Letture: Lo Straniero.

Rovistando nella libreria di casa, mi è capitato tra le mani “Lo Straniero” di Camus, libro che ho acquistato e letto mezzo secolo fa e di cui avevo solo un vaghissimo ricordo. Ho deciso di rileggerlo .

La storia è presto raccontata : Meursault è un giovane impiegato di Algeri dalla vita normale, apparentemente, ma affronta ogni situaziione con un distacco ytotale, come se guardasse vivere su un lontano palcoscenico. Vive nell’ indifferenza la morte della madre, il rapporto  con una bella ragazza, l’ amicizia ….. Con la stessa indifferenza arriverà a sparare , a uccidere , ad affrontare il processo e ad ascoltare la sentenza che lo condanna alla ghigliottina. Solo nell’ attesa dell’ esecuzione capitale avrà  qualche breve attimo di nostalgia per le cose belle della vita che presto dovrà abbandonare.
Pare che Camus voglia affermare l’ inevitabilità del destino di ognuno e l’ assurdità della vita e il tutto è raccontato con tale freddezza che anche chi legge non si sente mai coinvolto.
C’ è però un brano in cui questa freddezza si spezza in modo evidente….

E’ all’ alba che vengono a prenderti (gli esecutori della pena di morte), lo sapevo. E ho passato le mie notti ad aspettare quell’ alba. Non mi è mai piaciuto farmi srprendere: quando mi succede qualcosa , preferisco essere presente. Così ho finito per non dormire che un poco durante il giorno e, lungo tutte le mie nottate, ho atteso  pazientemente che la luce nascesse sul vetro del cielo. Il momento più difficile era quell’ora incerta in cui sapevo che essi operano d’ abitudine. Passata la mezzanotte, attendevo e stavo in agguato. Mai il mio orecchio aveva percepito tanti rumori, distinto suoni tanto lievi. Devo dire del resto che in fondo ho avuto fotuna durante tutto questo periodo perchè non ho mai udito dei passi. La mamma spesso diceva che non si è mai completamente infelici. Ero d’ accordo con lei …quando il cielo prendeva colore e una nuova giornata scivolava nella mia cella. Perchè……..per quanto il più lieve fruscìo mi facesse balzare alla porta, per quanto, l’ orecchia schiacciata contro il legno, attendessi perdutamente fino a udire il mio proprio respiro, spaventato di trovarlo rauco e così simile all’ ansimare di un cane, in verità il  cuore non mi scoppiava e vevo guadagnato ancora una volta ventiquattr’ore.

A questo punto dovrò ripescare l’ altro libro di Camus  ” La Peste”, che sonnecchia da tempo nella libreria…..