Symphony in Yellow by Oscar Wilde (1881)

tamigi-in-autunnoAn omnibus across the bridge
Crawls like a yellow butterfly,
And, here and there a passer-by
Shows like a little restless midge.
Big barges full of yellow hay
Are moored against the shadowy wharf,
And, like a yellow silken scarf,
The thick fog hangs along the quay.
The yellow leaves begin to fade
And flutter from the temple elms,
And at my feet the pale green Thames
Lies like a rod of rippled jade.
Traduzione
Un autobus attraversa il ponte
si muove lento come una farfalla gialla, 
e, ora qui ora lì, un passante
assomiglia ad un piccolo moscerino inquieto.

Barconi carichi di fieno giallo
sono ormeggiati lungo il molo ombroso, e  come
una sciarpa di seta gialla,
la fitta nebbia pende sopra la banchina.

 

Le foglie gialle iniziano ad avvizzire
E dagli olmi del tempio si distaccano;
Ai miei piedi il Tamigi è verde chiaro
Come verga di giada increspata.

Questa poesia di Oscar Wilde risente dei suoi quasi 140 anni di vita: certo oggi sui ponti non passa più solo un autobus, ma una serie infinita e i pedoni che camminano per strada non sono rari: i marciapiedi sembrano spesso formicai in subbuglio. Sul Tamigi poi non passano più barconi carichi di fieno, ma carichi di turisti semmai. E la nebbia? La proverbiale nebbia di Londra?  Sparita anche quella!!! Se Wilde rivedesse ora la sua città, non  la riconoscerebbe……

 

Effetto Brexit?

aeroporto-vuotoEccomi di nuovo a Londra. Ieri gli aeroporti, sia in Italia che  qui in England, erano pochissimo affollati e le operazioni di controllo bagagli e documenti non hanno richiesto le solite attese snervanti: tutto si è svolto sempre in pochi minuti.  Anche in aereo non mi era mai capitato di viaggiare  avendo a disposizione tre sedili solo per me.  Dopo l’atterraggio e il velocissimo controllo del passaporto, mi sono affrettata a raggiungere la stazione degli autobus, ma al mio arrivo era ancora vuoto e l’autista si è prodigato poi per una buona mezz’ora a gridare ad alta voce per richiamare eventuali altri passeggeri: dev’essere colpa della Brexit! La sterlina ha perso molto del suo valore e questo può aver limitato la propensione ai viaggi così tipica degli Inglesi.

UTE: Nascita del linguaggio – Storia del balletto: Carla Fracci. (sintesi di Angela D’ Albis)

Oggi il Dott. Rigamonti ci ha parlato della comunicazione verbale e delle tappe dello sviluppo del linguaggio nel bambino.
La COMUNICAZIONE VERBALE è la capacità specificatamente umana di comunicare verbalmente e implica due tipi di COMPETENZE:
• LINGUISTICHE: capire e produrre frasi significative e formate secondo le regole grammaticali;
• COMUNICATIVE: abilità di usare le frasi in modo appropriato al contesto.
Il docente ha ribadito che è l’adulto il vocabolario del bambino e che è importante parlargli in maniera corretta, perché il bambino impara imitando.
Ha poi sottolineato che è importante che le cose che si apprendono abbiano una immagine nel cervello.
L’apprendimento del linguaggio non è solo la parola, ma anche la rappresentazione mentale.
Nelle prime settimane, il bambino emette dei suoni vegetativi;
a 2 mesi, il bambino comincia a emettere delle vocalizzazioni;
verso i 7 mesi, il bambino comincia con la “lallazione” canonica (la lallazione è l’emissione di suoni ripetitivi come da-da, ma-ma);
linguaggio-e-bambiniA 10-12 mesi, si sviluppa la “lallazione variata”, cioè i bambini, con semplici lallazioni, compongono delle vere e proprie frasi con intonazione e ritmo corretti.
Ci sono dei bambini che a 12 mesi parlano già, altri no. Spesso non è un problema del bambino, ma dell’adulto perché il suo insegnamento non è stato corretto.
Grazie al cielo, però, tutto poi si mette a posto, perché quando i bambini vanno al nido o all’asilo, stando vicini ad altri bambini, hanno degli stimoli diversi.
Infine, per concludere questa prima parte sulle competenze linguistiche, il docente ci ha descritto lo SVILUPPO FONOLOGICO del bambino da 1 a 3 anni:
• a 10 -12 mesi il bambino riproduce circa 50 parole;
• a 17 – 24 mesi c’è un’esplosione di vocabolario e il bambino riproduce fino a 300-600 parole;
• a 3 anni la maggior parte dei bambini italiani padroneggia tutti i fonemi della nostra lingua.

Altra cosa è la COMPRENSIONE:
• a 7 mesi i bambini comprendono alcune parole familiari;
• a 8 mesi comprendono una cinquantina di parole;
• a 18 mesi circa 200 parole.
Tuttavia, la comprensione è molto soggettiva.
Il docente termina la lezione parlando del “SORRISO” SOCIALE”.
Alla nascita il bambino “imita” l’adulto anche nei modi. Questo discorso imitativo dura tutta la vita. Quando il bambino comincia a sorridere, vuol dire che il bambino comincia a instaurare una relazione con le persone conosciute.
La lezione del dott. Rigamonti è stata, come tutte le sue lezioni, molto stimolante e utile per i nonni, che hanno rapporti stretti con i bambini, ma anche per gli altri che, pur non essendo nonni, hanno imparato qualcosa di veramente istruttivo e interessante

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La lezione di oggi della professoressa Zapparoli ( sempre con la collaborazione del professore Francesco Pintaldi, che prepara dei video bellissimi) è legata intimamente con la lezione precedente sulla storia del balletto classico. Oggi approfondisce anche alcuni argomenti tecnici, già accennati la volta scorsa, presentandoci una “étoile” della danza molto importante: Carla Fracci.

Carla Fracci, La Sylphide 1985
Carla Fracci, La Sylphide 1985

Carla Fracci inizia presto la sua storia di danzatrice. E’ una bimbetta proveniente da una famiglia molto semplice, che vive a  Milano in una casa di ringhiera e che si forma in questa città per andare verso un cammino di grande fama internazionale.

Nasce a Milano il 20 agosto 1936 e studia alla Scala. Nel 1954 si diploma e subito viene chiamata presso i più grandi teatri stranieri (ll London Festival Ballet, il Sadler’s Wells Royal Ballet, lo Stuttgart Ballet , il Royal Swedish Ballet e l’American Ballet Theatre.) che la volevano accanto ad altri grandi ballerini di fama mondiale come Nureyev.

Il primo lancio di Carla Fracci fu al Festival di Nervi (cittadina della Liguria)e da lì fu chiamata a debuttare a New York con  Giselle, la cui interpretazione più famosa è quella con Erik Bruhn. Giselle è un balletto classico-romantico, scritto dal romanziere francese Théophile Gautier e musicato dal celebre compositore di musiche per balletti Adolphe-Charles Adam, Carla Fracci ha danzato Giselle anche con Nureyev e Paolo Bertoluzzi, un grande ballerino italiano.

Durante la visione del video che riproduce alcuni pezzi di Giselle, la nostra docente ci fa notare la freschezza, la leggerezza, la bravura tecnica dell’interpretazione di Carla Fracci come pure l’espressione del viso che esprime molto bene le emozioni. Infatti, Carla Fracci, oltre ad essere una brava ballerina, è anche una brava attrice.

Sempre durante l’esecuzione di questi brani, la docente ci dice una curiosità riguardo ai piedi dei ballerini: le ballerine ballano in punta, mentre i ballerini usano la mezza punta. Anche lo sviluppo della muscolatura dei ballerini maschi è  diversa perché devono essere in grado di alzare la ballerina.  La ballerina, invece, deve avere una caviglia fortissima, per reggere il peso del corpo, e un collo del piede che deve abituarsi a curvarsi in un modo un po’ innaturale.

La lezione continua con altri filmati di personaggi del passato:

Isidora Duncan, innovativa per la danza;Anna Pavlova, grande coreografa e ballerina.Abbiamo visto anche due interpretazioni di “Giulietta e Romeo”, una con Liliana Cosi e Nureyev e l’altra con Carla Fracci e Nureyev. Senza togliere nulla a Liliana Cosi, l’interpretazione di Carla Fracci ci è sembrata più sentita e partecipata. La lezione si è conclusa con una danza di Luciana Savignano e una danza allegra tratta dal Don Chisciotte.

Grazie alla professoressa Zapparoli per l’interessante lezione e al professore Francesco Pintaldi per il bellissimo video.

Poesia: Albero secco.

Un albero secco
fuori dalla mia finestra
solitario
leva nel cielo freddo
i suoi rami bruni:
Il vento sabbioso la neve e il gelo
non possono ferirlo.
Ogni giorno quell’albero
mi dà pensieri di gioia,
da quei rami secchi
indovino il verde a venire.
(W. Ya-p’ing)

Quando le promesse vanno in fumo….

Infantilismo …..l’ho sempre pensato e detto:  le promesse elettorali di Di Maio e Salvini erano irrealistiche  e avevano il solo scopo di buttare fumo negli occhi della gente, ma il voler pervicacemente insistere che ciò che era stato promesso doveva essere fatto anche contro l’evidenza dei fatti era atteggiamento molto infantile.

E ora?  Dopo aver dato dell’ubriacone a Junker, dopo aver millantato un’irremovibilità assoluta sulle proprie posizioni…..ecco che finalmente abbassano la testa e la coda e, per amore di poltrona, si assoggettano  alle leggi dell’economia e della convivenza.
Resterà ben poco di quelle promesse fatte sette mesi fa e che ormai sembrano appartenere alla preistoria ….resta però il danno di miliardi causato dall’innalzamento dello spread. Dovrebbero pagarlo Lega e M5s decurtando gli assegni dovuti ai loro eletti.
Se tutto rientrerà nella normalità, un grosso grazie va al Presidente Mattarella, che, senza clamori, ha messo subito in chiaro per iscritto le condizioni per ottenere la sua convalida alla manovra e ha evidentemente tenuto il punto. Io sono convinta di questo e anche se c’è chi giudica il nostro Presidente della Repubblica troppo “molle” perchè non strepita, io penso invece che se non andremo a rotoli lo dovremo a lui.
 Grazie, Presidente Mattarella!.

S. Lucia.

Oggi è S. Lucia e qui, in questa parte di Emilia dove mi trovo, molti bambini stamattina avranno trovato i doni sotto l’albero.  Non ho trovato spiegazioni per il fatto che sia proprio questa santa a portare i doni  e non è vero che la notte di S. Lucia sia la notte più lunga che ci sia (forse lo è per i bambini che aspettano i regali), infatti il solstizio d’inverno si avrà solo fra qualche giorno. Forse la spiegazione di tutto è in quel nome “Lucia”, derivante chiaramente da “lux” (luce) che la fa invocare nel periodo più buio dell’anno per  impetrare  il ritorno della luce.

Nei miei ricordi di bambina mi rivedo svegliarmi quando era ancora buio a cercare in fondo al letto il piccolo tesoro lasciato lì durante quella notte magica: qualche caramella, qualche cioccolatino, l’immancabile mandarino, un libro o un giocattolo, un pupazzetto di zucchero …. Fuori a volte nevicava, ma non mi sognavo certo di non andare a scuola, naturalmente a piedi come sempre: avrei potuto raccontare anch’io alla maestra quanto ero stata fortunata!

La magia però veniva presto smascherata e con la magia finivano anche i regali …..

Ritornando alla storia di Lucia, si sa che era una fanciulla di buona famiglia di Siracusa e che fu denunciata come cristiana da un suo pretendente respinto durante le persecuzioni di Diocleziano. Fu condannata al rogo, ma il fuoco non la uccise e fu quindi decapitata.

Ora è venerata, oltre che nella sua città natale, di cui è patrona, anche in molti paesi del Nord-Europa, dove la luce in questa stagione è un bene raro…

 

Il Centro Italiano Femminile: una storia lunga 70 anni.

img_20181211_220944_resized_20181211_115455233In un salone del Castello di Pomerio, gremito di pubblico, stasera sono stati insigniti di un riconoscimento di benemerenza gli sportivi erbesi che si sono fatti onore a livello regionale, nazionale e internazionale, le associazioni sportive e le associazioni che festeggiavano particolari anniversari di fondazione

Anche il Centro Italiano Femminile di Erba (di cui sono segretaria da un paio d’anni) è stato invitato per la consegna di un attestato di benemerenza  per i suoi 70 anni di attività nella nostra città. Siamo intervenute Maria Pellegrino (Mariuccia), Angela Parietti (Lalla) ed io (Diana). Quando il Presidente del Consiglio Comunale ci ha chiamate, ci ha preso un pizzico di emozione e con una certa fatica ho potuto ringraziare il Sindaco e l’amministrazione comunale che ci gratificano con questa  menzione. Mi sono però ricordata di puntualizzare il gran lavoro che hanno fatto nel passato grandi donne, come Mariuccia e Lalla, nel campo dell’educazione-assistenza dei bambini e per l’emancipazione femminile  negli anni del secondo dopoguerra, quando le donne si affacciavano per la prima volta sulla scena politica avendo finalmente ottenuto il diritto di voto; e ho ricordato il grande e preziosissimo lavoro che le donne del C.I.F. dimg_20181211_223619_resized_20181211_115401902i Erba (insieme a tanti altri collaboratori) continuano a fare da 25 anni nell’organizzazione e nella gestione dell’Università della Terza Età di Erba.

Da sette anni si ripete questa cerimonia: è un modo simpatico dell’Amministrazione Comunale di fare gli auguri di Buon Natale alle organizzazioni di volontariato che si spendono per rendere più bella e solidale la vita della città.

Alla cerimonia ufficiale ha fatto seguito un rinfresco, durante il quale è stato bello salutare  amici e conoscenti intervenuti a questa serata, di cui conserveremo un buon ricordo.

UTE: La vergine delle rocce – Buccinigo nella storia. (resoconto di A. D’Albis)

La carissima amica Angela D’Albis ha inviato il suo resoconto sulle lezioni di oggi: Grazie infinite, Angela! Ottimo lavoro!

ore 15:00 – UN GRANDE ARTISTA: LEONARDO DA VINCI – LA VERGINE DELLE ROCCE E L’INVENZIONE DEI PAESAGGI – docente: Manuela Beretta

Ancora una volta abbiamo seguito, in religioso silenzio, la nostra bravissima docente, prof. Manuela Beretta, che ci ha illustrato l’opera di Leonardo da Vinci: “La vergine delle rocce”.Quest’opera ci mostra l’invenzione dei paesaggio da parte dell’artista. Ce ne sono tante altre, ma la nostra docente ha scelto questa perché  è un’opera che Leonardo realizza a Milano.

la-vergine-delle-rocce“La vergine delle rocce” è un olio su tavola di grandi dimensioni (2 metri x 1.20). E’ un’opera che ha diverse testimonianze documentari ed ha una nascita molto travagliata. Dal contratto di appalto di Leonardo per quest’opera, sappiamo che venne commissionata da una confraternita dell’Immacolata Concezione che aveva una cappella nella chiesa di San Francesco grande. Questa chiesa, che oggi non esiste più, era la Chiesa più grande di Milano dopo il Duomo.

“La vergine delle rocce” doveva essere collocata nella prima cappella a destra, poi spostata in una delle absidi minori nel ‘500 perché la cappella venne distrutta. Quando l’ordine dei Francescani venne abolito, nel ‘700, Napoleone  fece distruggere la chiesa e al suo posto vi fece costruire una caserma. Il dipinto doveva essere un trittico: una tavola centrale (opera di Leonardo) e due laterali (opere di due suoi collaboratori: Leonardo e Giovanni Ambrogio De Predis).

La cornice c’era già (opera di Giacomo Del Maino). Oggi la cornice non c’è più perché quando la chiesa venne distrutta, l’opera venne smembrata e le parti furono vendute separatamente.

La tavola centrale rappresenta la Vergine all’interno di una caverna. A sinistra c’è San Giovanni Battista bambino e a destra ci sono  Gesù e l’arcangelo Gabriele. E’ un’iconografia molto complessa e altamente simbolica. Le braccia della Vergine fanno comunicare le due parti del dipinto; la parte dove c’è Giovanni Battista è la parte terrena, mentre la parte a destra dove c’è Gesù è la parte divina. Gesù benedice con una mano, ma tocca la terra con l’altra e questo gesto simboleggia la doppia natura del Cristo: divina e umana.

Leonardo fa parlare i suoi personaggi attraverso la gestualità. Tuttavia, è anche molto importante il paesaggio di questa tavola.  Per realizzare la caverna (nella quale c’è la Vergine), Leonardo usa  due originali espedienti pittorico-stilistici: la prospettiva aerea e lo sfumato.  Lo sfumato è quella tecnica per cui la pittura non ha una linea precisa di contorno. Il contorno è sempre sfumato. La prospettiva aerea è un qualcosa che ci permette di percepire, di due oggetti simili per dimensioni, quale dei due si trova a una maggiore distanza. E’ quella prospettiva che non utilizza le linee, ma il colore.

 De “La Vergine delle rocce” esistono due versioni: una si trova al Louvre e l’altra alla National Gallery di Londra. Anche le tavole laterali si trovano a Londra.

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ore 16:00 – TRACCE DEL NOSTRO TERRITORIO LOMBARDO – PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI EMILIO GALLI “BUCCINIGO NELLA STORIA” – docente: Emilio Galli.

Dopo la presentazione dell’associazione La Sorgente da parte della Presidente, gruppo che ha promosso il testo sulla storia di Buccinigo, il prof. Emilio Galli ci ha introdotto nella descrizione del libro da lui scritto: ”Buccinigo nella storia”.

Il libro è una specie di racconto, facile da leggere.

torre-di-buccinigoCi ha spiegato che ha voluto collegare la storia nazionale con quella locale perché una fa capire l’altra. Ha usato l’asse cronologico e la sua narrazione parte dalla preistoria fino a giungere ai nostri tempi.

 Ci sono dei reperti che testimoniano l’esistenza di agglomerati urbani in questa zona nella Preistoria. Poi questi territori sono stati occupati dai Celti e dai Romani.

Con la cristianizzazione sono nate le “pievi”. Buccinigo si trovava nella pieve d’Incino. Con la caduta dell’impero romano, ci sono state le invasioni barbariche e la fascia prealpina si è fortificata per difendersi da queste invasioni.Nell’Alto Medioevo, i Longobardi occuparono l’Italia. Essi furono sconfitti da Carlo Magno e nacque il Sacro Romano Impero.

Poi arrivarono gli Spagnoli, poi gli Austriaci, fino all’avvento,  nell’ ’800, del Regno d’Italia. Le grandi famiglie nobili di questa zona sono: i Carcano, I Parravicini. I Sacchi (di questi ultimi, però, si sono perse le tracce) e i Carpani.

Una curiosità: da dove deriva il nome Buccinigo?

Ci sono varie ipotesi. Una leggenda dice che potrebbe derivare da “buco iniquo”, riferendosi a un pozzo dove mettevano le persone che non si comportavano bene.

Un’altra ipotesi è che potrebbe derivare da una parola latina che indicava il tubo che usavano i romani per gli acquedotti.

C’è chi dice che tutti i nomi dei paesi che finiscono in -igo, -ago, -ugo sono di origine longobarda. Tuttavia, queste sono tutte leggende o supposizioni e il mistero rimane!

Teatro: La duchessa del Bal Tabarin.

Quanta gente c’era a Milano ieri pomeriggio! Certo per fare gli acquisti di Natale e per vedere la città illuminata dalle mille luci degli addobbi natalizi. E’ stata un’impresa raggiungere a piedi il Teatro San Babila: bisognava fare un’incessante gimkana tra la gente che riempiva strade e portici.

Eravamo un buon gruppo dell’UTE e avevamo i biglietti per assistere alla rappresentazione dell’operetta: La Duchessa del Bal Tabarin (musiche di Carlo Lombardo e libretto di Franci). E’ un’operetta nata nel 1917, in piena Grande Guerra, ma ambientata nel  mondo luccicante e frivolo della Belle Époque, che si era conclusa da poco.

Racconta la storia di Frou Frou, una chanteuse del Bal Tabarin che ha sposato un alto funzionario, al quale però non è propriamente fedele e il marito, avendo scoperto un suo tradimento, promette di prdonarla solo se supererà sei mesi di prova di morigeratezza e onestà coniugale. Lo spettacolo comincia dal giorno della scadenza del sesto mese e Frou Frou aspetta con ansia la mezzanotte: allo scoccare dei dodici rintocchi potrà incontrare un suo giovane possibile amante, ma alla fine anche lei rinsavirà e si arriverà all’immancabile lieto epilogo.

Gli interpreti hanno  voci splendide, i costumi sono molto belli e curati  e la musica è eseguita dal vivo da una orchestrina guidata  da una giovanissima direttrice. E’ stato uno spettacolo piacevolissimo e rilassante ed è stato bello risentire l’aria più nota  di questa operetta che vi ripropongo  nel video qui sotto.

UTE: M. Balzano – De Gasperi.

Marco Balzano
Marco Balzano

Oggi la prof.ssa Granata ci ha fatto fare un’escursione rapida nella narrativa italiana contemporanea, presentandoci uno scrittore che io non conoscevo: Marco Balzano, giovane autore milanese che ha già pubblicato vari romanzi e ricevuto diversi premi. La nostra docente ci ha parlato in particolare di tre opere.

Il figlio del figlio – Un giovane milanese di origini meridionali racconta la storia di suo nonno  e di suo padre, trasferitisi a Milano dalla natia Puglia. In questa storia viene raccontato bene il “dramma” (forse esagero un po’) di chi migrando perde un po’ della propria identità originaria senza riuscire ad assimilarne pienamente un’altra.

L’ultimo arrivato – Un bambino siciliano migra da solo e si trova ad affrontare mille difficoltà nella grande città di Milano, così diversa dal piccolo mondo in cui era vissuto, ma si butta con coraggio nella sua nuova vita fino a riuscire a costruirsi una famiglia, ma quello che resta in lui di cultura delle sue origini lo porterà a compiere un atto di violenza che gli costerà una condanna.

Io resto qui – E’ la storia di Trina, una donna sud-tirolese che al tempo del fascismo ha perduto la figlia, fuggita in Germania senza dare più notizia di sè, che fugge in montagna col marito disertore durante la guerra e che , quando ritorna la pace, vede il suo paese, il suo mondo, le sue memorie sepolti dalle acque di un lago artificiale formatosi dopo la costruzione di una diga.

La prof.ssa Granata ha posto l’accento sul linguaggio usato da queto autore: frasi brevi, parole semplici, perchè ogni storia è raccontata in prima persona dai protagonisti dei romanzi e la loro lingua è quella della gente comune.  Tuttavia si sente sempre una particolare attenzione all’efficacia della parola, soprattutto nella ricerca di aggettivi a volte inaspettati.

Credo che dovrò a breve leggere qualcosa di questo giovane scrittore.

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Continuando la storia di De Gasperi (vedere QUI la lezione precedente), il prof. Cossi ci ha riportato alla fine del fascismo il 25 luglio 1943, quando Mussolini viene arrestato e si instaura il I governo Badoglio. Dopo poco più di un mese si arriva alla firma dell’armistizio di Cassibile l’8 settembre del ’43: l’Italia è divisa in due dalla linea Gustav. A nord c’è la repubblica Sociale, a sud l’Italia occupata dagli alleati. Nelle regioni del Nord ha inizio la guerra di Resistenza, portata avanti CLN di cui anche De Gasperi fa parte.

de_gasperi_costituenteNel 1944 De Gasperi entra come ministro denza portafogli nel II Governo Bonomi, poi dal dicembre ’44 al dicembre 45 ricopre l’incarico di ministro degli Esteri nel Governo Parri, alla fine del quale De Gasperi ottiene la  nomina a Primo Ministro: gli Inglesi e i Francesi sono ostili all’Italia, mentre gli Americani sono più propensi ad aiutarci, ma per tutti loro De Gasperi rappresenta una garanzia contro lo spauracchio del comunismo.

La situazione è complessa: il governo assume provvisoriamente sia il potere esecutivo che quello legislativo in attesa del referendum istituziomale e di nuove elezioni.

Alla prossima lezione il compito di concludere la storia di questo uomo politico, forse il più grande della nostra storia del novecento.