Ma se ghe pensu…

Questa è la colonna sonora che ha accompagnato la rappresentazione de “L’ingegner casciaball” che ieri sera ha divertito una numerosa platea di spettatori intervenuti allo spettacolo di beneficenza pro terremotati. Per la verità il brano era interpretato da Mina, ma questa versione di Bruno Lauzi mi sembra più emotivamente coinvolgente.

Scherzi a parte….

Devo dire onestamente che Virginia non mi ha ancora contattato, ma, visto come stanno andando le cose, temo fortemente che a un certo punto il mio telefono squilli e qualcuno , con voce supplichevole, mi chieda: – Vuoi venire a fare l’assessore al bilancio di Roma?- e io, pur con tutta la simpatia che nutro per Virginia, dovrò rispondere con un deciso, anche se doloroso “NO”.

A parte gli scherzi, la faccenda delle nomine a Roma sarebbe grottesca, se non fosse tragica….perchè mentre i grillini si danno al gioco del “chi buttiamo giù dalla torre?” Roma resta abbandonata.

La libertà senza limiti ….trappola opprimente.

Molto interessante questo articolo che parla dell’eccesso di libertà, di perdita del senso del limite come di una trappola insidiosissima per l’uomo di oggi. Riporto qui la conclusione dell’articolo citato.

A ben guardare, nel mondo globale è sempre più faticoso accordare pacificamente le diverse identità e differenze culturali e tracciare una linea di demarcazione tra buono e cattivo, lecito e illecito. Siamo di fronte a un «politeismo di valori» secondo Bodei che porta allo scontro tra posizioni per principio incompatibili e tollerate solo per quieto vivere. Come regolarsi, dunque? Dove trovare i fondamenti di un’etica (anche laica) condivisa se non esistono più per nessuno limiti da rispettare? Bodei cita Dostoevskij e la Gaia Scienza di Nietzsche per dire che l’esclamazione «Dio è morto e noi lo abbiamo ucciso» non è un grido di giubilo ma un terribile fardello in capo agli uomini chiamati alla terribile responsabilità di vivere in un modo «privo di stabili punti di riferimento e tendenzialmente votato al nichilismo».Di fronte all’evanescenza del limite, tratto tipico del presente, anche la libertà, in definitiva, si risolve in una trappola dalle catene invisibili ma non meno opprimenti.

Lo sanno gli Svizzeri?

Via mail ho ricevuto questo documento…

Berna/Zurigo/Losanna, 15 settembre 2016

Il rapporto “Dirty Diesel”, pubblicato oggi da Public Eye*, svela gli abusi commessi in Africa dagli imprenditori svizzeri del settore petrolchimico.

L’esclusivo rapporto, risultato di tre anni di inchiesta, svela per la prima volta come le aziende svizzere attive nel commercio di materie prime siano implicate nei problemi del settore dei carburanti in Africa. Alcune imprese svizzere proprietarie di distributori di benzina fanno infatti affari agendo in modo vergognoso all’interno della catena di produzione e distribuzione. Nell’Africa occidentale ad esempio, le aziende Vitol, Trafigura e Addax & Oryx approfittano dei deboli standard africani per vendere carburanti di bassa qualità e realizzare guadagni a discapito della salute pubblica degli africani. Le analisi svolte da Public Eye su campioni prelevati nei distributori di benzina di otto Paesi hanno mostrato risultati scioccanti: i carburanti contengono fino a 378 volte il tenore di zolfo autorizzato in Europa. Questi prodotti contengono poi altre sostanze altamente nocive, come benzene e idrocarburi policiclici aromatici, a livelli egualmente proibiti dalle norme europee.

 

Public Eye dimostra che le aziende svizzere non solo vendono carburante tossico, ma addirittura lo producono mescolando diversi prodotti petroliferi semilavorati ad altre sostanze chimiche al fine di creare ciò che l’industria chiama “la qualità africana”. Questi carburanti altamente inquinanti vengono principalmente prodotti nella regione ARA (Amsterdam-Rotterdam-Antwerpen), dove gli imprenditori svizzeri dispongono di importanti infrastrutture, quali raffinerie e depositi. Le società svizzere producono in Europa carburanti che non potrebbero mai essere venduti nel vecchio continente e sono responsabili di buona parte delle esportazioni verso l’Africa occidentale di gasolio e di benzina ad alto tenore di zolfo. Diversi paesi dell’Africa occidentale esportano quindi verso l’Europa petrolio greggio di ottima qualità, ricevendo in cambio del carburante tossico.

 

La produzione e la vendita di carburante tossico sono illegittime e violano il diritto alla salute della popolazione africana. Secondo un recente studio dell’OMS, l’Africa è vittima del più elevato aumento di inquinamento dell’aria nelle zone urbane a livello mondiale. Le proiezioni del Consiglio Internazionale per un Traffico Pulito (ICCT) – organizzazione non governativa nata in seguito allo scandalo VW – prevedono che l’inquinamento dell’aria legato al traffico stradale causerà, entro la fine del 2030, tre volte più decessi prematuri in Africa che in Europa, Stati Uniti e Giappone messi insieme. Le malattie respiratorie rappresentano già un grande problema in questa regione ed i gas di scarico sono classificati come cancerogeni dall’OMS. Per fermare questa bomba ad orologeria, i governi africani devono adottare standard più rigorosi. I commercianti svizzeri devono invece rispettare i diritti umani in tutti i paesi nei quali operano, come indicato nei Principi Guida dell’ONU su imprese e diritti umani, in vigore dal 2011.

 

Nel rapporto sulla sostenibilità del 2015, il CEO Jeremy Weir annunciò che Trafigura sarebbe diventata un “leader riconosciuto in materia di responsabilità sociale delle imprese”. La società aveva espresso la volontà di ispirarsi ai Principi Guida dell’ONU. Alla fine di settembre Public Eye ed altre organizzazioni non governative dell’Africa occidentale invieranno un contenitore riempito di aria inquinata proveniente da Accra, capitale del Ghana, all’azienda ginevrina. Mediante questo simbolico “ritorno al mittente”, Public Eye invita Trafigura a rispettare la parola data, impegnandosi a vendere carburante conforme agli standard europei ovunque nel mondo.

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E’ proprio di ieri la decisione degli Svizzeri di limitare l’ingresso di stranieri nel loro paese e a Como si è affollato un numero mai visto di emigranti in attesa di poter entrare in territorio svizzero.
Quale logica c’è nel rendere invivibile i paesi africani per poi respingere quelli che ne fuggono? La chiamiamo logica dello sfruttamento feroce e criminale?
Il documento che ho copiato sopra è stato inviato da un padre missionario in Africa.

Da Qoelet…

Questa è la lettura che il celebrante ha commentato stamattina durante la messa in ricordo di Vincenzo e Silvana nella Certosa di Bologna. E’ stato bello ritrovarsi insieme.

1Ricòrdati del tuo creatore
nei giorni della tua giovinezza,
prima che vengano i giorni tristi
e giungano gli anni di cui dovrai dire:
«Non ci provo alcun gusto»;
2prima che si oscurino il sole,
la luce, la luna e le stelle
e tornino ancora le nubi dopo la pioggia;
3quando tremeranno i custodi della casa
e si curveranno i gagliardi
e cesseranno di lavorare le donne che macinano,
perché rimaste poche,
e si offuscheranno quelle che guardano dalle finestre
4e si chiuderanno i battenti sulla strada;
quando si abbasserà il rumore della mola
e si attenuerà il cinguettio degli uccelli
e si affievoliranno tutti i toni del canto;
5quando si avrà paura delle alture
e terrore si proverà nel cammino;
quando fiorirà il mandorlo
e la locusta si trascinerà a stento
e il cappero non avrà più effetto,
poiché l’uomo se ne va nella dimora eterna
e i piagnoni si aggirano per la strada;
6prima che si spezzi il filo d’argento
e la lucerna d’oro s’infranga
e si rompa l’anfora alla fonte
e la carrucola cada nel pozzo,
7e ritorni la polvere alla terra, com’era prima,
e il soffio vitale torni a Dio, che lo ha dato.
8Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
tutto è vanità.

 

Mattina d’autunno.

campo-aratoAnche la pianura può essere molto bella in una mattina serena d’autunno: lo sguardo può spingersi lontano sui campi di stoppie sbiadite e su quelli giù arati . Il sole , sorto da poco,fa luccicare le zolle scure e fa salire dal suolo una nebbiolina leggera, che dà un tocco di magia al paesaggio.  Casolari ridenti spuntano qua e là tra alberi e cespugli ancora verdi, ma di un verde già stanco, un po’ spento. Si sente venire da un boschetto lo strillo chiassoso di un pavone, cui fanno coro dei passeri petulanti e delle  più timide tortorelle.

Mi fermo per un attimo ad ascoltare.

Poesia di E. Dickinson : Leggi come altri lottarono …

Read – Sweet – how others – strove –
Till we – are stouter –
What they – renounced –
Till we – are less afraid –
How many times they – bore the faithful witness –
Till we – are helped –
As if a Kingdom – cared!Read then – of faith –
That shone above the fagot –
Clear strains of Hymn
The River could not drown –
Brave names of Men –
And Celestial Women –
Passed out – of Record
Into – Renown! 

Traduzione

Leggi – Caro – come altri – lottarono –
Affinché noi – diventassimo più forti –
A cosa essi – rinunciarono –
Affinché noi – fossimo meno timorosi –
Quante volte essi – diedero testimonianza di lealtà –
Affinché noi – fossimo aiutati –
Come se un Regno – avessero difeso!Leggi poi – della fede –
Che brillò sul rogo –
Limpidi suoni di Inni
Che il Fiume non poté soffocare –
Valorosi nomi di Uomini –
E Celestiali Donne –
Promossi – dagli Annali

alla celebrità.

 

 

E’ importante ricordare quanto di buono e di bello abbiamo ricevuto in eredità da chi ci ha preceduto.

Ribellarsi in bicicletta.

La libertà va conquistata , non può essere un dono. La storia è piena di esempi di sedicenti “liberatori” che si sono bellamente sostituiti ai precedenti padroni.

Purtroppo questa legge vale anche per le donne arabe: se vogliono aver riconosciuti i loro diritti, devono tirar fuori le unghie e ribellarsi, come fanno queste due  iraniane, madre e figlia, che subito dopo aver avuto la notizia del divieto alle donne di usare la bicicletta, ne hanno inforcato una e si sono fatte filmare.

Gli uomini arabi devono avere una gran paura delle donne, se sentono il bisogno di comprimerne a tal punto la libertà.

Forse per questo  atto di ribellione la  vita  di queste due donne in bici si complicherà, temo, ma forse il loro esempio scuoterà altre donne dalla loro rassegnazione atavica.

 

UTE: Ritroviamoci!!!

Con l’arrivo dell’autunno , riprendono le attività dell’Università della Terza Età.

Il primo appuntamento è fissato per il giorno 5 Ottobre nella Chiesa di S. Bernardino di Erba alle ore 15.

Lì verrà celebrata, come ogni anno, una messa in suffragio dei soci defunti. Il rito sarà officiato dal ns. Don Ivano Colombo. Seguirà una visita alla Villa di Torricella guidata dallo studioso di storia locale, dr. Mauri.

Sarà bello ritrovarsi e darsi appuntamento per la prima lezione dell’anno che si terrà martedì 11 ottobre, sempre in sala Isacchi sempre alle ore 15.

Ciao a tutti i soci e a presto!!!!