A vincere non sarà mai l’Italia.

salvini-mattarella-di-maio“….Insomma, siamo a una svolta. I partiti, tutti nessuno escluso, sono posti, in forma diversa, davanti alla medesima responsabilità che gli elettori avevano affidato loro settanta giorni fa: concorrere per il governo dell’Italia. Il che, con le attuali regole del gioco, vuol dire prima gareggiare, e poi trovare gli accordi possibili e necessari. Più di qualcuno, invece, si mostra convinto di essere l’eroe di un’ordalia, un giudizio avventuroso e senza ragioni e senza “sopravvissuti”, vincitore a parte. Ma con questa logica, qualunque storia s’impegnino a raccontarci, a vincere non sarà mai l’Italia.”

Così conclude il suo articolo il direttore de l’Avvenire.it e ha purtroppo ragione, ” a vincere non sarà mai l’Italia”….

Che tristezza assistere ieri sera alle dichiarazioni del Presidente Mattarella e rendersi ancora una volta conto che siamo in balia di un pugno di irresponsabili, che non sanno vedere oltre gli interessi di partito…e intanto lo spread sale….. e intanto l’Europa corre, mentre l’Italia, che si è appena messa faticosamente in moto, rischia di trovarsi tragicamente penalizzata…e a pagare il prezzo più salato saranno sempre gli stessi: i più poveri.

 

A Mia madre.

Il treno mi portava a rivederti per l’ uiltima volta.

Pensavo alle sofferenze

che alla fine avevano segnato

il tuo volto e il tuo corpo.

e l’ angoscia si scioglieva in un brivido freddo.

Poi ti ho rivisto: eri bella e serena

come da tempo non eri più.

La morte non ti aveva sorpresa;

l’ avevi attesa, invocata e infine abbracciata.

Mi manca la tua voce che chiamava il mio nome

con la dolcezza severa che era solo tua.

Un ricordo di scuola.

La relazione della psicologa dell’ istituto che lo aveva curato, diceva che era  un bambino che risentiva di traumi cerebrali  causati da un incidente d’ auto, subito quando aveva quattro anni. Le terapie erano riuscite a riportarlo a camminare, anche se doveva ancora avvalersi di tutori, ma la formulazione della parola era rimasta lenta; le capacità intellettive erano valutate nella norma (anche se ai limiti inferiori).
All’ impatto con la scuola (prima elementare) il bambino mostrò tanta voglia di relazionarsi con i compagni e con la maestra, ma aveva dei terribili accessi di aggressività e faceva molta fatica a seguire le attività. La motivazione principale dell’ inserimento era stata la socializzazione e durante quel primo anno imparò a fare il bravo scolaro, ma non imparò nè a leggere nè a scrivere (perchè non ero abbastanza severa, diceva la psicologa ad ogni incontro) e quindi ero stata invitata a bocciarlo.
A me sembrava una vera crudeltà, visto che aveva fatto progressi da gigante nei rapporti coi compagni e nell’ autocontrollo e non raccolsi l’ invito. Durante l’ estate gli preparai una specie di sillabario con il lavoro già predisposto in modo da riuscire a seguirlo mentre la classe faceva attività diverse. E il secondo anno imparò a leggere e a scrivere semplici frasi.
Chi lo seguiva però non era soddisfatto perchè poteva fare di più…ma non era vero : il poverino riusciva a imparare certe cose al mattino , ma non riusciva a ricordare il giorno dopo ciò che era stato fatto , soprattutto quando si trattava di tecniche legate alla matematica.Dopo aver sperimentato tutte le strategie possibili, capii che le lesioni dovevano aver colpito la parte di memoria preposta a quelle attività e cominciai a scrivere ogni giorno sul suo diario: studia la tabellina del 2. Andai avanti per un mese e più, fini a quando arrivò il giorno della riunione con gli specialisti (la psicologa era cambiata).
L’ incontro si svolse secondo il solito rituale  e stavamo per concludere quando l’ assistente del bambino mi disse un po’ imbarazzata:- Signora quando lei scrive sul diario di studiare le tabelline, posso fargli fare qualcos’altro? Lui non è in grado di ricordarle, non c’ è niente da fare……-

A questo punto mi illuminai tutta e le dissi: – Cara signorina, lei da oggi in poi non troverà più quella scritta sul diario, perchè so benisssimo che non può impararle. Io volevo solo che fosse lei a dirlo, perchè se lo dico io mi sento dire che devo essere più severa…..
I presenti si scambiarono sguardi molto imbarazzati, mentre sull’ assemblea scendeva un gelo da brividi….. e da quel giorno nessuno mi disse più di essere più severa… anzi non mi invitarono nemmeno più alle  riunioni….

Io mi sentivo libera e leggera …(A. Pozzi)

……..

Io mi sentivo libera e leggera
come quei fiocchi bianchi di pelurie
che si sprigionano dai pioppi, in maggio
e cercan l’alto come delle preci.pappi-dei-pioppi
La tua voce era un mare di purezza:
ogni ombra di materia vi affogava.
A tratti le parole si frangevano
in sfumature lunghe di silenzio
e all’anima sembrava di vibrare
nuda nel vento e di sfiorare Dio.

Sono i versi finali di una poesia di Antonia Pozzi intitolata “La stazioncina di Torre Annunziata”. Bellissima l’immagine dei “fiocchi bianchi di pelurie”  (i pappi) che volano come preghiere e che richiamano  l’idea della libertà.

Il mio cortile è pieno di pappi, che sono in agguato e ti entrano in casa appena apri la porta o la finestra… Sono in cerca di un posto buono per fermare il loro volo e dare vita a nuovi pioppi.

Ieri a S. Donato.

Il Maestro Zapparoli durante la sua esibizione, accompagnata dal coro.
Il Maestro Zapparoli durante la sua esibizione, accompagnata dal coro.

Ieri a S. Donato Milanese, grande successo (come sempre del resto) per il nostro coro. Con  sorpresa di tutti  si è esibita la direttrice del coro stesso, maestro Alessandra Zapparoli, che ha cantato una travolgente “Habanera” dalla Carmen di Bizet. Negli spazi di un teatro, le  nostre coriste possono esprimere tutta la potenza delle loro ugole straordinarie, facendosi ammirare dal pubblico presente.

In complesso però l’organizzazione della rassegna, lasciata un po’ all’improvvisazione del momento, ha lasciato un po’ a desiderare

 

 

Malinconia

E poi ti vengono improvvisi dei momenti di malinconia…
un nodo in gola, un desiderio di cose perdute lungo la via..

E ti risuonano nella mente parole mai dette e silenzi
che  vorresti colmare…E ti ritrovi le mani piene

di carezze non fatte… mentre una lacrima affiora tra le ciglia.

Emmanuel

bimbo-africanoQuel giorno ho incontrato lo sguardo dei tuoi dolcissimi occhioni neri. La tua mamma era andata a studiare la lingua che dovrà insegnare anche a te. Tu stavi tranquillo nel passeggino,  ma poi ti sei annoiato e hai cominciato a gridare sempre più forte per attirare l’ attenzione.
Allora ho cominciato a cantarti un motivetto inventato lì per lì e ti ho preso le mani color cioccolato per muoverle al ritmo della melodia. Tu  hai sorriso e, se mi fermavo, tu accennavi a continuare il movimento delle braccia: quella musica ti piaceva …. e ti rassicurava.
 Poi ho preso a dondolare avanti e indietro il passeggino e i tuoi occhi a poco a poco si sono chiusi. … era proprio come quando cullavo i miei nipotini, solo che tu avevi gli occhi più scuri, la pelle più scura, i capelli più ricci, ma lo stesso dolcissimo sorriso e la stessa voglia di coccole.

6 gennaio 1970.

sagracarpiTi ripenso, chiesetta antica,
 che hai visto la nostra emozione
 di quel giorno lontano….
Le tue mura nude e fredde
hanno sentito quel nostro sì
denso di speranze e di timori…
Ora sono sola a ricordare
e a ripercorrere  quella
che, pur faticosa,
è stata la nostra vita…