Se un bimbo piange…

bimbo-che-piangeIl pianto silenzioso di un bimbo difficilmente è per un capriccio….parla di un’ingiustizia subita, di una sorte amara, di una privazione d’affetto.

Il pianto silenzioso di un bimbo mi stringe il cuore.

Condanne a morte.

“Pisellino” aveva solo pochi anni in più di Alfie, il bambino che sta commuovendo il mondo. Chiedo la carità di una lacrima e di una preghiera anche per lui. E per tutti i piccoli sparsi nelle nostre periferie. Senza futuro, senza un traguardo. Sfruttati, ingannati, strumentalizzati. Lanciati come esche per le strade a fare gli interessi di altri. Sono loro a pagare il prezzo più alto, sono loro ad essere acciuffati, sono loro a finire facilmente in carcere. Sono sempre loro a finire molto presto al camposanto”.

Questo è l’appello accorato di un parroco di Napoli che, dalle pagine di “Avvenire”, vuole ricordarci la triste sorte di tanti bambini che, non certo per loro colpa, si trovano a crescere in ambienti in cui non c’è libertà di scelta: o ti fai ingaggiare dalla criminalità o ti condanni a una vita di stenti. E sono tanti i giovanissimi che muoiono per mano di quella criminalità che li ha resi schiavi; se Alfie è stato condannato a morte dallo Stato inglese, Pisellino e gli altri (morti nello stesso modo) sono stati condannati a morte dall’inadempienza dello Stato italiano.

L’appello di questo parroco mi commuove e certamente prego per il ragazzo ucciso, ….. ma  sarebbe ora che le istituzioni prendessero veramente a cuore il risanamento e lo sviluppo di quelle zone d’Italia per ridare speranza alle persone per bene.

Ti credo anch’io…

Forse il giudice spagnolo non è sposato e non ha figlie, altrimenti non avrebbe mai potuto emettere una sentenza tanto vergognosa.

Mentre tutta la Spagna e il mondo si indignano giustamente, è bello constatare che questa indignazione ha superato anche le mura dei conventi…

“Noi viviamo in clausura, indossiamo un vestito che arriva quasi alle caviglie, non usciamo mai la notte (tranne le emergenze), non andiamo alle feste, non beviamo alcolici e abbiamo fatto voto di castità –  commentano le suore di clausura – E’ una scelta che non ci rende migliori o peggiori di nessuno, sebbene paradossalmente ci rende più libere e felici di molte. E proprio perché è una scelta libera, difendiamo con tutti i nostri mezzi a nostra disposizione (e questo è uno di quelli) il diritto di tutte le donne di fare liberamente il contrario senza per questo essere giudicate, violentate, intimidite, assassinate o umiliate. Sorella, io sì ti credo”

Ti credo anch’io, sorellina ….

La gioia di cantare.

Ogni anno le Università della Terza Età della Lombardia si danno  appuntamento per cantare insieme.  Quest’anno il ritrovo avrà luogo a S. Donato Milanese nel Teatro intitolato a Troisi. Alle ore 15.00 comincerà l’esibizione dei cori.

Anche l’UTE di Erba invierà il suo coro già tanto apprezzato in ogni occasione e sarebbe bello che molti Amici e soci dell’UTE (iscritti o non iscritti) venissero a sostenere e ad applaudire i nostri coristi.

Se l’idea di passare un pomeriggio in musica non vi dispiace, trovatevi giovedì 3 maggio alle ore 13.30 nel parcheggio di Via Battisti, dove un pullman vi aspetterà a ……porte aperte. coro ute a paderno

Evviva!!!

Da Greenpeace una bella notizia arriva via e.mail

Ciao Diana, oggi è una giornata storica per la protezione delle api!
I Paesi membri dell’Ue hanno deciso di ascoltare la richiesta di migliaia di persone come te, e vietare per sempre l’uso di tre insetticidi neonicotinoidi dannosi per le api: imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam.

È una vittoria per le api, l’ambiente e per tutti quanti noi. GRAZIE per aver firmato la nostra petizione

Evviva!

 

UTE: Economia post crisi – Tarkovskij

Il prof. Maurizio Benedetti, ha tenuto oggi la sua prima lezione di questo Anno Accademico. Questo è il decimo anno che offre gratuitamente la sua  competenza di economista  a soci UTE e proprio per sottolineare questa ricorrenza ha voluto ripercorrere in breve il filo logico da lui seguito  nelle sue lezioni in questi anni.

Era appena scoppiata la crisi economica più grave del secondo dopoguerra (2008), le cui cause possono essere così riassunte: strumenti finanziari speculativi, avidità di investitori disonesti, fallimento delle teorie che fidavano esclusivamente sulle leggi del libero mercato. La crisi ha quindi convinto gli economisti a cambiare il modo di fare economia, secondo criteri non esclusivamente quantitativi, riscoprendo gli insegnamenti di studiosi e imprenditori del passato, che avevano individuato nel capitale umano ed etico una parte importante del valore di un’ impresa. E su questa linea si è anche espresso il Papa emerito, Benedetto XVI, nella sua enciclica “Caritas in Veritate”.

La crisi ha portato una ristrettissima minoranza ad arricchirsi sempre di più, mentre i poveri sono aumentati di numero e sono sempre più poveri. Si è arrivati al paradosso che le sette persone più ricche del mondo hanno un patrimonio personale pari a quella posseduta da 3,6 miliardi di poveri (la metà della popolazione mondiale). Le multinazionali sfruttano in modo immorale le risorse del pianeta e in molti casi hanno più potere degli Stati stessi.

Ora l’economia deve assumersi le proprie responsabilità verso l’ambiente, verso la società e verso le future generazioni, puntando sui valori non-quantitativi presenti nelle aziende: la reputazione e il capitale umano.

Anche nelle nostre zone si possono già notare i primi segni di questo cambiamento dal basso: gruppi (capitoli) di imprenditori con diverse professionalità si associano per stabilire relazioni basate su fiducia, reciprocità ed etica a vantaggio di tutti. A Lecco si è tenuta da poco una convention sul tema “La fiducia è il motore degli affari”. Questi gruppi in rapida diffusione si riuniscono ogni settimana per scambiarsi informazioni ed esperienze.


tarkovskijOggi il prof. Creuso ci ha parlato con grande passione di un regista russo che nessuno di noi presenti aveva sentito nominare: A. Tarkovskij (1932-1986).

Il suo non è un cinema-teatro, ma un cinema di immagini per “una ricerca in un mondo di ideali, in una zona che, come appare in Stalker (1979), è circondata da filo spinato, ma nella quale possono trovare posto i sogni degli uomini. Un mondo dove la comunicazione è affidata a simboli di molteplice interpretazione, le cui digressioni iconografiche sono quadri di Bosch, Leonardo, Bruegel, Rembrandt, Dürer, le cui atmosfere vibrano delle suggestioni di musiche che attingono da Bach o da Beethoven, fino al folcklore scandinavo e giapponese.” (http://www.mymovies.it/biografia/?r=1169″


UTE: Marcuse – il maggio francese.

Il prof. Porro ci ha parlato del nume tutelare della contestazione del 1968: Herbert Marcuse, ma prima ci ha ricordato cosa abbia significato quell’anno che tanti di noi ricordano forse un po’ confusamente.

Il ’68 è una rivoluzione fallita, che in Italia ha fatto presagire gli anni di piombo.   Il suo obiettivo non è la conquista del potere politico, ma la trasformazione della quotidianità, la lotta contro l’autoritarismo, l’ultima lotta contro “il padre”.  I giovani che l’hanno creata sono quelli nati dopo la fine della guerra, quelli del baby-boom, quelli che vivono con l’incubo del pericolo atomico e che nutrono un fortissimo spirito libertario.

Nelle università italiane nasce il Movimento Studentesco (Capanna era il suo leader) che si ispira a Stalin e all’URSS.

marcuseIl leader degli intellettuali di quegli anni era il filosofo Marcuse, che veniva dalla SCUOLA  di FRANCOFORTE, fondata da alcuni giovani filosofi tedeschi, per lo più di origine ebraica; con l’avvento di Hitler al potere, essi fuggono  negli USA, per non finire nei campi di rieducazione.

Anche Marcuse fugge, ma dice di aver lasciato un paese totalitario solo per piombare in un altro sistema altrettanto totalitario, dominato dal potere della tecnologia e dalle leggi dell’economia. Qui gli uomini si illudono di essere liberi, ma sono condizionati da un oppressivo sistema produttivo: efficacia ed efficienza sono gli unici criteri cui la società obbedisce; la RAGIONE STRUMENTALE si occupa solo dei mezzi e non dei fini, portando inevitabilmente alla barbarie ( i lager sono l’esempio migliore di efficienza: col minimo dispendio di risorse si ottiene il massimo dei risultati).

Rifacendosi alla teoria di Freud che vede nell’educazione il modo per reprimere gli impulsi primordiali, Marcuse afferma che nelle società occidentali non solo c’è la repressione degli impulsi, ma anche la costrizione della prestazione. Il lavoro diventa sempre più alienante. Nell’URSS d’altra parte vige una forma di capitalismo burocratico oppressivo come il capitalismo occidentale.

Siamo tutti condizionati dalla pubblicità e dalla propaganda, siamo più benestanti, ma oppressi da bisogni indotti e il sistema produttivo genera  il bisogno di guerre per continuare a produrre…

Marcuse  ipotizza che saranno gli ultimi, gli emarginati, i deboli, i disabili, gli stranieri, che, non appartenendo al sistema, potranno attaccarlo dall’esterno per chiedere il riconoscimento dei loro diritti.


Sempre restando in tema di ’68, il prof. Galli, ci ha aiutato a ripercorrere i momenti cruciali di quel maggio francese, che non ha portato a risultati immediati eclatanti, ma che ha lentamente e profondamente  cambiato il nostro modo di vivere.

Negli anni ’60 i giovani non si riconoscono più nei valori “borghesi” che hanno sempre scandito la vita dei loro padri e danno vita a vari movimenti di ribellione: hippies, capelloni, musica rock, libertà sessuale, blue-jeans…). Il contrasto generazionale diventa più forte come mai prima.

I primi segnali partono nel 1964 dall’università di Berkeley in California, dove gli studenti reclamano di poter influire sulla gestione dell’ateneo; nel 1967 anche nelle università italiane si manifestano forti segnali di disagio:  il grande aumento degli iscritti nelle varie facoltà ( dovuto alla diffusione di un nuovo benessere,  per cui anche i figli degli operai hanno la possibilità di accedere agli atenei), non era stato accompagnato da un imprescindibile adeguamento di metodi e strutture.

maggio-franceseIl periodo noto come “maggio francese” ha inizio a Nanterre, dove viene chiesto l’intervento della polizia per reprimere le manifestazioni degli studenti che chiedono di potersi riunire nelle aule universitarie per discutere i loro problemi. Questo scatena un vortice sempre più ampio di proteste, che esce dalle Università e coinvolge in breve tutta la società francese, fino a bloccare tutto il paese e ad isolarlo dal resto del mondo.

De Gaulle, allora al potere, arriva addirittura a sciogliere le camere e a indire nuove elezioni. Così alla fine di giugno il popolo francese, in maggior parte residente nelle campagne, rimaste fuori dal movimento di protesta, sancisce la vittoria di De Gaulle. L’anno seguente il generale si dimette e il suo successore, Pompidou, si affretta a riformare le Università (cosa che non avviene in Italia, forse per miopia della classe dirigente, ma anche per le diverse condizioni politiche del nostro paese)


E’ stato per me (e penso anche per altri ) un vero piacere, poter rivivere le amosfere della mia gioventù e poter ripercorrere  quegli avvenimenti  (che in gioventù mi hanno solo sfiorato perchè troppo immersa nei miei problemi esistenziali) e poterli comprendere meglio. Grazie professor Porro e professor Galli! Grazie UTE!!!

 

Il falco.

Il cielo azzurro era percorso da nubi sfilacciate e candide, segno evidente che c’ era vento in quota.  Il sole era alto e le ombre corte.

il-falco-1-1Alzando lo sguardo, ho visto un falco: senza mai dare un colpo d’ ala, si faceva tasportare verso l’ alto disegnando una spirale ascendente….. saliva, saliva sempre più su, fino a diventare un puntino e a nascondersi per qualche istante fra le nuvole. Poi di colpo picchiava verso terra, per arrestarsi bruscamente e ricominciare a salire…..

L’ ho seguito a lungo e mi dava un senso di libertà, di leggerezza,  pareva un miracolo quel suo planare sulle correnti e mi son chiesta se ha consapevolezza della sua “felicità” o se fa  come gli umani, che non apprezzano le cose preziose di cui godono, fino a quando non le hanno più…

Ringiovanire la mente ….

Oggi il dr. Francesco Pagnini, docente universitario alla Cattolica e ad Harvard, ci ha insegnato come restare giovani.

E’ nel modo di sentire comune la convinzione che l’invecchiamento sia un processo biologicamente determinato, ma questo non è del tutto vero, perchè altrimenti non si spiegherebbe come ognuno invecchi in un modo diverso.

E’ abbastanza intuibile che la mente può condizionare il corpo  e viceversa ed è su questo dato di fatto che si fonda il cosiddetto “Effetto Placebo”: si somministra a un paziente come farmaco una sostanza  priva di attività terapeutica intrinseca (acqua zuccherata, per esempio) e il malato, convinto di aver preso una medicina spesso si sente meglio.

E’ stato condotto un esperimento (counterclokwise = andare in senso antiorario) in America su un gruppo di malati di Parkinson: tutti sono stati sottoposti a intervento chirurgico al cervello, però ad alcuni sono stati iniettate delle cellule che potevano procurare un certo effetto benefico ad altri non è stato iniettato nulla; alla fine si sono notati gli stessi effetti benefici in tutto il gruppo.

Un altro esperimento ha preso in esame 84 cameriere di un grande albergo e si è chiesto loro quale tipo di attività sportiva facessero per migliorare la loro forma fisica; naturalmente la risposta generale è stata che non avevano tempo di fare alcuno sport. Alla metà di loro è stato fatto visionare un filmato in cui si spiegava che in realtà, lavorando, facevano tanta attività fisica, paragonabile a quella che avrebbero fatto in palestra; all’altra metà non è stato fatto vedere il filmato. Dopo un certo periodo di tempo solo il primo gruppo ha fatto registrare una notevole perdita di peso, pur senza modificare le proprie abitudini.

Questi e numerosi altri test provano che le nostre aspettative  condizionano  fortemente il nostro stato fisico.

counterclockwiseNel 1979 in America è stato effettuato un altro esperimento su due gruppi di persone ultrasettantacinquenni che vengono portati a vivere in una casa attrezzata e arredata come si usava vent’anni prima, ma al primo gruppo viene detto che devono vivere la quotidianità come se fossero effettivamente nel 1959, mentre il secondo gruppo deve fare le stesse cose, ma senza alcun riferimento temporale al passato. Confrontando lo stato fisico dei partecipanti si è riscontrato che chi aveva vissuto come se fosse tornato indietro nel tempo aveva ottenuto maggiori benefici sia a livello fisico, che a livello psicologico.

Ci sono poi:

  • le profezie che si autoavverano: se mi aspetto che qualche cosa accada, aumento la probabilità che quel qualcosa si verifichi davvero;
  • la minaccia dello stereotipo: se mi convinco che poichè sto invecchiando non potrò più fare certe cose, non le farò e invecchierò più in fretta;
  • momenti senili: sono le dimenticanze, gli oggetti smarriti e non più trovati…càpitano a tutti, ma se capitano a un giovane, questo non ci pensa più di tanto, un vecchio invece se ne preoccuperà.

Pensare positivamente può cambiare anche il modo di affrontare le malattie e il dolore: accettare la propria condizione fisica e cercare di valorizzare le possibilità residue di attività fisica e sociale, può allungare anche le speranze di vita.

A questo punto il pro. Pagnini ci ha illustrato il progetto che intende realizzare. Si ripeterà l’esperimento effettuato in America nel 1979, prendendo in considerazione 90 anziani, maggiori di 75 anni. Si manderanno i primi 30 in un agriturismo a vivere come se fossimo nel 1989 (anno della caduta del muro di Berlino), i secondi 30 andranno nello stesso luogo ma senza riferimenti al passato e gli ultimi trenta potranno andare a fare una vacanza a piacere.

Spero che il prof. Pagnini possa tornare a raccontarci come è andata, visto quanto è stato piacevole e stimolante questo primo incontro.

Se tutto cambia…

E’ indubbio che stiamo vivendo un cambiamento epocale, in cui vediamo cambiare in modo rapidissimo il nostro modo di vivere e di pensare, il nostro modo di organizzare la società e di comunicare… e anche il nostro modo di intendere e di vivere la religiosità.

A questo proposito mi sembra molto interessante questo articolo che ho letto su “Mosaico di Pace”