contare aull’ assistenza di varie iniziative filantropiche , mentre dei poveri delle campagne nessuno si dava pensiero.

Quando, dopo l’ unità d’ Italia, i governi dovettero affrontare il problema, non seppero fare altro che imporre essiccatoi per il mais e istituire manicomi per chi non poteva più restare in famiglia, mentre sarebbe stato necessario imporre leggi che proteggessero i contadini dall’ avidità criminale dei padroni delle terre.

Quando l’ emigrazione di massa dei primi del novecento fece diminuire la mano d’ opera agricola i proprietari terrieri furono costretti a creare migliori condizioni di vita ai propri contadini e la pellagra scomparve.

Molto più tardi si comprese che la pellagra era provocata dall’ impossibilità per l’ uomo di assimilare l’ acido nicotinico o niacina ( o vitamina PP) pur presente nel mais; le popolazioni  dell’ america Centrale ( zona da cui era stato importato il mais, dopo la scoperta di Colombo) riuscivano a rendere assimilabile questo acido immergendo il mais in acqua di calce.

La relazione del dr. Tiziano Corti, medico canzese, è stata molto ben preparata e ancor meglio esposta  e avrebbe meritato un pubblico più numeroso, ma si sa nelle sere d’ estate è più allettante una passeggiata verso la gelateria che una sosta in biblioteca.

E’ lunga la strada…

It’s a long way to Piraeus…” diceva a un certo punto il racconto che stavo leggendo insieme alle mie amiche e questa frase mi ha fatto venire in mente una canzone che ho sentito più volte nelle colonne sonore di film inglesi o americani. Mi è venuto voglia di saperne di più ed ho trovato che è una canzone legata alla prima guerra mondiale. Su you tube ho trovato questa versione

It’s a Long Way
to Tipperary

di Jack Judge e Harry Williams
(1912)

La prima versione originale
fu interpretata da John McCormack
(1914)

Up to mighty London
came An Irish lad one day,
All the streets were paved with gold,
So everyone was gay!
Singing songs of Piccadilly,
Strand, and Leicester Square,
‘Til Paddy got excited
and He shouted to them there:

It’s a long way to Tipperary,
It’s a long way to go.
It’s a long way to Tipperary
To the sweetest girl I know!
Goodbye Piccadilly,
Farewell Leicester Square!
It’s a long long way to Tipperary,
But my heart’s right there.

Paddy wrote a letter
To his Irish Molly O’, Saying,
“Should you not receive it,
Write and let me know!
If I make mistakes in “spelling”,
Molly dear”, said he,
“Remember it’s the pen, that’s bad,
Don’t lay the blame on me”.

It’s a long way to Tipperary,
It’s a long way to go.
It’s a long way to Tipperary
To the sweetest girl I know!
Goodbye Piccadilly,
Farewell Leicester Square!
It’s a long long way to Tipperary,
But my heart’s right there.

Molly wrote a neat reply
To Irish Paddy O’, Saying,
“Mike Maloney wants To marry me,
and so Leave the Strand
and Piccadilly, Or you’ll be to blame,
For love has fairly drove me silly,
Hoping you’re the same!”

It’s a long way to Tipperary,
It’s a long way to go.
It’s a long way to Tipperary
To the sweetest girl I know!
Goodbye Piccadilly,
Farewell Leicester Square!
It’s a long long way to Tipperary,
But my heart’s right there.
Extra wartime verse

That’s the wrong way
to tickle Mary,
That’s the wrong way to kiss!
Don’t you know that over here, lad,
They like it best like this!
Hooray pour le Francais!
Farewell, Angleterre!
We didn’t know the way to tickle Mary,
But we learned how, over there!

TRADUZIONE : E’ lunga la strada per Tipperary

Nella mitica Londra
un giorno arrivo’ un irlandese
le strade erano ricoperte d’oro
e percio’ tutti erano felici
e cantavano canzoni di Piccadilly,
dello Strand, di Leicester Square,
fino a che Paddy si emoziono’
e grido’ loro:

E’ lunga la strada per Tipperary,
e’ una lunga strada da percorrere,
e’ lunga la strada per Tipperary,
per andare dalla ragazza
piu’ dolce che conosco,
addio Piccadilly,
addio Leicester Square,
e’ lunga la strada per Tipperary,
ma il mio cuore e’ la’

Paddy ha scritto una lettera
alla irlandese Molly dicendole:
“Se non dovessi ricevere
questa lettera,
sappiamelo dire!”
“Se sbaglio la grammatica,
cara Molly”, disse,
“Ricordati che e’ colpa
della penna,
e non prendertela con me.

” E’ lunga la strada per Tipperary,
e’ una lunga strada da percorrere,
e’ lunga la strada per Tipperary,
per andare dalla ragazza
piu’ dolce che conosco,
addio Piccadilly, addio Leicester Square,
e’ lunga la strada per Tipperary,
ma il mio cuore e’ la’

Molly scrisse
una bella lettera di risposta,
all’irlandese Paddy, dicendogli:
“Mike Maloney vuole sposarmi,
quindi lascia lo Strand e Piccadilly,
altrimenti la colpa sara’ tua,
in quanto l’amore mi ha fatto
girar la testa abbastanza,
sperando che lo stesso
sia successo a te”.

E’ lunga la strada per Tipperary,
e’ una lunga strada da percorrere,
e’ lunga la strada per Tipperary,
per andare dalla ragazza
piu’ dolce che conosco,
addio Piccadilly, addio Leicester Square,
e’ lunga la strada per Tipperary,
ma il mio cuore e’ la’.

Ulteriore strofa,
aggiunta durante la Grande Guerra:

Quello e’ il modo sbagliato
per corteggiare Mary,
quello e’ il modo sbagliato
di baciare!
Non lo sai ragazzo,
che qui lo fan meglio cosi’!
Urra’ per i francesi!
Addio Inghilterra!
Non sapevamo
come corteggiare Mary,
ma lo abbiamo imparato qui!

Concas come Macondo.

Ho rintracciato un post che mi è molto caro. E’ stato scritto dalla mia prima amica “virtuale”, Onorina Vargiu, quando tutte e due muovevamo i primi incerti passi nella rete. Onorina ha avuto la “fortuna” di nascere in un mondo dal sapore arcaico, quasi mitologico. Ecco cosa dice del suo borgo natale.

“Oggi  voglio parlarvi della frazione dove sono nata.

Si chiama  Concas  probabilmente per le numerose conche che  il vento ha scavato nelle rocce, .ma all ‘inizio della sua storia si chiamava  Oretola. È situata in un piccolo altopiano ;  alle sue spalle, come in un abbraccio protettivo , c ‘è  la catena montuosa “de su ludrau, sos nodos rujos, sa vulcada” (ndr. si capisce che Onorina è sarda?).  Davanti , in lontananza , il lago artificiale sul rio Posada.

Concas , pur essendo compresa nel territorio di Torpè, è stata  fondata  da  una famiglia di pastori  (i fratelli Vargiu, di cui uno era mio bisnonno) che da Buddusò  si spostavano  con le loro greggi per cercare un clima più mite, dapprima solo durante l’ inverno, poi vi si insediarono stabilmente. Quindi cominciarono a sostituire le tradizionali  “pinnetas”, fatte  con legno di niberu , con case costruite con le pietre (che vi si trovavano abbondanti) tenute assieme con fango.

Alle prime famiglie se ne aggiunsero pian piano delle altre, ma è rimasta sempre una piccola comunità di pastori e contadini .

L’ isolamento in cui abbiamo sempre vissuto, è difficile da immaginare ; forse per rendere l’ idea , potrei dire  che è la nostra Macondo………pensate che fino al 1960 ci si poteva arrivare  soltanto con il carro trainato dai buoi , ma d ‘inverno era comunque difficile raggiungere il paese ( a 15 kilometri) perchè  con il fiume in piena si rischiava di rimanerci.  Da noi la luce elettrica è arrivata solo nel 1972 .

Io amo  moltissimo Concas : è il posto che sento più mio.

Mi dispiacerebbe se la speculazione arrivasse anche lì e stravolgesse il suo volto ancora miracolosamente originale. “

Onorina Vargiu.

Film : Ti amerò sempre.

L’ avevo già visto tempo fa e mi era rimasto impresso; l’ ho rivisto oggi e mi sono commossa di nuovo.

“Ti amerò sempre” comincia con l’ uscita dal carcere di una  donna, Juliette, , che viene accolta in casa dalla sorella, nonostante questa non le sia stata vicina durante i lunghi anni di detenzione e il motivo è presto chiaro: Juliette è stata condannata per l’ uccisione del proprio bambino.  Juliette appare indifferente a tutto e insofferente della curiosità morbosa di chi intorno a lei vorrebbe sapere il perchè di quel suo gesto di cui non ha voluto spiegare nulla nemmeno durante il processo.

Lei cerca  inserirsi in una vita normale, ma tutto è tremendamente difficile. Piano piano però , l’ amore delle nipotine e della sorella, con la quale rievoca i momenti felici dell’infanzia, le fa riprendere il contatto con la realtà e coi suoi sentimenti…..E così infine riesce a spiegare alla sorella come sia avvenuta la tragedia: lei stessa (è medico) aveva diagnosticato al figlio una malattia mortale ; lo vedeva soffrire sempre di più e a un certo punto lo ha preso tra le braccia e gli ha fatto una iniezione che ha posto fine per sempre alle sue sofferenze.

Dopo,  nulla più ha avuto importanza per Juliette che ha accettato la prigione come giusta conseguenza del suo aver messo al mondo un bambino condannato a una morte precoce.

Il ruolo principale è interpretato da una straordinariamente sensibile e misurata Christine Scott Thomas e credo che non dimenticherò mai la scena in cui la nipotina più grande dal suo lettino chiede che qualcuno le legga una favola. Il papà accorre e Juliette, ricordando quando anche suo figlio le faceva la stessa richiesta, chiude un attimo gli occhi sopraffatta dal dolore e poi fa solo un lungo sospiro……

Non credo che questo film voglia giustificare l’ eutanasia, credo invece che inviti ad avere compassione per chi si trova ad affrontare dolori senza fine e che ci inviti  a non giudicare troppo in fretta,  nemmeno quando tutto ci spinge a condannare senza incertezze.