La bellezza….(K. Gibran)

La bellezza cammina fra di noi
come una giovane madre
quasi intimidita dalla propria gloria.
La bellezza è una forza che incute paura
come la tempesta scuote
al di sotto e al di sopra di noi
la terra e il cielo.
La bellezza è fatta di delicati sussurri
parla dentro al nostro spirito
la sua voce cede ai nostri silenzi
come una fievole luce che trema
per paura dell’ombra.
La bellezza grida tra le montagne
tra un battito d’ali e un ruggito di leoni.
La bellezza sorge da oriente con l’alba
si sporge sulla terra dalle finestre del tramonto
arriva sulle colline con la primavera
danza con le foglie d’autunno
e con un soffio di neve tra i capelli.
La bellezza non è un bisogno
ma un’estasi,
non è una bocca assetata
né una mano vuota protesa in avanti
ma piuttosto ha un cuore infuocato
e un’anima incantata.
Non è la linfa della corteccia rugosa
né un’ala attaccata a un artiglio.
La bellezza è un giardino sempre in fiore
e una schiera d’angeli sempre in volo.
La bellezza è la vita quando la vita si rivela.
La bellezza è l’eternità che si contempla allo specchio
e noi siamo l’eternità e lo specchio.

 

Wonderlab

wonderlabOggi Londra ha mostrato la faccia che tutti le attribuiscono: pioggerellina, vento freddo, grigio ovunque… Forse per questo tutti hanno pensato di rifugiarsi nei musei della città: l’uscita della metropolitana era affollata come se si trattasse di andare a vedere la finale della coppa del mondo di calcio e abbiamo dovuto camminare un bel po’ pigiati tra la folla prima di poter riconquistare l’aria aperta. L’attrazione maggiore era costituita da una esposizione di robot, che dicono sia strabiliante. Avremmo voluto proprio visitare quella esposizione, ma i biglietti erano esauriti, quindi abbiamo ripiegato sull’attiguo “Wonderlab”, dove si possono sperimentare le proprietà dell’aria, dell’acqua , del suono dell’elettricità e del magnetismo. Un’idea molto intelligente: i bambini (e anche gli adulti) possono ripetere direttamente gli esperimenti grazie a macchinari predisposti allo scopo.

Alla fine c’è stato un piccolo spettacolo per mostrare alcuni esperimenti di particolare effetto sull’impiego dell’elettricità.

Chissà se da noi esiste qualcosa di simile …. se non c’è bisognerebbe proprio crearlo: è un’ottima occasione per passare un pomeriggio divertente e istruttivo al tempo stesso e potrebbe creare anche posti di lavoro.

Guardonismo gustativo.

Chi cucina al giorno d’oggi?

Forse solo qualche mamma che può permettersi di non lavorare fuori casa e qualche nonna volenterosa che la domenica invita figli e nipoti e dà saggio della sua esperienza culinaria acquisita nel tempo. I risultati sono evidenti : i miei nipoti preferiscono i fagiolini surgelati a quelli freschi o addirittura (e parlo di Samuele) chi ritiene che il pasto più paradisiaco sia quello a base di panini al prosciutto o al salame.  Non esistono cibi buoni in assoluto, ognuno di noi forgia il suo gusto nei primi anni di vita e resta legato a quei sapori che ha conosciuto per primi e che sono legati alle atmosfere della propria infanzia.

Questo stato di cose mi rende inspiegabile il dilagare dei programmi di gastronomia ovunque nel mondo: su qualunque canale e qualunque sia il tema del programma, c’è sempre il momento in cui il cuoco propone le sue prelibatezze più o meno elaborate.

Mi pare che si tratti di una forma di “guardonismo gustativo” (non so se esista questa parola, ma se non esiste la invento io ora). La gente, che non può permettersi di gustare cibi soddisfacenti nella vita reale, trova grande soddisfazione a vedere in TV chi cucina piatti prelibati, si fa venire l’acquolina in bocca….poi apre il frigorifero e mangia i piatti pronti comprati al supermercato, cucinati chissà quando con chissà quali ingredienti…..

Sul cammino di S.Pietro.

s.Pietro martireLa Parrocchia di Arcellasco sta organizzando per l’11 marzo (sabato) un pellegrinaggio sul cammino di S. Pietro martire (quello che viene sempre raffigurato con una spada che gli trafigge il capo). Anticamente era molto venerato dalle nostre parti, ora però è stato un po’ dimenticato, così con l’inizio della Quaresima si voleva riportare in evidenza questo grande santo, ripercorrendo le strade che lui ha percorso svolgendo la sua opera di predicazione.

Il pellegrinaggio prevede una prima tappa alla basilica di Galliano a Cantù, cui seguirà la pausa per il pranzo al sacco, nel pomeriggio poi ammireremo la cappella di Santo Stefano a Lentate, mirabilmente affrescata ( tanto da meritarsi il nome di cappella degli Scrovegni brianzola) e il pellegrinaggio terminerà poi a Seregno, nel duomo dedicato proprio a S. Pietro martire.

Come per il pellegrinaggio giubilare, anche questa volta gli organizzatori (gruppo culturale) hanno tenuto in considerazione l’aspetto artistico e spirituale insieme, proponendo mete tnto vicine a noi, ma spesso del tutto ignorate.

Chi fosse interessato può rivolgersi alla segreteria parrocchiale di Arcellasco .

Poesia: Il vento (G. Rodari)

vento1Da questa mattina il vento rumoreggia qui attorno e costringe le nubi a una corsa interminabile nel cielo. Ho visto volare fin sopra i tetti delle case qui sotto qualche sacchetto di plastica abbandonato da qualche mano maleducata… Molti poeti si sono ispirati al vento e tra questi oggi ho scelto Rodari.

Il vento
Arriva il vento. Che pazzerello!
Vedi? E’ sgarbato come un monello.
Strappa il giornale che tieni in mano;
manda i cappelli lontan lontano.
Tu devi correre fino laggiù,
ma il tuo cappello corre di più.
Intanto il vento, con mano lesta,
fa il parrucchiere sulla tua testa;
e se, per caso, apri l’ombrello,
ti spazza via, presto, anche quello.
Ma che puoi farci? Non t’arrabbiare:
è un birichino e vuol giocare!
(Gianni Rodari)

Non più soli?

TrappistGuardando il cielo in una bella notte d’estate, mi sono sempre sentita così piccola….e anche la nostra Terra mi è sempre apparsa come un atomo solitario in un cosmo talmente immenso da non riuscire nemmeno ad immaginarlo.

Ora dovremo cambiare il nostro modo di guardare le stelle: forse non siamo così soli nell’universo, infatti è notizia di ieri che sono stati scoperti ben sette pianeti con condizioni ambientali simili alle nostre.

C’è un particolare non trascurabile: questi pianeti sono lontani 39 anni luce!!! Ciò significa che avendo a disposizione un mezzo di trasporto veloce come la luce, impiegheremmo 39 anni per andare a fare visita ai nostri ipotetici “vicini” interplanetari…..

Tuttavia l’ipotesi, che altri esseri vivano in altri mondi simili al nostro, mi piace, mi fa pensare con minor sgomento all’immensità in cui siamo immersi.

Come Pinocchio…

In questi giorni Samu deve prendere la medicina che dovrebbe guarirlo da un’influenza interminabile e fa molte storie perchè la medicina è cattiva. Assomiglia un po’ a un burattino di casa nostra che tutti certamente ricordiamo……

Appena i tre medici furono usciti di camera, la Fata si accostò a Pinocchio, e, dopo averlo toccato sulla fronte, si accòrse che era travagliato da un febbrone da non si dire.

Pinocchio e la medicinaAllora sciolse una certa polverina bianca in un mezzo bicchier d’acqua, e porgendolo al burattino, gli disse amorosamente:

— Bevila, e in pochi giorni sarai guarito. —

Pinocchio guardò il bicchiere, storse un po’ la bocca, e poi dimandò con voce di piagnisteo:

— È dolce o amara?

— È amara, ma ti farà bene.

— Se è amara non la voglio.

— Da’ retta a me: bevila.

— A me l’amaro non mi piace.

— Bevila: e quando l’avrai bevuta, ti darò una pallina di zucchero, per rifarti la bocca.

— Dov’è la pallina di zucchero?

— Eccola qui — disse la Fata, tirandola fuori da una zuccheriera d’oro.

— Prima voglio la pallina di zucchero, e poi beverò quell’acquaccia amara…

— Me lo prometti?

— Sí… —

La Fata gli dètte la pallina, e Pinocchio, dopo averla sgranocchiata e ingoiata in un àttimo, disse leccandosi i labbri:

— Bella cosa se anche lo zucchero fosse una medicina!… Mi purgherei tutti i giorni.

— Ora mantieni la promessa e bevi queste poche gocciole d’acqua, che ti renderanno la salute. —

Pinocchio prese di mala voglia il bicchiere in mano e vi ficcò dentro la punta del naso: poi se l’accostò alla bocca: poi tornò a ficcarci la punta del naso: finalmente disse:

— È troppo amara! troppo amara! Io non la posso bere.

— Come fai a dirlo se non l’hai nemmeno assaggiata?

— Me lo figuro! L’ho sentita all’odore. Voglio prima un’altra pallina di zucchero… e poi la beverò! —

Allora la Fata, con tutta la pazienza di una buona mamma, gli pose in bocca un altro po’ di zucchero; e dopo gli presentò daccapo il bicchiere.

— Cosí non la posso bere! — disse il burattino, facendo mille smorfie.

— Perché?

— Perché mi dà noia quel guanciale che ho laggiú su i piedi. —

La Fata gli levò il guanciale.

— È inutile! Nemmeno cosí la posso bere.

— Che cos’altro ti dà noia?

— Mi dà noia l’uscio di camera, che è mezzo aperto. —

La Fata andò, e chiuse l’uscio di camera.

— Insomma — gridò Pinocchio, dando in uno scoppio di pianto — quest’acquaccia amara, non la voglio bere, no, no, no!…

— Ragazzo mio, te ne pentirai…

— Non me n’importa…

— La tua malattia è grave…

— Non me n’importa…

— La febbre ti porterà in poche ore all’altro mondo…

— Non me n’importa…

— Non hai paura della morte?

— Nessuna paura!… Piuttosto morire, che bevere quella medicina cattiva. —

A questo punto, la porta della camera si spalancò, ed entrarono dentro quattro conigli neri come l’inchiostro, che portavano sulle spalle una piccola bara da morto.

— Che cosa volete da me? — gridò Pinocchio, rizzandosi tutto impaurito a sedere sul letto.

— Siamo venuti a prenderti — rispose il coniglio piú grosso.

— A prendermi?… Ma io non sono ancora morto!…

— Ancora no: ma ti restano pochi minuti di vita, avendo tu ricusato di bevere la medicina, che ti avrebbe guarito della febbre!…

— O Fata mia, o Fata mia! — cominciò allora a strillare il burattino — datemi subito quel bicchiere… Spicciatevi, per carità, perché non voglio morire, no… non voglio morire. —

E preso il bicchiere con tutte e due le mani, lo votò in un fiato.

— Pazienza! — dissero i conigli. — Per questa volta abbiamo fatto il viaggio a ufo. — E tiratisi di nuovo la piccola bara sulle spalle, uscirono di camera bofonchiando e mormorando fra i denti.

Fatto sta che di lí a pochi minuti, Pinocchio saltò giú dal letto, bell’e guarito; perché bisogna sapere che i burattini di legno hanno il privilegio di ammalarsi di rado e di guarire prestissimo.

A ben pensarci Pinocchio è un po’ il ritratto di noi Italiani, che non riusciamo mai a prevenire i nostri guai e ci decidiamo a intervenire solo quando siamo costretti dall’emergenza: così è per l’ambiente, per le misure antisismiche nelle costruzioni, per l’abbattimento del debito pubblico….

20 febbraio 1976.

Da un po’ di tempo si ripetevano momenti in cui la nascita del mio terzo figlio fosse imminente, ma poi non succedeva nulla. Il mio pancione era diventato enorme e non riuscivo quasi più ad alzarmi quando cercavo di riposare un po’ sul divano. Quel 20 febbraio, però, mi trattennero all’ospedale anche se mancavano 20 giorni alla data prevista per il lieto evento.

Alle otto circa ero in sala parto e verso le dieci era nato Paolo ! Tutto era andato per il meglio. Quando mio marito arrivò verso mezzogiorno, dopo aver portato le bambine dai nonni,  chiese in quale stanza mi avessero sistemato, ma non sapeva ancora che tutto fosse già accaduto.

Quando l’infermiera gli disse: – E’ nel letto numero tal dei tali….. è maschio! – mio marito, che era rassegnato ad avere la terza femmina, rimase un po’ stordito  e non riusciva più a trovare la stanza in cui lo stavamo aspettando. Quando arrivò era raggiante!

Paolo si rivelò un bambino molto tranquillo, come se sapesse che era necessario per la sua e mia sopravvivenza che interpretasse con cura il mestiere di bravo bebè: mangiare, dormire , crescere….