Film: London River.

immagine_london-river_12961“LONDON RIVER” di Rachid Bouchareb, regista algerino, parla di due genitori, una inglese e uno africano, che vanno a Londra per cercare i loro figli , che non danno notizia di sè dopo un attentato terroristico . I loro primi incontri risentono di una grande diffidenza reciproca. La donna inglese, madre della ragazza scomparsa, ha cresciuto da sola sua figlia e pensa di conoscerla bene, invece scopre che la figlia le ha nascosto la sua storia d’ amore con un ragazzo di colore (l’altro ragazzo scomparso) e anche il suo avvicinamento all’ Islam. Il padre africano vive da 15 anni in Francia e praticamente non conosce il figlio scomparso e teme che questi sia stato l’ autore dell’attacco terroristico. La ricerca angosciosa li porta inevitabilmente a incontrasi ovunque vadano a chiedere notizie e questo fa sì che imparino a riconoscere nell’altro le stesse angosce , lo stesso dramma. Quando sembra che sia certa la salvezza dei due ragazzi, arriva invece la tragica conferma della loro morte: erano proprio sull’autobus saltato in aria.  I due genitori, accomunati dallo stesso strazio, si salutano come amici e ritornano ognuno alla propria esistenza .

La Londra in cui si svolge la vicenda non è certo quella delle vie eleganti e dei turisti; è quella delle periferie abitate da un’ umanità variegata, dove si parlano tutte le lingue del mondo e dove i pochi inglesi sono gli impiegati dei vari uffici pubblici, ma sono anch’essi di origini straniere. I due protagonisti sono interpretati da due bravissimi attori, che comunicano i loro sentimenti più con gli sguardi e col linguaggio del corpo, che non con le parole.

Il regista ci ha certo voluto dimostrare che al di là del colore della pelle, dalla religione professata, tutti nutriamo gli stessi sentimenti, tutti facciamo parte di un’unica umanità; inoltre vuole affermare l’ assurdità del terrorismo che non colpisce solo coloro che ne sono il bersaglio prefissato, ma colpisce ciecamente chiunque si trovi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Conoscete Coliandro?

oNon avevo mai seguito negli anni scorsi questa serie televisiva, anzi credo proprio di averne mai sentito parlare….quest’anno però ho avuto da un intervista al protagonista lo stimolo per sintonizzarmi su RAI2 il venerdì sera  per vedere le avventure dell’ ispettore Coliandro.

E’ molto divertente, pur mantenendo la suspence tipica dei polizieschi. Coliandro è spesso pasticcione , non riesce mai a far riconoscere i suoi meriti dai superiori che lo snobbano sistematicamente, si innamora facilmente , ma viene altrettanto facilmente piantato in asso. Ma la cosa che mi strappa le risate più convinte sono i commenti fuori scena con i quali sottolinea i momenti più drammatici o più comici delle situazioni che vengono rappresentate.

E’ un personaggio inventato da Carlo Lucarelli e ben interpretato da Giampaolo Morelli;  il fatto che la serie sia girata in Emilia e che si senta spesso l’inconfondibile cadenza bolognese me la rende anche più gradita.

Violenze sulle donne…ancora…

A Colonia accadono fatti inquietanti: la notte di Capodanno molti rifugiati di varia provenienza hanno molestato le donne che erano in piazza ad attendere l’ anno nuovo e ieri un ragazzo di 17 anni proveniente dall’ Afghanistan ha aggredito e stuprato una ragazza  che festeggiava il Carnevale.

E’ vero: accadono anche troppo spesso crimini violenti contro le donne e gli autori non sono solo stranieri , anzi….. per questo bisogna educare uomini e donne al rispetto reciproco, al riconoscimento dei diritti inviolabili di ogni persona e bisogna imporre a chi (uomini e donne!!!) vuol venire ad abitare nei nostri paesi , lo studio delle nostre Costituzioni di pari passo con lo studio della lingua del paese in cui vogliono stabilirsi.

Non dobbiamo lasciare che si creino dei ghetti in cui siano sospesi o ignorati i diritti che ci siamo conquistati nel corso dei secoli……perchè è in quei ghetti che il fanatismo e il terrorismo trovano la linfa che li nutre.

 

Poesia : Le stelle filanti di Mario Lodi.

-carnevale-2016Qualche giorno fa , ho mostrato a Giovanni (due anni) una stella filante. Lui guardava questo anello colorato con molta curiosità : non ne aveva mai viste e non sapeva di cosa si trattasse. Mentre lui la guardava perplesso, io l’ ho avvicinata alla bocca e ho soffiato…………Giovanni è rimasto di stucco:  da quell’ anello era uscito una lunghissima spirale colorata che era volata lontano…..si sarà convinto di avere una nonna che sa fare le magie…..

Poesia di Carnevale
di Mario Lodi
Le stelle filanti

Perché si chiamano stelle filanti?
Non sono mica stelline del cielo?
Ma sono strisce a colori sgargianti,
fatte di carta che pare di velo.
Sembran piuttosto festoni gettati
da casa a casa, da pianta a pianta;
collane, dondoli colorati,
dove il vento ci balla e ci canta.
Poi, le notti di luna piena
un raggio d’oro ci fa l’altalena.

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UTE: dalla satira alla storia dell’UE.

Oggi nella prima ora di lezione all’ UTE, la prof.ssa Elena Meggetto  ci ha intrattenuto con la lettura di molti brani comici e satirici risalenti al ‘400 e ‘500 italiano.

Nell’ età comunale , i poeti avevano indirizzato la loro satira contro  i propri concittadini, di cui conoscevano vizi privati e pubbliche virtù. Poi la realtà cambia , arrivano le Signorie e i Principati , arriva la Riforma protestante e la satira si scatena contro il clero, di cui mette a nudo la dilagante corruzione.

Se nel ‘400 è Firenze la culla della cultura in genere, nel ‘500 è Roma che ospita artisti e poeti, questi ultimi però sono ancora prevalentemente fiorentini o comunque toscani.

Dei tanti brani di cui abbiamo ascoltato con piacere la lettura, riporto qui alcune parti del famoso ” TRIONFO DI BACCO E ARIANNA”  di Lorenzo De’ Medici.

Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Quest’è Bacco e Arianna,
belli, e l’un dell’altro ardenti:
perché ‘l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe ed altre genti
sono allegre tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
………….
Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi siam, giovani e vecchi,
lieti ognun, femmine e maschi;
ogni tristo pensier caschi:
facciam festa tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Donne e giovìnetti amanti,
viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli e canti!
Arda di dolcezza il core!
Non fatica, non dolore!
Ciò c’ha a esser, convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.


Nella seconda ora il prof. Maurizo Benedetti ci ha fatto ripercorrere le tappe della costruzione della UE , che quest’ anno ricorderà il 60° anniversario dalla firma del trattato di Roma , che ne sancì la nascita.

Erano inizialmente sei paesi, che intendevano prevenire lo scoppio di altre guerre sanguinose costate milioni di morti , eliminando i motivi economici di contrasto, che sono sempre alla base di ogni conflitto.
Le basi dell’ Europa unita furono gettate da cinque uomini, cinque grandi statisti, che sapevano guardare al futuro: Adenauer, Schumann, De Gasperi, Monnet, Churchill. Appartenevano a paesi che erano sempre stati su fronti opposti nelle infinite guerre di cui è disseminata la storia europea, ma seppero guardarsi negli occhi e stringersi le mani per costruire nuove possibilità di pace e di collaborazione.
Man mano che la prima  comunità si allargava, aumentavano anche i campi di collaborazione e cambiavano le sigle : prima ci fu la CECA (1951-per carbone e acciaio), poi CEE ed EURATOM (1957 – eliminazione dazi doganali , agricoltura, commercio, energia atomica),e nel 1993 con il trattato di Maastricht nacque l’ UNIONE EUROPEA – UE .
Nel frattempo si unirono ai sei paesi fondatori, anche Grecia, Spagna , Portogallo, Paesi Scandinavi, Danimarca e infine i paesi dell’ex blocco sovietico. Ora l’ UE è formata da 28 paesi, in molti dei quali circola una moneta comune : l’ euro. Nel 2009 si arrivò alla formulazione della CARTA FONDAMENTALE DEI DIRITTI.
L’ UE ha avuto importanti conseguenze positive su tutti i cittadini europei, che ora possono circolare liberamente da un paese all’ altro, ma risente ancora di aspetti negativi derivanti soprattutto dalla reticenza dei vari stati a cedere parte della propria sovranità a favore di istituzioni comuni più forti, ma è questa la meta cui si deve tendere se non si vuole arrivare alla disintegrazione della UE , disintegrazione che comporterebbe la scomparsa di tutti i paesi europei dalla scena politica mondiale…

 

Il prof. Benedetti riesce sempre ad essere estremamente logico, chiaro e lineare nelle sue esposizioni e anche se i suoi temi non sono mai “nazional-popolari”, è sempre un vero piacere ascoltarlo.

Parafrasi: Zaccheo.

Zaccheo_06Da un po’ di tempo le sue notti erano insonni, interminabili e spesso si ritrovava a camminare al buio per le stanze della sua bella casa. Aveva così modo di riflettere e di chiedersi il perchè di questa sua irrequietezza senza riuscire a darne una spiegazione…. Eppure era un uomo di successo…aveva tanto lavorato e tanto era riuscito a infilarsi nei corridoi del potere, che era riuscito ad ottenere una invidiabile posizione economica….E’ vero, molta gente per strada cercava di evitarlo o lo guardava con disapprovazione: lo consideravano un “collaborazionista”, uno che  coi Romani ci si era arricchito ,alle spalle dei suoi concittadini. Ma a questo isolamento ci era abituato da tempo….non doveva essere quello il motivo delle sue ansie….

Quella mattina si era alzato ancor più stanco della sera prima, dopo le poche ore di sonno che la notte gli aveva concesso e come al solito si era accinto a iniziare un’ altra giornata di lavoro, ma in giro c’ era un gran fermento….La gente formava dei crocchi per la strada e parlottava di chissà che. Passando accanto a quella gente colse     alcune frasi qua e là : -Sì, sta arrivando…Dicono che guarisce anche i lebbrosi….E’ un profeta…..Le sue parole danno pace…-

– Deve trattarsi di quel Nazareno – si disse Zaccheo – Un altro profeta!!! A sentir la gente i profeti nascono come funghi….- Via via però le strade si affollavano sempre più e Zaccheo si sentiva rimbombare nel cervello quelle ultime parole colte al volo “Le sue parole danno pace…” e quasi senza accorgersene si trovò immischiato tra la folla, ma la sua statura troppo bassa non gli consentiva di vedere alcunchè e fu così che si arrampicò sul sicomoro lì vicino…… e Lo vide arrivare attorniato dai suoi seguaci e da molta altra gente che lo ascoltava e che lo acclamava.Non ha nulla di straordinario- pensò Zaccheo- è solo un popolano come tanti altri: non ha bei vestiti, nè si adorna di gioielli….che vuoi che sia…- Voleva andarsene, ma qualcosa lo tratteneva e quando il Nazareno passò sotto l’albero, alzò lo sguardo come se sapesse che lì c’era qualcuno che lo attendeva.  I Suoi occhi incontrarono quelli di Zaccheo e in quello sguardo non c’era rimprovero, disapprovazione, ma solo misericordia e bontà….Scendi, devo venire a casa tua oggi!- Disse il Nazareno.

-A casa mia? Nessuno viene mai nella mia casa, la casa di un impuro….- così pensava Zaccheo, mentre tutto confuso scendeva dal sicomoro e faceva strada a Gesù e ai suoi .

Allora c’era chi aveva stima di lui, c’era qualcuno disposto a essergli amico e che non riteneva imperdonabili i suoi peccati, le sue piccole estorsioni, le sue ruberie, il suo attaccamento al denaro, al potere…E tutto d’un tratto una gran dolcezza scese nel suo cuore….poteva chiedere perdono, poteva riparare al mal tolto e lo avrebbe fatto….

 

 

Via Villabianca, n. 5

Riporto qui questo post scritto nel settembre 2014 su ELDAS (è sempre più difficile accedere ai blog del cannocchiale, quindi riporto qui i post cui tengo di più).

Ieri , dopo aver accompagnato Davide alla lezione di nuoto, sulla strada del ritorno ho fatto una piccola deviazione per ripercorrere la via Villabianca, dove ho vissuto fino all’ età di 11 anni.

Nel primo tratto nulla è cambiato tranne l’ aspetto esterno delle case, che sono state tutte più o meno ristrutturate.
Là dove la strada svolta a destra c’ è ancora il casale dove sono nata. Ora la facciata è tutta rinnovata; c’ è un cancello davanti all’ ingresso del cortile e su di esso c’ è un cartello con la scritta “VENDESI”. Ho potuto solo dare una rapida occhiata al cortile dove, nella bella stagione, mia madre disponeva il mastello del bucato, stendeva i panni e io saltavo con la corda o giocavo a palla… e c’ è ancora il rustico dove tenevamo i conigli, le galline e il maiale
La cosa strana è che tutto sembrava così piccolo, sia la strada ,ora asfaltata, che  le case dei vicini di un tempo  e  tutto pareva uscire dalle pagine di un vecchio libro rimasto chiuso per tanti anni.
Mi ha fatto piacere  ritrovare l’ atmosfera di quieta serenità che ricordavo.

UTE: Noi uomini NEL MONDO.

avere cura del mondoLa lezione ha preso avvio da una frase di Mark Twain il cui contenuto è all’incirca questo : se  scambio una moneta con un amico , alla fine tutti e due riavremo una moneta ciascuno, ma se ci scambiamo un’ idea, alla fine ognuno di noi non avrà  solo due idee, la mia e la sua , ma ne avremo tre comprendendo quella che risulterà dalla sintesi della mia e della sua.

Poi la nostra apprezzatissima relatrice (i posti in sala erano esauriti) è passata ad analizzare la preposizione NEL che compare nel titolo della lezione: essa implica il riconoscimento di un qualcosa che esiste intorno a noi e il riconoscimento di chi appartiene a quel qualcosa.

Il concetto di MONDO si è ampliato enormemente con le nuove tecnologie e noi fatichiamo ad avvertire la nostra appartenenza a quel mondo.

Mondo è comunque ogni ambiente in cui viviamo e al quale sentiamo di appartenere. Il senso di APPARTENENZA si sviluppa fin dai primi momenti della vita ed è la consapevolezza di sè e del contesto ambientale in cui viviamo.

Solo sviluppando il senso di appartenenza arriviamo ad avere CURA di ciò che sentiamo come NOSTRO (famiglia, beni, comunità, ambiente, mondo…). Per avere cura del mondo dobbiamo ACCETTARE le diversità, come facenti parte del mondo stesso e IMPEGNARCI a conservarne la bellezza e la vivibilità, per riconsegnarle a chi verrà dopo di noi.

la lezione si è conclusa con la lettura di questa filastrocca.

Questa è la storia di 4 persone, chiamate Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno.

C’era un lavoro importante da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto. Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno lo fece, Qualcuno si arrabbiò perché era il lavoro di Ognuno. Ognuno pensò che Ciascuno potesse farlo, ma Nessuno capì che Ognuno l’avrebbe fatto. Finì che Ognuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Ciascuno avrebbe potuto fare.

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/racconti/narrativo/racconto-39450-1>