UTE: Non violenza – cervello e attività fisica. (sintesi di Angela D’Albis)

Alle 15.00 la professoressa Russo, continuando il suo discorso sulla violenza e non-violenza oggi, ci parla delle guerre attuali.

La guerra, sottolinea la docente, ha una prima e importante vittima: LA VERITA’. In effetti, nessuno vuole la guerra, sono i politici che devono decidere e spesso lo fanno nascondendo la verità. Riferendosi alle teorie di Goering (politico e generale tedesco durante il terzo Reich) e di Tucidide (storico e militare ateniese) la professoressa sottolinea come le guerre scoppino perché si convincono le persone che sono in pericolo e che per difendersi bisogna fare la guerra. Dire che bisogna difendersi è molto semplice e funziona sempre. Sia i politici, sia l’informazione non ci dicono la verità. Tucidide, circa 2.500 anni fa, ci diceva che quando scoppia una guerra la causa non ha nulla a che vedere col pretesto. Sono tutte giustificazioni.

Vediamo quali sono le giustificazioni di oggi. Qualcuna è nuova, qualcuna è vecchia. Una giustificazione attuale è la guerra al terrorismo. Ma chi sono i terroristi? A volte le stesse persone possono essere viste come terroristi da una parte e come eroi dall’altra. La professoressa ci fa l’esempio di Cesare Battisti, eroe per noi, terrorista e traditore per gli austriaci o Garibaldi, eroe per noi, terrorista per i Borboni.

Poi ci sono le guerre per motivi umanitari.  Si fanno le guerre col pretesto di difendere o liberare le persone. La guerra in Afghanistan, per esempio, è scoppiata prima per prendere Bin Laden, poi è continuata per liberare l’Afghanistan dai talebani; anche in Iraq abbiamo combattuto per liberare quello stato da Saddam Hussein.

Poi ci sono le guerre per la pace.  “ Si vis pacem, para bellum” ( se vuoi la pace, fai la guerra), dice un detto latino. Ma come si fa ad ammazzare per motivi umanitari, si chiede la docente? Sul sito dell’esercito italiano ha trovato un numero innumerevole di missioni militari “di pace”. Queste missioni in giro per il mondo ci costano tantissimo.

La professoressa ha parlato, poi, del traffico di armi. In Italia ci sono leggi severissime che vietano la vendita di armi senza il controllo del governo. In Italia, in realtà, passano fiumi di armi. Sembra che il governo “chiuda un occhio” su queste cose. In realtà, tutti i governi hanno una politica alla luce del sole e un’altra nascosta. Per fare questo gioco sotterraneo, entrano in ballo i “servizi segreti”.

In tutti i paesi è vietato vendere armi ai paesi in guerra, però scopriamo che questi paesi ne hanno tantissime. Questo succede grazie al sistema di “triangolazione”: si vendono armi a paesi non belligeranti che poi le rivendono a quelli in guerra. Purtroppo, anche la mafia si è inserita nel traffico di armi, con corrieri che danno droga in cambio di armi.

Per quanto riguarda le fabbriche di armi la docente ha detto che:

nel 1960 c’erano 69 fabbriche di armi in 30 stati;

nel 1999, 385 fabbriche in 64 stati;

nel 2004, 1200 fabbriche di armi in 92 stati. Sempre in aumento!

La docente passa a ora a illustrare la situazione delle armi nucleari. La maggior parte delle armi nucleari ce l’hanno gli Stati Uniti e la Russia. In Europa ci sono 200 testate nucleari americane posizionate contro la Russia di cui almeno 60 sono in Italia.

La docente conclude la sua lezione sottolineando che oggi le guerre non si dichiarano più perché non sono più gli eserciti a combatterle.

Si bombardano le città, si uccidono le persone e si dice che sono “effetti collaterali oppure che: ”sono stati usati come scudi umani”; si preferisce colpire i così detti “obiettivi molli” come ospedali, case farmaceutiche, serbatoi d’acqua, dighe e si i distruggono i campi.

Alcune guerre vengono fatte per liberare la terra dalla gente perché quelle terre sono ricche di risorse minerarie, o sono fertili, o sono zone strategiche.La gente le libera o morendo o scappando. Ci sono 68 milioni di profughi nel mondo. Noi pensiamo che siano poche le guerre, in realtà sono tante e sono tutte interne agli stati e in zone ricche di miniere.

Anche per la professoressa Russo il tempo è “tiranno”. Questo argomento sarà, quindi, ripreso nella prossima lezione!

______________________________________

Alle 16.00, il dottor Lissoni ci parla degli effetti dell’attività fisica sul cervello e dell’allenamento fisico e mentale. Camminando velocemente o facendo una corsetta ci si rende conto degli effetti dell’esercizio fisico sul corpo. Infatti, essa aumenta la frequenza del polso e del respiro e si suda.

L’attività fisica, però, ha riflessi anche sulla mente e traduce miglioramenti dell’attenzione e dell’umore, liberando ENDORFINE che ci fanno “sentire bene”. L’Endorfina e la Morfina hanno effetti simili e creano dipendenza. Infatti, le persone abituate a essere attive sentono che manca loro qualcosa se non fanno attività fisica. Più intensa è l’attività fisica, più essa stimola il cervello e più aumentano le ENDORFINE.

L’attività fisica favorisce anche la produzione di una sostanza che nutre i neuroni e ne contrasta la perdita dovuta al passare degli anni. Inoltre, aiuta a recuperare i neuroni nell’ippocampo.

I vantaggi dell’attività fisica sull’organismo sono:

  • Controllo del peso
  • Contrasto dell’ipertensione
  • Riduzione del diabete.

I vantaggi dell’attività fisica sul cervello sono:

  • Produce BDNF (fattore neurotrofico cerebrale che contribuisce a sostenere la sopravvivenza dei neuroni già esistenti e a favorire la crescita e la differenziazione di nuovi neuroni. Nel cervello ha un ruolo importante per la memoria a lungo termin)
  • Contrasta l’atrofia senile
  • Protegge la sostanza bianca
  • Migliora il sonno
  • Riduce il rischio di demenza
  • Migliora l’umore
  • Stimola la neuro-genesi (cioè lo sviluppo di nuovi neuroni).

Per valutare come l’attività fisica migliori l’attività cognitiva ci sono dei test di memoria, di attenzione e fluenza verbale.Il dottore raccomanda di essere fisicamente attivi e sottolinea che non è mai tardi per cominciare. Bisogna stare meno seduti e muoversi maggiormente.  E’ anche importante mantenere regolarmente l’attività fisica.

Ma quale attività fisica va meglio per il cervello? Il dottore consiglia gli esercizi aerobici che, se praticati due ore e mezzo a settimana, aiutano ad aumentare l’attenzione e la memoria. Poi ci sono gli esercizi per rinforzare la muscolatura e quelli corpo-mente come yoga e tai-chi che associano movimenti, respirazione e pensiero. Il dottore consiglia di usare meno l’automobile e di camminare da fermi.

Se ci sono problemi fisici è meglio prendere qualche precauzione per evitare bruschi aumenti di pressione o altri problemi. Soprattutto camminare e fare le scale sono esercizi molto utili.

I risultati cognitivi dell’esercizio fisico non sono così rapidi come quelli sul corpo. Sul cervello i benefici non si manifestano prima dei 6 mesi.

E’ importante anche stimolare il cervello. E’ dimostrato che le persone che hanno condotto una vita con impegni intellettuali dispongono di maggiore riserva cognitiva e hanno meno rischi di demenza. E’ meglio cominciare da giovani ad accumulare riserve cognitive, Bisogna però operarsi a impegnarsi seriamente cercando di imparare cose nuove. Le attività efficaci per allenare il cervello non sono né speciali né costose. Tutto quello che facciamo può essere utile come esercizio, ma si deve cercare di attuarle al meglio, ponendovi particolare attenzione.

Il dottore consiglia di fare nuove esperienze, di allargare i propri orizzonti andando oltre la zona di confort. Apprendere una lingua straniera o perfezionare una che si sa male, imparare a suonare uno strumento, apprezzare la letteratura (non basta leggere), frequentare corsi di disegno o di cucina sono esempi di attività che possono aiutare il nostro cervello. Ogni volta che si allarga la conoscenza con una nuova competenza si sviluppano nuove reti neuronali.

Gli esercizi che il dottore consiglia sono anche quelli che si fanno con le parole crociate, il sudoko, i rebus, ma anche i giochi da tavola come alcuni giochi di carte, gli scacchi, la dama. Le attività culturali, come andare al cinema, a teatro, a concerti, arricchiscono la mente soprattutto quando la nuova esperienza si integra con l’apprendimento.

E’ importante viaggiare, parlare altre lingue, muoversi in città (è provato, infatti, che i tassisti abbiano più neuroni nell’ippocampo a causa della loro attività lavorativa). Meno consigliati sono i giochi al computer perché non esiste nessuna conferma scientifica che contrastino il declino cognitivo.

Il dottor Lissoni termina la sua interessantissima lezione dandoci appuntamento alla prossima nella quale parlerà del sonno e dell’importanza dell’interazione sociale.

Poesia: La neve (Ada Negri)

Sui campi e sulle strade
silenziosa e lieve
volteggiando, la neve
cade.

Danza la falda biancanevicata
nell’ampio ciel scherzosa,
Poi sul terren si posa
stanca.

In mille immote forme
sui tetti e sui camini,
sui cippi e sui giardini
dorme.

Tutto d’intorno è pace;
chiuso in oblio profondo,
indifferente il mondo
tace. (
Negri)

Con questa poesia, che ricordo di aver studiato a memoria sui banchi di scuola, Ada Negri rende bene la sensazione che si ha ogni volta che vediamo nevicare: sembra che tutto si fermi in un silenzio di attesa quasi stupita….l’unico movimento è quello dei fiocchi di neve che cadono lievemente stendendo un magico manto bianco su ogni cosa.

I versi dal ritmo leggero e musicale, trovano il contrappunto nell’ultima parola di ogni strofa, che obbliga a un momento di pausa, proprio come la neve induce il mondo a un attimo di sosta.

Un volo comodo

Vi pesano le lunghe code al check-in o al gate?

Cercate di procurarvi, prima di partire, qualche bella frattura agli arti inferiori e chiedete un volo con assistenza. Troverete tutte le porte aperte e le scorciatoie più veloci.

Così è accaduto a me quando sono tornata da Londra: mi hanno accolto dopo il check-in mettendomi a disposizione una carrozzina spinta da un baldo giovane che si è prestato anche a comprarmi una bottiglietta d’acqua, poi mi ha accompagnata al posto di polizia, dove naturalmente la ferraglia che ho nella gamba ha fatto scattare il metal-detector. Ne è seguita una lunga perquisizione, ma poi tutto è andato via liscio senza intoppi fino al momento dell’imbarco quando mi hanno issato a bordo su una carrozzina speciale.

C’erano molti posti liberi sull’aereo della British Airways e ho potuto usufruire di due posti anzichè di uno solo.

All’arrivo a Linate sono scesa  grazie a un camion speciale attrezzato proprio per i voli assistiti e ho notato che c’era un gran numero di persone coinvolte in questa operazione di assistenza.

Contrariamente a quello che mi ero immaginata, è stato il volo meno stressante che abbia mai fatto…

 

UTE: Leopardi – A. De Gasperi. (sintesi di Angela D’Albis)

infinito-leopardiAlle 15.00 Don Ivano Colombo ci ha parlato del Leopardi riferendosi agli scritti del biennio 1817- 1819.
Non tutti sanno che 200 anni fa sono apparsi nell’edizione a mano gli “Idilli” che rappresentano il pensiero poetico più che filosofico del grande Leopardi.
Questi “Idilli” sono conosciuti da noi perché li abbiamo studiati a scuola.
Essi sono il meglio della produzione leopardiana, ma anche della nostra letteratura. Nel biennio 1817-1819 Leopardi compone due “piccoli” idilli:
“L’ Infinito” e “Alla luna”, scritti a mano. Essi verranno stampati nel 1831 e a “Alla luna” verranno aggiunti di pugno del poeta due versi (il 13 e il 14) nel 1835. Leopardi morirà nel 1837.
Il problema sottolineato da Leopardi in queste poesie è la ricerca della “salvezza”.
Quando parliamo di salvezza di solito intendiamo la fuoriuscita da una condizione esistenziale di malessere per il rotto della cuffia. La salvezza, invece, è, per Leopardi, la realizzazione del vivere.
Leopardi vive in una famiglia che lo soffoca. Si trova a vivere anche geograficamente in una periferia estrema di uno stato, quello pontificio, a Recanati, un paesino in provincia di Macerata.
Anche il periodo storico che vive è quello della Restaurazione che vuole cancellare i segni e i ricordi delle nuove idee nate dal furore rivoluzionario e dalle campagne avventurose di Napoleone.
Confinato in questa famiglia e in questo contesto storico-geografico-esistenziale, Leopardi, che aveva solo 21 anni nel 1819, si sente soffocato, tenta la fuga, ma fallisce.
Il poeta ha una visione del mondo grandiosa, cerca l’amore, ma anch’esso rimarrà sempre platonico.
Ha un’educazione “sensista”, ma capisce che non può rimanere legato ai sensi e arriva all’intuizione che deve uscire dal soffocamento e librarsi nell’infinito, infinito che è “natura”: al di là della siepe c’è l’immensità della natura.
Leopardi intuisce anche che l’uomo è fatto per essere libero interiormente; la vera libertà si costruisce dentro. La “salvezza” sta nell’”immaginazione” e nel “ricordo”, che aiutano l’uomo ad uscire da un presente soffocante per spaziare oltre il presente, verso la vera libertà che è quella interiore.
Questo esercizio di ricerca della libertà interiore, che il Leopardi intraprende con le sue poesie, è un esercizio valido per tutti gli uomini. Il POETA, quindi, è colui che riesce a travalicare i tempi, per cui la sua poesia è valida per tutti i tempi e per l’intera umanità.
Il docente passa ora a spiegare la bellissima poesia “L’Infinito”, dove Leopardi condensa la sua visione della vita, maturata nel1819.
La lirica è scritta in endecasillabi sciolti; ricorrono spesso le lettere nasali (M e N), che ci immergono nell’infinito come un respiro, e le lettere “liquidi” (R-L) che ci cullano come le onde del mare.
Don Ivano passa poi alla spiegazione della poesia “Alla luna”. La lirica è scritta in 16 versi endecasillabi sciolti, di cui il 13 e 14 sono stati aggiunti dal poeta in seguito.
La poesia si svolge tra l’evocazione iniziale “O graziosa luna” e quella del verso 10, “O mia diletta luna”.
In questa poesia l’immersione nella natura circostante è raggiunta con l’ammirazione della luna.
Il poeta si rispecchia alla sua luce e allevia, così, la condizione dolorosa della vita.
Molto bella questa lezione sul grande Leopardi. Grazie Don Ivano!

____________________________________________

alcide_de_gasperi_2Alle 16.00, il prof. Cossi conclude il ciclo delle sue lezioni su Alcide De Gasperi. Purtroppo, il tempo non è stato sufficiente per portare a termine il programma che si era proposto di svolgere. Confida di poterlo terminare in un altro momento.
In questa lezione ci parla del secondo governo De Gasperi del 1946.
Nella scorsa lezione ci aveva già anticipato che in questo governo i poteri di De Gasperi aumentano. Oltre a essere Primo Ministro e Ministro degli Esteri, diventa anche Ministro dell’Interno. E’ un periodo delicato per l’Italia. Il paese esce distrutto dalla guerra, povero, anche perché non abbiamo le risorse. Anche la situazione internazionale è precaria, come è stato già spiegato nella scorsa lezione.
Nel ’46, la DC è ancora in coabitazione con il Partito Comunista. C’è qualcuno, però, che non vuole questa coabitazione con i comunisti. Non solo la Chiesa non la vuole, ma anche alcuni esponenti democristiani, per esempio Gronchi.
Alle elezioni amministrative del 1946, la DC perde voti che vanno a un nuovo partito: il Partito dell’Uomo Qualunque. Questo partito si presenta soprattutto nel Centro e nel Mezzogiorno. I voti sono soprattutto quelli della Chiesa. Il Partito dell’Uomo Qualunque durerà poco e si scioglierà già nel 1948. Chi lo ha votato, lo ha fatto come scelta temporanea e punitiva. Tuttavia, questa scelta rafforza la destra.
Nel frattempo, alla fine del ’46 e agli inizi del ’47, De Gasperi riceve un invito ad andare negli Stati Uniti.
De Gasperi accetta l’invito e si reca negli U.S.A. per fare delle richieste. Chiede agli Stati Uniti degli aiuti economici che vadano almeno fino all’estate del ’47.
Gli Stati Uniti vogliono la garanzia che la DC resti al potere. De Gasperi non può garantire niente, ma nel gennaio del ’47 c’è una scissione all’interno del Partito Socialista. Si forma il PSDI. C’è la crisi di governo e De Gasperi chiede a Saragat di partecipare al governo, ma Saragat non se la sente di rompere totalmente con i socialisti. Si forma così il terzo governo De Gasperi, appoggiato ancora dai comunisti. Il ministro dell’interno è Mario Scelba.
C’è ancora il problema del disarmo interno perché sia la sinistra sia la destra hanno dei militanti armati. A causa delle condizioni economiche difficili, potrebbe scoppiare una rivoluzione. Per scongiurare questo pericolo, Scelba fa una riforma della pubblica sicurezza. Promuove l’epurazione di tutti i partigiani della pubblica sicurezza sia con incentivi economici (la buona uscita) sia con trasferimenti mirati che provocano dimissioni volontarie.
Ma c’è ancora il grosso problema economico da risolvere.
Vengono decisi dei provvedimenti per tagliare la spesa pubblica e per abbassare l’inflazione.
La sinistra è d’accordo su questi provvedimenti, ma vorrebbe una certa gradualità.
De Gasperi capisce che bisogna rompere con i comunisti, ma né lui, né i due partiti di sinistra vogliono fare il primo passo.
A questo punto, De Gasperi si dimette. E’ aperta ufficialmente la crisi che porterà all’esclusione delle sinistre dal governo nazionale.
ll capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, avvia le consultazioni per l’assegnazione dell’incarico per la  formazione del nuovo Governo e incarica Francesco Saverio Nitti.
Fallito il suo tentativo di formare un governo di larga coalizione, Nitti rinuncia al mandato che viene assegnato a Vittorio Emanuele Orlando che, incontrate le stesse difficoltà, rinuncia.
Infine, l’incarico sarà di nuovo assegnato a De Gasperi.
Nasce così il IV governo De Gasperi, il primo senza i comunisti.
Il docente si ferma qui perché il tempo è terminato, ma promette di trovare un altro momento per concludere questo argomento che ci ha veramente interessato e appassionato.

E penso…..

serenitaCerco il silenzio, // desidero il silenzio,// per trovare me stessa// e il senso del vivere// e penso….

Cerco la serenità,// desidero la serenità,// l’ho trovata facendo// una scelta forte e pesante// e penso….

Stanno cambiando i valori,// si ritagliano i contorni,//rimane un senso di pulito,// si fa più profondo il respiro,// ti accorgi che puoi sorridere agli altri// e penso….

Perdi ogni motivo di giudizio,// prendono radici affetto e comprensione// non esiste discrimine// perché c’è un filo che ci unisce e ci accomuna// e penso…..

Questa svolta // mi rende serena,// capace di assaporare e approfondire//momenti felici e momenti amari, // decisa a non più giocare con la vita//e penso…

Mi sento pronta // a camminare //lungo un sentiero// che sta finendo //e penso….

/////////////////////

E’ questo il regalo di Natale più caro che ho potuto ricevere quest’anno; l’ho trovato  solo ieri nella posta al mio rientro a casa dopo una lunga assenza.

La mia amica P.  mi ha regalato questo suo scritto, che lei chiama “sfogo”, ma che io preferisco chiamare poesia.  Dalle sue parole traspare una grande serenità  e un senso di riconciliazione con la vita e con il mondo conquistati con tenacia superando momenti di difficoltà piccole e grandi.

Il tuo esempio, cara amica, mi dà coraggio e per questo ti dico il mio più sentito e affettuoso “Grazie!!”

Una storia che fa riflettere.

La storia che ha raccontato Marco meritava tutta l’attenzione possibile e per questo non ho voluto appesantirla con le  considerazioni, che questa storia  mi suggerisce.

Quante donne morivano allora di parto per le scarse cure e per le troppe fatiche?  E che infanzia avranno vissuto Santo, il suo fratellino e la sorellina appena nata, dopo la morte prematura della mamma?

Ma l’infanzia durava ben poco allora, se a 11 anni si andava in fabbrica o a lavorare nei cantieri, così come durava poco l’adolescenza.

Oggi a 19 anni i ragazzi sono ancora impegnati negli studi, a progettare il loro futuro, protetti ancora (e spesso troppo) dalla famiglia.  Santo invece ha dovuto indossare una divisa, impugnare delle armi, pensare a uccidere per non essere ucciso, lottare contro i disagi più atroci: il freddo delle steppe russe, la fame, la stanchezza mortale che ti induce a fermarti, ma sai che fermarsi vorrebbe dire la fine di tutto. E Santo ce l’ha fatta, ma solo per essere deportato nuovamente e poi la “scelta” di raggiungere i partigiani. Certo erano scelte dettate dalla necessità incombente di schierarsi, non si poteva restare neutrali e il coraggio te lo dovevi far venire per forza.

Ecco, riflettendo su storie come questa, sembra quasi impossibile che la gente non  voglia più sentir parlare di Unione Europea: se i giovani di oggi possono viaggiare liberamente da un paese all’altro, se possono studiare e vivere la loro gioventù senza l’incubo che un qualsivoglia contrasto fra paesi europei   scateni una guerra sanguinosa, lo dobbiamo a questi 60 anni di percorso verso l’UE che rendono anacronistico e impensabile (almeno si spera)  un ricorso alle armi per risolvere problemi tipo Brexit.

 

 

 

 

 

Sorellitudine.

diana-ilva-e-vannaCome eravamo giovani!!!

Quando si è giovani, ognuno di noi è sempre “troppo perso dentro ai fatti suoi”, come dice Vasco Rossi.

Gli avvenimenti ti assorbono, il lavoro ti succhia tempo ed energie e può accadere che si trascurino anche gli affetti più cari.  A mano a mano però ,col passare del tempo, quando le cose riacquistano il loro giusto posto nella gerarchia dei valori, allora ci si riscopre vicine anche se lontane geograficamente.  E così ci si sente più sorelle che mai. Ilva e Vanna, grazie di esserci.

UTE: cervello e alimentazione. (sintesi di Angela D’Albis)

Alle ore 16.00 il dottor Lissoni ci ha parlato del rapporto che c’è tra la salute del nostro cervello e l’alimentazione.
Per avere un cervello sano bisogna avere un corpo in buone condizioni e per questo è importante intervenire sullo stile di vita:
Alimentazione;
Attività fisica;
Sonno;
Gestione dello stress
Mantenere i contatti sociali;
Tenere in esercizio la mente.
Per essere efficienti, questi interventi devono avvenire contemporaneamente e non sequenzialmente.
Solo se realizzate insieme, queste azioni possono portare dei vantaggi sia alla struttura del cervello che al suo funzionamento.
In questa lezione, il docente ha affrontato il primo di questi interventi: l’alimentazione.
E’ importante nutrire sia il corpo che il cervello perché gli alimenti hanno un impatto elevato non solo su peso, cuore, e rischio di tumori, ma anche su acutezza mentale, umore e rischio di demenza.
Non si possono considerare le attività mentali senza i rifornimenti che arrivano dalla tavola perché il metabolismo del cervello è elevatissimo.
Nella nostra testa viene continuamente prodotta e consumata energia, come se avessimo milioni di lampadine accese!
L’approvvigionamento di nutrienti è essenziale, ma l’elevato metabolismo può portare a un rischio grave: lo stress ossidativo.
Lo stress ossidativo dipende da uno squilibrio che si produce nei tessuti delle cellule tra la produzione e lo smaltimento di specie chimiche ossidanti.
L’ossidazione è la sottrazione di elettroni a un elemento chimico da parte di sostanze ossidanti (ossigeno, fluoro…).
Le cellule ricevono l’energia per vivere rompendo i legami chimici di atomi o molecole derivati dal cibo ingerito.. La rottura di questi legami libera energia, ma produce i radicali liberi.

Che cosa sono i radicali liberi?
Sono atomi o molecole instabili perché mancanti di elettroni. I radicali liberi vanno a cercare gli elettroni in altri atomi e gli rubano l’elettrone che a loro manca. Questo può portare alla produzione di tanti radicali liberi che possono provocare gravi danni cellulari e favorire l’insorgere di malattie umane, come ad esempio il cancro, l’aterosclerosi, l’Alzheimer, il morbo di Parkinson e molte altre.
Le cause dello stress ossidativo sono varie: dieta, diabete, obesità, attività fisica eccessiva, inquinamento, raggi x – raggi UV, eccesso di alcool, sostanze chimiche, stress, danni mitocondriali, predisposizione genetica.
cervello-e-alimentazioneL’organismo dispone di diversi mezzi per contrastare lo stress ossidativo. Un mezzo è quello di introdurre antiossidanti nell’organismo, con l’alimentazione. E’ molto efficace seguire la dieta mediterranea, ricca di frutta e verdura, pesce, legumi, noci e vino.
Gli alimenti introdotti con la dieta mediterranea contengono antiossidanti e acidi grassi che aiutano a ridurre il colesterolo cattivo.
Bisogna aumentare il consumo di verdure, cereali integrali, legumi, pesce e diminuire il consumo di carni rosse, formaggi, burro e latte intero.
In cucina, sarebbe meglio evitare il burro e usare l’olio di oliva. E’ bene anche limitare i fritti e i dolci.
Attenti agli zuccheri aggiunti che si trovano nelle bevande gassate e altri alimenti non sospettabili come salsine e ketchup. Questi zuccheri sono legati a malattie come il diabete e l’obesità.
In uno studio del 2017, viene evidenziato che bere bevande dietetiche aumenta i rischi di ictus e demenza. Anche il pane bianco raffinato aumenta il rischio di ipertensione e diabete. E’ meglio mangiare alimenti con grano intero e più fibre.
Infine, il dott. Lissoni ci ha sconsigliato anche l’uso di integratori alimentari perché, a differenza dei farmaci, non sono sottoposti a controlli sulla loro efficacia, ma neanche sugli effetti collaterali che il loro uso può causare

Santo Brenna era mio padre…

Il mio amico Marco racconta:
Nato nel 1921, rimase orfano a 5 anni della madre, morta partorendo la sorella Angela. Un altro fratello, Gaetano era nato nel 22. A 14 anni perse anche il padre, mio nonno Antonio, a causa di una ferita, mentre tagliava un albero nel podere dove era fattore.
Mio padre già lavorava dall’età di 11 anni alle Coltellerie di Caslino e con il fratello muratore, accudivano da soli la sorellina. Poiché era di carattere ribelle, si attirò le ire del Podestà di Proserpio e del Parroco che riuscirono a sottrarre ai due fratelli la sorellina, che venne portata alle Stelline di Milano e poi adottata da una famiglia con la quale mio padre non volle mai avere rapporti, trattandosi di impiegati fascisti della EIAR.
Lui divenne comunista durante la guerra, ma anche da ragazzo aborriva il Regime e i suoi esponenti o adepti.
Nonostante fosse orfano, a 19 anni, venne arruolato e inviato a Ventimiglia dove rimase alcuni mesi, quando fu dichiarata guerra alla Francia, senza partecipare ad alcuna operazione. Invece, credo a metà del 41, venne tradotto in Russia e partecipò alla riconquista di una postazione nei pressi di Nowo Kalitwa (era nella fanteria d’assalto) meritandosi la croce di guerra e acquisendo il grado di sergente maggiore. Purtroppo nelle varie peripezie smarrì la maggior parte dei documenti e non mi parlava volentieri di quanto aveva vissuto. Comunque, a quanto ricordo, partecipò alla disastrosa ritirata del Don e la conseguenza fu il parziale congelamento dei piedi.
Di  quei momenti raccontava solo con piacere l’episodio dell’incontro insperato con suo fratello sulla via del ritorno. Successivamente si sbandò (non so se disertò o se fu in seguito all’armistizio) e comunque, dopo qualche mese di latitanza, venne preso dai tedeschi e mandato in un campo di lavoro in Germania da dove fuggì dopo qualche mese. Arrivò con mezzi di fortuna in Svizzera dove conobbe degli antifascisti che lo indirizzarono alla Brigata Giustizia e Libertà nel Cuneese, comandata da Giorgio Bocca (da ragazzo ricordo che teneva da conto un libro dello scrittore con dedica autografa che purtroppo ho smarrito). Rimase aggregato ai partigiani fino al 25 aprile e al ritorno a casa ebbe l’amara sorpresa di sapere che i genitori adottivi della sorella si erano impossessati della sua misera abitazione vendendo tutti i mobili e gli oggetti suoi dei miei nonni. Conoscendo il suo carattere incazzoso, non oso immaginare quale fu la reazione!
Mi spiace di non aver annotato i racconti che sentivo da piccolo, che allora non è che mi interessassero molto e con mio zio non ne ho mai parlato o, se sì, non ricordo.
Ti allego il diploma della decorazione, un encomio del Sindaco di Proserpio e delle foto, purtroppo tutto in cattivo stato di conservazione.
marco
L’ ho già detto tante volte: sono molto fortunata perché ho degli amici straordinari.
Oggi è la volta di Marco, che mi regala la storia  di suo padre.
E’ una storia che ci dà uno spaccato di un’epoca non troppo lontana, che a volte rischiamo di mitizzare senza penetrarne davvero l’asprezza, la forza, il dolore e senza comprendere appieno i sacrifici di quelli che l’hanno vissuta e che oggi possiamo chiamare eroi senza timore di essere troppo retorici.
Grazie Marco!